Guida Pratica | Conservazione

Dilatazione del paramento lapideo della facciata di Palazzo Doria-De Ferrari a Genova

Per il restauro del rivestimento marmoreo è stato necessario un intervento radicale di rimozione di tutte le lastre del basamento e di parte dei conci di alcuni davanzali delle finestre del piano terra. Solo così è stato possibile ripristinare il corretto vincolo e sostegno delle lastre, restituendo verticalità e complanarità alla finitura lapidea.

Palazzo Doria De Ferrari è un complesso organismo architettonico composto da tre diverse unità edilizie trasformate in varie epoche successive.

L’edificio si compone nella sua parte più antica di un palazzo quattrocentesco, ricostruito nel XVI secolo e acquistato nel 1617 da Ambrogio Doria senior. L’edificio nella sua attuale consistenza nasce per volontà di Ambrogio Doria junior dall’unione del proprio palazzo con quelli acquistati, tra il 1775 e il 1777, da Antonio Doria e Cristoforo Spinola.

Agli inizi del XIX secolo Carlo Barabino rimodella in stile neoclassico il prospetto sulla piazza, risistema alcune parti interne e occupa completamente l’antico vuoto esistente tra i diversi fabbricati.

La facciata è soggetta a esposizione diretta del sole per molte ore della giornata, raggiungendo temperature elevate nel periodo estivo.
La facciata è soggetta a esposizione diretta del sole per molte ore della giornata, raggiungendo temperature elevate nel periodo estivo.

La facciata principale del palazzo si sviluppa su tre livelli: pianoterra, mezzanino e piano nobile. Alla sommità il muretto d’attico è sormontato da un fregio e grandi sculture a tutto tondo. L’edificio sfruttando il declivio naturale della collina annovera anche un piano interrato.

Il basamento della facciata principale è costituito da un rivestimento a bugnato in marmo bianco tipo Carrara che si sviluppa dal livello strada (leggermente in discesa verso via XXV aprile) fino un’altezza massima di 2,20 m.

Alla sua sommità le cornici di finestra del piano terra, anch’esse in marmo, si stagliano dal fondo di facciata finito a intonaco liscio. Si accede all’edificio attraverso il sontuoso portale in marmo posto al centro del prospetto.

Il bugnato di basamento, dalla facciata principale, gira sui prospetti laterali per circa 80 cm. Il motivo decorativo del bugnato prosegue anche lungo gli spigoli di facciata con l’intonaco lavorato in rilievo e decorato a finto marmo.

La dilatazione termica dei marmi determina la sconnessione del paramento soprattutto dove i movimenti e le variazioni dimensionali della pietra non avevano possibilità di sfogo.
La dilatazione termica dei marmi determina la sconnessione del paramento soprattutto dove i movimenti e le variazioni dimensionali della pietra non avevano possibilità di sfogo.

STATO DI CONSERVAZIONE

Il rivestimento lapideo presentava un marcato spanciamento verso la piazza con distacco (anche di 5/6 cm) e rottura di diverse lastre. Il movimento del piano di facciata non uniforme ha determinato deformazioni con diversi rigonfiamenti e inclinazioni. Alcune zone erano interessate dal fenomeno di degrado con fuori piombo dai 3 ai 6 cm.

Molte lastre, alcune anche piuttosto recenti, erano fratturate e con mancanze di materiale. I giunti di malta, nel tempo, sono stati ripresi più volte. Erano visibili su tutta la superficie diffuse stuccature di colore grigio-beige frutto di precedenti interventi di restauro.

I numerosi stucchi circolari celavano perni metallici inseriti in precedenti interventi di messa in sicurezza. Erano visibili anche alcune staffe a L in ferro, arrugginite, utilizzate per bloccare le lastre sul bordo superiore.

PRECEDENTI INTERVENTI DI RESTAURO

A conclusione dei lavori di manutenzione straordinaria del 2004 era previsto il restauro completo del basamento di marmo. L’intervento a capitolato consisteva nello smontaggio di tutte le lastre, nella loro pulitura e nella rimessa in opera.

In fase di lavorazione però, la deformazione delle lastre crea preoccupazione per cui viene ritenuto più opportuno limitarsi a un intervento di superficie e alla rimozione di un’unica lastra che si stava distaccando.

Confrontando la documentazione del 2001 e del 2004 con lo stato attuale si evince che il fenomeno di distacco delle lastre è presente da almeno una quindicina di anni e che le cause di questo degrado sono ancora in essere.

Le stuccatura dei giunti sono saltate in più punti, si riscontrano alcune rotture recenti negli spigoli di alcune lastre; la stilatura superiore, laddove termina il bugnato e comincia l’intonaco di facciata, presenta una lunga fessurazione; diverse pietre risultano evidentemente in fase di distacco quando nel 2004 se ne citava solo una.

Per il restauro del rivestimento basamentale è stato indispensabile un intervento radicale con la rimozione di tutte le lastre del basamento, il loro restauro e ricollocamento planare.
Per il restauro del rivestimento basamentale è stato indispensabile un intervento radicale con la rimozione di tutte le lastre del basamento, il loro restauro e ricollocamento planare.

ANALISI DELLE FONTI DI DEGRADO

In base alle osservazioni sullo stato di conservazione sopra esposte sono state valutate diverse cause di degrado:
1. movimenti strutturali,
2. umidità di risalita
3. dilatazione termica dei materiali.

È stata avviata una verifica strutturale e una verifica delle condizioni igrometriche delle murature e degli ambienti correlati alla facciata – coinvolgendo l’ing. Enrico Cambiaggio e l’arch. Rossella Parodi, professionisti di riferimento del Committente.

Ne risulta che l’edificio ha fondazioni dirette sul substrato roccioso caratteristico della zona di edificazione, costituito dal cosiddetto «tufo di De Ferrari», che usualmente rappresenta un ottimo terreno di fondazione.

Il piano di imposta dell’edificio si trova sottomesso di circa 5 metri rispetto al piano del marciapiede di Piazza De Ferrari; in questa altezza, lungo tutto il prospetto è presente un’intercapedine di aereazione larga 50/60 cm con griglie di ventilazione inserite nel lastricato stradale.

Le verifiche strutturali e il carotaggio geologico effettuato attestano un cedimento della muratura portante perimetrale in corrispondenza della zona del portone d’ingresso su Piazza De Ferrari, per un’estensione di circa 10 m; che l’acqua presente al livello delle fondazioni determina una diminuzione delle caratteristiche del terreno d’imposta con un cedimento della muratura portante al livello del piano d’imposta, e che gli elementi in marmo che costituiscono il lambrino, costretti tra il piano del marciapiede e gli altri elementi architettonici decorativi posti alla quota del davanzale del primo corso di finestre, vengano compressi con il conseguente distacco dalla superficie della muratura perimetrale.

Gli interventi parziali e limitati si sono infatti rivelati insufficienti a risolvere il problema.
Gli interventi parziali e limitati si sono infatti rivelati insufficienti a risolvere il problema.

MODALITÀ D’INTERVENTO

È stato necessario intervenire sulla parte inferiore di alcune cornici di finestra del piano terra, effettuando rimozioni parziali. Prima di procedere con il restauro dei marmi è stato comunque indispensabile effettuare gli interventi per il risanamento del terreno di fondazione mediante il miglioramento del sistema di drenaggio dell’acqua presente attraverso l’incremento della dimensione dei pozzetti e l’installazione di pompe di migliori caratteristiche. Questi accorgimenti determinano anche un positivo contenimento dell’umidità di risalita.

L’intervento di restauro, effettuato dopo i lavori di allontanamento dell’acqua, si è così articolato
1. documentazione fotografica e mappatura del degrado
2. catalogazione e rilievo delle lastre da smontare
3. idrolavaggio generale della superficie per rimuovere i depositi sedimentati
4. messa in sicurezza con puntellamento temporaneo dei marmi sottofinestra in appoggio al basamento a bugnato
5. rimozione meccanica delle vecchie stuccature con microscalpelli con la messa in luce dei vecchi ganci di sostegno
6. taglio ed estrazione dei ferri di sostegno (originali e non) con l’ausilio di microfrese e microtazze; operazione effettuata lastra per lastra, prima della rimozione dalla sede, iniziando dal concio più alto dell’angolo esterno di facciata
7. distacco con rimozione manuale delle lastre e deposito nell’area di cantiere per la pulitura del retro con rimozione meccanica dei residui della vecchia malta di allettamento e del cemento utilizzato nei precedenti interventi di manutenzione; valutazione dello stato di conservazione. La movimentazione delle lastre più grandi e pesanti è avvenuta con l’ausilio del paranco a catena

Sono state ritrovate tracce dell’intonaco più antico sei/settecentesco, decorato a finto bugnato.
Sono state ritrovate tracce dell’intonaco più antico sei/settecentesco, decorato a finto bugnato.

8. consolidamento delle fratture di marmo e ricomposizione delle parti distaccate con resina epossidica Eurostac 2501 Bresciani a lento indurimento e garzature del retro con tessuto triassiale in fibra di vetro
9. risanamento della muratura di supporto con rimozione della malta di allettamento incoerente e degli aggetti eccessivi e rinzaffo del sottofondo con malta i calce pozzolanica fibrorinforzata priva di cemento Master Emaco 285 TIX (già Albaria struttura) Basf. L’angolo sinistro del lotto 1 presentava una grossa mancanza di materiale e un distacco di mattoni. Qui, dopo un accurato rinzaffo con malta e rete alcaloresistente in fibra di vetro è stato effettuato un consolidamento in profondità con iniezioni di Albaria Iniezione Basf
10. preparazione di staffe a L con coda di rondine, da usare in sostituzione degli antiche staffe di sostegno, di lunghezza variabile tra i 15/25 cm. Le staffe sono state ricavate da barre in acciaio inox 304 mm 2×0,5 e 1,5×0,5
11. riposizionamento temporaneo delle lastre per verificare la planarità della superficie rispettando il filo a piombo e la larghezza delle fughe originali e predisposizione dei fori nella muratura e degli alloggi idonei all’inserimento delle staffe nel marmo. Laddove possibile sono stati riutilizzati gli scassi già esistenti
12. riposizionamento per file di tutte le lastre mantenedole distaccate dalla muratura per alcuni cm con 4/6 punti i adesivo H40 Eco Marmorex Kerakoll

Le limitate porzioni di intonaco sono state conservate in loco e documentate fotograficamente a testimonianza di come si poteva presentare la facciata prima della ristrutturazione ottocentesca del Barabino.
Le limitate porzioni di intonaco sono state conservate in loco e documentate fotograficamente a testimonianza di come si poteva presentare la facciata prima della ristrutturazione ottocentesca del Barabino.

13. inserimento nella muratura delle staffe in acciaio con tassello chimico Fip C 700 Hp Fisher e piombatura della staffa al marmo
14. riadesione delle piccole porzioni di marmo distaccate con resina epossidica a presa rapida Uhu Plus
15. consolidamento corticale delle lastre decoese con nanocalci NanoRestore Cts, applicate a pennello tal quali in 1 o 2 mani
16. esecuzione di nuovi inserti in marmo Carrara, opportunamente patinati, laddove mancavano le lastre originali
17. stuccatura e microstuccatura delle lacune di marmo e sigillatura delle fughe con malta Master Emaco 285 Tix (già Albaria struttura) spessorata con mattoni e finitura a fresco con malta fine composta da 3 parti di marmo bianco di verona, 1 parte di sabbia fine gialla, 4,5 parti di bianco di carrara K000, 8,5 parti di calce idraulica naturale ‘500 della Lafarge
18. ripristino e coloritura delle parti d’intonaco di facciata adiacenti al paramento marmoreo
19. applicazione del protettivo finale antigraffito emulsione acquosa di polimeri paraffinici Art Shield 1 Cts, steso a pennello in 2 mani a distanza di 20 minuti una dall’altra. La tecnica di rimontaggio e i materiali adottati hanno permesso di riproporre la tecnica di posa originale mantenendo lo spazio di areazione tra la muratura e il marmo e garantendo sicurezza e traspirabilità.

La superficie delle lastre presentava un degrado superficiale determinato dall’esposizione agli agenti atmosferici, nonostante tutto il marmo però non appariva decoeso.
La superficie delle lastre presentava un degrado superficiale determinato dall’esposizione agli agenti atmosferici, nonostante tutto il marmo però non appariva decoeso.

RIFLESSIONI A MARGINE DELL’ESPERIENZA

Per il restauro del rivestimento marmoreo è stato necessario un intervento radicale di rimozione di tutte le lastre del basamento e di parte dei conci di alcuni davanzali delle finestre del piano terra. Solo così è stato possibile ripristinare il corretto vincolo e sostegno delle lastre, restituendo verticalità e complanarità alla finitura lapidea.

In fase di restauro è stato possibile verificare la tecnica adottata nell’ottocento per il montaggio del paramento in marmo. Le lastre vennero montate dal basso verso l’alto sovrapponendole per file con fughe verticali tra i conci di 2/2,5 cm e fughe orizzontali di 3,5/2 cm.

Per l’allettamento è stato riscontrato utilizzo di due malte a base di calce e sabbia: una a granulometria più grossa e una molto fine bianca per la posa e la migliore aderenza, applicata sul retro della lastra per punti, in modo tale da lasciare tra la muratura e il marmo un’intercapedine di traspirazione di qualche cm.

Ogni concio infine era vincolato alla muratura con una lunga staffa a L di ferro, di 15 cm circa, inserita in un piccolo scasso nascosto sul bordo superiore. È stato inoltre possibile constatare che la muratura, visibile grazie alla rimozione temporanea del paramento lapideo, fosse asciutta, priva di efflorescenze saline e muffe.

Evidentemente il sistema di deflusso delle acque piovane, l’intercapedine e la tecnica costruttiva del rivestimento sono sufficienti a contenere l’umidità di risalita legata alla consistente presenza di acqua rilevata in corrispondenza delle fondazioni dell’edificio in occasione di forti piogge, nonché a causa della falda acquifera rilevata anche in occasione dei lavori di restauro condotti presso l’adiacente Palazzo Ducale.

Sulla superficie delle lastre si notavano segni di carteggiatura superficiale legati a precedenti interventi di pulitura e rimozione di scritte vandaliche.
Sulla superficie delle lastre si notavano segni di carteggiatura superficiale legati a precedenti interventi di pulitura e rimozione di scritte vandaliche.

PER SAPERNE DI PIÙ

Coart snc di Maria Luisa Carlini e Stefano Meriana  www.coartrestauro.it

Chi ha fatto Cosa
Progetto di restauro: Coart snc, Consulenza e conservazione opere d’arte
Esecuzione in cantiere: Coart snc con Iacco Morlotti e Andrea Bassani
Direzione lavori: ing. E. Cambiaggio
Proprietà e committente: Banca Unicredit
Tempistiche del restauro: giugno – settembre 2015
Alta Sorveglianza: soprintendenza ai Beni architettonici e del paesaggio della Liguria, ing Rita Pizzone; restauratore Stefano Vassallo

di Daniela Pittaluga, Università di Genova, scuola di specializzazione in Beni architettonici e del paesaggio
Maria Luisa Carlini, Restauratrice

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