Osservatorio | Cribis D&B

Imprese edili: in aumento il rischio insoluti mentre Ue apre a una soluzione sui debiti della pa

I risultati dell’Osservatorio del Cribis D&B dicono che le imprese edili risultano quelle a maggior rischio d'inaffidabilità commerciale nei 12 mesi successivi. Si tratta del 13,99% di imprese edili ad alta rischiosità contro la media del 11,26%. Intanto, per il presidente Ance, Paolo Buzzetti, la dichiarazione congiunta di Rehn e Tajani imprime una svolta storica al problema dei ritardati pagamenti.

La crisi non pare finire e i dati ne danno conferma. In particolare, il settore delle costruzioni, dai dati Cribis D&B (società d’informazione creditizia e di supporto decisionale per le banche) risulta tra i più penalizzati.

Cribis D&B rivela che le imprese operanti nel settore edile mostrano un maggior livello di rischiosità rispetto alla media delle imprese italiane. Nello specifico, l’analisi fatta dalla società specializzata in business information riguarda il rischio che un’azienda possa generare insoluti commerciali nell’anno successivo. Ed il risultato è che il 13,99% delle imprese edili ha presentato un’alta rischiosità di generare insoluti commerciali nei confronti dei propri fornitori nei 12 mesi successivi, contro l’11,26% della media delle imprese italiane.
Il 73,28% delle imprese edili ha chiuso l’anno con una rischiosità media, e l’11,34% una rischiosità medio-bassa. Solamente l’1,39% del totale, infine, presentava una rischiosità bassa, contro il 6,08% della media nazionale.

I settori più in difficoltà. L’edilizia specializzata e la costruzione di edifici risultano i microsettori più in difficoltà, con rispettivamente il 23,53% e il 21,18% di imprese con un alta rischiosità potenziale. In particolare, sono risultate più di 60mila le imprese operanti nella costruzione di edifici a caratterizzarsi per l’elevata probabilità di generare insoluti commerciali nel corso dei 12 mesi successivi alla rilevazione. Quella degli installatori, invece, è risultata essere la categoria più affidabile con una percentuale d’imprese ad alto rischio pari al 9,87% del totale, un dato inferiore alla media italiana di 1,39 punti percentuali.

L’affidabilità delle imprese edili è drammaticamente scesa negli ultimi 5 anni, mettendo attualmente in forse i pagamenti di partner e fornitori. La percentuale di imprese edili con un alto livello di rischiosità commerciale è infatti passata dal 9,84% del 2008 al 13,99% della fine del 2012, con un aumento di 4,15 punti percentuali (contro un +2,27% nazionale). Al contempo, la quota delle imprese edili con una bassa rischiosità è letteralmente crollata, passando dal 9,16% del 2008 al 1,39% di fine 2012, un calo di ben 7,77 punti percentuali contro il -3,45% delle imprese italiane in generale.
A livello geografico il Sud (comprese le Isole) e il Centro sono le aree meno affidabili, rispettivamente con un livello di bassa rischiosità dello 0,49% e del 1,31%. La crisi del settore però non risparmia nemmeno il resto del Paese: la bassa rischiosità del Nord Ovest a fine 2012 è stata pari al 1,64%, quella del Nord Est del 2,24%.

Pagamenti: l’apertura Ue per superare i vincoli. Intanto, per il presidente Ance, Paolo Buzzetti, la dichiarazione congiunta di Rehn e Tajani imprime una svolta storica al problema dei ritardati pagamenti. «Ora serve risposta immediata dall’Italia» sollecita Buzzetti che annuncia la partecipazione dell’Ance alla manifestazione Anci di giovedì 21 a RomaSecondo il presidente dell’associazione costruttori, infatti, grazie a questa chiara presa di posizione della Commissione europea viene meno l’ostacolo che le istituzioni italiane hanno sempre invocato finora per giustificare il mancato pagamento. «Solo pochi giorni fa – conclude Buzzetti – insieme all’Anci e a tutta la filiera del settore, abbiamo chiesto al Governo e alla Commissione di poter approvare un piano di pagamento di tutti i debiti pregressi come misura “una tantum” sul modello spagnolo. Ora tocca al Governo e al Parlamento italiano seguire la strada indicata da Bruxelles e adottare un provvedimento d’urgenza per sbloccare i 19 miliardi che le imprese di costruzione attendono dalla PA e salvare migliaia di posti di lavoro».

Una richiesta che l’Ance ribadirà con forza giovedì prossimo in occasione dell’iniziativa pubblica che l’Anci ha indetto a Roma per il superamento dei vincoli del Patto e alla quale prenderà parte anche un’ampia delegazione dell’associazione costruttori.

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