Ance Emilia Romagna | Rapporto congiunturale

Interventi strutturali e «ordinarietà del Piano Città»

Dal Rapporto congiunturale dell’industria delle costruzioni dell’Emilia Romagna emerge ancora un dato previsionale negativo per i prossimi due anni. Si teme la progressiva destrutturazione di un comparto fondamentale per l’economia regionale. In sei anni persi il 30% degli investimenti e 46mila posti di lavoro.

Tra il quarto trimestre 2008 e il primo trimestre 2013 il settore delle costruzioni in Emilia-Romagna ha perso 46.300 occupati, pari a un calo in termini percentuali del 28%, un dato decisamente peggiore rispetto a quello medio nazionale, risultato pari al 22,1%.Secondo i dati delle Casse edili provinciali nel quadriennio 2009-2012 si è registrata una perdita tendenziale delle ore lavorate, quindi dell’attività, pari al 34%. Un terzo delle imprese attive all’inizio della crisi oggi non esistono più. Tra il 2009 e il 2012 i procedimenti fallimentari riguardanti le imprese edilizie sono aumentati di circa il 24%. Il che vuol dire che sono fallite 827 imprese di costruzioni, pari all’8% dei fallimenti avvenuti nel settore nell’intero Paese.

Gabriele Buia, Presidente Ance Emilia Romagna.

A commentare il dato emerso dal “ Rapporto congiunturale dell’industria delle costruzioni dell’Emilia Romagna” è il presidente Gabriele Buia : “dopo un 2012 devastante che ha registrato nella nostra regione una contrazione di attività del 6,5% rispetto all’anno precedente, ovvero l’anno peggiore dopo il 2009, le nostre stime per il 2013 confermano il perdurare della crisi. Per l’anno in corso, infatti, le previsioni sono di un ulteriore calo degli investimenti in costruzione del 3,6%, il che significa una perdita del 30% in sei anni, stimabile in circa 5 miliardi di euro

Tutti i comparti coinvolti
Dal rapporto emerge chiaramente come la crisi coinvolga quasi tutti i comparti: la produzione di nuove abitazioni, in sei anni perde il 54%, l’edilizia non residenziale privata segna una riduzione del 35%, le opere pubbliche, registrano una caduta del 38%. Solo il comparto della riqualificazione degli immobili residenziali mostra una tenuta dei livelli produttivi (+11%).
Il persistere di questa situazioneha aggiunto Buiacomporta la progressiva destrutturazione di un comparto fondamentale per l’economia regionale con un ulteriore peggioramento della già difficile situazione occupazionale, anche in considerazione della decadenza dei termini relativi alla Cassa integrazione”.
Infatti, sul territorio regionale il ricorso a questo strumento da parte delle imprese per limitare i licenziamenti è molto elevato: dal 2008 al 2012 il numero di ore autorizzate per i lavoratori operanti nel settore è quintuplicato, passando da 2,2 milioni di ore a 11 milioni. Anche nei primi cinque mesi del 2013 i dati segnalano un’ ulteriore crescita del 29,9% rispetto ai già elevati livelli dell’anno precedente.
In assenza di incisive misure specifiche e strutturaliha ricordato il presidente di Ance Emilia Romagnail settore rischia di non riuscire più a risollevarsi. Le nostre previsioni dicono che anche nel 2014 continuerà la recessione, con un ulteriore perdita di investimenti del 2,6% in termini reali su base annua. I dati del Rapporto evidenziano che il rinnovo degli incentivi fiscali seppur importanti non possono da soli determinare un’inversione di tendenza del ciclo recessivo. È necessario ben altro. Soprattutto è essenziale un cambiamento radicale nella gestione delle risorse pubbliche. Ciò che deve allarmare tutti, imprenditori, amministratori locali e cittadini è il fatto che dal 1990 ad oggi, gli stanziamenti nel bilancio dello Stato registrano una riduzione del 42,6% delle spese in conto capitale, – 61% per quanto riguarda la spesa in nuove infrastrutture, a fronte di un aumento della spesa corrente al netto degli interessi del debito pubblico del 30%. Non possiamo pensare di uscire dalla crisi continuando a consumare risorse e ad abbassare la produzione non creando ricchezza. La storia ci insegna che in momenti così drammatici lo Stato e il pubblico debbono svolgere un ruolo attivo, ridimensionando la spesa improduttiva e investendo in opere di interesse collettivo, creando le condizioni anche per favorire il finanziamento privato. Se non si farà una scelta chiara in questo senso non riusciremo ad invertire il ciclo e non salveremo dal fallimento le tante imprese oggi a rischio e accrescendo l’attuale livello di disoccupazione.”

Cosa bisogna fare
Le proposte dei costruttori emiliani partono dal presupposto che occorre per prima cosa ridare liquidità al settore definendo un piano di rapido saldo di tutti i debiti pregressi delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese e promuovere un accordo con gli istituti di credito per ridare ossigeno a questo settore finanziando strutturalmente, almeno per i prossimi 5 anni, il bando “Giovani coppie ed altri nuclei familiari”.
È necessario far leva sulla semplificazione delle procedure e delle normative per incentivare gli imprenditori piccoli e medi a sviluppare iniziative sul territorio, approvare entro la fine di luglio il progetto di legge sulla semplificazione edilizia che permetterà di stabilire nuove regole e rivedere la legge quadro urbanistica alla luce del nuovo assetto dello Stato che semplifichi, soprattutto per i comuni piccoli e medi, l’attuale strumentazione. Inoltre è necessario riavviare il prima possibile il percorso di revisione della normativa antisismica e rivedere e aggiornare il quadro normativo regionale in merito alla disciplina della programmazione energetica territoriale e sui requisiti minimi di rendimento energetico degli edifici. È necessario anche puntare su politiche strategiche per la città e definire strumenti operativi per la rigenerazione e riqualificazione urbana, anche nell’ambito del nuovo Quadro Strategico Nazionale 2014-2020 e puntare su una logica di ordinarietà del Piano Città oltre che investire sulla messa in sicurezza del territorio e delle scuole e delle infrastrutture. Infine, bisogna sostenere i programmi di housing sociale.

Le considerazioni di Ugo Girardi

Ugo Girardi, segretario generale Unioncamere Emilia Romagna.

Sappiamo che la crisi è trasversale, riguarda tutti i settori dell’economia regionale, ma nelle costruzioni – ha evidenziato Ugo Girardi, segretario generale Unioncamere Emilia Romagna – è stata particolarmente accentuata. È iniziata nel 2007, dopo un ciclo di lunga espansione, in anticipo rispetto alla crisi internazionale della seconda metà del 2008. Recenti dati del sistema camerale evidenziano che la crisi del settore colpisce fortemente anche il segmento delle imprese giovanili: le imprese del settore delle costruzioni con un titolare d’età inferiore a 35 anni al 31 marzo 2013 in Emilia Romagna risultavano diminuite del 5,5% in 12 mesi (-1.961 in valore assoluto); in tutti gli altri comparti di attività il calo medio delle imprese under 35 nel territorio regionale è stato del – 0,7%. Anche in Emilia Romagna un contributo importante per uscire dalla crisi del settore può venire dalle iniziative in project financing.
Nel 2012 in regione l’incidenza del partenariato pubblico-privato sull’intero mercato delle opere pubbliche è passata dal 25% al 28% in termini di numero di opportunità e dal 15% al 18% per importo. Ma è urgente ridurre drasticamente, con un insieme di interventi mirati, gli ostacoli che si frappongono al percorso attuativo: la percentuale dei bandi interrotti nel 2012 ha toccato il tetto del 58% per concessione di lavori, contratti di leasing immobiliare e di disponibilità
”.

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