Edilizia Residenziale | Casa anni ’60, Faenza

«Calore domestico» e prestazioni termoacustiche ottenuti dalla combinazione di materiali edili innovativi

Questa ristrutturazione ha mantenuto le opposte facciate, formalmente risolte attraverso l’uso combinato del mattone a vista nei campi murari e del travertino nell’imbotte di ogni finestra e nelle scansioni orizzontali dei piani (zoccolo a terra, marcapiano intermedio, cornicione). L’innovazione introdotta nel fronte secondario consiste nella sostituzione di un brutto tamponamento in vetro-cemento con uno slanciato frangisole in travertino. Sull’assieme delle strutture dell’edificio residenziale è stata eseguita la valutazione di sicurezza prima e dopo gli interventi al fine di valutarne l’effettivo miglioramento delle rigidezze secondo quanto previsto dalla normativa per la Zona Sismica 2 caratterizzata da pericolosità media.

L’immobile insiste su una particella di tessuto urbano di origine medievale posta lungo il tratto orientale della quattrocentesca cinta muraria della città di Faenza. Fino alle distruzioni del secondo conflitto mondiale l’area era occupata da due case a schiera sviluppate su un lotto profondo gotico lambito da due strade. La ricostruzione, avvenuta negli anni ’60 del secolo scorso, fortunatamente mantenne quel controllo dimensionale negato invece nell’adiacente condominio di sei piani realizzato prima della promulgazione della legge Ponte del 6 agosto 1967.

Vista esterna.

Prima dell’attuale intervento l’edificio gravitante sulla strada principale era composto da due unità immobiliari a destinazione residenziale (una casa per le famiglie di due fratelli) disimpegnate da un unico corridoio e da un’unica scala. Il corpo di fabbrica adibito a servizi gravitava invece sulla strada secondaria. L’accorpamento dei due alloggi ha ora generato un casa monofamiliare di 240 mq: otto le stanze principali, tre gli ambienti adibiti a servizi igienici. Scantinati e autorimesse hanno invece una superficie complessiva di 120 mq.

Ogni edificio ha una doppia identità

Se il suo involucro, dialogando con la struttura urbana, esprime sempre un rapporto con lo spazio pubblico e con le regole dettate dalla sua storia (un rapporto che sì è preferito mantenere esteticamente invariato) è negli spazi interni alla casa che si manifesta quell’intimità domestica giustamente plasmata dalla personale sensibilità di chi la abita e all’architetto non resta altro che suggerire un disegno capace di dar forma a tale sensibilità.

La piccola corte interna.

Questo progetto di ristrutturazione ha quindi previsto il mantenimento delle opposte facciate, formalmente risolte attraverso l’uso combinato del mattone a vista nei campi murari e del travertino nell’imbotte di ogni finestra e nelle scansioni orizzontali dei piani (zoccolo a terra, marcapiano intermedio, cornicione). L’unica innovazione introdotta nel fronte secondario consiste nella sostituzione di un brutto tamponamento in vetro-cemento con uno slanciato frangisole in travertino. La radicale ricomposizione del corpo di fabbrica minore ha inoltre permesso di assegnare alla piccola corte interna, in origine buia e infossata, il ruolo di cerniera abitabile fra l’edificio residenziale e la porzione adibita ad autorimessa, il cui coperto ha assunto la fisionomia di un tetto-giardino.

Il tetto-giardino.

Negli spazi interni il geometrico ordito delle strutture verticali e orizzontali è stato confermato ricercando semplicemente una nuova e aperta relazione fra i diversi ambienti che plasmano l’ampia zona giorno posta al piano terreno: cucina, sala da pranzo, soggiorno e camera per gli ospiti. Unitamente alla scala principale un ascensore mette in comunicazione le stanze da letto del primo piano con il piano terreno e, infine, con l’interrato, costituito da un ambiente adibito a cantina per la degustazione dei vini e da un altro destinato alla centrale termica e alla lavanderia. Un’elegante scala a chiocciola con tiranti in acciaio e gradini in legno ha inoltre permesso il parziale recupero del sottotetto.

Adeguamento antisismico

L’intervento antisismico, curato assieme all’ing. Marco Peroni e realizzato dall’impresa Cmcf, ha raccolto le indicazioni del progetto architettonico imperniate soprattutto sulla realizzazione di ampie e fluide connessioni fra i vari ambienti che, prima della ristrutturazione, risultavano chiusi e parcellizzati. Per ottenere questo continuum spaziale sono stati messi in opera poderosi portali metallici costituiti da piedritti e architravi realizzati con profili Ipe 240 ben collegati alle murature portanti e successivamente foderati in laterizio.

Uno dei portali metallici della zona giorno.

Dopo la rimozione di pavimenti e sottofondi tutti i solai in latero-cemento, puntellati all’intradosso, sono stati consolidati attraverso la realizzazione di solette in calcestruzzo armato di spessore 5 cm, collegate a cordoli e murature portanti tramite innesti metallici sagomati a coda di rondine. Per il collegamento fra i travetti degli esistenti solai e le nuove solette armate sono stati utilizzati pioli connettori di diametro 14 mm. Solo in una piccola porzione del sottotetto è stato realizzato un nuovo solaio con profili metallici Hea 160 e Upn 160 a sostegno del tavolato ligneo.

Sull’assieme delle strutture dell’edificio residenziale è stata eseguita la valutazione di sicurezza prima e dopo gli interventi al fine di valutarne l’effettivo miglioramento delle rigidezze secondo quanto previsto dalla normativa per la Zona Sismica 2 caratterizzata da pericolosità media.

Il consolidamento dei solai.

Non essendo praticabile un miglioramento antisismico dell’edificio secondario adibito ad autorimesse tutto il piccolo corpo di fabbrica, privo di ogni interesse storico e tipologico, è stato demolito per essere sostituito da una nuova struttura a telaio in calcestruzzo armato con tamponamenti in laterizio. La modellazione e l’analisi di tipo numerico è stata eseguita mediante il programma di calcolo MasterSap prodotto da Studio Software Amv di Ronchi dei Legionari (Gorizia).

Comfort termico

L’edificio è collocato all’interno del centro storico e non è stato possibile installare, in copertura, né collettori solari né pannelli fotovoltaici in quanto non ammessi dalla normativa vincolistica comunale. L’intervento di ristrutturazione si è quindi limitato a perseguire un radicale contenimento dei consumi energetici utilizzando materiali innovativi per tutti gli involucri esterni.

Nelle murature perimetrali, esternamente in mattone a vista, la coibentazione termica è stata realizzata all’interno della casa non essendo praticabile la messa in opera di un cappotto esterno. Si è quindi ricercata una soluzione che garantisse, assieme a un elevatissimo isolamento, il minimo ingombro al fine di non sottrarre troppo spazio abitabile agli ambienti. Scartata l’ipotesi dell’impiego della lana di roccia che avrebbe generato un aumento complessivo dello spessore murario di 30 cm si è optato per l’adozione dell’isolante super sottile Triso super 10+ prodotto da Actis e costituito da 19 componenti, di cui 2 pellicole metallizzate con griglie di rinforzo, 3 tipi di ovatta, 8 schiume e 6 pellicole riflettenti intermedie.

L’isolamento delle murature esterne: comparazioni.

La maggiorazione dello spessore murario è risultata quindi di soli 16.5 cm stante il fatto che, al posto del tamponamento finale in cartongesso, è stata prevista una muratura leggera in laterizio di 8 cm al fine di ospitare, sotto traccia, le canalizzazioni impiantistiche evitando ogni interferenza con le strutture portanti verticali. Anche i solai non sono stati toccati in quanto le tubazioni orizzontali sono state collocate nelle intercapedini determinate dalla messa in opera, in tutti gli ambienti, di controsoffitti capaci sia di ospitare l’alloggiamento di corpi illuminanti a scomparsa della ditta Via Bizzuno, sia di generare alcuni salti di quota in corrispondenza di snodi particolarmente significativi.

Il salto di quota del controsoffitto in corrispondenza del camino in quarzite.

Impianti tecnologici

L’impianto installato dalla ditta Tis secondo il progetto di Christian Fabbi è composto da un sistema di generazione dell’energia del tipo ibrido, composto da due pompe di calore splittate e da una caldaia a condensazione. Alla caldaia è affidata sia la produzione di acqua calda sanitaria, sia il riscaldamento integrativo dei bagni ottenuto mettendo in opera alcuni radiatori termoarredo. Alle pompe di calore sono affidate la produzione di acqua calda e fredda per il riscaldamento e il raffrescamento di tutti gli spazi principali tramite un sistema radiante a pavimento per gli ambienti del piano terreno e a soffitto per gli ambienti del primo piano. Attraverso il controllo della temperatura e dell’umidità relativa questo sistema radiante consente di ottenere un’ottima sensazione di benessere annullando tutti gli inconvenienti tipici dell’aria condizionata.

Sistemi radianti a pavimento e a soffitto.

L’installazione di apposite sonde posizionate negli ambienti principali permette alle centraline di comandare l’accensione e lo spegnimento dei deumidificatori e di determinare una bassissima temperatura di mandata del fluido all’interno delle tubazioni annullando la formazione di condensa sulle pavimentazioni (limite di temperatura denominato punto di rugiada). Il controllo dell’umidità è garantito dall’installazione di un sistema di ricambio che immette negli ambienti interni puliti come il soggiorno, la sala da pranzo e le stanze da letto l’aria esterna trattata termicamente e deumidificata mentre l’aria interna, viziata e carica di umidità, viene aspirata negli ambienti sporchi come la cucina e i bagni e poi espulsa all’esterno. Questo rinnovo dell’aria è affidato all’installazione di un recuperatore di calore che, mediante un pacco di scambio a flussi incrociati, tratta l’aria entrante con l’energia dell’aria uscente. Le tubazioni sono collocate entro i leggeri tamponamenti murari interni e nelle cavità comprese fra i solai e i controsoffitti.

Canalizzazioni per il ricambio d’aria.

Calore domestico: i dettagli e i materiali di finitura

Per tutte le finiture si è cercato di perseguire una sintesi fra una razionale essenzialità del disegno e un’oculata scelta dei materiali, cercando al contempo di soddisfare la precisa richiesta di «calore domestico» espressa fin dall’inizio dai committenti.

Proprio per assecondare questa esigenza è stato proposto ai proprietari di sostituire le vecchie pavimentazioni in marmette di graniglia e marmo con un materiale caldo come il legno da impiegare in tutti gli spazi della residenza. Dopo una visita allo stabilimento Cadorin di Possagno, noto per l’alta cura sia nella scelta delle materie prime sia nelle lavorazioni, il tavolato parquet di noce americano è apparso il prodotto più rispondente ai requisiti richiesti: resistenza, impermeabilità, eleganza, varietà cromatica delle fibre che liberamente scivolano dal biondo al bruno. Questo materiale, utilizzato anche per alcuni rivestimenti a boiserie, ha così permesso di conferire un senso di unità a tutta la casa, cominciando dalle stanze principali della zona giorno, caratterizzate da un continuum di spazi scanditi dal razionale ordito delle murature, per arrivare infine alla cucina, separata dalla sala da pranzo per mezzo di un leggerissimo pannello in vetro scorrevole e contemporaneamente aperta sulla piccola corte interna che, nella sua porzione occidentale, viene a configurarsi come un soggiorno estivo fiancheggiato dal verde e protetto da una tenda retrattile orizzontale.

L’ingresso.
La scala.

Di noce americano sono rivestiti anche i gradini della scala, ingentilita da un parapetto internamente solcato da un fluente corrimano in acciaio cor-ten che reinterpreta, in chiave contemporanea, le soluzioni adottate alla fine degli anni ’30 da Cesare Cattaneo nella casa di via Regina a Cernobbio e da Gio Ponti nel palazzo Eiar in corso Sempione a Milano. La stessa essenza lignea è stata utilizzata in tutte le stanze da letto e nel bagno principale, suddiviso in due ambienti da un diaframma in travertino giallo persiano e contraddistinto da una mitigata adozione del raumplan, lo sfalsamento dei piani di calpestio che Adolf Loos prima teorizzò e poi adottò in molte sue architetture domestiche fra gli anni ’10 e 20’ del Novecento.

Veduta dall’ingresso al soggiorno e il camino in quarzite a spacco.

Gli infissi esterni in legno lamellare verniciato sono stati oggetto di un’accurata progettazione tesa al contenimento dei consumi energetici e all’abbattimento acustico. Il vetro-camera, al cui interno sono collocate tendine plissè azionate con telecomando, ha uno spessore totale di 39,80 mm. Le vetrate in acciaio verniciato a polvere hanno un profilo a taglio termico e un vetrocamera antisfondamento di spessore totale 44 mm.

Scorcio della sala da pranzo.

Mentre la zona giorno è priva di porte per accentuare la connessione fra i vari spazi, negli ambienti della zona notte le ante in legno, laccate con lo stesso colore delle pareti, sono state realizzate a tutta altezza e a filo muro onde esaltare la continuità delle superfici che trovano un’interruzione materica solo in corrispondenza del box doccia del bagno principale rivestito in listelli di ardesia africana dai toni che variano dal rugginoso al grigio scuro.

Scorcio del bagno principale.

Di tonalità fra il grigio e l’ocra è invece la quarzite a spacco utilizzata per il grande camino realizzato nel soggiorno: un ulteriore tocco di calore domestico in una casa che, volendo rifuggire da ogni deriva vernacolare o neobarocca, ha avuto l’intento di distinguere decorazione da decoro. Più di duemila anni fa lo scrisse anche Marco Vitruvio Pollione: «Decoro è semplicemente il bell’apparire di un’opera».

Arch. Giorgio Gualdrini | Progetto e direzione artistica

Arch. Giorgio Gualdrini | Progetto e direzione artistica

«Per tutte le finiture ho cercato di perseguire una sintesi fra una razionale essenzialità del disegno e un’oculata scelta dei materiali, cercando al contempo di soddisfare la precisa richiesta di «calore domestico» espressa fin dall’inizio dai committenti. Proprio per assecondare questa esigenza è stato proposto ai proprietari di sostituire le vecchie pavimentazioni in marmette di graniglia e marmo con un materiale caldo come il legno da impiegare in tutti gli spazi della residenza».

Chi ha fatto Cosa

Progetto e direzione artistica: arch. Giorgio Gualdrini
Direzione lavori opere edili: arch. Giorgio Laghi
Progettazione strutturale: ing. Marco Peroni
Diagnosi energetica: Christian Fabbi
Impresa esecutrice: Cmcf, Faenza
Impianti tecnologici: Tis, Faenza
Impianti elettrici: Amorino impianti, Faenza
Impianti antiintrusione: Scs Meditec, Forlì
Scale e vetrate esterne: Area 51 Longiano (Fc)
Pavimenti in noce americano: Cadorin, Possagno (Tv)
Opere in pietra naturale: Ima Marmi, Castelbolognese
Foto: Marco Gualdrini

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