Punti di Vista | Livia Randaccio, direttore editoriale Tecniche Nuove

Autunno «bollente»: tutto con il segno meno ma …nutro fiducia!

Nell'editoriale del direttore di Impresedilinews sono evidenziati alcuni aspetti critici che caratterizzano la realtà del Paese ma anche la personale fiducia fondata sull’impegno dei costruttori e delle categorie professionali che continuano a dialogare e a confrontarsi sviluppando le buone pratiche operative e costruttive, sugli imprenditori che hanno ancora voglia di fare impresa puntando a premiare i meriti e affossando le omologazioni di ogni tipo.
Livia Randaccio|  Direttore editoriale Tecniche Nuove
Livia Randaccio|Direttore editoriale|Tecniche Nuove

L’autunno per noi esponenti della stampa e, nello specifico, della comunicazione tecnica legata all’industria delle costruzioni è uno dei periodi più impegnativi dell’anno.
Ottobre è il mese del Saie, in Italia, ancora la più importante vetrina sull’universo delle costruzioni, occasione irrinunciabile per capire come vanno le cose per gli operatori di settore, sulle novità in fatto di produzione e di ricerca, occasione per orientarci e percepire quali leve utilizzare per tener desta l’attenzione dei nostri lettori sulle pubblicazioni tecniche che produciamo. Attenzione dei lettori che si è andata ulteriormente sviluppando anche perché il momento che sta attraversando l’Italia è meritevole di profonda e moltiplicata osservazione.
I motivi di questa asserzione? Ve ne sono molti, così come sono altrettanto numerosi gli eventi e le decisioni che dovranno essere considerati proprio in questo primo mese di un autunno che si annuncia molto più che caldo.

Partiamo dal decreto Sblocca Italia che non ha entusiasmato nessuno (leggete i commenti nel pdf allegato e pubblicati sul numero di ottobre de Il Nuovo Cantiere >>) per arrivare alla pesante Legge di Stabilità che passa al vaglio della Commissione Europea che, a sua volta, entro il prossimo mese di novembre provvederà ad esprimere il suo giudizio.

Scarica il pdf con le opinioni delle professioni sullo Sblocca Italia >>

Bocciati? Rimandati? Stando alle prime considerazioni la Legge di Stabilità passa senza contrapposizioni, ma una cosa è certa: in UE non spira mai un vento favorevole a dare margini di flessibilità per il bilancio italiano e il loro chiodo fisso è che l’Italia provveda quanto prima alle riforme.

La Francia rinvia | A livello di UE c’è la novità che arriva da Parigi: la Francia ha ribadito che non rispetterà il trattato di stabilità e crescita e per i prossimi tre anni sforerà sia il limite del 3% nel rapporto deficit-Pil sia il percorso previsto sulla riduzione del debito pubblico che invece di scendere in rapporto al Pil salirà di tre punti percentuali. Non voglio entrare nelle motivazioni che hanno portato il Governo d’Oltralpe a prendere questa decisione, resta il fatto che la scelta è difficilmente opinabile quando si arriva alla sintesi delle parole e dei fatti: fra la scelta di salvare i trattati europei dell’austerità e quella di pensare al vivere dei propri cittadini la Francia si è schierata con questi ultimi. Angela Merkel ha risposto come sua consuetudine, ovvero “provvedete a fare i compiti”. Solamente che al Governo della Francia non ci sono figure come Mario Monti, capace di mettersi sull’attenti e di dire “obbedisco”. Fortunatamente per l’Italia Monti è fuori gioco, affossato da miasmi della sua azione politica e governativa. La gabbia europea dunque non s’addice più ai francesi: ora la Francia è entrata in una spirale simile alla nostra.

Rispetto degli impegni: fino a quando? | Qui da noi il presidente Renzi in risposta agli inviti UE ha confermato di essere in linea con il cronoprogramma che si era imposto in tema di riforme: e così a metà novembre si avrà il nulla osta per il Jobs Act e per l’Italicum. Renzi è convinto che si debba ridurre il livello del potere dei tecnocrati a Bruxelles precisando che l’Italia rispetterà comunque il parametro del 3% anche se si tratta del “parametro del passato”. Cosa che, in soldoni, sta a significare che, prima o poi, questi parametri andranno ridiscussi e che si arriverà a rottamare il 3%. Per ora accontentiamoci che il Consiglio dei ministri ha attenuato la velocità di aggiustamento di bilancio e programmato il pareggio strutturale per il 2017.
Intanto in Italia abbiamo appena pagato la Tasi, la tassa coniugata con l’Imu, tassa che ha sfiancato gli operatori degli uffici dei tributi dei Comuni e che da qui a due mesi si riproporrà in pagamento, giusto come augurio natalizio anche perché la scadenza è fissata per il 16 dicembre.
Solo le tasse in Italia registrano il segno più. Tutto il resto è ancorato al segno meno: dalla produzione industriale al Pil, dall’export al credito alle imprese, dalla domanda interna al commercio c’è sempre la costante della negatività che favorisce e accompagna la sfiducia delle famiglie e delle imprese italiane. Del resto la situazione continua ad essere, a dir poco, da… orticaria. Guardiamo le costruzioni, il comparto che più di altri ha registrato il calo della domanda con una caduta della produzione che si è attestata a doppia cifra (rasenta l’11%). Settori produttivi, quelli legati alle costruzioni (leggi cemento, piastrelle, infissi …) che stentano a riprendersi e che vedono i loro consumi ritornare ai livelli di metà anni ’50. Con l’aggravante per l’oggi, visto che in quegli anni c’era speranza per il futuro e ci si avviava con impegno a costruire la stagione del Miracolo economico culminato a inizio anni ’60 con l’Oscar della Lira.

Buzzetti, Squinzi, Sangalli | Poniamo seriamente attenzione a quanto asserito da Claudio De Albertis nella sua annuale relazione ai soci di Assimpredil Ance per comprendere a che punto è arrivata la delusione dei costruttori. Chi ha seguito le nostre pubblicazioni ha sicuramente preso nota di quante volte Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance, si è rivolto ai governanti per invitarli a fare presto nel metter mano ai provvedimenti necessari per far ripartire il comparto delle costruzioni. E sono sicura che tra un mese, il 29 novembre in occasione del 32esimo meeting associativo di Federcomated – Ascomed Milano, nell’illustrare l’analisi congiunturale del comparto Buzzetti non tralascerà di evidenziare i vizi (che a questo punto sono capitali!) che affliggono il sistema delle costruzioni e l’imprenditoria di riferimento. Con lui, a novembre, ci saranno il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli e il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Questi, è dall’inizio del suo mandato che indica nel manifatturiero (e nelle costruzioni) la strada maestra da percorrere per rilanciare l’economia (il manifatturiero rimane il perno della nostra economia e la grande maggioranza di questa produzione è indirizzata al mercato interno: purtroppo i nostri consumi, ogni tipo di consumo, è ritornato ai livelli di 32 anni fa). Sangalli ha lanciato un’enormità d’inviti ad attivare iniziative pro famiglia e pro consumi spiegando che “la priorità è la riduzione generalizzata delle tasse su famiglie e imprese con un percorso certo, graduale e sostenibile”. Parole e indicazioni operative, quelle di questi tre protagonisti dell’economia italiana, che ci paiono di buon senso ma alle quali la risposta per ora è sempre stata “picche!”. Con il risultato di avere un Paese ancora più povero, con un ceto medio quasi scomparso, con le imprese bloccate, con il tasso di disoccupazione a doppia cifra, con la produzione industriale scendere dal 2007 del 25%, con il Pil che negli ultimi sei anni è caduto di 11 punti e che, secondo gli operatori economici, quest’anno chiuderà in modo negativo di alcuni decimi di punto. Ma soprattutto con la previsione per il 2015 di una crescita di mezzo punto percentuale, performance considerata insufficiente per fare riferimento a una ripresa (meglio dire un accenno di ripresa).

Comunque fiducia | I lettori potranno considerare questo mio scritto come un’ennesima giaculatoria sulla pesante situazione economica del Paese. Probabile, ma vi assicuro che malgrado tutto quanto scritto “nutro fiducia”. Certo, l’affermazione non è da intendersi a priori (per capirci meglio come la intese nel 1922 l’allora presidente del Consiglio Luigi Facta riferendo al Re d’Italia sulla situazione di una crisi politica – istituzionale e sociale che poi sfociò nel Regime) ma fa leva su solide fondamenta. Fiducia che si fonda sull’attivismo degli operatori del comparto che ho riscontrato anche al Cersaie di settembre, su come le aziende produttrici hanno preparato meticolosamente il Saie di questo mese, sull’impegno dei costruttori e delle categorie professionali che continuano a dialogare e a confrontarsi sviluppando le buone pratiche operative e costruttive, sugli imprenditori che hanno ancora voglia di fare impresa puntando a premiare i meriti e affossando le omologazioni di ogni tipo.

Livia Randaccio, direttore editoriale Tecniche Nuove

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