Confedilizia | Pressione fiscale

Confedilizia: agevolazioni fiscali e affrancamento da Imu e Tasi

Agevolazione fiscale per la permuta d’immobili, incentivi per l’istituzione di comunità volontarie, forme di esenzione di Tasi e Imu con il versamento di un numero di annualità d’imposte: queste le proposte formulate da Confedilizia al Governo. Presentato anche uno Studio elaborato da Francesco Forte che definisce un’autentica “patrimoniale” la pressione fiscale sugli immobili esercitata nel 2012.

confediliziaSono tre le proposte di Confedilizia già effettuate al governo Letta e ora rinnovate al nuovo governo per ridare forza al comparto immobiliare: in sintesi, agevolazioni fiscali per la permuta d’immobili, incentivi per istituire comunità volontarie e forme di esenzione di Imu e Tasi attraverso il versamento di più annualità ai comuni in un’unica soluzione.

Confedilizia | Corrado Sforza Fogliani
Confedilizia | Corrado Sforza Fogliani

Come ha spiegato il presidente di Confedilizia Corrado Sforza Fogliani «… gli immobili sono utilizzati per far cassa spesso senza alcun legame tra imposte e servizi ricevuti o il reddito prodotto. Per questo formuliamo al Governo queste tre proposte innovative a costo zero, già praticate con successo all’estero.
La prima prevede l’introduzione di agevolazioni fiscali per le permute immobiliari, una modalità di trasferimento e scambio d’immobili che, se incentivata, consentirebbe di sbloccare numerosi immobili attualmente invenduti, una riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, producendo anche gettito per l’erario. Per quel che concerne le permute l’imposizione sia limitata all’applicazione delle imposte ipotecarie e catastali in misura fissa, senza applicazione dell’imposta proporzionale di registro. E per agevolare al massimo le permute, Confedilizia chiede un intervento legislativo per far stipulare i vari atti non solo dai notai, anche dagli avvocati.
Noi proponiamo le comunità volontarie, molto diffuse negli Stati Uniti (anche se esistono così anche in Italia): attraverso un regolamento contrattuale, il comune continua ad assicurare servizi non derogabili, mentre ai cittadini che risiedono in quel particolare quartiere o zona spetta il compito di provvedere agli oneri, come la manutenzione e la pulizia delle strade, in cambio di detassazioni.
La terza proposta intende dare ai comuni la possibilità di permettere ai proprietari l’affrancamento di un immobile o terreno edificabile dall’Imu e dalla Tasi tramite il pagamento di un numero di annualità delle imposte che ciascun ente può determinare. “Il bene affrancato”, acquisterebbe un più rilevante valore di mercato
».

Le tasse per la casa sacrificano 1/4 di Pil
Fra l’altro Confedilizia ha presentato uno studio dell’economista Francesco Forte dal quale emerge che ai proprietari di immobili è costato 355 miliardi di euro l’aumento delle tasse nel 2012.

Francesco Forte | Economista
Francesco Forte | Economista

Una vera e propria patrimoniale pari al 23% del pil.
Nel 2011 la pressione fiscale sugli immobili, Ici e imposte per trasferimenti, ammontava all’1,3% del prodotto interno lordo, numero inferiore alla media dei paesi dell’area Ocse (1,4%), superiore a quello della media dell’Eurozona (+1,0%) e in linea con la media dell’Unione europea (+1,3%).
Due anni fa lo scenario è notevolmente cambiato. Entrando nel merito dello studio, infatti Francesco Forte ha spiegato che “l’aumento della tasse sugli immobili deciso dal governo Monti, per l’anno 2012, con il passaggio dall’Imu all’Ici e il contestuale aumento del 60% del moltiplicatore delle rendite catastali era stato giustificato dal fatto che in Italia la tassazione era più bassa della media europea. Questo non era vero, il nostro paese era sostanzialmente allineato.

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Tanto che nel 2012, con il passaggio dall’Ici all’Imu, la pressione fiscale sugli immobili è salita dall’1,3% al 2,3% del Pil. Facendo dei conti appropriati, nel 2012 nell’Eurozona la tassazione è aumentata all’1,1% (+0,1%) del Pil, nell’Unione europea e nell’area Ocse è rimasta ferma all’1,3 e all’1,4%.
Secondo lo studio «… l’aumento della tassazione sugli immobili del 2012 sul 2011 di 14,7 miliardi di euro (da 9 a 23,7 miliardi di euro) equivale a una patrimoniale straordinaria di 355 miliardi, che corrisponde alla riduzione del valore degli immobili, pari al 23% del Pil».
Per le famiglie proprietarie di immobili la perdita di valore dal 2011 al 2012 ammonterebbe a 190 milioni di euro. L’aumento dell’imposizione fiscale ha generato anche il crollo delle compravendite ( -20/25%), la diminuzione degli investimenti (14 miliardi in meno, l’1% in meno sul Pil) e dell’occupazione nell’edilizia, e avrebbe contribuito all’aumento degli insoluti bancari.
Forte specifica nello studio che fra l’altro, «… in due anni, fra il 2011 e il 2013 gli occupati nell’edilizia si sono ridotti di 240 mila unità, vale a dire il 7% della forza lavoro del settore. Altri 130mila addetti dell’edilizia sono in cassa integrazione (+90mila rispetto al periodo di precrisi), dati che comunque non considerano l’indotto».
Per quanto concerne le previsioni finali per il 2013 si teme che questo tipo di patrimoniale possa raggiungere il 25% del Pil. Francesco forte ha evidenziato che si sta ancora lavorando sui dati: «dobbiamo ancora avere i numeri relativi al gettito fiscale degli immobili e al Pil: tenendo conto che l’anno scorso il Pil è sceso di 2 punti, è prevedibile che la pressione fiscale sia superiore al 2,3% del Pil registrato nel 2012. Quest’anno anche al netto della ripresa, come stime di crescita che vanno dallo 0,3% all’1%, sulla prima casa graverà la Tasi, un’Imu mascherata perché basata sui valori catastali e non sui servizi indivisibili».
La crisi in Europa che ha generato la caduta del Pil è stata innescata dallo scoppio della bomba finanziaria che aveva provocato negli Usa un gonfiamento del settore immobiliare: questa è la tesi di Confedilizia che, a suo dire, ritiene che l’Italia ne aveva subito il contraccolpo ma, fino a tre anni fa, aveva avuto una tenuta dell’occupazione del Pil superiore alla media del sud dell’Europa dovuta al fatto che non aveva avuto la crisi del settore immobiliare. Con l’imu e ora con la Tasi il governo, con la pressione dei comuni bisognosi di risorse da ricavare a carico dei ceti medi, ha intensificato la crisi da cui l’economia di mercato era uscita quasi indenne.

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