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Dimora storica: la valorizzazione delle stratificazioni

Integrazioni pittoriche e puliture sulle superfici decorate delle sala 10 e 13 di Palazzo Salmatoris a Cherasco (Cuneo). Un intervento di restauro, articolato in una gamma complessa di fasi, calibrato sulle realtà decorative e conservative che di volta in volta i diversi ambienti presentano, mirando al recupero e al restauro delle decorazioni originarie e/o antiche per quanto possibile e delle ricampiture o ridipinture in stile del periodo postbellico.

Il progetto per il restauro di palazzo Salmatoris ha portato a un attento recupero della dimora storica e all’ampliamento del centro espositivo e culturale già esistente con la specifica intenzione di creare attorno al palazzo un’area turistico-culturale per la città.

La porzione del secentesco palazzo, già di proprietà del comune, è un emblema storico per Cherasco (conosciuto, anche, come «Palazzo della Pace», perché nel 1796 vide la firma dell’armistizio di Cherasco tra Napoleone I e il regno sabaudo) e artistico, essendo dagli anni Ottanta cornice di mostre di arte moderna e contemporanea, importanti non solo nel cuneese, ma in tutto il Piemonte e anche a livello nazionale.

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In via preliminare al restauro è stata eseguita un’estesa campagna stratigrafica che ha interessato le superfici degli ambienti interni.

Stato di conservazione: Sala 10

Lo stato conservativo generale di questo ambiente era pessimo per i fenomeni di degrado diffusi e di notevole entità, favoriti dallo scarso utilizzo dei locali e in parte anche per le numerose azioni manutentive precedenti spesso poco conservative rispetto alle testimonianze storiche.

L’intera zona basamentale, interessata da forme diffuse di umidità di risalita, presentava rappezzi con malte cementizie che, a loro volta, avevano provocato estese solfatazioni compromettendo parte degli intonaci sei-settencenteschi.

02-affresco
Sulle pareti erano visibili microlacerti di una decorazione più antica, anteriore a quella della volta, che consentivano l’individuazione di colonne con capitelli di colore ocra molto degradate.

03-affrescoL’analisi materica dell’intonaco originario ha consentito l’individuazione di uno strato di arriccio, composto da calce aerea e inerti silicei in rapporto 1;2,5 circa a tessitura ruvida e di uno strato d’intonachino, formato da calce aerea e polvere di marmo a tessitura liscia. Le numerose cavillature (rete di fessurazioni molto sottili e superficiali) erano il segno di un eccessivo utilizzo di legante in rapporto agli inerti.

In corrispondenza della volta era solo parzialmente visibile, in quanto in tempi successivi completamente ridipinto, uno stemma contornato da una cornice. La campagna stratigrafica condotta sulle pareti e sulla volta di questa sala ha confermato la presenza di apparati decorativi sottostanti; la significatività delle informazioni emerse ha motivato l’esecuzione del descialbo completo delle pareti lato sud e nord.

L’intervento di descialbo ha portato in luce frammenti di paesaggi agresti in corrispondenza della parete nord e sud contornati da un filetto di colore nero, di due stemmi in corrispondenza del sopra porta della parete sud e di un cartiglio con all’interno un paesaggio sul sopraporta della parete nord.

Questi dipinti, il cui stato di conservazione era pessimo, sono stati realizzati su intonaco di marmorino con tecnica ad affresco e con molte rifiniture a secco. Sulla parete sud erano leggibili le linee di costruzione prospettiche realizzate a matita e la firma (a matita) dell’architetto progettista del palazzo (Robilant), entrambi riconducibili a una fase successiva rispetto a quella dell’esecuzione dei dipinti. Da quello che è emerso in fase di restauro è che questo ambiente avesse in origine una funzione molto importante.

Il restauro

L’intervento di restauro eseguito su questo ambiente si è limitato al descialbo delle pareti lato sud e nord, al consolidamento puntuale delle zone in fase di stacco, alla rimozione degli intonaci cementizi della zona basamentale, alla rimozione delle formazioni saline, al fissaggio della pellicola pittorica e al reintegro delle lacune d’intonaco della zona inferiore.

In via preliminare si è provveduto all’identificazione tramite percussione di tutti i punti in cui gli intonaci si erano distaccati dal supporto murario con malta da iniezione Plm-A, Cts.

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Il consolidamento della pellicola pittorica decoesa è stato effettuato tramite stesure a pennello di resina acrilica in soluzione acquosa (8%) previa interposizione di carta giapponese.

05-affrescoLa rimozione dello scialbo sulla parete sud e nord è stata eseguita mediante l’uso di mezzi meccanici con vibroincisori, bisturi, martelline. Nei casi in cui la finitura a marmorino si presentava distaccata dall’arriccio il riadagiamento della finitura è stato effettuato tramite iniezioni puntuali di resina acrilica (Acril 33) in soluzione acquosa (10%), caricata con carbonato di calcio al fine di consentire una migliore riadesione al supporto.

Il consolidamento della pellicola pittorica decoesa è stato effettuato tramite stesure a pennello di resina acrilica in soluzione acquosa (8%), previa interposizione di carta giapponese (11 gr) al fine di evitare perdita di colore decoeso.

L’eliminazione delle formazioni saline è stata realizzata con impacchi ripetuti di polpa di cellulosa e acqua deionizzata in profondità, previa interposizione di carta giapponese. I rappezzi cementizi della zona basamentale sono stati rimossi meccanicamente mediante mezzi scalpelli e martelline.

Il risarcimento delle mancanze di intonaco della zona basamentale è stato effettuato con una malta costituita da calce idraulica naturale (Nhl 5, Fenix Tassullo) e sabbia di tipo siliceo di varia granulometria, valutata di volta in volta in base allo strato da risarcire.

Stato di conservazione: Sala 13

Anche nel caso di questa sala il livello conservativo generale prima del restauro era pessimo. Sulla volta era presente una decorazione molto compromessa e i saggi stratigrafici eseguiti non hanno fornito indicazioni sulla presenza di altri apparati decorativi.

La decorazione pittorica esistente, realizzata a secco, si presentava in molte zone decoesa. L’ovale della volta in stucco mostrava due grosse lacune mentre gli stucchi a tema floreale evidenziavano lacune di dimensioni più contenute. Sulla parete nord, all’interno di una nicchia, era visibile una decorazione bicroma realizzata a marmorino.

Le stratigrafie effettuate su tutta la parete ovest fino all’imposta e su parte della parete sud hanno dato informazioni significative anche in ragione del fatto che queste superfici si presentavano già reintonacate con materiali cementizi, utilizzati in sostituzione degli intonaci originari. La decisione di procedere in fase di intervento alla rimozione delle sovramissioni ha permesso di ricomporre sulle pareti l’impianto decorativo coevo a quello della volta.

Il restauro

In via preventiva si è proceduto al bendaggio con garze e resina acrilica di tutte le parti d’intonaco e stucco in fase di stacco, provvedendo successivamente all’individuazione tramite percussione tutti i punti in cui gli intonaci e gli stucchi si presentavano distaccati dall’arriccio o questo dal supporto murario.

Le cavità sono state pulite dai depositi incoerenti con acqua deionizzata e alcol in rapporto 1:1. Quindi si è passati alla sigillatura dei bordi in fase di caduta al fine di creare delle sacche chiuse tra il muro e la finitura, nelle quali sono state iniettate, senza dispersioni, malte in fase liquida (Plm-A, Cts). Tali sacche sono state pressate in più punti con «pressori» al fine di garantire un’omogenea presa del composto, cercando di evitare lesioni dovute a forze di spinta.

Dove gli stucchi presentavano distacchi più consistenti si è optato per ancoraggio a punti con barre in vetroresina corrugate (4 mm diametro) fissate con resina epossidica Eurostac-Ep In 2501 e indurente Eurostac-Ep In 2502, tra le estremità delle due superfici interna-esterna dei supporti staccati, al fine di garantire una migliore tenuta.

Durante questa fase è stato eseguito il riadagiamento delle scaglie di colore che si presentavano sollevate tramite iniezioni di resina acrilica in soluzione acquosa (10%), caricata con carbonato di calcio al fine di consentire una migliore riadesione, provvedendo alla preliminare velinatura delle scaglie con carta giapponese (17 gr) e alla successiva pressione con rullini di gomma.

La prima pulitura delle polveri leggere è stata effettuata con pennelli di setola morbida mentre la seconda pulitura generale è stata effettuata mediante l’impiego di spugne wishab, dopo essersi assicurati della buona aderenza della pellicola pittorica. Nelle zone dove la pellicola pittorica si presentava decoesa, si è proceduto alla pulitura tramite tamponamento, con spugne e acqua deionizzata, previa interposizione di carta giapponese, onde evitare perdita di colore.

La pulitura dello sporco sedimentato e più tenace è stata effettuata con compresse di polpa di cellulosa e acqua satura di carbonato di ammonio con tempi di contatto compresi tra i dieci e i trenta minuti.

La rimozione meccanica delle stuccature cementizie è stata eseguita mediante l’uso di scalpelli manuali e microscalpelli pneumatici a bassa pressione, provvedendo alla preliminare protezione delle aree circostanti.

La rimozione degli elementi metallici incongrui è stata effettuata manualmente con pinze, gli elementi metallici originali e i grossi chiodi di armatura degli elementi plastici sono stati invece trattati con convertitore di ruggine (Fertan, Cts).

Le decorazioni realizzate in stucco lucido sono state pulite con impacchi di polpa di cellulosa, acqua deionizzata e carbonato di ammonio in soluzione satura con tempi di contatto tra i dieci e i quaranta minuti. La stuccatura delle lacune del marmorino è stata effettuata con un intonaco di calce aerea e inerti silicei di granulometria fine in rapporto 1:2, intonato a neutro e in leggero sottolivello.

La stuccatura delle piccole lacune e delle crepe è stata realizzata con una malta composta da grassello di calce e inerti silicei in curva granulometrica similare all’originale.

L’intervento d’integrazione pittorica si è limitato al reintegro pittorico delle zone abrase e delle microlacune con colori ad acquerello in leggero sottotono mentre le grosse lacune presenti sulle pareti sono state integrate con una velatura di calce e pigmenti naturali in sottotono, riproponendo i moduli decorativi originali della volta e delle pareti.

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La sala 13 prima e dopo i restauri. L’intervento è stato limitato alla ricomposizione cromatica del tessuto decorativo riproponendo i moduli decorativi della volta e delle pareti senza realizzare le ombreggiature e lumeggiature della decorazione originale.

07-affrescoRiflessioni a margine dell’esperienza

La complessità di stratificazioni e delle sovrapposizioni presenti all’interno del palazzo Salmatoris richiede un metodo di giudizio flessibile. L’inserimento del mulino nell’ala est e la trasformazione in camerate durante l’ultima guerra ha modificato sostanzialmente lo stato degli elementi architettonici e decorativi.

La massima «Intervenire per conservare» evidenzia la propria coerenza quando si riscontra come le opere meglio conservate siano quelle che hanno avuto continuità d’uso, che sono state cioè curate, valorizzate e amate nel tempo.

È per questo che, non meno importanti degli aspetti materiali della conservazione sono sempre da approfondire le implicazioni sociali, antropiche e simboliche che il progetto di restauro architettonico implica.

I fini della conservazione, dunque, non sono da intendersi come il blocco o il rallentamento del degrado ma anche, dinamicamente, come atto valorizzativo mediante il recupero e il rilancio di qualità non solo materiali. In tutto ciò, è chiaro, come la ricerca di possibili usi compatibili debba essere sempre perseguita.

A prescindere dal valore singolo degli elementi rinvenuti durante i saggi è necessario uno sforzo ulteriore nella comprensione del manufatto per fare in modo di trovare un giusto rapporto tra il mantenimento di una lettura delle stratificazioni storiche e una loro valorizzazione. Certamente la funzione museale, inserita nel palazzo con questo progetto, è congeniale alle esigenze conservative.

Anche per questo scopo è indispensabile un approccio multidisciplinare al restauro architettonico, che preveda un continuo e positivo confronto tra il progettista e gli altri esperti nei campi specifici che investono il processo restaurativo.

L’intervento di restauro va concepito, infatti, in modo integrale, ovvero analizzando contemporaneamente tutte le problematiche implicate: architettoniche, archeologiche, storiche, strutturali, tecnologiche, chimiche, fisiche, biologiche in quanto esse si influenzano vicendevolmente.

Le decorazioni pittoriche murali si presentavano nei vari ambienti in più strati sovramessi, alcuni dei quali non nettamente distinguibili e con diverse caratteristiche esecutive. Le operazioni di restauro quindi si sono articolate in una gamma complessa di fasi, diversificate in base ai supporti da trattare, alle loro caratteristiche materiche e tecnico esecutive, ai precedenti interventi di restauro.

Un intervento di restauro, quello di Palazzo Salmatoris, calibrato sulle realtà decorative e conservative che di volta in volta i diversi ambienti presentano, mirando al recupero e al restauro delle decorazioni originarie e/o antiche per quanto possibile e delle ricampiture o ridipinture in stile del periodo postbellico.

Chi ha fatto Cosa
Direttore dei lavori: arch. G. Durbiano
Progetto preliminare: Studio «Boglietti Associati» di La Morra
Progetto esecutivo di restauro del complesso: arch. A. Isola, arch. S. Isola, arch. C. Gardino Isolarchitetti srl, L. Reinero
Progettazione e impresa esecutrice dell’intervento di restauro pittorico: D. Gazzana
Tempistica: luglio 2013-marzo 2016
Finanziamenti: Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale
Alta sorveglianza: soprintendenza Beni artistici per la provincia di Mondovì, Cuneo, Fossano e Savigliano

Per saperne di più: «Palazzo Salmatoris a Cherasco. Storia di un edificio,
discussione di un restauro» (Umberto Allemandi Editore), a cura di Manfredo di Robilant.

Domenico Gazzana  – Restauratore
Daniela Pittaluga – Ssbap già scuola di Specializzazione in restauro dei monumenti, Università di Genova

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