Terre d’Oltremare | Mostra fotografica

Gli architetti italiani in Eritrea e Dodecaneso

Mostra fotografica di Biamino e Ratti dal 4 al 6 dicembre al Consolato generale d’Italia di Lugano. Le opere urbanistiche e architettoniche testimoniano una grande varietà di stili e tendenze che si manifestarono in quelle terre in numerose realizzazioni: infrastrutture, riqualificazioni urbanistiche dei maggiori centri urbani, edifici pubblici, insediamenti rurali di nuova fondazione.

Fu intensa la storia delle avanguardie architettoniche italiane in Eritrea e Dodecaneso, segnata da un grande fervore creativo, da un acceso dibattito e dalla realizzazione di numerose architetture di pregio.

Rodi, il Teatro ieri
Rodi, il Teatro ieri

Un capitolo ancora da completare, nonostante negli ultimi anni si sia registrato un vivo interesse per l’argomento, cui dà un importante contributo la mostra fotografica di Bruna Biamino e Daniele Ratti organizzata dal Consolato generale d’Italia in Lugano nella sala Carlo Cattaneo, via F. Pelli 16a.
La mostra è visitabile il giorno 4 dicembre prossimo dalle ore 14.30 alle 17 e i giorni 5 e 6 dicembre dalle ore 10 alle ore 12.30.

Rodi, il Teatro oggi | ©Paolo Bianchini
Rodi, il Teatro oggi | ©Paolo Bianchini
Bruna Biamino
Bruna Biamino

Bruna Biamino e Daniele Ratti sono due fotografi torinesi che hanno avuto una splendida idea: quella di mettersi in tour alla ricerca dei nostri lasciti coloniali in Eritrea, Albania, Dodecaneso, Cina i primi luoghi visitati, poi andranno in Etiopia, Libia e Somalia, (situazione politica permettendo). Vogliono di allestire una grande mostra alle Ogr di Torino nel settembre 2015.

Daniele Ratti
Daniele Ratti

Le foto di tale progetto, dal nome Eritalia, raccontano di un momento splendido dell’architettura italiana, un profluvio di costruzioni ancora quasi tutte perfettamente funzionanti: ospedali, chiese, scuole, teatri, cinema, caserme, stazioni, locali, per un coacervo di stili sorprendente che rimanda in particolare al Futurismo, prima avanguardia italiana, e alla metafisica di De Chirico e Carrà.

L’Eritrea è il gioiello della sperimentazione: colonia italiana nel 1890, vive un periodo di straordinario ammodernamento negli anni ‘30, in particolare con il progetto di comunicazione tra il porto di Massaua e la capitale Asmara. Sono ben 53mila i nostri compatrioti che vi abitano, su una popolazione di 98mila anime, fino all’occupazione, nel 1941, da parte dell’esercito britannico.
Tra gli edifici più rilevanti, il Cinema Impero, disegnato nel ’37 da Mario Messina, che prende a modello il Razionalismo e inserisce tettoie e oblò con i colori dell’Africa. Quindi la stazione di servizio Fiat Tagliero del ’38, progettata da Giuseppe Pettazzi e influenzata dal Manifesto futurista dell’Architettura aerea di Mazzoni e Marinetti, soprannominata per le sue forme ardite e ipermoderne «astronave coloniale».

Asmara, la stazione di servizio Fiat Tagliero
Asmara, la stazione di servizio Fiat Tagliero

Asmara in particolare viene indicata come la «piccola Roma» per il mix tra la memoria dell’antico e il bianco del nuovo quartiere dell’Eur.
Nell’ex colonia si sommano gli stili novecenteschi, dal Déco al Cubismo, dal Futurismo al Razionalismo, soprattutto negli edifici pubblici, come nei numerosi cinema oppure nel Bar Zilli, che ancora presenta il bancone originale.
A Dogali, sempre in Eritrea, spicca il Ponte Menabrea, formato da tre arcate in cemento armato che sovrastano il letto sabbioso del torrente Dessèt, con la curiosità di una scritta in piemontese «ca custa lon ca custa», costi quel che costi.

Rodi, stabilimento balneare | ©Luca Sirtori
Rodi, stabilimento balneare | ©Luca Sirtori

Biamino e Ratti si sono poi spostati in Grecia, lei stampando a colori, lui in un più contrastato bianco e nero, nell’isola di Leros, possedimento italiano dal ’12 al ’47.
Sull’Egeo dunque sorge la scuola progettata da Armando Bernabiti e Rodolfo Petracco fra il ’31 e il ’36, dalla caratteristica forma a «L», che è ancora il principale istituto scolastico del luogo.

Rodi, Istituto biologico marino | ©Luca Sirtori
Rodi, Istituto biologico marino | ©Luca Sirtori

Un dato per tutti. Gli architetti italiani, a differenza dei colleghi di altri Paesi, non imposero lo «stile» della madrepatria, cui comunque si ispirarono, ma mostrarono una notevole sensibilità verso l’architettura dei luoghi.

di Benito Sicchiero

Ndr | Nell’articolo proponiamo alcuni scatti riguardanti le costruzioni nel Dodecaneso e in Eritrea progettate dagli architetti Armando Bernabiti e Giuseppe Pettazzi.

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