Cei - Progetti pilota | S. Giacomo Apostolo a Ferrara

La progettazione di nuove chiese

La costruzione di nuove chiese è un problema ancora attuale per la comunità cristiana, soprattutto in questo momento in cui le forme e le funzioni dello spazio liturgico devono essere rivisitate secondo la riforma del Concilio Vaticano II e al cammino di fede delle comunità che celebrano il mistero di Cristo. I «progetti pilota» della Cei mirano alla riflessione e al dialogo tra i clienti e i progettisti al fine di ottenere opere più rispondenti ai bisogni delle comunità e per avvicinare gli architetti al tema dello spazio sacro. La squadra che ha vinto il concorso per Ferrara è composto da Benedetta Tagliabue, Enzo Cucchi e Roberto Tagliaferri.

(Cil 173) La costruzione di nuove chiese è un problema sempre attuale per la comunità cristiana. Lo è soprattutto in questo tempo in cui le forme e le funzioni dello spazio liturgico chiedono di essere ripensate in base alla riforma voluta dal Concilio Vaticano II e al cammino di fede delle che celebrano il Mistero di Cristo.

Questa la premessa al documento della Conferenza Episcopale Italiana (Cei) «la progettazione di nuove chiese» del 1993, un problema che negli anni ha visto l’edificazione di tanti luoghi di culto non sempre riconosciuti dalla comunità. Costruire una chiesa «di pietre» esprime una sorta di radicamento della Chiesa «di persone» nel territorio (plantatio Ecclesiae), il che esige un discernimento della comunità a cui il nuovo edifico è destinato (1) Non si può partire dalla chiesa considerata solo come opera muraria.

Prima ci si deve porre di fronte ai soggetti per i quali sarà edificata e al Soggetto divino a cui è riferita. Il che vuol dire individuare un gruppo umano che abbia una sua autonomia «territoriale», farsi carico delle sue attese, corrispondere alle sue istanze, condividere la sua crescita di fede (2).

Vista esterna del complesso di S. Giacomo Apostolo, con rivestimento faccia a vista in laterizio.

Dal 2003 la Cei ha bandito, con cadenza biennale, tre concorsi nazionali a invito per la progettazione di nuovi complessi parrocchiali esemplari, denominati «Progetti-pilota», uno per ciascuna delle zone geografiche (Nord-Centro Sud).

Nel 2011 l’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio è stata scelta per la progettazione di un complesso parrocchiale in un territorio di espansione della città di Ferrara. Il concorso ha visto partecipare sette studi di progettazione integrata, formati da un architetto, un liturgista e un artista. Nella fase di ideazione di una chiesa, insieme a quella delle al tre costruzioni ad essa collegate, si fanno evidenti due esigenze prioritarie:

  1. la progettazione globale dell’area in cui la chiesa, pur dialogando con essi, non si deve confondere con gli altri edifici;
  2. la riconoscibilità dell’edificio per il culto, che va assicurata non tanto attraverso segni aggiuntivi (insegne, luci, scritte), ma, nei limiti del possibile, attraverso adeguate pause architettoniche (sagrato, giardino, cortile), contenenti elementi evocativi che orientino tematicamente e plasticamente allo spazio ecclesiale, senza attardarsi dietro scenografie o allegorismi discutibili (3).

L’analisi del territorio ha manifestato la carenza urbanistica di spazi urbani di socializzazione, perciò il documento preliminare alla progettazione redatto dall’Ufficio Diocesano per la Nuova Edilizia di Culto, ha sottolineato le necessità di costruire spazi per creare momenti di dialogo tra la popolazione.

All’origine dell’iniziativa «Progetti-pilota» Cei non vi è la ricerca di un nuovo ‘tipo’ per la chiesa della contemporaneità, ma la costruzione di un laboratorio di pensiero e di dialogo tra committenza e progettisti, al fine di elaborare opere più rispondenti alle esigenze delle comunità e di avvicinare gli architetti al tema dello spazio sacro. Il team di progettazione che ha vinto il concorso per Ferrara è composto da Benedetta Tagliabue, Enzo Cucchi e don Roberto Tagliaferri.

A sei anni dalla vittoria del concorso è stato compiuto un ulteriore passo per poter adeguare maggiormente alle esigenze della comunità parrocchiale i luoghi che vedranno l’inizio dei lavori nel gennaio del 2018. Il progetto del complesso parrocchiale ha avuto vari rimaneggiamenti per riuscire a parlare il linguaggio architettonico della tradizione ferrarese in una chiave contemporanea.

La chiesa non svetta all’interno del quartiere, ma diventa idealmente come un abbraccio per custodire non solo il luogo sacro, ma per rendere sacro lo spazio creato dagli edifici in affaccio ad un sagrato aperto sul quartiere. Benedetta Tagliabue, autrice del progetto vincitore per la chiesa di san Giacomo Apostolo a Ferrara, ha scelto un disegno fantasioso e colorato, imperniato su una croce orizzontale che sovrasta la chiesa ed estende le sue braccia sulle opere parrocchiali, unendo così tutto il complesso sotto il segno cardine del cristianesimo.

Il punto di vista architettonico: la genesi

Tutto inizia nel 2010 quando l’arch. Benedetta Tagliabue riceve una lettera da Roma l’invito a un concorso indetto dalla Cei per la progettazione di una chiesa a Ferrara. «Ci mettemmo a investigare sul tema della bellezza, dell’esperienza spirituale, nella realtà di quella nuova periferia e nella magia di una delle più’ belle città italiane», ci spiega. «Immaginammo una chiesa come un rifugio sicuro, solida nella leggerezza delle sue strutture, aerea come uno di quei palloni aerostatici che invadono i cieli di Ferrara durante il Baloon Festival. La immaginammo fatta di legno e colorata.

L’artista e amico Enzo Cucchi ci accompagnò nel pensare l’iconografia». Ma il cammino era solo l’inizio: ci vollero anni per studiare e approfondire diversi aspetti legati al nuovo edificio. «Ci riunimmo – prosegue la Tagliabue – con mons. Giuseppe Russo, don Stefano Zanella, il nuovo project manager ing. Diego Malosso, il nostro artista ribelle Enzo Cucchi, il liturgista don Roberto Tagliaferri e così accompagnati, anno dopo anno, ci trovammo tutti più sicuri per costruire assieme il nuovo Centro parrocchiale di S. Giacomo».

Frammenti per la progettazione.

Il progetto

Il complesso si configura come una presenza amica, integrata e nel suo contesto, ma soprattutto aperta agli abitanti, grazie ad un’architettura leggera e organica che si vuole contrapporre alla solida e compatta materialità delle preesistenze storiche di Ferrara. Progettata con il cono ottico e spirituale orientato verso il nuovo ponte e la città aldilà del fiume, si presenta con due accessi laterali che, visivamente, si uniscono nella piazza antistante come fosse un abbraccio alla comunità.

Il nuovo complesso parrocchiale si propone come elemento ricettore dell’area in cui si ubica, costituendo, così, un nuovo centro capace di unificare e accogliere la crescente comunità locale e, soprattutto, promuovere la socializzazione, l’educazione e l’interazione al suo interno. La chiesa è identificabile come un edificio caratterizzato da una volumetria e composizione eccezionali, la funzione specifica si esemplifica attraverso forme archetipiche e codici che lo rendono inconfondibile come edifico sacro.

L’elevato profilo dei cipressi circonda l’area, creando così un intorno intimo e familiare, dove l’edificio si integra con la scena attraverso le sue forme scultoree, e contemporaneamente dialoga con la natura circostante grazie ad un linguaggio ispirato ad essa.

Il grande sagrato antistante alla chiesa si presenta come un’estensione della natura circostante, riuscendo a conferire a questo luogo un significato più profondo e sacro di comune spazio aperto, volto alla socializzazione e alla congregazione, una dimensione di collegamento tra la chiesa e la città. La pavimentazione studiata per il nuovo complesso crea come una piattaforma che unisce la piazza e le diverse funzioni che si sviluppano nella sua parte posteriore.

I locali del ministero pastorale offrono servizi educativi, associativi e ricreativi per la comunità e nuovi spazi polivalenti nelle vicinanze della scuola. Dialogando in maniera biunivoca con il complesso parrocchiale, formano una volumetria attenta alla relazione con le adiacenze.

In contrapposizione con la superficie piana della pavimentazione, si presenta un profilo ondulato del tetto scultoreo che ricorda la forma archetipica delle navate romaniche e gotiche, il cui parallelismo è ricomposto in una forma radiale, o stellata, dove il fulcro è l’altare dal quale emergono le volte paraboliche.

Il campanile è ubicato nell’estremo sud del lotto d’intervento, identifica la presenza dell’edificio di culto protetto da un sipario naturale di alberi, convertendosi, così, nel punto di riferimento che gli compete, scandendo il tempo della quotidianità della comunità.

Modello in scala in mostra al Maxxi.

Profilo estetico-formale

La chiesa, simile a una mongolfiera che si adagia delicatamente sul terreno, si presenta come un’architettura leggera e delicata, inserendosi nel suo contesto come un elemento aperto e permeabile che condivide i suoi spazi alla comunità. Circondato da alti filari di alberi, creando così uno spazio raccolto e aggregante per il ritrovo degli abitanti, l’edificio si copre di un tetto sospeso che suggerisce una tensione verso l’alto.

Come se fosse un solido di rotazione, si sviluppa radialmente intorno a un punto centrale occupato dall’altare, vero fulcro formale e spirituale dell’edificio. In adiacenza alla chiesa si sviluppa un secondo edificio dal profilo basso e organico che s’immerge nella natura retrostante. Dalla piazza principale il disegno della pavimentazione indirizza verso questa struttura maggiormente riservata, che contrappone la socialità pubblica della piazza antistante l’edificio con un ambiente più familiare e ristretto.

All’interno, la copertura voltata allude alle navate delle chiese medievali, sviluppandosi a raggiera attorno a un anello di luce che circonda un baldacchino sospeso di forma circolare, sorretto a sua volta da una grande croce di travi principali che attraversano ortogonalmente lo spazio interno, dando così una guida prospettica verso il suo centro, l’altare.

Quest’ultimo, situato su un presbiterio circolare, svolge il ruolo di fulcro degli ambienti a lui circostanti, ovvero l’aula, le due cappelle laterali, una corte interna e la connessione con la casa canonica. Il risultato che si ottiene grazie alle volte è uno spazio suggestivo, intimo e allo stesso tempo collettivo, innalzando la sfera religiosa.

Impianto liturgico

La soluzione liturgica si sviluppa attraverso un ampio sagrato dal quale convergono due grandi assi che creano una direzione naturale verso la soglia (4) della chiesa. Un grande portale monumentale segna l’ingresso alla stessa marcando l’asse maggiore che attraversa l’aula fino al presbiterio, dal quale si diramano una serie di assi radiali rispetto all’altare stesso, centro architettonico e focale dello spazio sacro.

Una corona di luce scende dalla copertura dell’altare proiettando così l’ombra di una grande croce è generata dall’incrocio delle travi principali del tetto, sostenendo la chiesa sia in senso letterale sia figurato. La struttura basilicale si dispone con forma «semicircolare» intorno all’altare con una raggiera di cattedre curve.

La soave forma permette una globale vicinanza tra l’altare e i fedeli, favorendo l’unione del laicato con il clero nella celebrazione collettiva. Nelle aree circostanti il perimetro dell’aula si articolano il battistero, orientato verso il presbiterio, un altare laterale dedicato alla devozione mariana, uno dedicato a S. Giacomo e l’organo. Per il coro si prevede l’utilizzo dello spicchio/radiante a destra, in funzione delle direttrici principali gestite dalla grande croce strutturale, dell’altare principale, con lo scopo di coinvolgere e integrare l’assemblea nel momento corale, per farlo divenire attore e non solo spettatore.

Opere d’arte

«La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l’indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l’arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concento di gloria che uomini eccelsi innalzarono nei secoli passati alla fede cattolica»(5).

Gli elementi artistici utilizzati per la raffigurazione liturgico-iconografica sono concepiti come insieme organico e unitario che si sviluppa su tutte le superfici verticali dell’edificio basilicale. L’insieme degli elementi artistici è concepito come unico corpo descrittivo, che, plasmandosi alle superfici per le quali sono destinati, genera una sensazione di sacralità e di introspezione. Sulle pareti che compongono lo spazio sacro, si presentano grandi croci materiche di dimensioni monumentali che creano un’ulteriore prospettiva per rivolgere l’attenzione sull’altare.

Gli elementi costituenti le tematiche liturgiche e iconografiche si presentano sulle pareti come racconti scultorei dei principali accadimenti della storia della Chiesa Cattolica. Nel modellarsi, assumeranno forme astratte e cariche di potenza simbolica dove il contrasto tra luce e ombra, oltre alla stessa architettura nella quale sono inseriti, accentuerà l’intensità emotiva degli ambienti.

Aspetti funzionali e tecnologici

La composizione architettonica planimetrica del complesso sottolinea il protagonismo dell’edificio sacro posto al centro geografico dell’area e la cui dimensione monumentale ne rimarca ulteriormente l’importanza. In adiacenza alla chiesa si sviluppa un secondo blocco di edifici, dal profilo basso e soave nelle sue forme, che s’immerge nella zona alberata retrostante.

Grazie alle sue caratteristiche flessibili e cangianti s’identifica come luogo familiare di ritrovo per l’intera comunità, in cui si vuole ricostruire l’unione generazionale. L’edificio prevede l’uso di un abaco di materiali locali, sostenibili e capaci di metterlo in relazione con il territorio.

L’architettura cittadina, fortemente tettonica, è rievocata nella struttura muraria in laterizio dell’edificio, che, d’inverno come d’estate, costituiranno un sistema passivo di controllo climatico per il complesso. La prossimità al fiume è rievocata attraverso l’introduzione dell’acqua come elemento integrante del disegno della piazza e della parcella. L’inserzione di questo elemento assume una forte carica simbolica legata al tema del battesimo.

Il fonte battesimale viene situata a fianco dell’ingresso, come se l’acqua che disegna la piazza provenisse della stessa fonte battesimale da cui pare sgorgare nel disegno del suolo. La copertura del tetto, come un grande ventaglio di volte a raggiera, si oppone invece alla struttura del recinto, con lo scopo di alleggerirsi dalla tensione verticale raggiungendo il cielo come le cattedrali medievali.

L’intradosso delle volte di copertura creano uno straordinario effetto centripeto che culmina in un cilindro di luce sospeso come un baldacchino sopra il presbiterio anch’esso circolare. Lungo il perimetro della chiesa, un taglio continuo di luce separa il tetto dalle pareti negando la relazione di gravità tra i due.

Chi ha fatto Cosa

Oggetto: Complesso parrocchiale di San Giacomo Apostolo
Località: Ferrara, via Arginone
Committente: Parrocchia di San Giacomo Apostolo con il contributo straordinario dell’8%00 della Conferenza Episcopale Italiana
Progetto architettonico: arch. Benedetta Tagliabue, Studio Embt
Progetto strutturale: ing. Francesco Iorio, Studio Iorio srl
Progetto impiantistico: Simax di Nadalon Sinome e Massimo Centrone
Impresa di costruzione: Costruzioni Tiziano geom. Corrado srl, Caerano di San Marco (Tv)
Cronologia: 2011 aggiudicazione concorso Progetti pilota, 2011-2016 (progettazione) 2018-2019 (costruzione)
Superficie: 1.583 mq
Costo complessivo: 3.254.000 euro

Don Stefano Zanella, laureato in Ingegneria Civile presso l’Università di Ferrara, entra in
Seminario nel 2001 ed intraprende gli studi teologici all’’Antonianum di Bologna dove consegue il baccalaureato in teologia. Viene ordinato sacerdote (2008) ed inserito nell’organico dell’Ufficio Diocesano per i Beni Culturali e l’Arte Sacra. Nominato Direttore dell’Ufficio Tecnico (2014) con delega episcopale per gli atti amministrativi e gestionali della ricostruzione post-sisma del 2012. Dal 2016 è membro del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell’edilizia di culto. Dal 2017 è direttore dell’Ufficio Tecnico Amministrativo dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio.

Si ringraziano: l’arch. Benedetta Tagliabue e Andrea Musacci per la redazione di questo articolo e, inoltre, l’ing. Diego Malosso, mons. Giuseppe Russo, don Roberto Tagliaferri, Enzo Cucchi, l’arch. Joan Callis, l’arch. Camilla Persi, l’ing. Beatrice Malucelli, l’arch. Maria Elena Antonucci per la partecipazione al progetto.

Note

  1. C.E.I., La progettazione di nuove chiese, Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia, Ed. Paoline, 1993, n.3
  2. C.E.I., La progettazione di nuove chiese, Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia, Ed. Paoline, 1993, n.4
  3. C.E.I., La progettazione di nuove chiese, Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia, Ed. Paoline, 1993, n.24
  4. cfr. A. N. Terrin, Liturgia soglia dell’esperienza di Dio, Emp. 5. Sacrosanctum Concilium 123: Enchiridion Vaticanum 1/227.

Riferimenti Bibliografici

[1] Concilio Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia, Sacrosanctum Concilium.
[2] C.E.I., La progettazione di nuove chiese, Nota Pastorale della Commissione Episcopale per la Liturgia, Ed.Paoline, 1993
[3] A. N. Terrin, Liturgia soglia dell’esperienza di Dio, Emp

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