Unione europea | Brevetti

Corte internazionale per la tutela dei brevetti

Con sede a Parigi, la Corte garantirà l’applicabilità uniforme del diritto dei brevetti in tutti gli stati dell’Unione (escluse Spagna, Bulgaria, Polonia) e consentirà più ampio accesso alla tutela brevettuale su scala comunitaria, con riduzione dei costi per la registrazione.

24 Paesi dell’Unione europea hanno sottoscritto, nei giorni scorsi, l’accordo che decreta l’istituzione di una Corte internazionale per la tutela della proprietà intellettuale.

I ministri delle nazioni interessate con la firma al documento hanno fissato a Parigi la sede centrale del tribunale e a Londra e Monaco di Baviera le sue filiali. Si è potuto arrivare a questo risultato grazie alla disponibilità del Consiglio dell’Unione europea.

Compiti del Tribunale. Il Tribunale unico sarà chiamato a garantire l’applicabilità uniforme del diritto dei brevetti in tutti gli stati che hanno aderito all’accordo. Si tratta di quasi tutte le nazioni dell’Unione, tranne Spagna, Polonia e Bulgaria. Anche il nostro Paese, che ha sottoscritto l’accordo alla costituzione della Corte, in prima analisi si era mostrato avverso. La decisione positiva è arrivata dopo lunghe riflessioni che hanno portato alla conclusione che si tratta di un’intesa storica che darà alle imprese un più ampio accesso alla tutela brevettuale su scala comunitaria, consentendo contemporaneamente, una riduzione dei costi di registrazione dei brevetti.
Per poter entrare nel pieno dell’attività e delle sue competenze il Tribunale dovrà prima attendere la ratifica di alcuni degli Stati membri e così le prime concessioni di brevetti unici dovrebbero nei primi mesi del 2014.

Commenti. Molte voci del mondo imprenditoriale si sono levate in senso positivo nei confronti della nuova Corte unica e tra queste la più importante è sicuramente quella di Confindustria con le parole del suo presidente Giorgio Squinzi: «… si tratta di una tappa importante verso un sistema unico europeo di protezione della proprietà intellettuale, che le imprese aspettano da decenni. Il fatto che anche l’Italia abbia firmato il trattato è un segnale particolarmente positivo. Tuttavia, fare parte del nuovo sistema giurisdizionale senza aderire al brevetto unico è come pedalare con un piede solo: occorre quindi che l’Italia aderisca anche alla cooperazione rafforzata sul brevetto unico, come Confindustria chiede da tempo». Squinzi, ha aggiunto concludendo: «Mi auguro che il nuovo Parlamento e il nuovo governo accolgano la richiesta di Confindustria evitando di marginalizzare l’Italia nel rinnovato orizzonte europeo della proprietà intellettuale».
Moira Villa

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