Edilizia socio - sanitaria | Immobili storici

Conservazione, riuso e innovazione del complesso Pio Loco Delle Penitenti a Venezia

Il progetto ha valorizzato tutte le relazioni che era possibile istituire tra gli spazi esistenti, passaggi verso i giardini e le corti, e le ha integrate attraverso tre nuovi corpi di fabbrica che oltre a contenere scale e ascensori, collegano i tre edifici che compongono il complesso del Pio Loco delle Penitenti, migliorando le relazioni interne. L’intervento curato dall’arch. Maura Manzelle si è aggiudicato la medaglia d’argento ex-aequo della sesta edizione del Premio Internazionale Domus Restauro e Conservazione ideato da Fassa Bortolo e dall’università di Ferrara.

Nuova destinazione d’uso
Opera realizzata con i fondi della legge speciale per Venezia, finanziamento con mutuo con Bei attraverso il progetto Ambiente urbano Venezia II.
Centro servizi anziani non autosufficienti (90 posti letto); palestra e ambulatori; centro diurno alzheimer; sale polivalenti; spazi per la socialità all’aperto, corte e giardini.

Arch. Maura Manzelle | Direttore lavori.

Maura Manzelle | Progettista e direttore lavori

«La cantierizzazione del progetto ha dovuto affrontare soprattutto le problematiche insite nella città stessa di Venezia, e quindi in primo luogo un approvvigionamento di materiali e attrezzature via acqua, e una ciclica invasione del piano terra da parte della cosiddetta acqua alta. Questi aspetti richiedono una specifica programmazione che tenga conto anche dei fenomeni metereologici. La grande estensione del cantiere e la presenza di ampi spazi esterni hanno consentito la gestione a zone dell’intervento, e in parte un’efficace gestione degli aspetti sopra citati. Il tempo intercorso tra la prima progettazione e la realizzazione è stato notevole e soprattutto è coinciso con un generale processo di acquisizione della consapevolezza della necessità d’investire nelle prestazioni termiche degli edifici, anche nei casi d’interventi di restauro: rispetto a quanto progettato nel 1999, data del progetto preliminare, in fase esecutiva sono state fatte scelte relative alla coibentazione interna delle murature perimetrali e all’adozione di sistemi di riscaldamento a pannelli radianti, aumentando il comfort dei degenti».

Prospetto del complesso verso la Fondamenta e il rio di Cannaregio, con la facciata incompiuta della Chiesa.

Gli edifici e il cantiere di conservazione e riuso

Il complesso del Pio Loco delle Penitenti a Venezia, ex ricovero per prostitute e ragazze da redimere realizzato a partire dal 1730 da Giorgio Massari, è ora destinato a residenza per anziani non autosufficienti, centro diurno per malati di Alzheimer, servizi di quartiere. Il complesso è localizzato in una zona un tempo di margine della città, lungo il rio di Cannaregio, a ridosso dell’area dove avrebbe dovuto sorgere l’Ospedale progettato da Le Corbusier. Di fronte, al di là del rio, stava il Macello; a confine un ricovero per non abbienti.

Oggi la zona è profondamente trasformata, grazie alla recente rifunzionalizzazione dell’ex macello in sede dell’Università degli Studi di Ca’ Foscari, e alla sostituzione di parte del tessuto residenziale. Il restauro e riuso del Pio Loco delle Penitenti aggiunge un ulteriore tassello a questo processo, fornendo servizi a un’area che ne è povera.

Il progetto di restauro e riuso è stato selezionato con un Concorso Internazionale bandito nel 1998, frutto di un’intesa tra Ire, proprietario dell’immobile, e Comune di Venezia, che ha finanziato l’intervento con i fondi della legge speciale per Venezia, finanziamento in mutuo con Banca europea per gli investimenti attraverso il progetto Ambiente urbano Venezia II. Il cantiere è stato appaltato da Edilvenezia-Insula concessionaria del Comune di Venezia. I lavori sono iniziati nel 2009 e si sono conclusi nel 2015.

I luoghi e la loro trasformazione

Il complesso del Pio Loco delle Penitenti è costituito oggi da tre edifici:

  1. l’edificio attribuibile al progetto dell’architetto Giorgio Massari, attuato tra il 1731 e il 1749, articolato su tre piani intorno a un chiostro e a una corte;
  2. l’edifico a nord-est, accorpato nel 1795 come ampliamento del ricovero
  3. l’edificio a sud-ovest, un asciugatoio su due piani frutto di una ristrutturazione ottocentesca.

Del complesso fa parte anche la Chiesa delle Penitenti, affacciata sulla Fondamenta a sud, ma esclusa dall’intervento di restauro. L’intero complesso quindi si attesta sulla Fondamenta delle Penitenti e si estendeva un tempo sino alla laguna a nord, là dove oggi tramite una bonifica della metà ‘900 si trova la Calle Larga delle Penitenti e la zona residenziale popolare lì insediata.

Il Pio Loco, con impianto di tipo conventuale, era progettato per ridurre al minimo i punti di contatto con l’esterno: i varchi di accesso sono pochi, le finestre erano in origine a un’altezza tale da non consentire la visione esterna, l’edifico era quindi completamente introverso; orti, pollaio, cisterne, cucina, lavatoio e asciugatoio, depositi di legna e carbone, panetteria, forno, lo rendevano autosufficiente.

La redenzione comportava la reclusione e l’isolamento, il pentimento e il lavoro. Il complesso, nel momento di massima espansione, era suddiviso in modo da consentire la contemporanea presenza di quattro comunità e un noviziato senza che vi potesse essere comunicazione tra loro, al fine di non compromettere i diversi gradi di redenzione.

Oggi, caduta questa necessità e anzi perseguito l’obiettivo di aprire comunicazioni tra le parti del complesso, sono stati potenziati i sistemi di collegamento inserendo tre nuovi edifici metallici, che contengono scale e ascensori e mettono in relazione i tre edifici ed inoltre sono stati studiati e valorizzati tutti i varchi di relazione con il tessuto urbano.

Il progetto si è proposto di coniugare le istanze del restauro e della conservazione di un edificio storico con le istanze del riuso, sia dal punto di vista del comfort abitativo che, e soprattutto, dal punto di vista della moltiplicazione delle relazioni. La concezione comunitaria della vita viene ripresa, nel rispetto dell’individualità e della privacy, realizzando luoghi con diverso grado di fruizione, dal più privato al pubblico.

Il quartiere e la città dovranno riconoscere in questo complesso una parte, organizzata e protetta, del proprio tessuto urbano, un’area che offre servizi oltre a richiederne. Gli spazi esterni attrezzati completano e arricchiscono il sistema delle funzioni pubbliche qui insediate.

Da un’architettura della separazione a un’architettura delle relazioni

Tutti gli spazi distributivi, compresi i corridoi delle stanze di degenza, sono stati concepiti contemporaneamente come luoghi della vita di relazione, primo grado di relazione con gli altri fuori della camera, e per questo sono scanditi da dilatazioni dello spazio che consentono e incoraggiano la sosta tramite tavolini e sedute, sottraendo gli anziani dall’isolamento delle singole camere.

Sezione di uno dei nuovi corpi scala

La base delle nuove scale, con rampe e gradini, e le scalinate esterne sono state realizzate in prosecuzione della vasca interna in c.a. di difesa dall’invasione l’acqua alta, in modo da consentire percorsi protetti anche all’esterno. In questo modo è stato ripensato e valorizzato tutto il piano terra, sia all’interno sia all’esterno, rendendolo completamente percorribile senza barriere e completamente utilizzabile per funzioni pregiate.

In questo modo è stato modellato anche il dislivello di un metro che fisicamente separa e distingue l’edificato nuovo a nord e quello storico verso sud, che è stato mediato con scalinate e rampe che diventano occasione per una lunga panchina che invita a raccogliersi nello spazio antistante, nuovo luogo d’incontro e di riferimento per gli abitanti.

Conservazione, restauro e innovazione

Una sfida è stata posta dalla povertà dei materiali utilizzati per la costruzione storica, materiali quasi sempre di recupero, e in generale improntati alla severità dell’immagine dell’istituzione, che ha condotto la costruzione del complesso affrontando anche la mancanza di risorse economiche, e di conseguenza interventi dilazionati del tempo, sospesi e ripresi, in alcuni casi incompiuti, come nella facciata della chiesa.

I lavori hanno richiesto la rimozione della pavimentazioni al piano terra, per consentire la costruzione di una vasca in calcestruzzo armato che impedisca al fenomeno dell’acqua alta d’invaderlo e quindi rendere inutilizzabile per funzioni stabili questo intero piano.

Questa rimozione, effettuata sotto il costante controllo archeologico, ha permesso di mettere progressivamente il luce pavimentazioni storiche diverse, nel corso del tempo sovrapposte proprio per innalzare e difendere il piano, e anche tecniche costruttive storiche, come quella di stendere contro il terreno residui della lavorazione del vetro, provenienti dalla vicina isola di Murano, come strato isolante dall’umidità e strato drenante.

I successivi scavi hanno rilevato veri e propri ritrovamenti archeologici, che hanno contribuito ad aggiungere tasselli di conoscenza su questa parte della città e sulle relazioni con la terraferma; infatti sono state rinvenute parti di un macello, parti di una presumibile tintoria, con basi circolari in cotto per grandi contenitori in legno, un forno per la fusione dei metalli, i residui di un deposito di pipe del XVIII secolo. Tutte queste tracce narrano di una zona dove fervevano le attività artigianali e gli scambi.

Consolidamenti, murature, solai lignei

I consolidamenti hanno proceduto a partire dalle fondazioni parzialmente messe in luce, con la particolarità del sistema fondazionale del chiostro, che presenta archi rovesci a contrastare le spinte delle colonne. Gli interventi di consolidamento hanno riguardato successivamente le murature, non sempre eseguite secondo la buona tecnica dell’arte, ma spesso frutto di rimaneggiamenti e accostamenti, utilizzando la tradizionale tecnica del scuci-cuci.

A protezione delle murature è stato steso un intonaco, scegliendo un prodotto che consentisse di avere due strati dalla cromia omogenea. Nel chiostro, dove sono stati stamponati gli archi settecenteschi e restaurate le volte a crociera, è stato possibile conservare nei piani superiori l’intonaco settecentesco, in calce e polvere di marmo.

È stato necessario intervenire anche sui solai lignei, in parte per le cattive condizioni di conservazione delle teste delle travi, sottoposte a infiltrazioni e alla presenza di umidità nelle murature, con fettonature lignee e metalliche, inoltre per la corrosione dei ferri di connessione tra travi lignee e murature di facciata, ma soprattutto per adeguare la portata di esercizio.

Tecniche di consolidamento

Due sono state le tecniche adottate: la prima è consistita nell’inserimento di travi rompi tratta in acciaio all’intradosso dei solai, dove le altezze dei locali e il passaggio degli impianti lo consentivano e dove era necessario conservare le pavimentazioni all’estradosso; la seconda tecnica, adottata nel caso in cui le pavimentazioni storiche sono state rimosse e quindi era possibile intervenire direttamente sulla composizione del solaio, è consistita nella stesura di un doppio tavolato e massetto collaborante.

Le analisi preliminari e le mappature effettuate hanno consentito di minimizzare gli imprevisti presenti nel cantiere di restauro, permettendo la realizzazione del progetto così come sviluppato nei vari gradi di approfondimento. Solo l’intero edificio C è stato ricostruito a seguito delle irrecuperabili condizioni statiche riscontrate durante il cantiere.

Vasca in calcestruzzo armato

La realizzazione della vasca in calcestruzzo armato per contrastare l’invasione dell’acqua lagunare a causa del fenomeno dell’acqua alta è consistita nella stesura di una membrana bentonitica e successivo getto armato di platea e muretti laterali fino alla quota di 2 ml sul medio mare; queste “vasche” vengono realizzate stanza per stanza e collegate mediante giunti in prossimità delle soglie interne, mentre nei varchi verso l’esterno vengono installate paratie mobili in acciaio, montate solo in occasione del fenomeno.

Legenda | Dettaglio costruttivo della vasca in c.a. contro l’invasione dell’acqua alta
1. Fondazione in mattoni esistente
2. Magrone spessore minimi 5 cm
3. Telo impermeabilizzante di bentonite di sodio autoagganciante al calcestruzzo
4. Vasca in c.a. per il contenimento delle alte maree
5. Strato isolante in polistirene espanso in lastre stampate per termocompressione da 50 kg/mc, spessore 3 cm
6. Massetto alleggerito per passaggio impianti, spessore 20 cm
7. Massetto di pavimentazione lisciato superiormente armato con rete elettrosaldata levigato, spessore 10 cm colorato in pasta con colore a scelta della dl
8. Riprese di getto realizzate con waterstop bentonitico idroespansivo composto da bentonite di sodio naturale e gomma butilica
9. Telo impermeabilizzante in bentonite di sodio autoaggacciante
10. Eventuale regolarizzazione a rinzaffo
11. Taglio della muratura con lastre in vetroresina bisabbiate e iniezioni di miscela di malta antiritiro
12. restauro della muratura mediante tecnica tradizionale scuci-cuci con utilizzo di mattoni di recupero e di malta compatibile per caratteristiche fisico-chimiche con l’esistente
13. Mastice idroespansivo composto da gomma sintetica e da polimeri idrofili

Le pavimentazioni

A piano terra è stato realizzato successivamente un pavimento in calcestruzzo elicotterato, fibrorinforzato e colorato in pasta, in modo da ottenere il rosso cupo caratteristico dei tradizionali pavimenti “in pastellone”. Ai piani superiori è stata scelta la stesura di un pavimento in resina, che con il suo basso spessore ha consentito di raccordare le quote delle diverse zone del complesso architettonico e i pavimenti nuovi con quelli storici conservati.

Nel chiostro la pavimentazione in masegni di trachite è stata smontata per la realizzazione degli impianti, ma il rimontaggio ha consentito di eseguire una posa in sabbia, quindi su strato drenante, rimuovendo le fughe in malta cementizia che lo rendevano impermeabile.

La terrazza che al primo piano si sviluppa intorno al chiostro presentava una pavimentazione alla veneziana in pessime condizioni, che comportava la percolazione di acque meteoriche nelle volte sottostanti; dopo la rimozione della pavimentazione degradata è stato possibile eseguire l’impermeabilizzazione e la stesura di un nuovo pavimento simile al precedente; la balaustra, troppo bassa rispetto alla attuali normative, è stata integrata con una balaustra in ferro posta sul suo prospetto interno, in modo che figurativamente i due elementi rimangano separati.

I nuovi interventi in c.a. in relazione con gli elementi storici.

Adeguamento impiantistico

Per gli impianti è stata fatta una scelta che ha distinto il piano terra, a utilizzo esclusivamente diurno, e i piani primo e secondo, dove si trovano le degenze; nel primo caso sono stati realizzati impianti ad aria, mentre nel secondo impianti di riscaldamento a pannelli a controsoffitto e a parete, integrati da un sistema ad aria.

Infatti la particolare funzione insediata, pur essendo in continuità con quella che ha portato nel 1730 alla costruzione dell’edificio, richiede oggi comfort e servizi che hanno costituito una sfida nel riuso del complesso. La dotazione impiantistica pertanto è stata accuratamente studiata in modo da essere integrata nell’architettura ma contemporaneamente da fornire altre prestazioni e essere gestibile con un sistema di supervisione.

L’impianto di illuminazione consente di graduare l’apporto alla luce naturale a seconda delle zone di attività e delle ore del giorno, gli impianti speciali controllano centralmente tutti gli impianti e consentono la gestione degli accessi tramite allarmi e telecamere.

Ma l’edificio risponde a tutte le esigenze funzionali e impiantistiche in modo discreto: gli impianti sono completamente integrati all’architettura, tutte le dotazioni speciali sono presenze non invasive, al fine di favorire un aspetto accogliente, domestico e non ospedaliero. L’attrezzatura delle stanze di degenza prevede ambiti di personalizzazione, dove gli anziani possano inserire oggetti legati alla propria vita.

Locali tecnici in lamiera metallica

I locali tecnici, che solo in parte potevano trovare collocazione nei sottotetti, hanno richiesto la costruzione di un “treno” di spazi a confine del giardino, in modo che sia agevole la manutenzione essendo qui collocate le uta, gruppo elettrogeno, e sottocentrale elettrica.

Questi volumi hanno identità anche materiale autonoma e distinta: si tratta di locali in lamiera metallica (zinco titanio grigio) che è stata utilizzata anche per il rivestimento dei tre grandi corpi scala esterni, necessari alla distribuzione e alla sicurezza del complesso. Queste tre costruzioni hanno una struttura centrale in c.a. che ha continuità con la vasca contro l’acqua alta e rampe e pianerottoli in struttura metallica.

Restauro degli intonaci e nuove pavimentazioni

Quando nell’intervento è stato possibile far compiere un passo indietro alle esigenze funzionali, le istanze della conservazione hanno avuto piena espressione, valorizzando la “morbidezza” data dall’irregolarità delle superfici e sottraendola alla quasi sempre inevitabile durezza degli interventi di restauro: nella corte in mattoni e nella cisterna la pavimentazione è stata mantenuta con i dislivelli dovuti agli assestamenti storici, procedendo solo a interventi puntuali; nella sala delle colonne retrostante la chiesa i quadrotti in cotto bicolori della pavimentazione sono stati conservati in opera, con puntuali integrazioni del materiale senza sostituzione degli elementi; l’intonaco del chiostro è stato completamente conservato anche se segnato dal particolare degrado a rosetta che colpisce i materiali poveri come questo, dove il marmorino è presente in piccolissima parte, e integrato ove necessario; i nuovi intonaci stesi “a man tonda” accompagnano, pur distinguendosi, la stesura e la cromia di quelli originari.

La grande sala al primo piano, l’unica che ha mantenuto l’originaria dimensione unitaria che caratterizzava tutte le stanze, è stata rispettata come tale, conservando il pavimento in pastellone giallo con la data di realizzazione (1732) disegnata da piccole scaglie d’inerte.

I nuovi pavimenti sono stati realizzati in calcestruzzo fibrorinforzato al piano terra e in resina ai piani superiori, in tonalità di rosso. La decisione di conservare e valorizzare pavimenti in pastellone, scale interne, alcuni infissi, riutilizzare masegni e salizzoni, riposarli in sabbia anziché in malta cementizia, utilizzare mattoni vecchi e fugarli in malta di calce (nugae) ha posto notevoli vincoli che sono oggi assorbiti in un intervento che ha accostato le preesistenze e i nuovi interventi in modo graduale, sfumato, evitando duri contrasti senza rinunciare all’identità del nuovo intervento, che è sempre chiaramente distinguibile: la morbidezza delle superfici conservate si confronta con la precisione del nuovo.

CHI HA FATTO COSA
Committente: Ire, Comune di Venezia
Stazione appaltante: Edilvenezia-Insula
Localizzazione: Venezia, Cannaregio 893
Progettazione, coordinamento, sicurezza, indagini preliminari e direzione lavori: Arch. Maura Manzelle
Progetto architettonico e di conservazione: Arch. Maura Manzelle, dott. Maria Manzin
Progetto restauro strutturale: Ing. Paolo Ardizzon
Progetto strutture scale esterne, solai, vasca acqua alta: Ing. Andrea Marascalchi
Progetto impianti elettrici e speciali: P.I. Claudio Pregara
Progetto impianti idrosanitari e termici: Ing. Giancarlo Rossi
Direttore operativo opere edili, finiture, strutture: geom. Daniele Campolonghi
Consulente opere strutturali: Ing. Alberto Scarpa
Direttore operativo impianti idrosanitari e antincendio, climatizzazione: Studio Energie srl, ing. Pierluigi Da Col
Direttore operativo impianti elettrici e speciali: P.I. Claudio Pregara
Vincolo: Provvedimento di accertamento d’interesse culturale e vincolo alle disposizioni di cui alla parte seconda, titolo I, dlgs 42/04, prot. 8372 del 8 luglio 2008
Impresa appaltatrice: Coveco, Consorzio Veneto Cooperativo sca
Impresa esecutrice: Clea sc, Impresa Cooperativa di Costruzioni Generali Società Cooperativa
Principali subappaltatori: Toninato Impianti (impianti meccanici, elettrici e speciali); Grc restauri – Gruppo restauro conservativo snc (restauro elementi lapidei e intonaci); Corba Alberto srl (restauro pavimenti alla veneziana); Angelo Lunardelli snc (serramenti); Mariuzzo srl (paratie in acciaio); Nuova Lamiercop srl (rivestimenti metallici).

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