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La città che evolve tra bisogno di sicurezza e sostenibilità

A Urbanpromo Green evidenziata la necessità di una infrastrutturazione verde che ricomponga i luoghi urbani con il loro paesaggio per rispondere a problematiche complesse quali il dissesto idrogeologico, la mobilitò sostenibile e la gestione delle acque.

La città che evolve è stata esaminata a Urbanpromo Green guardando al futuro sotto la spinta delle numerose e varie innovazioni di cui sono portatrici le più stimolanti esperienze in corso. Esperienze che fanno riferimento e sono incentrate sui principi dell’economia circolare e della sostenibilità, che sfruttano i progressi della tecnologia e applicano nuove idee e visioni progettuali.

Di seguito una sintesi dei contenuti della prima edizione di Urbanpromo Green, una due giorni d’incontri e convegni promossi dall’Istituto Nazionale di Urbanistica e dall’Università Iuav di Venezia, che ha ospitato l’evento alla Scuola di Dottorato di Palazzo Badoer, il 21 e il 22 settembre scorsi.

Nella sessione conclusiva sono state tirate le fila dell’intenso ciclo di approfondimenti attraverso 24 i convegni a cui hanno partecipato docenti universitari, ricercatori, esponenti di aziende impegnate sui diversi temi e le applicazioni dell’economia circolare, professionisti e amministratori pubblici, suddivisi in 6 macroaree.

Margherita Vanore | Docente di progettazione architettonica e urbana all’Università Iuav.

Margherita Vanore, docente progettazione architettonica e urbana all’Iuav | Infrastrutturazione verde del paesaggio urbano

«Si riscontra una sempre più ampia richiesta di sostenibilità delle trasformazioni, che si riflette nella necessità di progettare il paesaggio urbano tenendo conto dei vari fattori che lo compongono e quindi di leggere l’insieme dei parchi, dei giardini, degli spazi coltivati e del cosiddetto ‘verde’ come nuovo livello di infrastrutturazione, che dia qualità alla vita in città e che possa acquisire specifici valori di sistema. Non si tratta quindi solo di prevedere nuove attrezzature o spazi aperti per determinate aree della città, ma soprattutto di tenere conto della necessità di una infrastrutturazione verde che ricomponga i luoghi urbani con il loro paesaggio per dare risposte a problematiche complesse, come ad esempio la gestione delle acque e il dissesto idrogeologico, nella costruzione e nella cura della città».

Ennio Nonni | Inu.

Ennio Nonni, Istituto Nazionale di Urbanistica | Energia per città sostenibili

«In questo ambito è sempre più centrale la mobilità. Destano interesse in particolare le soluzioni individuate in quei territori che non corrispondono alla scala delle grandi città: le aree interne e i centri piccoli e medi. Le città si muovono in tanti modi, prendendo segmenti di buone pratiche diversificate. Portare in una unica sede pratiche come il trasporto pubblico collettivo, la ricarica degli autoveicoli, le idee per promuovere auto elettriche, i sistemi informatici, è un buon banco di prova per aumentare il tono di centri per così dire minori, che in realtà sono quelli che costituiscono gran parte del territorio del nostro Paese. Sono operazioni più difficili qui, dove ci sono meno abitanti e massa critica, rispetto ai centri più grandi. Alcuni esempi: la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo che ha messo in competizione piccoli comuni del cuneese, promuovendo la realizzazione di ricariche per auto elettriche; l’esperienza di Faenza sul trasporto pubblico elettrico, pagato dall’amministrazione comunale, con le risorse che vengono ricavate dal piano della sosta in centro storico; l’inizio della diffusione del car sharing in città più piccole, come Forlì. Dalla sommatoria di queste esperienze può arrivare un contributo complessivo importante».

Francesco Musco | Direttore del corso di urbanistica e pianificazione all’Università Iuav .

Francesco Musco, direttore corso di urbanistica e pianificazione all’Iuav | Metabolismo urbano

«Il metabolismo urbano deve tenere conto di tutte le variabili e componenti che alimentano un’area urbana, prevedere una contabilizzazione e una gestione che sia integrata dei consumi (ad esempio acqua, risorse, energia) e dei rifiuti. La Commissione europea c’invita sempre di più per i prossimi anni, prevedendo incentivi, a utilizzare l’approccio metabolico. In urbanistica significa programmare e pianificare con strumenti avanzati in modo da avere più efficienza possibile. Il problema è che c’è ancora un gap tra sperimentazione e realizzazione, tra una piccola lista di centri pionieri che sperimentano approcci innovativi (a Urbanpromo Green sono stati presentati alcuni casi tra cui Cremona, Padova, Reggio Emilia) e la maggioranza che non si discosta dagli strumenti urbanistici tradizionali: il problema è l’ultimo miglio. Ma occorre prepararsi, in maniera da essere pronti».

Maria Chiara Tosi | Ddocente di urbanistica all’Università Iuav.

Maria Chiara Tosi, docente urbanistica all’Iuav | L’acqua e la città

«Per molto tempo l’acqua è stata rifiutata. Dalla seconda metà del Novecento ci sono stati molti interventi sono stati di pura e semplice negazione: canali tombati, presa di distanza dai waterfront, l’acqua è stato qualcosa da rimuovere. Negli ultimi due decenni nel mondo si è iniziata a recuperare l’acqua come elemento a partire dal quale costruire nuovi scenari della città. Sono stati portati alla luce nuovi corsi d’acqua, come a Seul, o in Italia, come a Mestre, riportare alla luce l’acqua è diventata l’occasione per ristrutturare parti importanti della città. Caratteristica dei progetti che riguardano l’acqua è che il progetto che la comprende oltre che essere uno strumento di rigenerazione è necessario per attenuare i rischi. C’è poi la proliferazione dei contratti di fiume: un aspetto che evidenzia che compresa nella riconsiderazione dell’acqua nella progettazione c’è anche la richiesta di partecipazione delle popolazioni alle scelte».

Arch.Gianni Biagi | Inu.

Gianni Biagi, architetto Inu | Legno per città e territori più sicuri e sostenibili

«Questo tipo di materiale ha caratteristiche tali da renderlo una sorta di sintesi e rappresentazione delle nuove esigenze delle città e dei territori. E’ un materiale che risolve due delle questioni evidenti nelle discussioni sull’edilizia. E’ perfettamente antisismico visto che assorbe le sollecitazioni in maniera ottimale. Inoltre dal punto vista dell’efficienza energetica è ideale. In Italia c’è tuttavia una filiera della produzione molto labile, e quindi è necessario stimolare la conoscenza e la diffusione su questo tema che può essere importante anche per la crescita dell’economia del Paese. Connesso al legno c’è il tema della produzione delle energia da biomasse. Quando da dirigente della Regione Toscana mi trovai dopo l’alluvione in Versilia a lavorare per recuperare i territori con obbligata attenzione alla gestione dei boschi, feci l’esperienza delle piccole comunità che si sono unite per la produzione di energia dalla combustione del cippato (legname di scarto dei boschi). Si è creata una piccola economia di scala che ha realizzato efficienza energetica e richiesto una cura e la coltivazione del bosco, attraverso l’intervento di competenze per gestirlo. Questo è utile dal punto di vista della prevenzione del rischio, perché i boschi se curati sono un antidoto al dissesto».

Agostino Cappelli | Docente di Ingegneria dei Trasporti all’Università Iuav.

Agostino Cappelli, docente Ingegneria dei Trasporti all’Iuav | Mobilità sostenibile

«Non basta sostituire le vetture in circolazione con quelle elettriche, perché quest’approccio se serve da un punto di vista del contenimento delle emissioni non migliora la mobilità e la gestione del territori. La parola chiave è integrazione: nelle nostre città non ci sono quasi mai luoghi d’intermodalità efficienti. Va migliorata l’accessibilità ai sistemi collettivi come tram e metropolitane. La strada è ripensare la struttura urbana per rendere le stazioni luoghi urbani di qualità e che consentono di utilizzare le diverse modalità di trasporto in una forma semplice. Ad esempio se devo prendere un treno regionale che ci mette un’ora per andare da Roma a Frascati, per di più in un contesto ambientale diciamo non rassicurante, semplicemente non lo faccio, preferisco l’automobile. Questo genera a livello di sistema tasse occulte per la proprietà e la manutenzione dei mezzi privati, le cui spese nel nostro Paese sono altissime. Basti pensare che in Italia si spendono complessivamente 140 miliardi per il trasporto privato, e appena 42 per il trasporto collettivo».

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