Aitec | Congiuntura filiera cemento

Cemento: 2012-2013 consumi in forte calo

Questo è il quadro di sintesi fornito da Aitec. Nel 2012 registrato il -22,1% rispetto all'anno precedente, con volumi dimezzati in sette anni. Bene l'export, nel 2012 al 6.6%.

Lo scenario è da dramma, a fronte del quale la filiera del cemento e del calcestruzzo lancia alle istituzioni un appello per l’adozione di politiche industriali strutturali in grado di far ripartire gli investimenti in edilizia e infrastrutture. La crisi economica ha avuto impatto sull’industria del cemento più che su qualunque altro comparto: nel 2012 il decremento della produzione è stato di oltre un quinto ed ha portato così a dimezzare complessivamente i volumi nell’arco degli ultimi sette anni, in linea con l’andamento fortemente negativo del comparto delle costruzioni.A parlarne sono stati gli imprenditori e gli operatori di Aitec nel corso del convegno «Edilizia e infrastrutture: opportunità di rilancio per il Paese».
E’ emerso che nel 2012 la produzione di cemento in Italia si è ridotta drasticamente, con un calo pari al 20,8% rispetto al 2011, attestandosi a 26,2 milioni di tonnellate. Anche i consumi di cemento hanno registrato una riduzione del 22,1% nell’anno, arrivando a perdere il 45% circa rispetto al massimo raggiunto nel 2006. E per fine anno le prospettive permangono critiche, con l’attesa di un ulteriore forte calo dei consumi intorno al 20-25%, dopo che nel primo trimestre 2013 si è già registrato un decremento del 22,4%, e con una situazione di capacità produttiva in eccesso al momento stimata al 40-50%.
Europa ed Export. Nell’Europa dei 27, dove il calo di domanda e produzione si è attestato intorno al 19%, la Germania mantiene il ruolo di primo produttore, con l’Italia che si conferma al secondo posto. Tra i Paesi più importanti, proprio la Germania e la Francia sono riuscite a contenere più di altri la crisi, con un calo della produzione pari rispettivamente al 3,6% e al 7,3%.
Il peso dell’export è aumentato nel 2012, arrivando a rappresentare una quota del 6,6% delle destinazioni del cemento, ma permane per ragioni strutturali, legate soprattutto all’elevata incidenza del trasporto sul costo finale del prodotto, l’impossibilità di considerarlo uno sbocco per compensare la carenza di domanda interna.
Calcestruzzo preconfezionato. Il settore del calcestruzzo preconfezionato continua a rappresentare il comparto di maggiore rilevanza tra quelli di destinazione del cemento, assorbendo circa il 49% della produzione, ed ha vissuto un anno molto negativo, facendo registrare un calo dei volumi di produzione pari al 22,5%, in linea con gli effetti della crisi sull’intera filiera.
Recupero, aree dismesse, demolizione-ricostruzione. Il tema del recupero del patrimonio abitativo italiano è oggi al centro delle proposte di Aitec: il 60% degli edifici – pari a 1,5 milioni di unità – è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore della prima normativa antisismica e necessita pertanto di messa in sicurezza.
Gli interventi di demolizione e ricostruzione, a impatto zero in termini di consumo di suolo, consentirebbero 10 anni di piena occupazione per il mondo delle costruzioni e il riassorbimento di 600mila addetti della filiera.
La proposta di Aitec è quindi quella di concentrare gli interventi sulle aree industriali dismesse e sui quartieri residenziali caratterizzati da una scarsa qualità architettonica e inadeguati rispetto alle attuali normative sismiche, idrogeologiche e di risparmio energetico. Il passaggio dalla demolizione alla ricostruzione può inoltre prevedere forme di reimpiego degli scarti provenienti dalla demolizione, per esempio ricavando dal calcestruzzo armato gli aggregati per i nuovi conglomerati cementizi, limitando in tal modo sia il consumo di materie prime che il ricorso alle discariche.
Alvise Zillo Monte Xillo, Presidente di Aitec
«Il rilancio di edilizia e infrastrutture rappresenterebbe un’opportunità di sviluppo per l’intero Paese, con effetti moltiplicativi su occupazione e investimenti. Non è più rinviabile la decisione di avviare un piano di riqualificazione urbana, ispirato all’efficienza energetica e alla sostenibilità ambientale, in linea con quanto fatto nel resto d’Europa e che possa mettere al centro dell’attenzione il recupero di un patrimonio edilizio italiano, uno dei più vetusti in assoluto».

Produzione di cemento in Europa (2012)

Paese

Produzione

(migliaia di tonnellate)

 

Variazione

2012 / 2011

Germania

32.338

-3,6%

Italia

26.244

-20,8%

Francia

18.018

-7,3%

Spagna

15.830

-28,6%

Polonia

15.627

-16,2%

Regno Unito

7.932

-7,0%

Altri UE

40.331

-30,5%

Totale Europa 27

156.320

-19,2%

I primi dieci produttori in Italia (2012)

Azienda

Quota di produzione

 

Italcementi

24,2%

Buzzi Unicem

16,3%

Colacem

13,6%

Cementir

7,7%

Sacci

5,8%

Cementi Rossi

5,3%

Holcim

5,1%

Cementerie Aldo Barbetti

3,5%

Cementizillo

2,5%

Cal.me

2,2%

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