Punti di Vista | Szymon Ruszczewski, Università di Firenze, Facoltà di Architettura

Crisi della pianificazione, tempo delle discussioni

Nei paesi membri dell’Unione Europea si riscontrano problemi legati alla pianificazione, si trovano però diverse soluzioni. Nel tempo in cui la disciplina richiede di essere ridefinita si potrebbe fare richiamo a questo ‘capitale di idee’ che, per ora, non è stato sfruttato.

Nei paesi membri dell’Unione Europea si riscontrano problemi legati alla pianificazione, si trovano però diverse soluzioni. Nel tempo in cui la disciplina richiede di essere ridefinita si potrebbe fare richiamo a questo ‘capitale di idee’ che, per ora, non è stato sfruttato.

Szymon Ruszczewski | Università di Firenze

Ovviamente il problema della pianificazione urbana non riguarda soltanto il sistema italiano. Così come in Italia critichiamo la burocrazia, la moltiplicazione dei diversi piani nell’ambito dei quali un giovane progettista si può trovare spaesato, anche in Francia la legge urbanistica Sru del 2000 è soggetta a diverse critiche.
I problemi possono essere legati però anche all’eccessiva deregulation della legislazione – così come dimostrato dalle ultime modifiche della legge sui permessi di costruire in Polonia, che diminuiscono il campo d’azione dell’amministrazione al minimo.

Mentre in Italia i piani si moltiplicano, in Polonia non si fanno. Non esiste un documento generale, che comprenderebbe tutto il territorio comunale e che darebbe linee di massima ai singoli interventi, come faceva prima in Italia il Piano Regolatore Generale. L’azione o no nei singoli siti deriva esclusivamente dalla volontà politica – le decisioni sono prese al livello di consiglio comunale, come delibere. E questo riguarda ovviamente i problemi più importanti, mentre quelli minori si limitano spesso alla sola comunicazione all’amministrazione. Il limite che esiste in Italia tra il permesso di costruire e la Scia, in Polonia è spostato molto a favore del proprietario, limitando il potere comunale.

Polonia, Piani di sviluppo spaziale nel comune di Opole. La frammentazione del territorio comunale in zone con piani approvati (zone rosse), zone studiate per la redazione del piano (zone verdi) e quelle sprovviste del piano. Copyright immagine: Comune di Opole

Questa deregulation porta con sé dei limiti gravi non solo al potere comunale ma anche alla pianificazione urbana. Attualmente, i nuovi quartieri in costruzione molto raramente prevedono dei servizi pubblici secondari, come asili nido, biblioteche, scuole o anche piccole zone di commercio. La mancanza del piano generale comporta con sé anche l’incongruenza tra diversi interventi – che perfettamente possono essere studiati da diversi tecnici del comune ai quali nessuno richiede una consultazione reciproca.
Tutto questo produce un allontanamento degli abitanti dei quartieri nuovi dai servizi necessari e rende obbligato l’uso della macchina o del trasporto pubblico, che spesso non è sufficiente a rispondere ai nuovi bisogni. Ne risulta che tante città diventano congestionate – non solo due volte al giorno quando ci sono i flussi dei pendolari – ma in continuazione per tutta la giornata. Nei giornali si riscontrano delle polemiche contro le amministrazioni comunali che dovrebbero rimediare al problema mentre in realtà il problema risiede nella legislazione nazionale che sembra essere troppo poco restrittiva.

Perché questa lunga spiegazione della situazione in Polonia? Perché sembra il contrario di quello che sta succedendo in Italia con i suoi diversi piani: da quelli comunali, attraverso quelli provinciali, regionali, fino a quelli del bacino. La situazione italiana sembra essere troppo difficoltosa e troppo complicata, anche se ha delle forti ragioni logiche del controllo sul territorio. In Polonia la legge attuale viene invece dalla volontà politica di attirare i nuovi investimenti e di favorire gli spostamenti di alcuni stabilimenti, argomentandolo con la facilità burocratica.

Nuovo quartiere di Opole (aree con piani approvati, corrispondenti a B14, B20, B26 e B41 sulla cartografia). Tessuto puramente residenziale riempie lo spazio tra due assi viari importanti. Nel riquadro rosso l’unica funzione in assoluto è quella residenziale (sono stati esclusi edifici residenziali con alcuni servizi commerciali al piano terra). Copyright immagine di base: Google Earth

Nel sistema europeo, nel quale abbiamo diverse esperienze e diversi modi di pensare, un metodo ragionevole di procedere alla risoluzione, perlomeno di alcuni problemi, sarebbe una discussione internazionale che potrebbe risultare in una soluzione, un suggerimento per i problemi non solo italiani, ma anche quelli francesi o polacchi. In questo ambito sarebbe ovviamente difficile trovare delle soluzioni legislative congrue con i diversi sistemi legislativi dei diversi paesi: basti pensare alle differenze del regime della proprietà privata tra il sistema italiano e quello inglese.
Però una discussione nutrita di esperienze e soluzioni adoperate in diversi paesi sicuramente potrebbe aprire la strada a nuove possibilità e nuove strategie. Neanche qui non si tratterebbe di favorire una strategia o l’altra in un bras-de-fer politico internazionale, ma piuttosto di svolgere una discussione tecnica che potrebbe servire a tutti gli operatori.

Data l’impossibilità di un’applicazione top-down dei metodi o delle soluzioni trovate in scala larga, presso un pannello di discussioni internazionale senza peso decisivo proprio, un problema notevole rimane la volontà politica di applicazione. Quest’ultima si riferisce ovviamente all’opinione pubblica e a come le modifiche potrebbero essere recepite dai cittadini. Per quanto la semplificazione della pianificazione italiana riscontrerebbe molto probabilmente l’approvazione di diversi professionisti e privati, un passo indietro nella deregulation in Polonia si scontrebbe con il muro di polemiche populiste.

La risoluzione di questi problemi – specifici ad ogni caso nazionale – dovrebbe essere risolta in una campagna informativa che esporrebbe tutti i vantaggi delle soluzioni da intraprendere.
Questo è un punto assai importante perché gli effetti dell’attuale pianificazione in Polonia (e non solo, è facile immaginare gli stessi problemi in altri paesi ex-comunisti) della negligenza per quanto riguarda i servizi, non saranno visibili da un giorno all’altro, però avranno degli effetti prolungati nel tempo. Gli edifici costruiti secondo le leggi vigenti, con tutti i loro difetti, costituiranno dei quartiers-dormitoirs piuttosto che dei quartieri in pieno significato della parola. Una volta costruiti, qualsiasi intervento di riqualificazione sarà reso più difficile e anche più costoso.

Quest’affermazione mi porta a farne un’altra: che una pianificazione mirata, pensata e preparata evita, o perlomeno diminuisce, la necessità degli interventi di rigenerazione urbana. In Italia riscontriamo un paradosso: mentre tutti i turisti apprezzano i centri storici con i suoi monumenti, le periferie italiane sono quelle soggette alle critiche. Basta poco per capire la ragione di queste differenze, basta conoscere la storia della legge urbanistica italiana che negli anni del boom edilizio non riusciva a inquadrare le nuove costruzioni. La tarda apparizione dei Prg in tutti i comuni, l’introduzione degli standard urbanistici soltanto nel 1968 e le successive discussioni relative all’esproprio che inibivano le riforme pesano sulla forma e sul funzionamento delle periferie italiane.

Ad un ipotetico pannello di discussioni, l’Italia potrebbe portare allora, oltre le soluzioni proposte, anche questo forte avvertimento agli altri paesi. In cambio trarrà delle conclusioni sulle soluzioni applicate altrove per poter migliorare il sistema nazionale e per nuovi interventi di rigenerazione urbana.

Szymon Ruszczewski | Studente Università di Firenze, Facoltà di Architettura, Corso di laboratorio di Progettazione IV e Urbanistica II

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here