Cgia | Tassazione

Alla sicurezza del territorio solo l’1% della tassazione ambientale

I dati della ricerca della Cgia di Mestre illustrano come in Italia siano in aumento le tasse per l'ambiente anche se solo l'1% viene destinato alla sicurezza del territorio. Per Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale Geologi, anche la legge di stabilità appena varata manca di coraggio non considerando che si tratta di misure che producono Pil.

Dai dati della ricerca effettuata dall’Ufficio studi Cgia di Mestre (su dati Istat) è emerso che in Italia aumentano le tasse ambientali passate dai 22.3 miliardi di euro del 1990 ai 44 miliardi del 2011. Eppure solo l’1% viene destinato alla sicurezza del territorio.

Giuseppe Bortolussi | Segretario della Cgia Mestre

Giuseppe Bortolussi | Segretario della Cgia Mestre
«Sostenere che queste sciagure (solo nel 2013 Sardegna, Marche, Abruzzo, Toscana) accadono anche perché non ci sono le risorse finanziarie disponibili per la tutela e la manutenzione del nostro territorio risulta difficile, soprattutto a fronte dei 43,881 miliardi di euro che vengono incassati ogni anno dallo Stato e dagli Enti locali dall’applicazione delle imposte ambientali, di cui il 99% finisce per coprire altre voci di spesa. I soldi ci sono, peccato che ormai da quasi un ventennio vengano utilizzati per fare altre cose».

Gian Vito Graziano | Presidente del Consiglio nazionale Geologi

Gian Vito Graziano | Presidente del Consiglio nazionale Geologi
«La mancata prevenzione e sicurezza del territorio soffoca il Pil e produce debito pubblico. Si pensi che solo negli ultimi 3 mesi le diverse regioni colpite dalla scure del dissesto idrogeologico hanno dovuto contare immensi danni all’agricoltura, alle imprese e dunque alla nostra economia. È urgente un cambio di tendenza.
Qualcosa sta iniziando a cambiare anche grazie a forti movimenti d’opinione che si stanno formando: i cittadini chiedono sicurezza agli enti pubblici e alla classe politica.

Ma per mettere in sicurezza il territorio dobbiamo essere capaci di osare, di programmare e di investire risorse laddove occorrono, di saper spendere i fondi che abbiamo, ma anche di quelli che l’Europa ci mette a disposizione e che spesso restituiamo perché non siamo capaci di utilizzare.
La storia ci insegna che la manutenzione dei fiumi, la cura del territorio, la mitigazione dei rischi naturali producono Pil ed aiutano a rilanciare un Paese in fortissima difficoltà. Dobbiamo invece constatare che anche questa volta coraggio e intraprendenza, almeno nella direzione auspicata, non hanno caratterizzato la recente legge di stabilità».

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