Urbanpromo 2013 | Promogiovani

I vincitori di Urban-promogiovani5

In occasione della decima edizione di Urbanpromo (evento di marketing urbano e territoriale organizzato dall’Istituto nazionale di urbanistica e da Urbit) sono stati nominati i vincitori del concorso Urban-promogiovani5.

L’obiettivo del concorso è stato quello del coinvolgimento degli studenti per una maggiore diffusione degli obiettivi di Urbanpromo tra professionisti delle nuove generazioni.
Questa quinta edizione di Urban promogiovani
(organizzata da Daniela Mello e Claudia Trillo) era rivolta ai laboratori e ai corsi universitari in architettura e ingegneria italiani impegnati in attività di progettazione urbanistica.
A consegnare i riconoscimenti ai vincitori sono stati il presidente di Urbit Stefano Stanghellini, il presidente dell’Inu Federico Oliva e Carlo Alberto Barbieri, membro del Consiglio direttivo Inu e professore di Urbanistica del Politecnico di Torino.

I tre progetti vincitori
Primo classificato: «Il lungomare di Bari. Ricucire lo strappo», presentato da Antonietta Canta, Dipartimento Icar del Politecnico di Bari. Il docente titolare del laboratorio – corso di appartenenza è l’ing. Francesco Selicato. 

Il Lungomare di Bari | Ricucire lo strappo

Il progetto nasce dalla necessità di trovare una risposta al problema della cesura tra la città di Bari e il suo mare, il cui rapporto, un tempo indissolubile, risulta ora strappato da politiche di sviluppo, quelle della città e quelle del porto, che si muovono in direzioni decisamente divergenti.

Il Lungomare di Bari | Ricucire lo strappo

L’obiettivo è restituire il porto alla città, attraverso una suddivisione dell’ambito portuale in due sottoambiti in relazione tra loro ma indipendenti e separati in termini di percorsi e spazi d’uso, secondo le indicazioni della normativa vigente in materia di pianificazione portuale.
In tal modo, le aree più attigue al centro storico cittadino vengono restituite a funzioni urbane come quelle culturali, dello sport e dello svago, mentre il sottoambito operativo viene dislocato verso le aree industriali e le vie di trasporto nazionali. La soluzione proposta riesce a bilanciare le istanze di sviluppo economico del porto con quelle urbane d’integrazione e fruizione da parte dei cittadini, in una strategia progettuale che ricerca la fattibilità concreta in una pianificazione per fasi e nella strategia del recupero e della rigenerazione dell’esistente.

Secondo classificato: «Una mezzaluna fertile», presentato dal gruppo Varco dell’Università degli studi di Roma Tre da Flavia Albanese, Silvia Chiavoni, Davide Onorati, Grazia Rutica, Elisabetta Vacca del Laboratorio di progettazione urbanistica 1 M. Il docente titolare del laboratorio – corso di appartenenza è il prof. Simone Ombuen.

Una mezzaluna fertile | Gruppo Varco

L’ipotesi progettuale, sviluppata in un contesto ad elevato potenziale trasformativo, propone di gestire le reazioni che la città mette in atto in conseguenza a un importante intervento d’iniziativa privata, un nuovo stadio per Roma, indirizzandole verso obiettivi pubblici.
Interpretando come risorse le criticità del contesto, emergono alcuni ambiti di trasformazione la cui rigenerazione, pur avvenendo in maniera sinergica, si incardina sulla nuova qualità conferita alla preesistente area produttiva degradata. In aderenza alle previsioni di piano, si propone in questo senso un modello fertile, quello del distretto dell’eco-innovazione, che metta a fattor comune infrastrutture, tecnologie e servizi.
S’innescano così circoli virtuosi, sostenibili economicamente ed ecologicamente, tra le aziende dislocate nell’area, i quali favoriscono il dialogo tra l’area produttiva e il contesto urbano stesso.

Terzo classificato: «Highreen City», presentato dal gruppo 2P+R dell’Università degli studi di Firenze da Giulio Pandolfi, Lorenzo Panigiani, Szymon Ruszczewski. Il docente titolare del laboratorio – corso di apaprtenenza è il prof. Fabrizio Rossi Prodi.

Highreen City | vista d’insieme

Scandicci, sobborgo fiorentino, sviluppatosi negli anni ’60, subisce nell’ultimo periodo un ulteriore sviluppo grazie alla messa in opera della nuova rete tramviaria che collega il centro di Firenze al nuovo polo realizzato da Rogers.
L’area di studio, nonostante sia in totale abbandono, diventa così un punto critico di collegamento lungo la tramvia tra il nuovo polo e il parco sul fiume Greve.

Highreen City | Lungo tramvia

Il titolo del progetto rispecchia la volontà di alzarsi per ritrovare, attraverso le alte cortine di cemento, il valore perduto delle colline toscane. Così nasce un nuovo altopiano urbano con al di sotto, al piano terra, servizi commerciali lungo una strada pedonale e al di sopra le residenze. Tra le due funzioni si sviluppa il verde comune di collegamento fra diversi servizi del complesso composto da quattro blocchi e una torre.

Premio giuria internazionale: il progetto «Re – coding Trieste», presentato dall’omonimo gruppo dell’Università degli Studi di Trieste, Laboratorio di progettazione Architettonica 3, tesi di laurea di Marco Barbariol, Albi Enesi, Claudio Sartor. Il docente titolare del laboratorio di appartenenza è il prof. Giovanni Fraziano.

Re-coding | Trieste

In un momento storico contraddistinto da crisi economica e occupazionale, difficoltà di accesso alle risorse disponibili, decrescita demografica, fenomeni di gentrification che riguardano i centri storici della città e di contrazione urbana, la necessità di ridefinizione dell’identità locale, diventa per Trieste e la sua provincia una priorità per potersi riposizionare in maniera competitiva a livello europeo.

Re-coding | Trieste

Da qui l’esigenza di una proposta di rinnovamento cittadino che per Trieste parta dalla riqualificazione degli spazi urbani spesso sotto utilizzati o non utilizzati per lo stato di degrado in cui vertono oppure perché non visibili a un occhio poco attendo al territorio. La riqualificazione urbana, unita all’innovazione sociale, attraverso una progettazione alternativa di rigenerazione urbana potrà essere il veicolo di rilancio dell’economia locale e la riconferma di una serie di eccellenze territoriali spesso mal sfruttate che stentano a dialogare tra loro.

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