Corte di Cassazione | Professionisti

Il consulente «fuori tempo massimo» è tenuto al risarcimento

La mancata impugnazione di un accertamento fiscale a causa della non restituzione della documentazione necessaria da parte di un consulente ha fatto esprimere la Corte di Cassazione in favore del cliente che lo aveva citato.

La Corte di Cassazione con sentenza n. 8508 dell’8 aprile ha decretato che è tenuto al risarcimento il consulente fiscale che restituisce fuori tempo massimo la documentazione necessaria al cliente per impugnare l’atto impositivo.

Un ragioniere è stato citato in giudizio dal cliente che gli si era affidato per assistenza fiscale e che non ha saputo seguirlo in modo adeguato.
Infatti il ragioniere pur in possesso di tutta la documentazione nulla aveva fatto nel momento in cui il cliente era stato sottoposto ad accertamento sintetico sulla base dei coefficienti presuntivi di reddito perché assente dei requisiti necessari per farlo ma nemmeno aveva indirizzato l’assistito verso chi era più competente.
Tra l’altro il ragioniere aveva fatto scadere il termine per l’impugnazione facendo così necessariamente pagare il debito al cliente.
Il passo verso la citazione in giudizio a questo punto è stato breve.
Non aver restituito la documentazione è stata per i giudici prova di cattiva gestione ma che non era ravvisabile un nesso tra il mancato ricorso e l’aver dovuto pagare quanto richiesto perché il possibile ricorso alla commissione tributaria non avrebbe avuto la possibilità di essere accolto. In secondo giudizio la sentenza si è capovolta soprattutto rispetto al nesso casuale e così è stato riconosciuto il danno. Infine la Suprema Corte ha confermato il verdetto.

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