Dopo-Sisma | Ricostruzione Appennino Centrale

Dal Formedil il progetto Formiamo il territorio

Formedil con il sistema bilaterale delle costruzioni e con Civiltà di Cantiere ha avviato il percorso di formazione destinato alla filiera delle costruzioni allo scopo di dar vita a un confronto propositivo su come riqualificare, ricostruire e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio e quello monumentale.

Dall’agosto dello scorso anno i terremoti che hanno colpito l’Italia centrale, coinvolgendo 4 regioni italiane (Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria) e ora l’Isola d’Ischia hanno causato morti e circa feriti. A questi si aggiungono i danni al patrimonio storico-monumentale, alle infrastrutture, al paesaggio e all’economia del territorio.

Consapevole di questa situazionee dei ritardi che si stanno verificando nell’area dell’Appennino centrale colpita dal terremoto il Formedil, in collaborazione con il Sistema bilaterale delle costruzioni e con Civiltà di Cantiere, avvia un percorso di alta formazione destinato alla filiera delle costruzioni denominato formiamo il territorio per avviare un confronto propositivo su come riqualificare, ricostruire e mettere in sicurezza il patrimonio edilizio esistente e quello storico monumentale.

Massimo Calzoni | Presidente Formedil.

Massimo Calzoni | Presidente Formedil

«Ancora una volta ci stupiamo della fragilità del nostro territorio e dell’insipienza che è all’origine di sofferenze e distruzioni. Uno stupore che per chi opera da decenni nel settore delle costruzioni diventa solo rabbia. Il degrado fisico del Paese si accompagna all’incapacità di affrontarlo in maniera sistematica. Così che dietro a queste tragedie causate da eventi naturali vi è soprattutto una scarsa consapevolezza che si concretizza – come stiamo vedendo nel caso del dopo sisma nelle regioni dell’Appennino centrale – in un’assenza di pianificazione e di un metodo in grado di dare stabilità e certezze nella gestione del territorio. Oggi prevale l’improvvisazione e si continua a ragionare e a operare secondo una logica di emergenza quando invece ci sarebbe bisogno di un approccio totalmente diverso. Nel caso di Ischia poi una cattiva gestione del territorio s’intreccia con scelte amministrative che hanno sempre sottovalutato il rischio e sacrificato il rispetto delle regole ad altri interessi o a logiche di consenso. Così come va denunciata con forza la scarsa qualità del costruire. Una qualità che oggi, al di là di una sovra produzione di norme e regole, può essere garantita solo da una competenza dei tecnici pubblici, in grado di selezionare responsabilmente le imprese non sulla base di fattori formali o casuali (come oggi avviene con il sistema del sorteggio), bensì con la forza di una professionalità accertata, così da saper valutare capacità e struttura di cui le imprese dispongono. Competenza e conoscenza sono due elementi indispensabili da cui deriva la possibilità concreta di responsabilizzazione da parte degli attori chiamati a gestire prevenzione, emergenza e ricostruzione. È qui che si annida il tarlo che impedisce oggi di garantire in modo responsabile sicurezza delle persone e durabilità delle opere. La ricostruzione antisismica delle aree dell’Appennino rappresenta un’occasione storica per misurarsi con problematiche complesse. Ma soprattutto per darsi un metodo stabile, duraturo nel tempo e in grado sia di comprendere situazioni ordinarie finalizzate alla salvaguardia del territorio sia per affrontare le emergenze e organizzare e pianificare la ricostruzione in caso di sisma. Di fronte ai ritardi e alle incongruenze profonde tra esigenze e soluzioni, che comprovano in modo ineluttabile scelte improvvisate continuamente oggetto di revisione, emerge con forza l’esigenza di un diverso approccio rispetto alla salvaguardia e alla manutenzione di un territorio estremamente fragile e soggetto ad elevati rischi di calamità naturali. Quel che è venuto a mancare è proprio la lungimiranza di mettere al centro un percorso fondato su questa consapevolezza, puntando su istituzioni competenti stabili. Il metodo delle ordinanze oggi appare evidente essere un modo sbagliato di procedere e di affrontare i problemi gravissimi che persistono nelle aree colpite dal terremoto. Come sanno bene gli ingegneri, quando i vincoli superano le incognite l’equazione diventa irrisolvibile. Ecco allora che va cambiato l’approccio dotandosi di una visione strutturata e sistemica di medio – lungo periodo. E’ nella convinzione che di questo ci sia bisogno che come Formedil abbiamo deciso di promuovere di organizzare questi incontri di riflessione e di confronto nei territori colpiti dal sisma. Anche perché senza una pianificazione diventa difficile fare formazione».

Al primo posto la prevenzione

La principale finalità dell’iniziativa è dunque quella di creare delle proposte efficaci per rigenerare il territorio e contribuire a una crescita della filiera delle costruzioni, valorizzando il ruolo delle parti sociali che si riconoscono nel Sistema Bilaterale delle Costruzioni, rafforzando la consapevolezza dell’importanza di una ricostruzione che coinvolga le popolazioni e il sistema economico locale arricchendolo di conoscenza puntando su una concreta e fattibile pianificazione e dotando tutti i soggetti chiamati a governarla di metodologie chiarire e condivise, facendo anche tesoro delle esperienze passate e guardando a modelli virtuosi.
Al centro di una strategia di messa in sicurezza del territorio nazionale va posta la prevenzione, lavorando sulle infrastrutture fisiche (strade, ospedali, scuole, villaggi sicuri) e sulle strutture istituzionali con compiti di coordinamento e supporto organizzativo, puntando sulla predisposizione di piani d’ambito a sostegno della progettazione. Essenziale risulta l’attivazione di sistemi di rilevazione e monitoraggio degli eventi, degli interventi, degli effetti, così come un adeguato coinvolgimento della popolazione con azioni informative e formative sia nella fase di realizzazione delle opere che nell’emergenza.

L’articolazione del progetto formativo

Formiamo il territorio si articola in quattro eventi nelle regioni colpite dal terremoto (Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo) ciascuno dedicato a un tema specifico:

  • Ricostruire e rigenerare
  • Paesaggio e beni culturali tra sicurezza e tutela
  • Infrastrutture e sicurezza delle opere pubbliche
  • Governance e regole.

Ogni seminario si svolge in due sessioni: una di scenario dedicata alla riflessione e al confronto con il coinvolgimento di uomini delle istituzioni, imprenditori, esperti e tecnici, professionisti e documenti universitari, rappresentanti della società civile; l’altra finalizzata alla presentazione di soluzioni tecnologiche innovative legate alla ricostruzione in sicurezza sismica attraverso l’illustrazione di casi studio.

QUI il documento analitico e propositivo, redatto da Formedil, basato su un decalogo di istruzioni relative alle azioni indispensabili da realizzare, dall’approccio alla pianificazione, dalla valorizzazione delle esperienze e del tessuto economico locale al superamento di pericolose scelte accentratrici e di formalizzazione normativa che vanno a scapito dei risultati e dell’efficacia operativa. 

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