Punti di Vista | Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia

Assoedilizia: «Con migliaia di massime interpretative è diventato difficile esser ligi alle norme»

Così Achille Colombo Clerici, al vertice di Assoedilizia, sostenendo che «siamo al limite della confusione babelica delle lingue» e facendo notare che la situazione è diventata insostenibile anche per la burocrazia statale che dovrebbe essere d’aiuto al legislatore nella produzione di leggi. Un esempio è dato dall’acquirente-locatore nel caso del decreto Sblocca Italia.
Achille Colombo Clerici | Presidente Assoedilizia
Achille Colombo Clerici | Presidente Assoedilizia

Con le oltre 150mila leggi statali vigenti nel nostro Paese, che spesso si accavallano l’una all’altra, e con centinaia di migliaia di massime interpretative, è diventato difficile non solo al cittadino esser ligio alle norme, ma anche alla pur attenta ed informata burocrazia statale aiutare il legislatore a produrre leggi senza incappare in effetti indiretti, magari non voluti.

Prendiamo il decreto Sblocca Italia recentemente varato dal Governo Renzi.
Nell’intento di favorire un alleggerimento dello stock di case invendute in mano ai costruttori, e al tempo stesso l’immissione nel mercato di abitazioni a canone di locazione contenuto, prevede una deduzione ai fini Irpef del 20 per cento del prezzo di acquisto per chi compera una casa e la loca, sembrerebbe nella forma del contratto libero, a determinate condizioni. Fra queste, una limitazione del canone locativo, che non deve superare quello concordato ai fini della stipula dei contratti agevolati.

Ma l’acquirente/locatore si trova di fatto costretto a dover locare utilizzando proprio il canale dei contratti agevolati; ciò al fine di evitare quella verifica di congruità (parametrata al 10 per cento del valore catastale) del canone stesso, che scatterebbe, in caso di contratto libero, in base alla Finanziaria del 2005. Egli stipula dunque un contratto che dura per legge al massimo cinque anni, mentre l’obbligo posto dallo Sblocca Italia di mantenere in locazione deve durare almeno otto anni. Vero è che, per non perdere retroattivamente i benefici di legge, il compratore/locatore ha un anno di tempo per riaffittare: ma non è cosa automatica. quindi si prefigura un percorso ad ostacoli.

Sempre nel medesimo decreto è poi previsto che l’agevolazione non sia applicabile se sussiste un rapporto di parentela di primo grado tra acquirente/locatore e inquilino: il rapporto, per intendersi, tra genitori e figli. Sembrerebbero quindi fatti salvi i rapporti di coniugio e gli altri di parentela di grado maggiore.
Ma, se il discorso è pacifico quando si tratti di nonni e nipoti, perché gli stessi non sono solitamente conviventi, diventa più arduo ove si tratti di coniugi conviventi. Risulta evidente infatti come possa darsi luogo, in tal caso, ad un contratto di locazione simulato, dal punto di vista sia soggettivo, sia oggettivo. Un contratto tra due coniugi conviventi dei quali l’uno è il locatore e l’altro il conduttore della casa acquistata. Ad un contratto cioè probabilmente nullo che potrebbe produrre una chiara elusione fiscale: insomma una sorta di abuso del diritto.
La norma dello Sblocca Italia, quindi, ove i due «promessi» decidessero sposandosi di convivere, potrebbe avere una portata decisamente dissuasiva dal matrimonio civile o concordatario.

Come si vede siamo al limite della confusione babelica delle lingue.

Achille Colombo Clerici, presidente Assoedilizia

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