Punti di Vista | Alfredo Nepa, Giovani imprenditori Confindustria Abruzzo

Fattori di crisi ed elementi per il rilancio aziendale. Fare fronte al cambiamento per ripartire

Secondo Alfredo Nepa per recuperare terreno è indispensabile promuovere aggregazioni, reti d’impresa, fusioni, contract, rinsaldando però anche il senso di cultura civica fondamentale per vincere la diffidenza e l’individualismo che frena l’avvio di progetti imprenditoriali comuni.
Alfredo Nepa | Giovani imprenditori Confindustria Abruzzo
Alfredo Nepa | Giovani imprenditori Confindustria Abruzzo

La struttura economico-produttiva del Paese risente dell’acuirsi di situazioni pregresse e fenomeni globali complessi. Il modello economico neoliberista, nonostante abbia avuto il merito di aumentare i livelli medi di ricchezza a livello mondiale, comincia a manifestare i suoi limiti.
Come sostiene Gallino, le crisi finanziarie di questi anni non sono dovute ad incidenti di sistema, sono piuttosto il risultato dell’accumulazione finanziaria perseguita ad ogni costo per reagire alla stagnazione economica americana ed europea di fine Novecento. La globalizzazione ha disegnato una nuova geografia degli scambi commerciali. In alcuni settori sono emersi monopoli e stadi di saturazione. La capacità produttiva di questi mercati è diventata di gran lunga superiore alla domanda effettiva. Tale condizione, soprattutto in Italia (dove il tessuto produttivo è costituito prevalentemente da pmi), sta determinando un abbassamento dei prezzi di vendita che crea impoverimento aziendale e perdita di competitività.

Per recuperare terreno, specie sul fronte internazionale, è indispensabile promuovere aggregazioni (reti d’impresa, fusioni, partnership, contract, …). Sarà doveroso, però, rinsaldare quel senso di cultura civica fondamentale per vincere la diffidenza e l’individualismo che frena l’ avvio di progetti imprenditoriali comuni.
Lo scenario politico italiano non aiuta e offre partiti litigiosi, ciascuno a suo modo, incagliati in ideologie superate o in conflitti d’interessi. Bisognerà cambiare profilo trasformando una burocrazia lenta e inefficiente in un sistema di servizi e infrastrutture all’avanguardia. Un modello statale e amministrativo che non si sostituisce all’impresa ma la sostiene nel suo sviluppo. Ciò sarà possibile solo attraverso riforme costituzionali idonee a garantire una classe dirigente di alto profilo e governi stabili e duraturi.

La competitività aziendale passa anche attraverso le istituzioni comunitarie. Per realizzare una vera e compiuta integrazione i Paesi membri dell’Unione Europea dovranno cedere ulteriori parti di sovranità nazionale. Il Parlamento europeo dovrà introdurre maggiori strumenti di democrazia partecipativa e potenziare il sistema legislativo. Occorrerà risolvere il problema del dumping dei paesi asiatici che penalizza la tipicità e l’eccellenza del made in Italy. Con l’obiettivo di realizzare un sistema federale, dovrà concretizzarsi il progetto di un’unione di politica economica, fiscale e bancaria.

Il sistema di distribuzione dei fondi europei dev’essere rivisto completamente. La maggior parte dei progetti di finanziamento sono irricevibili, a partire dalle leggi regionali che li istituiscono. Nelle strutture preposte mancano del tutto professionisti con esperienze aziendali in grado di conoscere i ritmi e le complessità di un’impresa, valutare gli investimenti o i progetti da finanziare.

Il sistema del credito va rinnovato partendo da una maggiore fiducia alle imprese. La Bce fornisce liquidità alle banche ma queste non la trasmettono all’economia reale. I banchieri incassano gli aiuti di Draghi ma continuano a negare agli imprenditori le risorse per produrre ed esportare. La cosa incredibile è che la Bce nel contesto non ha poteri sostanziali se non di mero indirizzo. Per cui, come nel sistema americano, necessiterà attivare riforme e meccanismi di controllo tali da imporre alle banche nazionali di immettere nella giusta misura la liquidità che serve ai mercati.

Infine, la governance mondiale dovrà riconsiderare il ruolo e la forma giuridica delle istituzioni internazionali (in primis Fmi, Banca Mondiale, Wto e Onu). Quest’ultime dovranno porsi l’obiettivo di ridimensionare il potere del circuito bancario (riportandolo al ruolo di sostenitore dello sviluppo aziendale) e delle multinazionali. Il sistema andrà riconfigurato adottando un nuovo paradigma che abbandoni il principio della crescita a tutti i costi, seguendo indirizzi di sussistenza, sostenibilità e integrazione.

Alfredo Nepa, Giovani imprenditori Confindustria Abruzzo

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