Editoriale | Livia Randaccio

Due eccellenze di Milano

Il comune di Milano e il Dipartimento di Architettura e Studi urbani del Politecnico hanno firmato il 13 giugno una convenzione per lo studio di fattibilità per la riapertura dei Navigli. Entro dicembre la presentazione del documento. Aperto anche il cantiere per il restauro del refettorio del Cenacolo.

Dedichiamo questo editoriale al capoluogo lombardo e, nello specifico, a due notizie eccellenti che stanno interessando sia gli addetti ai lavori sia la municipalità intera.

Livia Randaccio, direttore editoriale Imprese Edili e impresedilinews.it

Il comune di Milano e il Dipartimento di architettura e Studi urbani (DaStu) del Politecnico hanno firmato il 13 giugno una convenzione per lo studio di fattibilità della riapertura dei Navigli: responsabile coordinatore dello studio di fattibilità è Antonello Boatti, docente dello stesso Dipartimento. Le attività di ricerca dello studio verranno sviluppate secondo le seguenti tematiche: fattibilità architettonica – urbanistica con studio del tracciato e del suo funzionamento, fattibilità viabilistica e trasportistica con studi progettuali innovativi, fattibilità geologica, idraulica e idrogeologica e, infine, fattibilità economica con valutazione costi-benefici.

Riattivare la navigazione
A due anni dai referendum ambientali Comune e Politecnico hanno siglato questa convenzione per lo studio di fattibilità per la riapertura completa delle vie d’acqua milanesi, i navigli Cerchia interna, naviglio di via Vallone, Martesana, Darsena e conca di Viarenna, protocollo che comprende la possibilità di riattivare la navigazione lungo tutti i percorsi.
A questo studio parteciperanno le università Bocconi e di Pavia, l’istituto dei Navigli, numerosi professionisti che hanno a cuore la riapertura di queste antiche vie d’acqua e alcune aziende (tra queste, A2A, Amat, Enel, Metropolitana milanese…) che nell’interesse di Milano lavoreranno allo studio a titolo gratuito, studio che tra cinque mesi verrà presentato ai cittadini.
Non entro nel merito delle decisioni che 130 anni fa prese l’ing. Cesare Beruto quando cancellò dal Piano di Milano una larga parte dei navigli e neppure entro nel merito della decisione di cancellare i navigli presa negli anni Trenta quando quella decisione non suscitò opposizioni. In nome di una certa idea di razionalità urbana, di modernità, di sviluppo urbano, quel gesto di soppressione parve essere uno dei tributi alla crescita di una Milano proiettata verso un futuro di grande metropoli.

Declino di un’affabilità urbana
Mi piace ricordare un pamphlet scritto da Marco Comolli (era libero docente in Architettura degli interni al Politecnico di Milano, materia che ha insegnato negli anni ’60) contro le deviazioni dell’architettura contemporanea e il degrado metropolitano.
Comolli rilesse quell’iniziativa urbanistica come uno degli esempi tipici di “declino di un’affabilità urbana”. Declino che ha davvero portato con sé non poche devastazioni architettoniche che hanno reso il costruire odierno più che la realizzazione di un’utopia, il manifestarsi di un degrado che i cittadini scontano in termini di perdita culturale e invivibilità dei luoghi.
Ai lettori di Impresedilinews.it desidero porgere un concetto di Comolli: se i nostri spazi urbani ci comunicano oggi soprattutto un senso di fastidio e di grave oppressione, all’opposto certe case sgangherate… certe vie di paesi più poveri ci trasmettono più spesso un’impressione di vita, un segno di speranza. Nella loro semplicità senza pretese, infatti sono ambienti che hanno saputo conservare una trasparenza di relazioni. Questa stessa trasparenza ci sembra di poterla trovare anche nell’architettura minore o nei luoghi antichi del nostro passato… Abbiamo bisogno di una simile trasparenza abitativa. Abbiamo bisogno cioè di poter stabilire un rapporto chiaro, ordinato e riconoscibile con i luoghi in cui viviamo. Invece di cercare nuovi stili da aggiungere al catalogo delle forme morte, dovremmo rincominciare da zero, cercando di ritrovare il senso perduto dell’architettura. Per potersi costituire come una trama serena di chiare relazioni l’architettura cercava in antico di raggiungere una dimensione ideale di leggerezza, affabilità, naturalezza. Questa dimensione relazionale costituisce da sempre il senso unico del fare architettura. Ce ne potremo accorgere cominciando a riflettere sulla bellezza dell’architettura minore, dei luoghi antichi e dei navigli di Milano.

Restauri al Cenacolo
La seconda notizia che mi piace condividere è l’attento lavoro di restauro che si sta facendo nel refettorio del Cenacolo. La Soprintendenza ai beni monumentali ha dato il via al primo intervento di restauro dell’edificio dopo la grande ricostruzione dalle macerie dell’ultimo conflitto mondiale. Il refettorio del Cenacolo necessitava di un’efficiente copertura e di un moderno cappotto termico. I coppi erano danneggiati e sbrecciati, pluviali, canali e converse andavano riveduti e rifatti, la pioggia non aveva ostacoli e filtrava dalle volte a botte. Ricordiamo che la volta è stata ricostruita proprio negli anni ’50 seguendo tecniche costruttive ormai obsolete: un esempio sono i coppi che poggiano su una soletta di calcestruzzo e su una lamiera che, a sua volta, grava su una lamiera metallica.
Ora il progetto della Soprintendenza ha considerato il rifacimento del manto di copertura in tegole di laterizio, con la posa dei ganci ferma coppi, un pannello coibentato per l’isolamento termico, la costruzione di un colmo ventilato, la revisione e la posa delle lattonerie in rame, la posa di una moderna linea vita fatta di cavi d’acciaio e ancoraggi per svolgere in sicurezza tutti i necessari e futuri interventi di manutenzione. È stato dato il via anche alle operazioni per fermare le infiltrazioni delle murature prima che queste intacchino l’Ultima cena di Leonardo Da Vinci e la Crocifissione del Montorfano. Per il lavoro esecutivo sono state incaricate le imprese edili Panizza (Brescia) e Biffi (Mapello, Bergamo). Saranno 150 i giorni di lavoro e 214 sono le migliaia di euro d’investimento (fondi Arcus) per i lavori di restauro. Due progetti, due lavori d’eccellenza che danno lustro alla città.

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