Consiglio Nazionale Ingegneri | Crollo Ponte Morandi

Cni: «proposte concrete per garantire la sicurezza di ponti e viadotti»

Il Consiglio Nazionale Ingegneri ha espresso profondo cordoglio per le vittime a causa del crollo del Ponte Morandi a Genova e ha proposto una strategia per evitare che accadano altre tragedie come quella del capoluogo ligure. Strategie per prevenire i rischi delle infrastrutture e che siano anche di rilancio per il Paese.
Armando Zambrano | Presidente Consiglio Nazionale Ingegneri.

A nome dell’intero Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano, presidente del Cni, ha espresso con una nota dedicata alla catastrofe avvenuta a Genova il cordoglio della categoria.

«Il crollo del Ponte Morandi sul Polcevera a Genova ci induce, prima di tutto, a esprimere i sentimenti di cordoglio e di partecipazione al dolore per le vittime di quest’immane tragedia. Il Consiglio Nazionale, interpretando il sentimento di tutti gli ingegneri, ha espresso la sua vicinanza alle famiglie delle vittime e dei feriti. Le immagini che hanno preceduto il crollo e quelle ugualmente devastanti che lo hanno seguito riaprono e ripropongono il tema antico e attuale della sicurezza del costruito. Ancora una volta le parole manutenzione e prevenzione diventano centrali nel linguaggio dei media e della comunicazione in generale, e ancora una volta la loro declinazione viene affidata alla dialettica, non sempre obiettiva, delle forze politiche. Il Cni ha detto e sostenuto con forza, in quest’occasione come nel passato, che la cura, la sicurezza, la manutenzione e la prevenzione devono essere un abito da indossare in modo permanente e non nelle occasioni del lutto e del dolore; che il piano per la sicurezza del costruito deve andare oltre i democratici avvicendamenti dei governi e divenire, finalmente, indirizzo permanente condiviso e difeso da tutti, affidato, nella gestione, alle strutture dello Stato che ne devono essere garanti di continuità e aggiornamento. In più occasioni, su questi temi, il Cni e la Rete delle Professioni Tecniche hanno prodotto documenti e proposto soluzioni, sempre compatibili e congruenti con le grandi capacità del nostro Paese. Basti ricordare il Piano sulla prevenzione del rischio sismico, sottoscritto da molti altri enti, anche scientifici, e organizzazioni pubbliche e private, o i contributi sulla tutela dal rischio idrogeologico, inviati e condivisi da Italia Sicura».

Gli ingegneri hanno più volte chiesto e dato il loro contributo, come professionisti, alle attività della Pa nel rispetto dell’impegno alla sussidiarietà, sancito anche da una legge dello Stato. Nei documenti evidenziavano anche la necessità di piani di manutenzione programmati e di controlli obbiettivi.

Da ricordare, inoltre, documenti importanti, sottoscritti dal Pat (Professioni area Tecnica), successivamente sostituito dalla Rete delle Professioni area tecnica, in occasione del Professional Day del 1 marzo 2012, sul tema delle concessioni autostradali, o della Rete stessa, successivamente, in audizione, in occasione della conversione in legge di decreti tesi a rilanciare l’economia, nei quali si evidenziava la necessità di importanti modifiche che imponessero adeguati ammodernamenti delle infrastrutture.

Il tema della prevenzione ha indotto il Consiglio, tra l’altro, a organizzare una campagna (detta “Diamoci una scossa”), per promuovere gli interventi di riduzione del rischio sismico sul costruito, insieme al Consiglio Nazionale Architetti e a Fondazione Inarcassa, ormai in avanzato stato, le cui iniziative su tutto il territorio nazionale partiranno nel prossimo mese di settembre. Anche il Congresso Nazionale, tra il 12 e il 14 settembre, vedrà un’ampia discussione su questi temi.

«Sul tema della sicurezza delle infrastrutture occorre pensare alla necessità di interventi urgenti, immediatispiega ancora Zambrano evidenziando chei numeri delle infrastrutture lineari di trasporto, relativamente alle reti autostradali, sono molto importanti. Sono 1.608 i ponti e viadotti, per una lunghezza di 1.013 km su un totale di circa 6.000 km di rete. Ma nel complesso sono circa 61mila i ponti e viadotti lungo i 255.000 km totali che compongono la rete stradale italiana, fatta da autostrade, strade statali, regionali, provinciali e comunali per una lunghezza complessiva di 38.000 km. Dati che segnalano le problematicità poste dalla complessità dell’orografia del nostro Paese. Per questo, il Consiglio Nazionale intende avanzare alcune proposte che dovranno vedere coinvolte, per il loro sostegno, l’intera comunità degli ingegneri, a partire dal mondo ordinistico e delle sue rappresentanze territoriali, oltre alle professioni tecniche e precisamente:

  1. un piano nazionale pluriennale di verifica delle infrastrutture, con un’anagrafe delle opere d’arte importanti ed a rischio e delle condizioni di sicurezza, basata su dati messi a disposizione dagli enti proprietari/concessionari, verificati, con metodi scientifici, da un soggetto indipendente. Un impegno condiviso e sottoscritto dal Governo.
  2. la gestione ed il coordinamento di questo piano devono essere affidati ad una specifica struttura dello Stato allo scopo dedicata ed operante in stretto accordo con i ministeri competenti che devono esserne l’anima, ponendo fine ad inutili e dannosi antagonismi che, a volte, sono emersi nell’attribuzione di ruoli e competenze.
  3. il piano di manutenzione, che è da anni un elemento obbligatorio a corredo del progetto esecutivo, deve essere redatto da soggetti competenti e deve essere aggiornato sulla base di un costante monitoraggio diagnostico, dell’avanzamento delle ricerche scientifiche, delle conoscenze, delle tecnologie. Esso va esteso anche alle opere esistenti.

Così gli ingegneri, in una logica di sussidiarietà, prevista dalla legge, intendono dare il necessario contributo alla realizzazione del piano di manutenzione ed alle verifiche necessarie».

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