Punti di Vista | Avv. Giovanni Calisi

Il turismo che fu e l’aeroporto che non è

Come non pensare, oggi, all'aeroporto di Genova, che potrebbe essere per la città quello che fu nel XIX secolo la stazione per Nervi? La sua collocazione è tale che potrebbe essere quel city airport che tante città europee cercano, inutilmente, di realizzare.

Nervi, nella seconda metà del XIX secolo, diventa una delle capitali europee del turismo, una località di soggiorno, in particolare invernale, apprezzata da una numerosa clientela europea (tedeschi e russi ma anche inglesi, austriaci e svizzeri).

Avv. Giovanni Calisi è consigliere del Municipio Levante e vicepresidente della SpC Società per Cornigliano.

Il nome di Nervi era così noto nella Europa di fine Ottocento, che lo scrittore Anton Čechov rivolgendosi ad amici moscoviti disse loro “ci vedremo a Nervi” senza bisogno di precisare altro, circa la collocazione geografica, tanto essa era all’epoca famosa; e il padre della psicoanalisi Sigmund Freud, si prese un rimbrotto in quanto, volendo consigliare Nervi quale località di villeggiatura a un suo cliente, ne scordò il nome e la collaboratrice cui si rivolse per avere aiuto gli disse “ma come, l’oggetto dei suoi studi i…nervi”!”.

A distanza di anni, il prototurismo nerviese è ancora oggetto di studi (e di molti rimpianti); le ragioni che resero Nervi così famosa non sono solo il suo clima, il sole, il mare, vi era un altro grande vantaggio particolarmente strategico: l’essere facilmente raggiungibile. Il turista scendeva infatti dal treno ed era subito in vacanza; infatti data la collocazione strategica della stazione ferroviaria di Nervi, ci si trovava subito nell’agognato “paradiso”, tra la passeggiata a mare, i parchi e l’aristocratico viale delle Palme.
Dunque la stazione ferroviaria così collocata fu, per gran parte, artefice del successo internazionale di Nervi. Ed allora come non pensare, oggi, all’aeroporto di Genova, che potrebbe essere per la nostra città quello che fu nel XIX secolo la stazione per Nervi?
La sua collocazione è tale che potrebbe essere quel city airport, che tante città europee cercano, inutilmente, di realizzare. Utilissimo per i voli interni e davvero favorito per il turismo internazionale. Infatti, arrivati all’aeroporto di Genova si è nel vero senso della parola “a” Genova, a pochi minuti dal Porto Antico dal Centro Storico ed a quindici minuti da Nervi (e a trenta i minuti dall’Outlet di Serravalle, non sorprenda o scandalizzi, ormai per gli stranieri è anch’esso una meta “turistica”).
L’aeroporto invece langue. È nuovamente in regresso e si avvia a scendere vicino alla pericolosa soglia del milione di viaggiatori, sotto la quale ci sarà di chiedersi se tenerlo ancora aperto.
I costi, per gli utenti, in primo luogo genovesi, sono proibitivi. Un pietoso silenzio sulla guarentigia accordata ai tassisti, che possono applicare una sorta di tariffa “extracittadina” ai danni dei malcapitati turisti in arrivo: la carenza più grave deriva dalla scarsità di voli low coast tanto che per raggiungere diverse località del Sud Italia e la stragrande maggioranza delle località estere, per un genovese è meglio servirsi della sperduta Milano Malpensa o di Pisa, se non addirittura di Nizza. Pur tenendo conto del supplementare viaggio in macchina, si risparmia comunque!
La conseguenza è che chi viaggia per lavoro ha collegamenti ridotti e costosissimi; chi viaggia invece per turismo, in particolare i nostri giovani, è sfavorito dai costi e dal ridotto numero di mete; ed ancora chi da fuori vuole raggiungere la nostra città per rinverdire quella fama turistica di cui si parlava all’inizio, ha scarse possibilità per arrivare a Genova.
Mancano collegamenti con l’Est Europa (solo ora è ripreso il volo da Mosca ma sicuramente quella città non basta), sono di fatto assenti le città del Nord Europa e quindi quelle ragioni, che 150 anni fa regalarono il successo a Nervi, pur teoricamente presenti, non sono adeguatamene sfruttate e il nostro aeroporto è sempre più una cattedrale nel deserto, con pochi voli e sconsolatamente vuoto. Andare all’aeroporto di Pisa, come mi è capitato nei giorni scorsi, è un confronto impietoso.
Dobbiamo tutti rimboccarci le maniche. Le idee non mancano, vari soggetti pubblici hanno chiesto di partecipare ad un bando europeo per progettare un collegamento pedonale stabile tra aeroporto e stazione ferroviaria mentre altri soggetti, pubblici e privati, possono lavorare per aumentare i voli e renderli competitivi. Non si deve rimanere fermi, ne va del futuro non solo dell’Aeroporto ma della città in generale: rimanere fermi, in tutti i sensi, nell’attuale contingenza mondiale consiste nel rassegnarsi a un lento e inesorabile declino.

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