Industria delle costruzioni | Filiera del concrete

Il binomio infrastrutture crescita economica nell’analisi di Federbeton

Per far ripartire l’industria delle costruzioni è necessario ripensare il paesaggio urbano e territoriale alla luce dei forti cambiamenti che stiamo attraversando, promuovendo la rigenerazione del costruito, l’edilizia sostenibile, la tutela dell’ambiente, favorendo l’economia circolare attraverso misure fiscali e urbanistiche. 

Sergio Crippa | Presidente Federbeton
«Federbeton vuole far passare il messaggio per cui costruire non è sinonimo di consumo indiscriminato di suolo, ma di sviluppo, di migliore qualità della vita, di modernizzazione del Paese. La chiave è nei dati forniti in apertura della manifestazione: 140 miliardi di stanziamenti pubblici previsti dalla Legge di Bilancio 2018 per i prossimi 15 anni. Investimenti importanti che necessitano però di una programmazione attenta e che dovrà tenere presente le esigenze di tutti, senza sottovalutare le ripercussioni per l’ambiente».

Bologna – 11 Aprile 2018 | Seconda edizione della Concrete Conference, un progetto ideato dall’Atecap e promosso da Federbeton, in collaborazione con le altre associazioni della filiera del concrete.

Concrete Conference è un progetto ideato dall’Atecap e promosso da Federbeton, in collaborazione con le altre associazioni della filiera del Concrete, con l’obiettivo di favorire una riflessione intorno al ruolo dell’industria del cemento e del calcestruzzo nel mercato delle costruzioni.

Con l’appuntamento dell’11 aprile a Bologna,  prima edizione del 2018, Federbeton ha voluto evidenziare le potenzialità dell’industria e della filiera del Concrete per dare risposte rapide alla domanda di sicurezza antisismica, ma anche a un’economia sempre più sostenibile e circolare, puntando sul recupero e il riciclo.

“Per far ripartire l’industria delle costruzioni, è necessario ripensare il paesaggio urbano e territoriale alla luce dei forti cambiamenti che stiamo attraversando, promuovendo la rigenerazione del costruito, l’edilizia sostenibile, la tutela dell’ambiente, favorendo l’economia circolare attraverso misure fiscali e urbanistiche”.
Andrea Bolondi | Vicepresidente Federbeton: “L’economia italiana è tornata a crescere, ma in questa fase di recupero il settore edile è l’anello mancante nella crescita economica, settore per il quale la crisi non è ancora finita e l’aggancio alla ripresa sembra essere nuovamente rimandato. Sicuramente hanno pesato l’inefficienza nelle procedure di spesa della Pubblica Amministrazione e l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice appalti e nel 2017 del decreto correttivo. Ma altrettanto sicuramente si sta confermando uno scenario assai critico: l’Italia è un Paese che ha bisogno di trasformazione ma che non ha una visione futura sul tema delle infrastrutture. Su questo oramai convergono tutte le componenti della filiera, a cominciare dall’Ance”.

Il tema delle infrastrutture come via per la crescita economica del Paese: il position paper di Federbeton

Per far ripartire l’industria delle costruzioni è necessario ripensare il paesaggio urbano e territoriale alla luce dei forti cambiamenti che stiamo attraversando, promuovendo la rigenerazione del costruito, l’edilizia sostenibile, la tutela dell’ambiente, favorendo l’economia circolare attraverso misure fiscali e urbanistiche. L’economia
italiana è tornata a crescere, ma in questa fase di recupero il settore edile è l’anello mancante nella crescita economica, settore per il quale la crisi non è ancora finita e l’aggancio alla ripresa sembra essere nuovamente rimandato. Sicuramente hanno pesato l’inefficienza nelle procedure di spesa della Pubblica Amministrazione e l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice appalti e nel 2017 del decreto correttivo. Ma altrettanto sicuramente si sta confermando uno scenario assai critico: l’Italia è un Paese che ha bisogno di trasformazione ma che non ha una visione futura sul tema delle infrastrutture. Su questo oramai convergono tutte le componenti della filiera, a cominciare dall’Ance. Ci sono segnali positivi di ripresa che riguardano il mercato privato, soprattutto l’edilizia non residenziale e la manutenzione straordinaria, e le previsioni per il 2018 – da parte sia del Centro Studi Ance che dei principali istituti di ricerca – relativamente alla crescita del mercato delle costruzioni sono ottimistiche, attestandosi intorno a un +3%. Questo percorso non va fermato ma, anzi, alimentato attraverso provvedimenti e incentivi
affinché si possa continuare a progettare e costruire secondo un piano che renda le strutture del nostro Paese più durature ed efficienti. Per fare un esempio, costruire una tangenziale di una grande area metropolitana di 40 km costa 1,4 miliardi di euro, ma non farla costa alla collettività 3,7 miliardi di euro, oltre il doppio. A questa cifra si arriva
considerando i principali benefici che sono gli effetti in termini di tempo risparmiato, l’impatto dell’incidentalità, l’impatto atmosferico. Il costo, invece, è dato solo dall’investimento inziale.

Il commento di Pietro Baratono, Provveditore alle Opere Pubbliche per la Lombardia e la Liguria e Emilia Romagna: «il momento storico attuale vive le criticità di una PA che non dà risposte e il nostro sistema pubblico non è ancora in grado di gestire il processo di rinnovamento del settore delle costruzioni. Secondo una ricerca americana da circa 40 anni il settore delle costruzioni rivela un livello di produttività molto bassa in tutti i paesi per ragioni storiche. Dobbiamo invertire il trend e riportare al centro l’obiettivo di assicurare i risultati relativi alle opere, rispettando i tempi e le attese. Inoltre è importante puntare sulla digitalizzazione come strumento per aumentare l’efficienza del processo di gestione delle commesse. Un obiettivo a cui collegare un processo di qualificazione e di accrescimento delle competenze del management pubblico».

Nicoletta Antonias, responsabile Controllo Ambientale Cantieri di Italferr, ha
sottolineato l’importanza dei livelli di sostenibilità, indicando quanto sia oggi fondamentale utilizzare delle metodologie e dei protocolli che garantiscano infrastrutture realizzate nel rispetto dei nuovi codici ecosostenibili e rispettosi dei territori, delle comunità e dell’ambiente.

Per Francesco Karrer, ex Presidente del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e attuale membro del Comitato scientifico di Federbeton, la questione diventa anche culturale: «sembra che non vogliamo darci prospettive, abbiamo perso la capacità di immaginarci ancora più in là. Oggi purtroppo le politiche pubbliche sono tutte
sconnesse a causa di una crisi forte della finanza pubblica e questo cattivo rapporto tra pubblico e privato crea un’evidente frattura tra la responsabilità individuale e quella collettiva. Abbiamo una governance senza government a cui si aggiunge la questione del rischio che riguarda l’intero territorio: che cosa è diventato? Spazi indistinti e luoghi distinti. Ci ritroviamo una geografia completamente diversa rispetto a prima che porta, di
conseguenza, a forme di economie differenti da cui dobbiamo ripartire se vogliamo ottenere dei risultati in termini di sviluppo».

Emanuela Poli, direttore degli Affari Istituzionali di Anas, ha fornito un quadro dei
finanziamenti previsti per i prossimi anni: «il Piano quinquennale 2016-2020 prevede lo stanziamento totale di 33 miliardi con copertura finanziaria, diversamente da quanto fatto nei cinque anni precedenti, dove erano stati previsti 20 mld con solo 4 mld di copertura finanziaria. Di questi, 23 sono già stati programmati e 5 sono riservati
a completamenti di opere già avviate, per il Piano ponti e cavalcavia e per la Rete stradale dell’area del cratere sull’Appennino. Dei 23 mld programmati il 45%, pari a 10,5 mld, sarà dedicato alla manutenzione straordinaria e alla messa in sicurezza».

Nuove infrastrutture da costruire e manutenzione dell’esistente

Dal confronto tra le parti è emersa la necessità di realizzare nuove infrastrutture e manutenere quelle che abbiamo, per evitare il preannunciato shock infrastrutturale e riuscire a ottenere degli edifici resistenti, sicuri e durevoli. Oltre a questo sarà importante riuscire a modificare l’identità dell’intero settore delle costruzioni e costruire una nuova reputazione che si basi sulla competenza, sulla sicurezza e sull’innovazione.

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