Territorio | Rapporto Ispra 2016

Consumo di suolo: Italia sempre a segno più

In tre anni il territorio italiano sigillato è aumentato e con esso anche le zone a pericolosità sismica (+0,8%), idraulica (+0,6%) e da frane (+0,3%). Con la conseguenza che più della metà del territorio nazionale è compromesso (56%).

Sembra un gioco di parole: le stime che emergono in via preliminare riguardanti i «costi nascosti» a livello nazionale provocati dalla trasformazione forzata del territorio avvenuta nel triennio 2012-2015 sono piuttosto ingenti ed emergono dal Rapporto Ispra 2016 dedicato appunto al consumo di suolo in Italia.

A partire da quest’anno poi sfiorerebbe il miliardo di euro (oltre 800 milioni) il prezzo massimo annuale che gli italiani potrebbero pagare dal 2016 in poi per fronteggiare le conseguenze del consumo di suolo degli ultimi 3 anni, un consumo che, sebbene viaggi oggi alla velocità più ridotta di 4 mq al secondo, continua ad avanzare ricoprendo in soli due anni altri 250 kmq di territorio, 35 ettari al giorno.

Costi nascosti. I costi occulti, quelli cioè non sempre immediatamente percepiti, prevedono una spesa media che può arrivare anche a 55mila euro all’anno per ogni ettaro di terreno consumato e cambiano a seconda del servizio ecosistemico che il suolo non può più fornire per via della trasformazione subita.

Si considera la produzione agricola (400 milioni di ero), lo stoccaggio del carbonio (150 milioni), la protezione dell’erosione (120 milioni), i danni provocati dalla mancata infiltrazione dell’acqua (100 milioni) e l’assenza di impollinatori (quasi 3 milioni).
Solo per la regolazione del microclima urbano (a un aumento di 20 ettari per kmq di suolo consumato corrisponde un aumento di 0.6 °C della temperatura superficiale) è stato stimato un costo che si ferma ai 10 milioni all’anno.

Zone di pericolosità. L’Italia perde ancora terreno e dal 2012 al 2015 il territorio sigillato è aumentato dello 0,7%, invadendo fiumi e laghi (+0,5%), coste (+0,3%) ed aree protette (+0,3%), avanzando anche in zone a pericolosità sismica (+0,8%), da frana (+0,3%) e idraulica (+0,6%).

Ancora, la maggior parte del suolo consumato è di buona qualità: lo studio condotto in Abruzzo e in Veneto, ha dimostrato che i suoli modificati sono quelli con maggiore potenzialità produttiva. Inoltre la copertura artificiale non va a deteriorare solo il terreno direttamente coinvolto ma produce impatti notevoli anche su quello circostante. Gli effetti, le perdita di parte delle funzioni fondamentali, si ripercuotono sul suolo fino a 100 m di distanza. Oltre la metà del territorio nazionale (56%) risulta quindi compromesso.

Dati Ispra riguardanti il consumo del suolo provincile nel 2015.
Dati Ispra riguardanti il consumo del suolo provinciale nel 2015.

Regioni e piccoli comuni. Nell’anno appena trascorso, 3 regioni superano il 10% di suolo consumato, con il valore percentuale più elevato in Lombardia, Veneto e Campania. In Emilia Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Puglia, Piemonte, Toscana, Marche troviamo valori compresi tra il 7 e il 10%. La regione più virtuosa è la Valle d’Aosta (3%).

Nel triennio 2012-2015 l’Italia si è divisa nettamente in due: il consumo avvenuto nella metà dei comuni italiani (51%) coincide con l’incremento della popolazione, mentre l’altra metà (49%) ha consumato ‘a perdere’, ovvero nonostante la popolazione non crescesse. I piccoli comuni (con meno di 5mila abitanti) sono i più inefficienti, avendo i valori più alti di consumo marginale di suolo: per ogni nuovo abitante divorano mediamente tra i 500 e i 700 mq di suolo contro i 100 mq dei comuni con più di 50mila abitanti.

Per scaricare il Rapporto Ispra 2016 clicca qui

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here