Cni | 63° Congresso Nazionale

Gli ingegneri come classe dirigente

I vertici del Cni in occasione del 63° congresso nazionale evidenziano il ruolo e l’impegno della Rete delle Professioni Tecniche ponendo le basi per far parte di una rilevante tax force dirigenziale del Paese. Tra le richieste del Cni le misure di semplificazione fiscale e amministrativa a favore dei professionisti.
Danilo Toninelli | Ministro Infrastrutture.

«Non vi nascondo l’emozione nell’essere qui di fronte a quella che dovrebbe essere la classe dirigente di cui il paese ha bisogno. Mi fa piacere essere qui. Voi per professione vi trovate nella parte di chi fa e chi realizza le cose. La prima opera da realizzare è la somma di tante piccole opere di cui abbiamo bisogno. La più grande opera sarebbe mettere insieme a livello nazionale tante piccole grandi opere. Il crollo di Genova? Oggi appare ingeneroso prendersela con l’ingegner Morandi, perché la colpa è di chi doveva controllare, con la complicità dello stato che ha tollerato una politica che ha preferito lasciare il bottino a potentati economici in cambio di favori e poltrone. Ora il nuovo ponte che faremo fare allo stato dovrà raggiungere due traguardi: la svolta del settore pubblico e la rinascita di Genova, che traccerà una linea ideale. Il nuovo ponte sarà un’immagine per la città. Il piano urbanistico andrà modificato. Stop alle grandi opere inutili che non si integrano col territorio, bisogna cambiare approccio. Voi ingegneri dovete essere al centro di questo rilancio nazionale. Lo stato deve consentirvi di liberare le vostre energie e le vostre competenze. È assurdo vedere ingegneri giovani e precari, che sopravvivono alla giornata. Costituiremo un’agenzia pubblica indipendente per gestire la sorveglianza delle infrastrutture. Metteremo tanti professionisti. La tecnologia ci permette di sorvegliare le opere in modo ottimale. Stiamo lavorando per rendere efficaci l’eco bonus ed il sisma bonus. È un grande momento d’innovazioni vorticose, il Governo vi vuole ascoltare e vi chiede una mano, vi chiediamo di giocare un ruolo fondamentale. Genova e l’Italia non rinascono senza di voi. Vi ringrazio e vi auguro buon lavoro. Ho dato mandato alla mia segreteria di fissare un incontro».

Così il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli in occasione del 63° Congresso Ingegneri Italiani. I lavori hanno preso il via con la relazione del presidente del Cni. Tra i passaggi più significativi quelli sul crollo del Ponte Morandi, l’equo compenso e le richieste di semplificazione fiscale.

Armando Zambrano, presidente Cni con il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli.

Armando Zambrano | Presidente Cni

«Questo congresso è importante perché siamo a un punto delicato della nostra categoria. Insieme possiamo costruire la classe dirigente. Siete e siamo convinti che dobbiamo lavorare insieme. La Rete delle Professioni Tecniche, in questo senso, è un grande risultato. La nostra professione è la più importante per ordine di matricole nelle università. Abbiamo sentito ministri che ci hanno chiesto collaborazioni e aiuti. Sono giovani, ma il fatto che lo abbiano fatto è un sintomo importante. Sono anni che studiamo, che produciamo documenti e modifiche legislative. Il crollo ha evidenziato le problematiche di questo paese. Non ci è piaciuto il tentativo di scaricare sul progettista, è una cosa meschina. Ma grazie a Dio la categoria ha risposto. Riccardo Morandi era un genio, uno degli ingegneri più importanti che abbiamo avuto, costruttore di ponti e di opere straordinarie. Lo scarico di responsabilità è un tema classico in questo paese. Il paese non ha capito come s’imposta un tema delicato come la manutenzione. La situazione di Genova ha bisogno d’interventi straordinari e non ci metteremo di traverso. Il ponte è solo un aspetto delle necessità, diamo un segnale di capacità d’investimento sul futuro e pensiamo alle infrastrutture».

Equo compenso

In seguito Zambrano è tornato sull’importante questione dell’equo compenso. Ha ricordato, innanzitutto, che la mozione approvata al termine del 62° Congresso nel giugno 2017 stabiliva l’assoluta necessità di procedere alla determinazione dell’equo compenso per i lavoratori autonomi e i professionisti. Un obiettivo raggiunto pochi mesi più tardi con l’equo compenso diventato legge. Un risultato raggiunto attraverso l’azione congiunta della Rete delle Professioni Tecniche e del Comitato Unitario delle Professioni, culminata nella manifestazione al Teatro Brancaccio del 30 novembre 2017 dal titolo «L’equo compenso è un diritto».

Zambrano ha sottolineato come l’equo compenso rappresenti per tutti i professionisti solo un punto di partenza. L’impegno adesso sarà quello di applicarlo e farlo applicare, in particolare dalle pubbliche amministrazioni.

Il Centro Studi Cni ha elaborato un documento che ne precisa l’ambito di operatività, soffermandosi proprio sull’estensione della sua applicazione ai contratti stipulati con la pubblica amministrazione. Anche tribunali che si erano distinti per legittimare la gratuità delle prestazioni professionali in favore delle amministrazioni pubbliche sembrano aver recepito il nuovo orientamento normativo (ad esempio la recente sentenza del Tar di Catanzaro del 2 agosto 2018, n. 1507). Anche alcune importanti amministrazioni locali si stanno muovendo su questa direzione, come è il caso dell’atto di indirizzo emanato dal presidente della Regione Sicilia il 28 agosto scorso.

Semplificazioni

Occorre, secondo Zambrano, rendere effettiva l’applicazione di una disposizione che costituisce un «cambio di paradigma» rispetto a una logica e a una teoria economica che ha dimostrato e continua a dimostrare tutti i suoi limiti. I prossimi mesi saranno importanti per completare la normativa sull’equo compenso, rendendola più cogente e soprattutto estesa a tutta la committenza. In questo senso, il presidente del Cni ha sottolineato l’importanza dell’azione delle professioni.

Infine, tra i passaggi più significativi la richiesta al Governo di misure di semplificazione fiscale e amministrativa a favore dei professionisti. L’attenzione di Zambrano si è concentrata soprattutto su tre questioni. La prima è la necessità d’individuare parametri oggettivi per l’assoggettabilità dei professionisti all’Irap.

L’imposta regionale sulle attività produttive e la sua applicazione ai lavoratori autonomi resta ancora un tema controverso. Com’è noto, il presupposto dell’imposta è l’autonoma organizzazione.

Purtroppo la norma e la giurisprudenza non indicano parametri oggettivi per individuare, per ciascun tipo di attività, l’esistenza o meno di una autonoma organizzazione. Di conseguenza è il giudice di merito ad accertare di caso in caso l’esistenza di tale requisito.

I professionisti chiedono di chiarire la definizione di autonoma organizzazione, anche mediante la definizione di criteri oggettivi, ai fini della non assoggettabilità dei professionisti, degli artisti e dei piccoli imprenditori all’imposta regionale sulle attività produttive.

Deducibilità dei costi dell’autovettura

Una seconda questione è quella relativa alla deducibilità dei costi dell’autovettura.  La normativa fiscale individua per i professionisti limiti di deducibilità per alcune categorie di spesa attraverso la presunzione legale dell’uso promiscuo.

Tra le tipologie di costi sostenuti dai professionisti, che rientrano nella presunzione legale, sono da annoverarsi i costi relativi all’acquisto e all’utilizzo delle autovetture. Attualmente la norma prevede la possibilità di dedurre una percentuale pari al 20% delle spese sostenute.

È bene ricordare che la percentuale di deducibilità di tale spesa è stata ridotta nell’anno 2012 passando, con più provvedimenti normativi, dal 40% al 20%: una riduzione motivata dalla necessità di recuperare maggior gettito fiscale e non da una reale analisi dell’utilizzo delle autovetture da parte delle aziende e dei professionisti.

Se si tiene conto delle novità introdotte in tema di tracciabilità dei pagamenti per le spese di carburante, e la futura introduzione della fatturazione elettronica tra privati, gli ingegneri auspicano l’innalzamento della quota di deducibilità per tale spesa fino al 50%, limitatamente agli esercenti di arti e professioni in forma individuale e ad un unico veicolo.

Regime forfettario

Un’ultima importante richiesta degli ingegneri è la modifica del regime forfettario. Attualmente quest’ultimo assoggetta il reddito prodotto ad una imposta sostitutiva, in misura fissa del 15% (ridotta per i primi 3 anni). L’imposta sostituisce l’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), le addizionali regionali, comunali e l’Irap.

Naturalmente la norma limita l’accesso e la permanenza nel regime forfettario al rispetto di determinati parametri tra cui quelli di natura reddituale. Per ciascun settore economico è individuato un limite reddituale ed un coefficiente di redditività. Ad esempio per gli ingegneri il limite è di 30mila euro.

La proposta che giunge dal Congresso degli Ingegneri è di estendere questo limite a 50mila per una vasta gamma di professionisti. Inoltre, al fine di limitare la riduzione del gettito erariale, e per motivi di equità fiscale, si ritiene utile definire, all’interno dello stesso provvedimento, una seconda aliquota pari al 25% per i compensi che superano l’attuale somma di 30mila euro fino al raggiungimento della soglia di 50mila euro ed un limite reddituale per l’accesso e la permanenza nel regime pari a 50mila euro.

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