Guida Pratica | Interventi sulle campate della navata sinistra

Chiesa di San Siro a Genova: consolidamento degli intonaci e restauro pittorico

Tutte le superfici affrescate sono state pulite. Mantenute le stuccature di epoche antiche eseguite con materiali compatibili con quelli costitutivi. Effettuate stuccature salva-bordi propedeutiche alla stesura di nuovi intonaci a base di calce. Pulitura rifinita con interventi a bisturi o con penne a fibra di vetro per l’asportazione dei residui di scialbo di cemento.

L’intervento di restauro nella navata sinistra della chiesa di San Siro interessa principalmente le aree degli affreschi della navata sinistra corrispondenti alle cappelle di San Matteo (già della disputa dei Dottori) e di San Pio X (già della Pietà); il paramento in marmo del fronte delle due cappelle; la statua in stucco ubicata nella nicchia tra le due cappelle e il voltino della prima cappella denominata di san Matteo.
Nella presente scheda si descrive l’intervento sugli affreschi.

La riadesione dei distacchi e il consolidamento degli intonaci decoesi è stato effettuato con iniezioni di Plma che non altera la permeabilità al vapore delle murature e non contiene sali solubili efflorescibili.

Descrizione e stato di conservazione

La basilica di San Siro, una delle più antiche chiese cattoliche di Genova, eretta secondo la tradizione nel IV secolo, fu inizialmente intitolata ai Dodici Apostoli; vi fu seppellito il santo vescovo Siro e divenne la prima cattedrale di Genova. Nel 1580 l’intera ala meridionale della chiesa fu distrutta da un incendio e i Padri Teatini ne decisero la totale ricostruzione. La paternità del progetto del nuovo edificio barocco, strutturato secondo le forme previste dalla Controriforma, è incerta: dagli storici è alternativamente attribuito al Vannone (al quale si deve con certezza la cappella Pinelli all’interno della chiesa), al padre teatino Andrea Riccio o a Daniele Casella. I lavori, iniziati nel 1584, si protrassero fino al 1619, quando fu completata la cupola. Le decorazioni interne furono realizzate nel corso di tutto il XVII secolo mentre la facciata principale, in stile neoclassico, sarebbe stata realizzata solo nell’Ottocento. Nel 1904 per scongiurarne il crollo fu decisa la demolizione dell’antico campanile romanico, che aveva evidenziato pericolose fessurazioni. La chiesa subì gravi danni a causa di bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e fu restaurata negli anni immediatamente successivi. In particolare furono distrutte due cappelle della navata di sinistra e l’altare di nostra Signora della Provvidenza. Tra il 2007 e il 2008 sono stati eseguiti restauri delle decorazioni e degli affreschi delle cappelle e del presbiterio. L’attuale restauro si è concluso nel 2015.

Data la massiccia presenza di solfati la pulitura tramite diffusione di carbonato d’ammonio a impacco è stata fondamentale e irrinunciabile nella prima fase propedeutica alla eliminazione di questi pericolosi sali.

I dipinti

Il ciclo di dipinti murali all’interno dell’edificio è stato realizzato con una buona tecnica ad affresco, su intonachino di malta di calce e inerti misti, steso su arriccio e lisciato, con probabili parti pittoriche eseguite a secco, metodo usuale nel periodo in cui sono stati eseguiti i dipinti. I lacerti pittorici che si possono osservare sulle volte delle prime due campate della navata sinistra e sul voltino della cappella di San Matteo mostrano, a un esame visivo puntuale caratteristiche simili a quelle presenti sul resto delle superfici dipinte della chiesa e difatti quest’ultima venne interessata da un progetto unitario di decorazioni pittoriche concepito ed eseguito durante tutto il secolo XVII. In corso d’opera, durante il cantiere del 2014, sono state eseguite alcune indagini diagnostiche che hanno permesso di approfondire meglio la conoscenza dei materiali e di adeguare correttamente gli interventi.

Le stuccature delle lacune sono state eseguite «a livello» sugli affreschi, in modo tale da ridare un minimo di unità materica alle porzioni dipinte. Tali stuccature sono state eseguite con materiali simili a quelli storici.

Il degrado

Lo stato di conservazione degli affreschi in oggetto di restauro è, in generale, precario. I maggiori danni riscontrabili sono le lacune piuttosto estese nella partitura dipinta; esse sono state causate dai bombardamenti che hanno colpito la chiesa durante la seconda guerra mondiale. Negli anni successivi alla fine del conflitto si intervenne a riparare i danni con una nuova copertura e con il risarcimento degli ampi brani di intonaco caduto. Ad un esame visivo sembra che la malta usata per l’esecuzione degli intonaci nuovi sia cementizia.
La superficie pittorica si presenta quasi illeggibile essendo assolutamente opacizzata per la presenza di probabili ridipinture, di spessi depositi di polvere e da parti carboniose dovute ai fumi conseguenti le esplosioni dei bombardamenti. Si evidenziano anche ampie zone degradate, per effetto delle infiltrazioni di acqua meteorica, le cui tracce possono essere lette nelle parti alte del paramento marmoreo e degli intonaci, dove sono presenti segni delle percolature; sono anche presenti macchie, efflorescenze saline, disgregazioni e sollevamenti di pellicola pittorica e di intonachino dovuti al fenomeno della solfatazione. Oltre a ciò sono presenti importanti fessurazioni e micro lesioni diffuse. La pellicola pittorica originale è interessata da un impoverimento della materia che si manifesta con erosione della superficie e polverizzazione dello strato pittorico. Durante il cantiere è stato eseguito il riconoscimento dei sali solubili, nelle zone all’interno, dove vi sono efflorescenze saline da umidità ambientale e di percolazione, per avere il quadro oggettivo della solfatazione e del conseguente aumento di porosità e decoesione delle superfici.

Nelle grosse lacune, dove ora vi è la finitura in malta di cemento, dopo l’asportazione completa di quest’ultima, è stata posta una malta a calce stesa, in accordo con la direzione lavori e la soprintendenza, a livello o sotto livello.

Gli interventi effettuati

Interventi sulle superfici affrescate e restauro delle volte della navata. Tutte le superfici affrescate sono state pulite con asportazione di polvere; si è ritenuto in accordo con la Soprintendenza di rimuovere anche alcuni vecchi ritocchi e ridipinture localizzate (per gli affreschi a vista) e delle ritinteggiature a tempera decoesa in quanto il materiale era troppo compromesso. Questa operazione è stata eseguita prima a secco, e poi con l’ausilio di adeguati solventi. Allo stato attuale il contenuto di acqua nella muratura può essere ancora presente e questo potrà causare l’ulteriore formazione di patine saline sulla superficie, da rimuovere nel corso degli interventi previsti dal Piano di manutenzione.

Consolidamento degli intonaci e restauro pittorico

Prima delle operazioni di pulitura si è provveduto alla rimozione dei tamponamenti in malta cementizia riconducibili all’ultimo intervento di restauro risalente al dopoguerra; tale decisione è motivata sia dallo stato precario di detti intonaci, sia dal contenuto di sali in essi presente. Si tratta di uno strato di malta steso grossolanamente su una base in cemento e debordante in alcuni casi sulla pellicola pittorica. Si ritiene invece, in accordo con la direzione lavori, di mantenere eventuali stuccature di epoche antiche, nel caso in cui la loro rimozione possa arrecare danni ai supporti originali o alle finiture, purché eseguite con materiali compatibili con quelli costitutivi, e che siano ancora ben adese alla muratura, eseguite con cura con una malta sana e carbonata. Attraverso queste grandi mancanze, dove era presente la stuccatura cementizia, poi rimossa, è stato possibile studiare gli intonaci originali nel loro spessore. L’asportazione delle malte cementizie è stato eseguito dapprima sulle parti che confinano con l’intonaco affrescato: tale operazione è stata eseguita con estrema cura per evitare la trasmissione di qualsiasi trauma e vibrazione sulle parti dei dipinti storici adiacenti.

Data la massiccia presenza di solfati la pulitura tramite diffusione di carbonato d’ammonio a impacco è stata fondamentale e irrinunciabile nella prima fase propedeutica alla eliminazione di questi pericolosi sali.

Si è quindi provveduto all’esecuzione di stuccature salva bordi, propedeutiche alla stesura dei nuovi intonaci a base di calce. Da ciò che si può capire attualmente, sembra appurato che il ciclo pittorico sia stato dipinto su una muratura realizzata in laterizio. Su questo paramento murario è stata stesa una malta (arriccio) come riempitivo e strato di preparazione dello strato finale. Su di essa è posato l’arenino lisciato e con presenza di polvere di marmo.
Dopo aver portato a termine la pulitura su tutta la superficie con semplici e ripetute applicazioni di acqua demineralizzata, nebulizzata delicatamente, per rimuovere le polveri depositate in superficie e lavare via i sali cristallizzati in superficie, è stato possibile valutare ove era necessaria una pulitura approfondita, data la presenza di fissativi o ridipinture, e ove, invece, era sufficiente la pulitura ad acqua magari ripetuta più volte a distanza di tempo. Dopo diverse prove sia per il tipo di supportante sia per l’agente di pulitura, comprese le resine a scambio ionico, si è scelto il solvente adatto da accompagnare il tradizionale metodo a impacco che rigonfia i materiali estranei alla pittura senza solubilizzarli, ma assorbendoli e quindi utilizzando come supportante della polpa di cellulosa (arbocel Bw 40) sola o addizionata a seppiolite con carbonato o bicarbonato d’ammonio.

Data la massiccia presenza di solfati la pulitura tramite diffusione di carbonato d’ammonio a impacco è stata fondamentale e irrinunciabile nella prima fase propedeutica alla eliminazione di questi pericolosi sali. In corrispondenza delle parti più abrase si sono applicati sottili strati di arbocel addizionato con soluzioni di carbonato d’ammonio a bassa concentrazione su fogli di carta giapponese; dove rimaneva traccia di pigmenti a base di rame, minio, cinabro gli impacchi di arbocel sono stati addizionati solo ad acqua demineralizzata. La delicatezza della pellicola pittorica sottoposta a gravi sollecitazioni dalla presenza dei sali contenuti nell’intonaco e la tecnica pittorica, ormai resa fragile dall’umidità ambientale, richiedevano un trattamento consolidante che facesse funzione anche da protettivo finale dell’intera superficie, ma un intervento consolidante e protettivo che utilizza materiali sintetici ormai è provato non essere consono a un corretto criterio conservativo in quanto crea una barriera pressoché impermeabile.

La pulitura è stata rifinita con interventi a bisturi o con penne a fibra di vetro per l’asportazione dei residui di scialbo di cemento. Le vecchie stuccature debordanti e con superfici e materiali non adeguati sono state rimosse e sostituite, dopo la fase di consolidamento, con nuove stuccature con malta di grassello di calce e inerte di adeguata granulometria. Il consolidamento dell’intonaco distaccato è stato eseguito sia con piccoli perni in vetroresina (per i maggiori distacchi lungo le lesioni) sia con l’iniezione di apposite malte. La fissatura della pellicola pittorica distaccata è stata eseguita puntualmente con resina acrilica in emulsione acquosa in adeguata diluizione. La riadesione degli ulteriori distacchi e il consolidamento degli intonaci decoesi è stato effettuato con iniezioni di Plma che non altera la permeabilità al vapore delle murature e non contiene sali solubili efflorescibili.

Le stuccature delle lacune sono state eseguite «a livello» sugli affreschi, in modo tale da ridare un minimo di unità materica alle porzioni dipinte. Tali stuccature sono state eseguite con materiali simili a quelli storici. Nelle grosse lacune, dove ora vi è la finitura in malta di cemento, dopo l’asportazione completa di quest’ultima, è stata posta una malta a calce stesa, in accordo con la direzione lavori e la soprintendenza, a livello o sotto livello. A queste operazioni è seguita la fase di integrazione pittorica che ha compreso sia l’intervento sulle stuccature sia l’intervento sulle abrasioni (con il metodo dell’abbassamento di tono e rigatino a seconda delle situazioni) e i graffi superficiali (trattati a velatura). Questi interventi saranno eseguiti con acquerello.

In sintesi la sequenza delle operazioni

  •  Analisi chimiche
  •  Pulitura a secco da polvere
  •  Pulitura con acqua distillata e/o con soluzione di carbonato di ammonio con asportazione  di ridipinture, ridecorazioni
  •  Rifinitura della pulitura con asportazione a bisturi, fibra di vetro dei residui di vecchi scialbi
  •  Rimozione vecchie stuccature
  •  Estrazione sali solubili attraverso spugnature e/o impacchi di materiale assorbente
  •  Consolidamento intonaco
  •  Fissatura colore
  •  Stuccatura
  •  Integrazione pittorica delle lacune stuccate
  •  Integrazione pittorica delle abrasioni, graffi della pellicola pittorica
La fase di integrazione pittorica ha compreso sia l’intervento sulle stuccature sia l’intervento sulle abrasioni e i graffi superficiali Questi interventi saranno eseguiti con acquerello.

Riflessioni a margine dell’esperienza

Si sottolinea la delicatezza di tutto questo intervento, che ha visto in alcuni casi, prendere la coraggiosa decisione di conservare tracce anche degli eventi storici che avevano segnato così profondamente questa importante chiesa del centro storico genovese.
Dal punto di vista tecnico si vuole evidenziare la riflessione avvenuta in merito alla necessità di intervento con una protezione dei dipinti stessi, a conclusione dell’intervento di restauro. Di seguito si riporta un estratto dai documenti di cantiere «È quindi necessario che un intervento di consolidamento e protezione della superficie dipinta garantisca lo scambio di umidità tra l’intonaco e l’ambiente, mantenendo inalterata la porosità dei materiali costitutivi. Il trattamento consolidante, che garantisce il mantenimento delle proprietà fisiche dei materiali, è il «trattamento al bario» che però deve essere sottoposto a rigorose campionature prima della sua applicazione. In alternativa potrebbe essere applicato un consolidamento con acqua di calce in umido con spugnature di acqua distillata e localmente dove necessario con spugnature di soluzione di carbonato di ammonio».

Chi ha fatto Cosa

Settori operativi: puliture e consolidamenti sugli affreschi delle prime due campate della navata sinistra della chiesa di San Siro a Genova
Direttore dei Lavori: arch. Paolo Cardo
Progettazione dell’intervento di restauro e impresa esecutrice delle opere di restauro: Luca Taccia
Alta Sorveglianza: arch. G. Bozzo, Soprintendenza per i Beni architettonici della Liguria

Luca Taccia, restauratore
Daniela Pittaluga, Ssbap-già Scuola di Specializzazione in Restauro dei Monumenti,
Università di Genova

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