Decreto del Fare | I primi commenti

Decreto positivo ma… occorrono risorse pubbliche

La demolizione e ricostruzione come scelta strategica di riqualificazione urbana, gli stanziamenti per la manutenzione degli edifici scolastici, strade e gallerie contenuti nel decreto del fare illustrato dal Governo sono fra i punti più apprezzati dai vertici delle categorie dell'industria delle costruzioni. Ma, sostengono, per far ripartire il settore servirebbe un grande piano d'investimenti pubblici.

Commenti positivi ma anche perplessità sono sono stati espressi dai leader delle associazioni di categoria dell’industria delle costruzioni sul Decreto del Fare illustrato dal Consiglio dei ministri di cui ieri abbiamo illustrato le principali misure.

Confedilizia
Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia, ha accolto con favore l’operazione cantieri proposta dal Governo sostenendo che l’esecutivo con il decreto ha dimostrato di avere la capacità di decidere e di fare. Miglioramenti sono ancora possibili ma i segnali che questo provvedimento contiene indica un’inversione di tendenza che conforta imprese e famiglie.
In particolare, il presidente di Confedilizia ha sostenuto che “‘non ci opponiamo a che le prime case di lusso siano pignorabili da Equitalia, purché siano davvero quelle di lusso. Il riferimento al Catasto previsto nella bozza del decreto in entrata al Consiglio dei ministri è inaccettabile, abbiamo già dimostrato che tale riferimento crea discriminazioni assurde da città a città. Per evitarle, occorre escludere dalla pignorabilità le prime case che abbiano le caratteristiche del decreto ministeriale 2.8.1969 n. 1072, che determina gli elementi che devono ricorrere perché una casa possa essere considerata di lusso. Solo così le case di lusso sarebbero uguali in tutta Italia”.

Aniem
Positivo anche il commento di Dino Piacentini, presidente Aniem, l’associazione nazionale delle imprese edili manifatturiere aderenti a Confimi Impresa: “vi sono segnali concreti che possono dare impulso e stimolo alla ripresa. In particolare, i 3 miliardi stanziati per quest’anno e destinati alle opere pubbliche, l’estensione alle demolizioni e ricostruzioni del bonus fiscale per le ristrutturazioni, gli stanziamenti per le rete ferroviaria, per la manutenzione di ponti, strade, gallerie e viadotti e per la messa in sicurezza delle scuole sono certamente scelte che vanno nella direzione giusta”.
A nome del vertice Aniem, Piacentini ha segnalato come i temi della sicurezza nell’edilizia scolastica e della demolizione e ricostruzione come scelta strategica di riqualificazione urbana siano stati in questi anni proprio al centro delle proposte di Aniem, proposte illustrate anche con progetti concreti come quello di sostituzione edilizia in corso nella città di Modena. Non è mancata anche la necessità di evidenziare un intervento sul costo del lavoro in edilizia visto che nel comparto gli operatori continuano ad avere gli stipendi netti più bassi a fronte del maggior costo del lavoro in Europa. Per questo, per Piacentini “la possibile abrogazione della responsabilità solidale negli appalti nel decreto semplificazione potrebbe costituire un ulteriore elemento di alleggerimento per un settore che continua ad essere gravato da oneri ed appesantimenti che lo rendono non competitivo rispetto ai sistemi produttivi degli altri Paesi. In questo senso basta comparare il costo del lavoro e il salario netto di un operaio edile italiano con quelli degli altri paesi per renderci conto che continuiamo ad avere il costo più alto con il reddito netto più basso”.

 Andil
L’estensione del bonus fiscale per le ristrutturazioni alle demolizioni e ricostruzioni proprio venerdì scorso, è stato anche il tema di fondo della proposta che Andil ha lanciato ad amministratori pubblici e alla categoria degli industriali del laterizio in occasione dell’assemblea generale 2013 tenutasi a Roma.
Ripartire ricostruendo l’esistente” è stata la proposta che ha trovato una risposta nel decreto del fare che estende le agevolazioni fiscali anche alla demolizione e ricostruzione, senza il vincolo della sagoma. Una misura che per il presidente dell’Andil, Luigi Di Carlantonio, va nella giusta direzione per la messa in sicurezza, l’efficientamento energetico e una riqualificazione a 360 gradi del patrimonio edilizio esistente: “lo avevamo detto, appena venerdì ai nostri associati, che per una reale rigenerazione urbana sarebbe stato opportuno che anche la demolizione e ricostruzione beneficiasse della detrazione fiscale, senza l’assurdo vincolo del rispetto della parità di sagoma ed il Consiglio dei ministri del giorno dopo, a quanto pare, ci ha dato ragione. A questo punto, se è vero che la demolizione e ricostruzione è considerata opera di ristrutturazione edilizia, quando è anche finalizzata all’efficientamento energetico, come spesso accade, dovrebbe beneficiare della detrazione fiscale del 65%”.

 Ance
Positivo il commento dell’associazione nazionale dei costruttori edili anche se, saggiamente, emergono perplessità che Buzzetti ha sintetizzato in “non si riparte senza nuove risorse pubbliche”. Come dicevamo, i costruttori hanno espresso note positive considerando buona cosa la semplificazione per l’edilizia residenziale, come soprattutto l’intervento che rende più facile, in assenza di altri particolari vincoli architettonici o paesaggistici, compiere ristrutturazioni radicali rispettando le volumetrie ma senza più il vincolo della sagoma, finora intoccabile.
Quest’ultimo in particolare sarebbe un intervento molto importante, un passaggio verso la modernità, con una normativa finalmente in linea con quanto avviene negli altri paesi europei: potrebbe cominciare il processo di riqualificazione delle nostre città”, ha spiegato Paolo Buzzetti ricordando che l’intera filiera dal 2008 ha visto i volumi sgonfiarsi del 30%, perdere, incluso l’indotto, 550 mila lavoratori. Se poi si considerano i sottosettori delle nuove abitazioni e dei lavori pubblici il tracollo è stato anche superiore al 50%.
L’insieme delle norme che stanno in campo potrebbe sicuramente dare un aiuto. Ma per fare ripartire servirebbe un botta di denari pubblici attraverso le opere pubbliche. E occorre che le banche tornino a concedere credito, anche attraverso le tante proposte che da tempo andiamo facendo, come l’utilizzo dei covered bond. Senza un’iniezione di risorse, le norme che apportano semplificazione aiutano, sono valide per il futuro, ma non sono del tutto risolutive – ha evidenziato Buzzetti ricordando che i costruttori ancora una volta hanno dimostrato fiducia nell’azione del Governo – prendiamo la proroga dei termini d’inizio e fine lavori e della durata delle convenzioni: con la crisi gli imprenditori non cominciano i lavori e in attesa della ripresa del mercato, i titoli scadono. La possibilità di avere delle proroghe è fondamentale”.
Un ultimo cenno il vertice dei costruttori italiani lo ha riservato all’edilizia sociale invocando la necessità di mettere mano ad un grande piano che manca da trent’anni coi meccanismi delineati dal Piano casa del 2008 che faticano ad andare a regime: “Siamo tornati ai livelli di compravendite di metà anni 80, solo di tasse in un anno ci sono state minori entrate per un miliardo di euro. Secondo noi ne vale la pena se è vero che per ogni miliardo investito se ne mettono in moto 3,3, con 17mila nuovi posti di lavoro” ha concluso Buzzetti.

Confindustria
Anche Confindustria ha accolto il decreto come un buon punto di partenza del governo nell’affrontare la crisi dell’imprenditoria ma non ha tralasciato di sollecitare un rapido taglio del cuneo fiscale per dare una scossa all’economia.
In una nota, Confindustria mostra apprezzamento per i provvedimenti che intervengono sull’emergenza credito, sugli investimenti, sugli oneri burocratici e sulla giustizia chiedendo però di rafforzare alcuni interventi come quelli sulle semplificazioni fiscali: “in particolare la responsabilità solidale fiscale, una norma inefficace ai fini antievasione e dannosa per le imprese, deve essere esclusa per tutte le imposte“.
Per dare un’effettiva scossa al Paese, Confindustria ritiene fondamentale che il governo promuova adesso l’immediata riduzione del cuneo fiscale per aumentare l’occupazione e riallineare rapidamente la competitività. Per questo Confindustria attende con molto interesse il provvedimento sul pacchetto lavoro previsto nei prossimi giorni“, si legge nella nota.
Un intervento sul cuneo fiscale, che richiede stanziamenti cospicui per i quali il governo cerca ancora le coperture, non dovrebbe tuttavia arrivare al Consiglio dei ministri di venerdì nel quale si vareranno probabilmente norme per dare maggiore flessibilità ai contratti a termine, una rimodulazione dell’apprendistato e qualche forma di decontribuzione, a termine, per i nuovi assunti giovani con contratti stabili.

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