Restauro | Conservazione e interni di design

Interventi minimali per l’hotel diffuso nella Galleria Vittorio Emanuele II di Milano

Gli interventi hanno riguardato gli interni degli edifici della Galleria Vittorio Emanuele II. Gestita la complessità nel conciliare la natura monumentale con le diverse funzioni (ricettive, espositive, di ristorazione e intrattenimento) nella ricerca di una relazione linguistica tra i nuovi progetti e le qualità architettoniche e simboliche del complesso storico. Il lavoro svolto sui soffitti decorati degli ambienti interni della Galleria ha avuto come obiettivo il recupero del valore storico e di quello artistico.

La galleria Vittorio Emanuele II di Milano è un ambiente coperto unico nel suo genere con prevalente destinazione commerciale che collega piazza Duomo a piazza della Scala.
La galleria, costruita in stile neorinascimentale, è tra i più celebri esempi di architettura del ferro europea e rappresenta l’archetipo della galleria commerciale dell’Ottocento.

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Costruita in stile Neorinascimentale, la galleria Vittorio Emanuele II di Milano, è tra i più celebri esempi di architettura del ferro europea e rappresenta l’archetipo della galleria commerciale dell’ottocento.

vittorio_emanuele002La sua realizzazione inizia nel 1839 quando si volle ammodernare la parte antistante il Duomo di origine medievale. Per realizzare la Galleria, come appare ai giorni nostri, furono necessari tre regi decreti nel biennio 1859 – 1860: uno per l’esproprio dei palazzi da demolire, uno per la demolizione del coperto dei Figini e del Rebecchino (caseggiati che occupavano allora l’attuale piazza Duomo e che dovevano essere abbattuti per dare alla piazza un aspetto più nobile) e un ultimo decreto per autorizzare una lotteria per raccogliere fondi necessari alla costruzione della nuova via.

Seguirono tre concorsi comunali: i primi due non videro vincitore mentre il terzo, promulgato con la formula a inviti della commissione vide anche cinque progetti presentati spontaneamente, decretò vincitore Giuseppe Mengoni.

Il progetto, che prevedeva inizialmente una galleria unica, venne poi trasformato nell’effettivo progetto di una galleria a croce, congiuntamente a una serie di piccoli dettagli stilistici che portarono alle forme attuali della galleria.

Il progetto prevedeva inoltre l’erezione di un palazzo porticato frontale a piazza Duomo e una loggia di fronte all’ingresso della galleria comunicante con la manica lunga del Palazzo Reale: progetti che non verranno mai realizzati.

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La maggior parte delle opere di consolidamento sono state effettuate
 in modo puntuale e con l’ausilio di micro iniezioni in grado di mantenere il materiale originario in posizione.
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Una delle prime operazioni sugli stucchi è stata quella di descialbare le superfici in modo da avere un quadro veritiero dello stato di conservazione dei differenti elementi decorativi. Su alcuni decori la fase di desciabatura ha riportato alla luce parti ricoperte con foglia d’oro.
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Per la riproposizione degli stucchi mancanti sono stati realizzati dei calchi in lattice all’interno dei quali
 è stato successivamente versato del gesso liquido.

Progetto architettonico

Tra le svariate attività commerciali distribuite nei circa 40.000 mq di quello che si può definire il primo centro commerciale nel cuore di Milano si colloca il TownHouse Galleria & SevenStars Galleria Suites, nel quadrante nord-ovest della galleria (tra la via Pellico e Piazza della Scala).

La struttura a vocazione ricettiva è di proprietà della TownHouse Hotels, impresa italiana fondata nel 2001 da Ornella Borsato e Alessandro Rosso. Il primo nucleo della struttura è stato inaugurato nel 2007 con il nome di Seven Stars Galleria ottenendo per primo in Italia un certificato Europeo a 7 stelle per le sue 7 suites, ed è anche l’unico in Italia a essere collocato all’interno di un monumento nazionale.

Tra il 2011 e il 2014, con due successivi ampliamenti, la struttura si è dotata di ulteriori servizi e camere compresa la Penthouse Suite; quest’ultima risulta essere la più grande roof-top suite del centro di Milano con superficie di 560 mq, dotata di sala ricevimenti privata, cucina professionale dedicata e vista sulla Galleria e Piazza della Scala. Alla fine del 2014 si sono resi disponibili nella galleria altri spazi adiacenti a quelli già assegnati all’hotel per circa 2.600 mq cielo-terra, e a seguito dell’aggiudicazione del bando di gara indetto dal Settore Demanio del Comune di Milano, la proprietà ha deciso di intraprendere una nuova fase di ampliamento di superficie.

I lavori, progettati dall’architetto Massimo Magaldi, sono i più importanti tra quelli fino a ora realizzati per dimensioni e valore aggiunto. L’hotel ha incrementato la superficie passando dagli precedenti 3.400 mq, comprensivi dei 510 mq del museo di Leonardo da Vinci (situato nei saloni del piano nobile con ingresso da Piazza della Scala), a un totale di circa 6.000 mq.

Alle precedenti 30 camere, 7 suites e The Penthouse Suite, si sono aggiungente 11 nuove camere di dimensioni comprese tra i 35 e i 60 mq (alcune delle quali situate all’ultimo piano della Galleria, con terrazzo privato e vista sulle volte e cupola in ferro e vetro) e 8 suites di dimensioni fino a 80 mq e una Presidential Suite di 125 mq con balconata affacciata direttamente in galleria; un centro benessere e fitness anch’esso con vista sulle cupole vetrate della galleria, un piano ammezzato dedicato a ricevimento, lounge e spazi comuni, e l’Oyster bar & restaurant affacciato direttamente sull’Ottagono, nella parte principale della galleria.

La struttura è stata dotata di un nuovo ingresso principale direttamente da via Pellico, lasciando come accesso di servizio la precedente entrata attraverso il cortile di via Pellico 8 e servita da un ascensore privato che conduceva alla reception del primo piano.

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Sotto lo strato pittorico di colore bianco sono stati trovati differenti dipinti riportati alla luce grazie alle operazioni di restauro.

Il progetto architettonico si è concentrato inizialmente sulla relazione tra la nuova espansione e l’attività esistente, resa ancora più complessa dalle caratteristiche di monumentalità dell’edificio e dalla sua conformazione allungata lungo i tratti minori della galleria.

In questo importante processo di ricucitura degli spazi è stata dedicata particolare attenzione all’analisi dei flussi (clienti, ospiti, personale e fornitori) e delle distribuzioni verticali e orizzontali, con la realizzazione di un nuovo blocco ascensori interno assemblato attraverso l’utilizzo di profili Hea 140 per i montanti verticali, Hea 120 per quelli orizzontali e profili a L 50 x 50 x 5 mm posizionati a forma di crociera per la necessaria controventatura, attestato sulla via Pellico e a uso esclusivo dei 5 livelli dell’hotel.

Le necessità di adattamento dell’edificio alla nuova funzione ricettiva, nonché la richiesta della Committenza di avere la maggior parte delle camere con l’affaccio sull’interno della galleria, hanno dettato il ridisegno integrale della distribuzione interna.

In questa fase progettuale sono stati assunti come vincoli sia la richiesta della Soprintendenza di Milano di intervenire il meno possibile sul layout delle murature portanti, sia gli esiti della vasta campagna di analisi stratigrafiche che ha individuato decori originali o di valore testimoniale. I soffitti e le pareti dei singoli locali oggetto d’intervento, circa 80 in totale, sono stati infatti oggetto di analisi diagnostiche perché nulla fosse lasciato al caso prima dell’inizio delle operazioni di strip-out.

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In alcune limitate porzioni la volta ha richiesto un intervento d’integrazione del cannicciato pre-esistente in quanto non più capace di poter svolgere alla funzione di aggrappante per l’intonaco e successivo apparato decorativo. Come rappresentato nella foto di destra, prima di procedere con il risarcimento pittorico definitivo sono state effettuate diverse campionature in accordo con la Soprintendenza per scegliere quella più in linea con la filosofia dell’intervento di restauro.
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Per il sostegno della volta sono stati inseriti perni trasparenti in grado di far lavorare al meglio l’intera superficie appesa e gravare il meno possibile sulle murature esistenti.

Operazioni di strip-out e ritrovamenti

Le lavorazioni di strip-out sono iniziate da alcuni locali al secondo e terzo piano dell’edificio, seriamente danneggiati da degli allagamenti avvenuti in seguito a forti temporali e alla rottura degli obsoleti sistemi di raccolta e smaltimento dell’acqua piovana. In seguito, partendo dall’alto verso il basso, tutti i locali sono stati liberati da ogni genere di allestimento interno, ribassamenti, serramenti, partizioni mobili e impianti.

Nel corso degli anni, i locali della Galleria, destinati prevalentemente a uffici dei vari settori comunali e associazioni ed enti diversi, erano stati oggetto di interventi, sostituzioni e manutenzioni leggere; non sono stati rilevati elementi di pregio da conservare. Successivamente si è proceduto con la demolizione dei soffitti e dei cannicci non decorati per la verifica dello stato di conservazione dei solai, e alla demolizione dei tavolati interni.

Le strutture in muratura portante sono state lavorate solamente per l’apertura di alcuni vani passaggio funzionali al lay-out del nuovo progetto. I maggiori interventi demolitivi sono stati eseguiti all’ultimo piano e in corrispondenza delle nuove colonne ascensori, re alizzate con profili Hea 140 per gli elementi verticali e Hea 120 per quelli orizzontali opportunemente controventati dai profili a L 50 x 50 x 5 mm disposti a croce, realizzate a uso dell’hotel. All’ultimo piano sono state rimosse le porzioni del solaio ligneo di sottotetto maggiormente ammalorate.

In tal modo è stata portata alla vista l’orditura primaria delle capriate lignee originali, e sono stati consolidati gli elementi portanti precedentemente oggetto di interventi manutentivi in seguito ai danneggiati causati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale. Sempre all’ultimo piano è stato demolito, a seguito dell’esito positivo delle campionature stratigrafiche, anche il tamponamento perimetrale che delimitava un camminamento manutentivo scoperto al livello di imposta delle volte della galleria, ricavato dall’arretramento del piano rispetto alla facciata interna dell’edificio.

Sono state portate così alla luce e alla vista delle camere e della spa prospettanti questo lato, le imponenti travature reticolari in ferro (talvolta originali, talvolta successive alle riparazioni post-belliche) di fornitura e costruzione francese. Le due nuove colonne ascensori sono state posizionate al centro della parte terminale del corpo di fabbrica affacciato lungo la manica corta ovest, e a servizio del nuovo accesso principale alla struttura dalla via Pellico.

Il principale collegamento verticale dell’intero hotel è stato realizzato con due castelli in acciaio ancorati su un lato alle murature esistenti, e poggiati su una nuova fondazione realizzata in getto al piano delle cantine. Le strutture in ferro sono state lasciate indipendenti dai solai lignei originali, i quali sono stati il più possibile conservati e consolidati in corrispondenza degli attraversamenti dei vani ascensore.

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Le volte, una volta completate le lavorazioni di restauro, sono tornate al loro aspetto originario. Il lavoro svolto sui soffitti decorati degli ambienti interni della Galleria ha avuto come obiettivo il recupero del valore storico e di quello artistico.

vittorio_emanuele012vittorio_emanuele013Durante le operazioni d’allestimento delle canalizzazioni aerauliche e delle tubazioni impiantistiche si sono rese necessarie numerose varianti puntuali, dovute alla scoperta di volta in volta di condizioni delle strutture dell’edificio sconosciute fino alle demolizioni.

Altre volte è stata valutata la necessità di conservazione di elementi decorativi e tecnologici originali rinvenuti anch’essi solamente dopo l’inizio dei lavori. L’opera di aggiornamento e coordinamento dei progetti architettonici, strutturali, impiantistici, e prevenzione incendi è stata costante.

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Con le operazioni di rimozione delle varie partizioni fatte negli anni si sono riporate alla luce le strutture originarie degli ambienti alti del fabbricato. Ciò ha permesso di migliorare il progetto e impiegare gli ambienti all’interno dei nuovi vincoli strutturali facendoli diventare parte integrante del risultato finale.
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Anche all’interno degli ambienti che sarebbero diventati parte dell’ Hotel Seven Star sono state riportate alla luce le travi in ferro originari costituenti l’ossatura portate della copertura della Galleria.

Terrazza duomo 21 e Pavarotti’s Restaurant & Musuem

La Terrazza Duomo 21 occupa una superficie di circa 290 mq nei locali del piano nobile del quadrante sud-ovest della galleria, al lato dell’arco trionfale di ingresso del complesso. La terrazza, sovrastata dalle facciate monumentali su piazza Duomo è grande circa 100 mq, e dà il nome al locale dalla visuale unica sulla piazza. Questi spazi erano già stati recuperati come lounge di accesso al business center, che oggi ospita la sede del World Expo Commissionary Club, collegato al TownHouse Duomo 21.

Alla fine del 2014 la Seven Stars Galleria Italia Srl ha deciso di riordinare questi spazi al fine di ottenere una più ampia lounge bar & restaurant. Il progetto ha necessitato quindi del ri-allestimento degli interni e un consistente intervento di restyling, che si è concentrato soprattutto sulla realizzazione delle divisioni interne con soli elementi di arredo.

Così sono stati realizzati in meno di due mesi tutti i lavori di adeguamento impiantistico, finitura e di costruzione e montaggio dei mobili della reception, del blocco centrale del bar, delle bottigliere e delle armadiature espositive dei prodotti food & beverage per nascondere alla vista del pubblico i flussi degli approvvigionamenti del bar e del personale in entrata e uscita dalla cucina. La nuova immagine della location, il lighting design e gli arredi sono stati progettati dall’architetto Massimo Magaldi.

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Gli interni del ristorante pavarotti a lavori ultimati. L’antica struttura lignea di copertura è stata completamente riportata alla luce aumentando la percezione spaziale ai commensali.

Il progetto illuminotecnico è stato affrontato su una doppia chiave di registro: una illuminazione morbida e accogliente per le sale ristorazione e una più tecnica e funzionale per la zona museale, dove era necessario avere un accento dedicato.

La conformazione duplice dello spazio è stata risolta scegliendo apparecchi decorativi a sospensione Artemide Castore dal taglio classico e di differente diametro con sorgente e proiettori a Led ad alta performance.

L’illuminazione generale dello spazio è stata realizzata con apparecchi a sospensione che sfruttano la diffusione del vetro soffiato opalino per dare il giusto valore di illuminamento mantenendo elevato il comfort visivo e la morbidezza della luce, non disturbando l’occhio del commensale. All’interno la classica lampadina a incandescenza è stata sostituita con una più performante lampadina retrofit a tecnologia Led.

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In alcuni punti la struttura lignea originaria ha necessitato dell’inserimento di stampelle metalliche in grado di aiutarla a lavorare al meglio sotto il peso della copertura esistente. Oltre alla struttura lignea anche le travi in ferro originarie sono state riportate alla luce e restaurate in modo da esser parte integrande del layout dei vari ambienti.

L’illuminazione museale è stata garantita attraverso l’utilizzo di proiettori Artemide Led 25W ad alta efficienza, studiati con l’integrazione della tecnologia chip on board (Cob) e ottiche a fascio controllato per dare un accento marcato e deciso solo laddove si rendeva necessario.

I pavimenti, le pareti e i soffitti sono stati interamente rinnovati in base a un attento studio progettuale delle tinte che rendesse immediatamente percepibile l’identità alla nuova funzione insediata, ispirasse relazioni simboliche ed emotive con il carico storico degli ambienti. Da qui la scelta di riverniciare il parquet esistente con una tinta simile al rovere bruciato, il laccato nero opaco per quasi tutte le opere di falegnameria (in voluto contrasto con il bianco prodotto dagli effetti di retroilluminazione).

Le pareti e i soffitti sono stati trattati attraverso l’impiego di tecnologia de La Fabbrica del Colore e nello specifico sono state usate per le pareti e i plafoni la vernice Europa, un composto granulato con inseriti frammenti metallici in grado di riflettere la luce naturale; per i muri di spina è stato impiegato Ares lavorato effetto travertino abbinato al prodotto Ombreggiatura. Il bancone del bar è stato decorato con effetti corten e rame antico miscelando differenti smalti ferromicacei su base materica anch’essa ottenuta dal prodotto Ares.

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Tutto all’interno degli ambienti dell’hotel è stato disegnato per essere inserito perfettamente neegli spazi restaurati e riqualificati dal progetto.

Pavarotti’s Restaurant & Museum

È un progetto molto particolare situato all’ultimo piano del quadrante sud-ovest della galleria, e risultato dal progetto di interior e light design di Massimo Magaldi e gli interventi espositivi e artistici a cura rispettivamente della Pavarotti Inter- national 23 Srl e di Mauro Roselli.

Il ristorante-museo è raggiungibile attraverso i due ascensori vetrati esterni e passaggi scoperti fiancheggianti le volte della galleria e contornati da pareti verdi. Queste sono costituite da pannelli di iuta tagliati in moduli di larghezza di 200 cm, dotati di tasche per la piantumazione con incorporato un sistema di irrigazione capillare, e appesi alle strutture di copertura in ferro esistenti, realizzato da Polifor Società Agricola.

All’interno dei circa 500 mq di superficie lorda interna del locale sono stati distribuiti un bar con caffetteria, una sala dedicata alla promozione delle tipicità modenesi, le sale per la somministrazione per circa 160 coperti, una sala per le esibizioni live, due sale private a dehor, e i locali tecnici e di servizio (una doppia cucina, un locale dedicato per il washing, un ampio magazzino celle, altri spazi depositi e gli spogliatoi del personale).

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Tutti gli arredi, specialmente quelli all’interno delle strutture esistenti preservate dal progetto, sono stati realizzati dall’architetto Magaldi.

Al termine delle opere di strip-out si è proceduto con la demolizione del tamponamento perimetrale lungo il camminamento manutentivo al lato delle coperture della galleria. Quest’operazione ha permesso di realizzare una vetrata in ferro e cristallo in grado di consentire la vista delle architetture di ferro della copertura.

Successivamente si è proceduto con la rimozione dell’assito ligneo del solaio del sottotetto, diffusamente degradato, per portare alla vista le capriate lignee originali, lasciando però in opera, sempre per ragioni conservative e compositive del progetto, i travetti dell’orditura lignea secondaria.

La richiesta della committenza di rappresentare gli aspetti della carriera e della vita del maestro Pavarotti è stata interpretata utilizzando la parete centrale di spina del fabbricato come supporto principale per le installazioni grafiche, oggettistiche e per le opere d’arte realizzate in opera.

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La struttura portante originaria degli ambienti è stata salvata e integrata nel progetto grazie l’utilizzo del colore.

vittorio_emanuele022Per l’illuminazione dell’esposizione è stato studiato con l’ufficio progetti di Artemide un sistema a spot Led da 25W a luce neutra montati su binari trifase. I binari sono stati a loro volta collocati sui travetti in legno dell’orditura lignea secondaria del solaio del sottotetto, per essere il più possibile nascosti alla vista.

Tra gli interstizi dell’orditura secondaria delle sale più importanti sono stati calati dei grappoli di lampade a sospensione sempre di Artemide: la forma sferica del diffusore in vetro è stata appositamente selezionata per richiamare le lampade della sala del Teatro alla Scala. L’orditura lignea conservata è stata inoltre utiliz- zata come supporto alle strip-led utilizzate per l’il- luminazione diffusa dei locali.

Restauro delle sale interne: sala Mussolini

Il lavoro svolto dal restauratore Eros Zanotti ha interessato i soffitti di tre sale degli ambienti interni della galleria, le cornici modanate e il recupero di una decorativa fascia con iscrizioni e motti di epoca fascista, adiacente al cornicione, presente su tre lati delle pareti del salone.

L’intervento, dopo approfondite indagini stratigrafiche e diagnostica preliminare, si è svolto dapprima mediante il descialbo dello strato di ridipintura di colore bianco che occultava le decorazioni di epoca tardo Ottocentesca e in seguito con le operazioni di pulitura, consolidamento, stuccatura e integrazione pittorica delle decorazioni riscoperte.

La Sala Mussolini è un ambiente di forma rettangolare è il più grande, ed era destinato a salone di rappresentanza. Il soffitto presentava al centro e sui quattro angoli delle decorazioni in stucco a motivo floreale, foglie e rosoni di epoca relativamente recente. Dopo il descialbo si è convenuto che l’apparato decorativo applicato in stucco, probabilmente alla fine degli anni ‘30, non poteva coesistere con la decorazione ottocentesca portata alla luce, e quindi si è deciso per la rimozione dell’ultimo strato, compresi gli stucchi (di fattura grossolana), a favore del recupero della decorazione ottocentesca e degli stucchi decorativi presenti sulla cornice perimetrale modanata.

I soffitti in cannicciato

La parte più consistente dell’intervento, sui dipinti murali del soffitto a cannicciato della Sala Mussolini ha riguardato il consolidamento statico della complessa struttura ottocentesca del salone: un soffitto appeso in legno, stuoie in canniccio e intonaco. Gli interventi, pur svolgendosi in contemporanea, hanno comportato la risoluzione di problematiche assai complesse, con lo studio mirato di metodologie e materiali individuati grazie all’intreccio di esperienze e analisi diagnostiche mirate.

La struttura di sostegno della volta è risultata così costituita: da una orditura di travetti, il cosiddetto capanno; da centine o costole in principale disposizione, a interasse contenuto e con irrigidimenti; da una stuoia di canne o canniccio, base per l’intonaco applicato a più riprese; più strati d’intonaco realizzato con legante a base di calce, gesso e sabbia di varie granulometrie.

L’intervento di consolidamento della volta è stato realizzato dopo la rimozione del tavolato che divideva la sala in due ambienti e sul quale il soffitto si era adagiato da più di mezzo secolo. In conseguenza del rilassamento nella zona centrale, si è proceduto con il ripristino dell’ancoraggio della struttura delle centine all’orditura primaria.

Dato che l’estradosso non era né raggiungibile né visibile, sono stati scartati a priori tutti i sistemi di consolidamento eseguibili a tergo del soffitto. Per studiare la disposizione degli ancoraggi metallici tra orditura e centine è stata proposta una diagnostica mirata. Quindi è stato eseguito un esame endoscopico per valutare la situazione delle travi di sostegno e gli ancoraggi metallici, e un esame termografico per individuare l’ossatura delle travi della costolatura del soffitto.

Queste analisi hanno evidenziato criticità in corrispondenza degli ancoraggi a danno delle chiodature che hanno il compito di sostenere dei piatti metallici che collegano l’orditura con le centine. Dopo queste analisi eseguite in corso d’opera, è stato preferito un consolidamento strutturale a vista. In passato questa tecnica era definita chiodatura, in questo caso si tratta invece di viti lunghe 25/30 cm aventi il compito di intercettare le centine lignee in modo da sostenere il sandwich (cannicciato/intonaco) formando un’adeguata rete di supporto strutturale.

In seguito a un calcolo che definisce il peso di un metro quadrato d’intonaco (circa 50 kg/mq) è stata definita la distribuzione e il numero di perni di sostegno da inserire. Il montaggio è avvenuto praticando un piccolo foro dove è inserita la vite con un disco di policarbonato trasparente di circa nove centimetri di diametro. Una volta avvitato il perno, il disco in pc va a disporsi a contatto con l’intonaco decorato svolgendo il ruolo di sostegno.

Questa fitta rete, che si è venuta a formare mediante un’accurata scelta dei punti d’imperniatura, ha il compito di garantire la solidità e la stabilità del soffitto, senza pregiudicare il naturale fenomeno di lieve oscillazione impartito dai carichi superiori attraverso le solette. Questo intervento, pur essendo invasivo, mantiene il carattere di reversibilità, dogma del restauro conservativo.

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Gli ambienti del bar terrazza Duomo sono caratterizzati dall’utilizzo di prodotti specifici per la verniciatura; le tonalità e gli effetti spatolati sono stati sviluppati appositamente per questa commessa.

Le operazioni di restauro si possono riassumere in tre azioni principali

  • ristabilimento localizzato della coesione delle porzioni d’intonaco in distacco è stato eseguito mediante iniezione con l’impiego di siringhe, di una malta a base di calce idraulica micronizzata, esente da sali solubili sino a saturazione dell’interspazio fra i due substrati;
  • ristabilimento della coesione delle porzioni d’intonaco in disgregato eseguito mediante impregnazione a pennello di una soluzione di una micro emulsione acrilica, denominata Acril Me, esente da sali solubili, opportunamente diluita con alcool isopropilico, sino a rifiuto;
  • reintegrazione delle mancanze, stuccatura di lesioni con malta di calce idraulica naturale, caricata con aggregato siliceo selezionato per ottenere un impasto il più possibile affine alle malte esistenti, opportunamente campionata prima dell’intervento le porzioni reintegrate sono state realizzate sul filo e in continuità all’intonaco esistente evitando sottolivelli e differenziazioni che erano inopportuni e incoerenti.
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La parete rimossa era posizionata esattamente al centro di apparati decorativi successivamente risarciti attraverso il posizionamento dei pezzi mancanti ricreati con appositi stampi.

vittorio_emanuele024Reintegrazione degli intonaci

L’intervento di stuccatura ha interessato maggiormente le zone dove sono stati smontati i rosoni e il tavolato centrale, dietro alle quali mancavano l’intonaco e lo stesso cannicciato di supporto. L’intervento ha previsto come prima operazione la ricostituzione del supporto con stuoie di canne di bambù legate alle centine per mezzo di viti e filo metallico zincato. In seguito è stata sovrapposta una maglia metallica modellabile al fine di migliorare la compattezza del sandwich, anch’essa legata con filo metallico zincato alle viti stesse.

Dopo aver così formato il supporto per l’intonaco, si è potuto procedere sovrapponendo strati di malta da più grossolana (rinzaffo ottenuto con sabbia a granulometria maggiore) a più fine (intonaco ottenuto con sabbia a granulometria minore)fino al raggiungimento di una superficie continua, omogenea e sullo stesso livello degli intonaci originali adiacenti.

L’integrazione pittorica ha interessato tutti i soffitti, perché per ogni sala si sono presentate situazioni che hanno reso necessari interventi mirati ma diffusi su tutta la superficie. Nel caso della sala Mussolini, il colore originale si presentava abraso diffusamente, con grosse perdite della pellicola pittorica relative alle zone dove erano presenti gli stucchi rimossi e l’innesto della parete divisoria.

In questo caso è stato ricostruito l’intero disegno poiché il motivo geometrico lasciava facilmente intuire il naturale proseguimento degli elementi decorativi mancanti e speculari, ed erano ben leggibili le tracce delle tinte originali. Mediante l’utilizzo di velature e tinte acquerellate le decorazioni, sono state integrate e, dove possibile, suggerite.

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Massimo Magaldi | Architetto progettista.

Massimo Magaldi | Architetto progettista
«Il lavoro di progettazione all’interno degli edifici della Galleria Vittorio Emanuele II è stato molto complesso a causa della loro natura monumentale e del variegato programma imprenditoriale della committenza. La necessità di mettere a sistema le diverse funzioni ricettive, espositive, di ristorazione e intrattenimento distribuite in diversi quadranti, e la ricerca di una relazione linguistica tra i nuovi progetti e le qualità architettoniche e simboliche del complesso storico hanno rappresentato una sfida importante. Il trasferimento del concept dell’hotel diffuso all’interno di questa importantissima centralità urbana, e la proposta di un interior design minimale ma di alto valore comunicativo, hanno rappresentato le chiavi per restituire a nuova vita un brano di storia fino a oggi poco valorizzato».

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Eros Zanotti | Restauratore, recupero soffitti decorati.

Eros Zanotti | Restauratore,
recupero soffitti decorati

«La complessità di un intervento di restauro spesso non è legata al valore economico o alla celebrità di un’opera, ma al significato e al valore che assume quando si decide di prendersene cura. Il lavoro svolto sui soffitti decorati degli ambienti interni della Galleria ha avuto come obiettivo il recupero in primis del valore storico e di conseguenza di quello artistico. Le difficoltà derivavano soprattutto dallo stato di conservazione dei manufatti giunti sino a noi in condizioni decisamente critiche. Non a caso il lavoro di consolidamento eseguito nella sala Mussolini è stato, sia per necessità sia per volontà reso visibile e rimovibile, secondo i più elementari principi del restauro conservativo».

Chi ha fatto Cosa
Committenza: Seven Stars Galleria Italia srl
Proprietà: Comune di Milano – Settore Demanio, Patrimonio e Logistica
Progettista: Arch. Massimo Magaldi
General contractor: Impresa Percassi Fratelli srl
Progettazione strutturale: Sepabuilding (Arch. Sebastiano Paparone)
Prevenzione incendi: Fvr Engineering srl (Arch. Enrico Favero)
Coordinamento della sicurezza in fase di progetto ed esecuzione: Sepabuilding (Arch. Sebastiano Paparone)
Direzione lavori: Arch. Edoardo Germani
Fotografie: Eros Zanotti, Stefania Cellini

Committente
Fondata da Ornella Borsato e Alessandro Rosso, TownHouse apre il suo primo Boutique Hotel a Milano nel 2001. Grazie alla sua atmosfera giovane e internazionale, l’hotel si afferma rapidamente nel panorama delle migliori strutture ricettive di Milano. Da quel momento, il nome TownHouse è sinonimo di unicità, fascino, lusso ed esperienze uniche. Ogni hotel è un’oasi di tranquillità e crocevia di differenti culture, una destinazione a sé stante e scelta con cura. Ogni TownHouse è unico, indefinibile e meravigliosamente TownHouse. Ora, con lo sviluppo di nuove mete talvolta sorprendenti, i nostri ospiti potranno sempre stare certi che, ovunque nel mondo viaggeremo, rimarremo sempre e distintamente TownHouse, con lo stesso spirito di armonia e di servizio personalizzato. Emozionante e suggestivo, rinfrescante e rigenerante, TownHouse è amato da coloro che cercano luoghi altamente individuali, per soggiorni unici.

Progettazione
Lo studio è stato fondato nel 2007 a Milano da Massimo Magaldi, operando nel settore privato e occupandosi di progetti di diversa scala e natura. I lavori svolti variano nel campo residenziale, commerciale, dell’ospitalità, terziario e scolastico. L’attività di progettazione dello studio si ispira ai principi di verità e chiarezza costruttiva, applicandosi nella ricerca di semplicità formale, attenzione al dettaglio, e utilizzo di materiali e tecnologie costruttive eco-sostenibili.

Restauro
Eros Zanotti, restauratore e conservatore dal 1993, formazione didattica e attività di cantiere dedita alla conservazione delle superfici decorate dell’architettura, spaziando dai dipinti murali al materiale lapideo. L’attività segue parametri fondati sulla continua ricerca e la sperimentazione di tecniche e materiali utili per affrontare le dinamiche di cantiere attraverso un background in continua evoluzione, ma specifico per ogni intervento. L’impresa guidata dal Restauratore Zanotti è caratterizzata dalla presenza di operatori specializzati e persegue un modello operativo e di gestione delle commesse riconosciuto e certificato Uni En Iso 9001- 2008 ed è attestata Soa nella categoria specialistica Os2a.

General contractor
L’impresa Percassi, società del Gruppo Immobiliare Percassi avviata nel 1963, opera da oltre 50 anni nel settore dell’edilizia civile, delle ristrutturazioni e dei restauri di pregio sia per iniziative immobiliari sviluppate da società appartenenti al gruppo sia per importanti clienti di fama nazionale e internazionale. Il suo sistema di gestione per la qualità ha ottenuto la certificazione in conformità alla normativa Uni En Iso 9001. Impresa Percassi è inoltre attenta alle tematiche di ecosostenibilità, è iscritta al Green Building Council Italia e opera regolarmente secondo gli standard Leed

Arch. Corrado Colombo

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