Edilizia storica | Torre Pelice, Torino

Centro Culturale Valdese: i lavori di restauro delle facciate

Quello di Torre Pelice è un edificio importante per la comunità Valdese del Piemonte che con il progetto di restauro delle facciate, abbinate alla tecnica dell'arch. Pierangelo Ronfetto e all’elevata qualità tecnologica dei prodotti vernicianti di Colorificio San Marco ha raggiunto una maggiore durabilità nel tempo della propria pelle esteriore.
Arch. Ronfetto Pierangelo | General Contractor
Arch. Pierangelo Ronfetto  | General Contractor.

Arch. Pierangelo Ronfetto | General Contractor

«Un fattore determinante per il buon esito finale dei lavori è stato lo studio a monte delle patine pittoriche originali, sia dal punto di vista delle preesistenze cromatiche, sia dei materiali impiegati all’epoca oltre agli approfondimenti storico-culturali e delle tradizioni artigianali locali. Un grande valore aggiunto è stato anche quello di poter usufruire della collaborazione dei “I Tecnici del Colore” nel reperimento dei materiali, che sono stati saggiati sul campo nella fase delle campionature preliminari. La scelta finale dei materiali è stata comunque concordata e approvata con la direzione lavori e la Soprintendenza».

Gianni Bernardi | I Tecnici del Colore
Gianni Bernardi | I Tecnici del Colore.

Gianni Bernardi | I Tecnici del Colore

«Fondamentale è stato il sopralluogo presso il Centro Valdese e il rapporto con la direzione lavori del cantiere per individuare le migliori tecnologie da impiegare. Le facciate si presentavano ammalorate in differenti punti e con differenti tipologie di degrado; il primo suggerimento è stato quello di svolgere un ciclo completo d’idrolavaggio seguito da stuccature con Betomarc, malta fibrorinforzata di Colorificio San Marco. Successivamente abbiamo proposto di utilizzare un fissativo micronizzato per la successiva stesura di pittura acrilsilossanica, fondo finitura in grado di mascherare eventuali imperfezioni avendo una granulometria media da 0.35 a 0.70 mm, tale pittura da ultimo garantisce prestazioni elevate nel tempo».

Ingresso principale della Fondazione; la torre come il resto delle facciate si presenta in stato di ammaloramento dovuto al percolamento dell'acqua piovana ed all'azione di deposito dell'inquinamento atmosferico.
Ingresso principale della Fondazione; la torre come il resto delle facciate si presenta in stato di ammaloramento dovuto al percolamento dell’acqua piovana ed all’azione di deposito dell’inquinamento atmosferico.

Lo stato di degrado dell’edificio

Il restauro delle facciate fu deciso a seguito della diffusa presenza di stati di degrado provocati dal percolamento delle acque meteoriche, da infiltrazioni di acque piovane dalle coperture e da perdite degli impianti termici e idraulici.

Fenomeni che avevano causato viraggi di colore, lacune d’intonaco (in alcuni casi risarcite in passato con malta cementizia), distacchi, rigonfiamenti e, in alcune zone localizzate, la formazione di sali igroscopici (sia all’esterno sia all’interno della malta) come pure la formazione di muffe e microflora algale.

A seguito delle ricerche stratigrafiche si è potuto appurare che gli intonaci erano stati realizzati con una malta di calce composta da calce idraulica, calce aerea, sabbia e una piccola quantità di cemento, al quale fece seguito sulle parti in ornato (modanature, bugne, cornici) la stesura di uno strato d’intonachino di finitura a base di calce aerea e polvere di marmo fine.

Nuova protezione delle murature storiche attraverso utilizzo di Betomarc malta fibrorinforzata abbinata ad Atomo Fissativo Murale Micronizzato per una tenuta del risultato finale garantita negli anni.
Nuova protezione delle murature storiche attraverso utilizzo di Betomarc malta fibrorinforzata abbinata ad Atomo Fissativo Murale Micronizzato per una tenuta del risultato finale garantita negli anni.

Di fatto dalle analisi risultò che vi fosse in origine un unico strato di patina cromatica realizzato a latte di calce dal colore assimilabile all’ocra gialla o al gialdolino chiaro per le campiture presenti in facciata, mentre le parti in ornato furono realizzate a intonachino di polvere di marmo e non furono oggetto di alcuna tinteggiatura rimanendo di colore bianco gesso. Il percolamento di acqua portò al degrado delle campiture tinteggiate ocra, degrado che intaccò in profondità il marmorino.

Il fabbricato una volta completate le operazioni di restauro e di smontaggio del ponteggio si presenta pronto per i prossimi decenni a resistere senza problemi alle azioni aggressive degli agenti atmosferici e dello smog.
Il fabbricato una volta completate le operazioni di restauro e di smontaggio del ponteggio si presenta pronto per i prossimi decenni a resistere senza problemi alle azioni aggressive degli agenti atmosferici e dello smog.

Il restauro delle facciate

Le lavorazioni si son svolte iniziando con una leggera pulitura delle facciate con idropulitrice a bassa pressione che ha permesso di eliminare un primo strato di polveri accumulatosi negli anni. Si è poi passati al trattamento delle sacche d’intonaco decoeso e degli scartellamenti. Nelle piccole zone in fase di scartellamento si è proceduto a un preventivo lavaggio delle sacche con acqua demineralizzata e alcol e successivamente all’iniezione di boiacca a base di grassello di calce e Primal Ac33 in soluzione al 5% e alla rimozione dei depositi superficiali rimasti adesi nonostante la pulizia con idropulitrice.

Con mezzi manuali si è proceduto all’estrazione dei sali igroscopici mediante impacchi di resine a scambio ionico in soluzione acquosa con polpa di cellulosa, all’eliminazione della microflora algale e delle patine biologiche con l’impiego di apposito biocida e alla rimozione delle vecchie stuccature o rappezzi eseguiti con malta cementizia e/o cemento fuso o a pronta presa.

Queste operazioni hanno restituito una superficie delle facciate “di base” in grado di poter accogliere le successive lavorazioni volte al ripristino delle parti mancanti. Quest’ultime, ove l’intonaco risultava lacunoso, son state eseguite con malta d’identica composizione e granulometria dell’originale ripristinando il livello originario sino al risarcimento completo.

Stessa operazione è stata condotta sulle lacune d’intonaco nelle opere a marmorino con maltina composta da grassello di calce stagionato e polvere di marmo d’identica granulometria dell’originale.

Completate queste operazioni si è potuto procedere con la stuccatura delle crepe con maltina su tutte le superfici, l’estrazione di chiodi e altri elementi impropri lasciati nel corso degli anni da precedenti lavorazioni e successivamente si è proceduto alla preparazione dei fondi con una mano di fissativo-ponte e alla stesura di un intonachino silossanico sulle specchiature, dato a pennello, anti-muffa e anti-alga, colorato con terre naturali e ossidi, secondo la campionatura approvata dalla Sovrintendenza e dalla committenza. Nelle parti in origine eseguite a marmorino si è eseguita la stesura di velature d’idropittura silossanica.

La storia dell’edificio

L’edificio fu costruito negli anni ’20 come convitto per gli studenti valdesi in memoria dei caduti della Grande Guerra 1915-18 (ricordati nelle lapidi dell’atrio). Dopo la seconda guerra mondiale alla struttura iniziale venne aggiunta una piscina coperta grazie a un dono dell’ex convittore Adriano Olivetti. In anni successivi parte dello stabile venne affittato alla Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi quale sede per gli uffici amministrativi. Nel 1989 la Tavola Valdese costituisce la Fondazione Centro Culturale Valdese e ristruttura l’edificio dando nuova sede al Museo storico e al Museo etnografico delle Valli valdesi, alle Biblioteche, agli archivi storici e fotografici. Nel 1998, in occasione del 150° anniversario della concessione dei diritti civili a ebrei e valdesi, l’Archivio della Tavola valdese trovò sede nello stesso edificio. Nel 2006, dopo lavori di riadeguamento della Sala Paschetto, venne inaugurata la Collezione archeologica Ippolito, donata dal marchese Ippolito alla Tavola Valdese.

Chi ha fatto Cosa

Proprietà: Fondazione Centro Culturale Valdese
Intervento: Restauro facciate esterne e rifacimento dipinti
Soprintendenza di Torino: Dott. Arch. Bosco
Progettazione e direzione Lavori: Arch. Luca Manfren e Geom. Doriano Coisson
General contractor: Aristea di Architetto Ronfetto Pierangelo
Restauro facciate: 2.500 mq
Fornitore prodotti vernicianti: Colorificio San Marco
Distributore: Tecnici del colore, Pinerolo

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