Guida Pratica | Affresco

Integrazioni pittoriche per gli affreschi della navata sinistra della chiesa di San Siro a Genova

La delicatezza dell'intervento ha comportato in alcuni casi, la coraggiosa decisione di arrestare a tempo debito la pulitura pur di non compromettere la conservazione materiale. Il risultato finale ha premiato tale decisione con una buona leggibilità dell’insieme e un ottimo mantenimento delle tracce pittoriche.

La basilica di San Siro, una delle più antiche chiese cattoliche di Genova, eretta secondo la tradizione nel IV secolo, è stata la prima cattedrale di Genova.

In periodo barocco, a seguito di un disastroso incendio, venne ricostruita. I lavori, iniziati nel 1584, si protrassero fino al 1619, quando fu completata la cupola. Le decorazioni interne furono realizzate nel corso di tutto il XVII secolo mentre la facciata principale, in stile neoclassico, sarebbe stata realizzata solo nell’Ottocento.

La chiesa subì gravi danni a causa dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale e fu restaurata negli anni immediatamente successivi. In particolare furono distrutte due cappelle della navata di sinistra e l’altare di nostra Signora della Provvidenza. Tra il 2007 e il 2008 sono stati eseguiti restauri delle decorazioni e degli affreschi delle cappelle e del presbiterio. L’attuale restauro si è concluso nel 2015.

Il ciclo di dipinti murali all’interno dell’edificio è stato realizzato con una buona tecnica ad affresco, su intonachino di malta di calce e inerti misti, steso su arriccio e lisciato, con parti pittoriche eseguite a secco.
Il ciclo di dipinti murali all’interno dell’edificio è stato realizzato con una buona tecnica ad affresco, su intonachino di malta di calce e inerti misti, steso su arriccio e lisciato, con parti pittoriche eseguite a secco.

LINEE GENERALI DELLE LINEE DI RESTAURO

– Affreschi della navata sinistra corrispondenti alle cappelle di San Matteo (già della disputa dei Dottori) e di San Pio X (già della Pietà)
– Paramento in marmo del fronte delle due cappelle
– Statua in stucco ubicata nella nicchia tra le due cappelle
– Voltino della prima cappella denominata di san Matteo

DECORAZIONE A SECCO SU AFFRESCO

Il ciclo di dipinti murali all’interno dell’edificio è stato realizzato con una buona tecnica ad affresco, su intonachino di malta di calce e inerti misti, steso su arriccio e lisciato, con parti pittoriche eseguite a secco. Il termine «a secco» è un modo di definire le tecniche della pittura su pareti che non sono «a fresco» (su pareti dove cioè l’intonaco risulta ancora umido nel momento in cui vengono stesi i colori), cioè nella pittura «a secco» i dipinti vengono realizzati sui muri asciutti con colori fissati grazie a sostanze fissanti, come uovo, colla, grassi animali, olio o cera.

In corso d’opera, durante il cantiere del 2014, sono state eseguite alcune indagini diagnostiche che hanno permesso di approfondire meglio la conoscenza dei materiali e di adeguare correttamente gli interventi. Alcune dorature, il cielo stellato e alcuni particolari pittorici piuttosto minuti sono stati eseguiti a secco su affresco.
In corso d’opera, durante il cantiere del 2014, sono state eseguite alcune indagini diagnostiche che hanno permesso di approfondire meglio la conoscenza dei materiali e di adeguare correttamente gli interventi. Alcune dorature, il cielo stellato e alcuni particolari pittorici piuttosto minuti sono stati eseguiti a secco su affresco.

Quali sono le ragioni per cui, anche in interventi coevi, si decide di intervenire in parte con la tecnica dell’affresco e in parte con la tecnica della pittura «a secco»?

I MOTIVI SONO MOLTEPLICI

1. Se è pur vero che la tecnica «a fresco» è più resistente nel tempo, è anche vero che in ambienti interni quali quelli esaminati, tale peculiarità risulta essere meno indispensabile. Tuttavia anche su pareti ad affresco in esterno, non mancano esempi in cui deliberatamente si è scelto di intervenire sull’affresco con ritocchi a secco.

2. La tecnica a fresco richiede una perizia particolare sia per la capacità di stesura del colore, senza ripensamenti e ritocchi, sia per l’esatta valutazione della tonalità del colore che dalla modalità «bagnato» alla modalità «asciutto» cambia notevolmente.

3. La tecnica a secco permette dettagli anche molto precisi e minuti che possono, invece, essere di più difficile realizzazione nell’affresco.

4. La modalità a secco permette di poter usufruire di una tavolozza di colori molto più ricca che non nei dipinti a fresco.

I lacerti pittorici che si possono osservare sulle volte delle prime due campate della navata sinistra e sul voltino della cappella di San Matteo mostrano, a un esame visivo caratteristiche simili a quelle presenti sul resto delle superfici dipinte della chiesa, quest’ultima venne interessata da un progetto unitario di decorazioni pittoriche concepito ed eseguito durante tutto il secolo diciassettesimo.

IL DEGRADO

Lo stato di conservazione degli affreschi è, in generale, precario. Fessurazioni, microlesioni diffuse, lacune piuttosto estese nella partitura dipinta e mancanze consistenti nell’intonaco, causate dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, sono state risarcite nel dopoguerra con malta cementizia, a sua volta responsabile di altri fenomeni di degrado sempre a danno delle superfici pittoriche. Quest’ultima si presenta quasi illeggibile per la presenza di ridipinture, di spessi depositi di polvere e di parti carboniose.guida pratica affresco3

Durante il cantiere è stato eseguito il riconoscimento dei sali solubili, nelle zone all’interno, dove vi sono efflorescenze saline da umidità ambientale e di percolazione, per avere il quadro oggettivo della solfatazione e del conseguente aumento di porosità e decoesione delle superfici.

GLI INTERVENTI

Tutte le superfici affrescate sono state pulite con asportazione di polvere; si è ritenuto in accordo con la Soprintendenza di rimuovere anche alcuni vecchi ritocchi e ridipinture localizzate (per gli affreschi a vista) e delle ritinteggiature a tempera decoesa in quanto il materiale era troppo compromesso.

Questa operazione è stata eseguita prima a secco, e poi con l’ausilio di adeguati solventi. Allo stato attuale il contenuto di acqua nella muratura può essere ancora presente e questo potrà causare l’ulteriore formazione di patine saline sulla superficie, da rimuovere nel corso degli interventi previsti dal Piano di manutenzione.

CONSOLIDAMENTO

Prima delle operazioni di pulitura si è provveduto alla rimozione dei tamponamenti in malta cementizia riconducibili all’ultimo intervento di restauro risalente al dopoguerra. Si tratta di uno strato di malta steso grossolanamente su una base in cemento e debordante in alcuni casi sulla pellicola pittorica. Si è ritenuto, invece, in accordo con la direzione lavori, di mantenere eventuali stuccature di epoche antiche, nel caso in cui la loro rimozione avesse potuto arrecare danni ai supporti originali o alle finiture, purché eseguite con materiali compatibili con quelli costitutivi, e ancora ben adese alla muratura, eseguite con cura con una malta sana e carbonatata.

Un dettaglio durante e dopo i lavori. Ampie zone degradate, per effetto delle infiltrazioni di acqua meteorica, nel tempo, hanno causato macchie, efflorescenze saline, disgregazioni e sollevamenti di pellicola pittorica e di intonachino dovuti al fenomeno della solfatazione. Durante il cantiere è stato eseguito il riconoscimento dei sali solubili.
Un dettaglio durante e dopo i lavori. Ampie zone degradate, per effetto delle infiltrazioni di acqua meteorica, nel tempo, hanno causato macchie, efflorescenze saline, disgregazioni e sollevamenti di pellicola pittorica e di intonachino dovuti al fenomeno della solfatazione. Durante il cantiere è stato eseguito il riconoscimento dei sali solubili.

L’asportazione delle malte di epoca contemporanea è stata eseguita dapprima sulle parti che confinano con l’intonaco affrescato: tale operazione è stata eseguita con cura per evitare la trasmissione di qualsiasi trauma e vibrazione sui dipinti. Durante l’asportazione del cemento si è provveduto all’esecuzione di stuccature salva bordi, propedeutiche alla stesura dei nuovi intonaci a base di calce. Il ciclo pittorico è dipinto su una muratura realizzata in laterizio. Su questo paramento murario è stata stesa una malta (arriccio) come riempitivo e strato di preparazione dello strato finale. Su di essa è posato l’arenino lisciato e con presenza di polvere di marmo.

Dopo aver portato a termine la pulitura su tutta la superficie con semplici e ripetute applicazioni di acqua demineralizzata, nebulizzata delicatamente, per rimuovere le polveri depositate in superficie e lavare via i sali cristallizzati in superficie, è stato possibile valutare ove era necessaria una pulitura approfondita, data la presenza di fissativi o ridipinture, e ove era sufficiente la pulitura ad acqua, eventualmente, ripetuta più volte a distanza di tempo.

Dopo diverse prove sia per il tipo di supportante sia per l’agente di pulitura, comprese le resine a scambio ionico, si è scelto il solvente adatto da accompagnare il tradizionale metodo a impacco per «rigonfiare» i materiali estranei alla pittura senza solubilizzarli, ma assorbendoli e quindi da utilizzarsi come supportante della polpa di cellulosa (arbocel Bw 40) sola o addizionata a seppiolite con carbonato o bicarbonato d’ammonio.guida pratica affresco5

Data la massiccia presenza di solfati la pulitura tramite diffusione di carbonato d’ammonio a impacco è stata fondamentale e irrinunciabile quale prima fase propedeutica alla eliminazione di questi pericolosi sali.

In corrispondenza delle parti più abrase si sono applicati sottili strati di Arbocel addizionato con soluzioni di carbonato d’ammonio a bassa concentrazione su fogli di carta giapponese; dove rimaneva traccia di pigmenti a base di rame, minio, cinabro gli impacchi di Arbocel sono stati addizionati solo ad acqua demineralizzata.

La delicatezza della pellicola pittorica sottoposta a gravi sollecitazioni dalla presenza dei sali contenuti nell’intonaco e la tecnica pittorica, ormai resa fragile dall’umidità ambientale, richiedono un trattamento consolidante che funga da protettivo finale dell’intera superficie, ma un intervento consolidante e protettivo che utilizza materiali sintetici ormai è provato non essere consono a un corretto criterio conservativo in quanto crea una barriera pressoché impermeabile.

È quindi necessario che un intervento di consolidamento e protezione della superficie dipinta garantisca lo scambio di umidità tra l’intonaco e l’ambiente, mantenendo inalterata la porosità dei materiali costitutivi. Sicuramente il trattamento consolidante, che garantisce il mantenimento delle proprietà fisiche dei materiali, è il «trattamento al bario» che però deve essere sottoposto a rigorose campionature prima della sua applicazione. In alternativa potrebbe essere suggerito un consolidamento con acqua di calce umido con spugnature di acqua distillata e localmente dove necessario con spugnature di soluzione di carbonato di ammonio.

Durante l’asportazione del cemento si è provveduto all’esecuzione di stuccature salva bordi, propedeutiche alla stesura dei nuovi intonaci a base di calce. Il ciclo pittorico è dipinto su una muratura realizzata in laterizio.
Durante l’asportazione del cemento si è provveduto all’esecuzione di stuccature salva bordi, propedeutiche alla stesura dei nuovi intonaci a base di calce. Il ciclo pittorico è dipinto su una muratura realizzata in laterizio.

La pulitura è stata rifinita con interventi a bisturi o con penne a fibra di vetro per l’asportazione dei residui di scialbo di cemento. Le vecchie stuccature debordanti e con superfici e materiali non adeguati sono state rimosse e sostituite, dopo la fase di consolidamento, con nuove stuccature con malta di grassello di calce e inerte di adeguata granulometria.

Il consolidamento dell’intonaco distaccato è stato eseguito sia con piccoli perni in vetroresina (per i maggiori distacchi lungo le lesioni) sia con l’iniezione di apposite malte. Il fissaggio della pellicola pittorica distaccata è stata eseguita con resina acrilica in emulsione acquosa in adeguata diluizione.

La riadesione degli ulteriori distacchi e il consolidamento degli intonaci decoesi è stato effettuato con iniezioni di Plma che non alterano la permeabilità al vapore delle murature e non contengono sali solubili che possono tramutarsi in efflorescenze.

Le stuccature delle lacune sono state eseguite «a livello» sugli affreschi, in modo tale da ridare un minimo di unità materica alle porzioni dipinte. Tali stuccature sono state eseguite con materiali compatibili a quelli storici già presenti.

Nelle grosse lacune, dove ora vi era la finitura in cemento, dopo l’asportazione completa di quest’ultima, è stata stesa una malta a calce, in accordo con la direzione lavori e la soprintendenza, disposta sotto livello.

A queste operazioni è seguita la fase di integrazione pittorica che comprende sia l’intervento sulle stuccature sia l’intervento sulle abrasioni (con il metodo dell’abbassamento di tono e rigatino a seconda delle situazioni) e i graffi superficiali (da trattare a velatura). Questi interventi sono stati eseguiti con acquerello.guida pratica affresco7

ELENCO DELLE LAVORAZIONI

– Analisi chimiche
– Pulitura a secco da polvere
– Pulitura con acqua distillata e con soluzione di carbonato di ammonio con asportazione di ridipinture
– Rifinitura della pulitura con asportazione a bisturi, fibra di vetro dei residui di vecchi scialbi
– Rimozione vecchie stuccature
– Estrazione sali solubili attraverso spugnature e impacchi di materiale assorbente
– Consolidamento intonaco
– Fissatura colore
– Stuccatura
– Integrazione pittorica delle lacune stuccate
– Integrazione pittorica delle abrasioni, graffi della pellicola pittorica

RIFLESSIONI A MARGINE DELL’ESPERIENZA DI LAVORO

Si sottolinea la delicatezza di tutto questo intervento, che ha visto in alcuni casi, prendere la coraggiosa decisione anche di arrestare a tempo debito la pulitura pur di non compromettere la conservazione materiale; è il caso per esempio di alcune leggere dorature e alcuni tratti di pittura stesa a secco con un notevole grado di deposito superficiale che hanno subito una pulitura più blanda per non compromettere lo strato pittorico. Il risultato finale ha premiato tale decisione con una buona leggibilità dell’insieme e un ottimo mantenimento delle tracce pittoriche.

CHI HA FATTO COSA
Progettazione dell’intervento di restauro: Orlando Lastrico, Luca Taccia
Direttore dei lavori: arch. Paolo Cardo
Impresa esecutrice delle opere di restauro: Orlando Lastrico, Luca Taccia
Alta Sorveglianza: soprintendenza per i Beni architettonici della Liguria, arch. G. Bozzo

di Luca Taccia, Restauratore, decoratore
Daniela Pittaluga, Ssbap già scuola di Specializzazione in restauro dei monumenti, Università di Genova

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