Punti di Vista | Giulia Andreotti, Ala Assoarchitetti

I sistemi di certificazione della sostenibilità. Progettazione integrata e approccio sistemico: collaborazione tra appaltatore e progettista

I sistemi di certificazione della sostenibilità degli edifici sono probabilmente noti alla maggior parte degli operatori del settore delle costruzioni, ma il loro utilizzo è ancora parziale, come rimane poco considerato il profondo, ma utile, cambiamento metodologico che la loro applicazione richiederebbe.
Giulia Andreotti | Ala Assoarchitetti.

Come ha osservato Fritjof Capra, la grande sfida del nostro tempo è quella di creare e mantenere comunità sostenibili, concepite in modo che più forme di vita, economie e tecnologie non pregiudichino la vocazione della natura di sostenere la vita.

Per Capra, la vera causa di molti dei problemi attuali dev’essere cercata nella miopia della nostra civiltà che ha ignorato i modelli e le dinamiche degli ecosistemi, interferendo con il loro funzionamento in modo drastico. Secondo il fisico austriaco, dobbiamo necessariamente trasformare l’attuale sistema economico basato sulla pretesa di una crescita illimitata, in un altro che sia al contempo sostenibile e giusto, basato su una crescita non lineare né illimitata.

Capra parla di crescita qualitativa, identificando con tale definizione un processo in cui l’aumento della complessità è accompagnato da un corrispondente incremento del grado di maturità dei soggetti coinvolti. Poiché tutte le forme di vita si organizzano in reti e sono caratterizzate da chiare relazioni d’interdipendenza, è, quindi, inevitabile il passaggio dall’attuale modello antropocentrico e individualista, a uno sistemico che tenga conto dell’interrelazione dell’uomo con l’ambiente in cui vive.

Ma come possiamo mettere in atto questo cambiamento a partire dalla nostra realtà professionale? Quali strumenti possiamo utilizzare, come progettisti e costruttori, per modificare così profondamente la qualità dell’ambiente costruito ed il processo che lo genera? Un primo utile passo potrebbe essere quello di adottare di concerto i protocolli per la certificazione della sostenibilità degli edifici, non solo perché lo chiede una nuova normativa, un bando di gara, un cliente, ma perché rappresentano il principale metodo strutturato e già disponibile per gestire l’intero processo di progettazione e costruzione in modo sistemico.

Tra questi, quello più diffuso al mondo è sicuramente il protocollo Leed (Leadership in Energy and Environmental Design), nato su base volontaria e attualmente applicato in oltre 147 paesi. Il sistema di certificazione Leed si pone come obiettivo primario quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sull’impatto che le modalità di progettazione e costruzione degli edifici hanno sulla vita dei cittadini, favorendo la diffusione di una cultura dell’edilizia sostenibile e stimolando la trasformazione del mercato.

L’aspetto che in questa sede ci preme sottolineare è soprattutto l’innovazione di processo che l’applicazione del protocollo porta in seno, sia a livello progettuale sia di gestione del cantiere. Nel sistema tradizionale i diversi aspetti del progetto vengono visti come elementi separati e la progettazione si sviluppa per fasi successive, in cui gli specialisti generalmente lavorano separatamente, concentrandosi sulla loro specifica area, coordinandosi con gli altri soggetti coinvolti solo quando è strettamente necessario.

Il protocollo Leed impone, invece, un approccio alla progettazione di tipo integrato, dove tutti i soggetti coinvolti devono essere da subito consapevoli delle ricadute che ogni scelta progettuale comporta. Esigenze della committenza, progettazione architettonica, strutturale, impiantistica, illuminotecnica, acustica, paesaggistica, sono messe in relazione fin dalle prime fasi in una serie di riunioni periodiche (charrette), nelle quali l’utilizzo della chek-list consente di dare un ordine al ragionamento, diventando un vero strumento di lavoro.

Per ottimizzare il processo di progettazione integrata è bene che il team di professionisti sia sempre coordinato dal Leed Ap (Leed Accredited Professional), il cui compito è quello di semplificare e guidare le scelte attraverso un approccio olistico e la profonda conoscenza del complesso sistema di relazioni che un edificio realmente sostenibile esprime. Si tratta di una figura qualificata che deve essere capace di evidenziare le criticità e le correlazioni tra i diversi crediti, per assistere gli altri professionisti nell’analisi delle opzioni proposte e nell’individuazione delle soluzioni più efficienti, tanto in fase di progettazione quanto in fase di realizzazione.

I «crediti di costruzione» del protocollo comprendono adempimenti spesso già previsti per legge, che vengono però ordinati in modo chiaro nella loro relazione e successione, definendo ruoli e responsabilità di committenza, appaltatore ed eventuali sub-appaltatori.

Di fatto, la collaborazione integrata tra le diverse figure professionali e i costruttori, facilitata da esperti nella gestione di sistemi complessi, consente di non sovrapporre strutture e competenze e, attraverso la condivisione delle scelte, di ottimizzare il processo in ogni sua fase, riducendo le varianti, i rifacimenti e i relativi costi. In questo metodo di lavoro sta la chiave per realizzare quella crescita qualitativa tanto auspicata da Fritjof Capra.

Giulia Andreotti, Ala Assoarchitetti

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