Sistemi e prodotti vernicianti per l'edilizia

Lavabilità e pulibilità

Franco Lucherini, consulente in chimica delle vernici.

Il quesito
Committenti privati si lamentano spesso che una parete tinteggiata con una pittura definita «lavabile», quando si tenta di asportare lo sporco, depositatosi in superficie, mediante lavaggio, si nota un alone con parziale asportazione della tinta. Di chi la responsabilità?

Il concetto di lavabilità
Nel mercato italiano è consuetudine definire un’idropittura con le dizioni: tempera o traspirante e/o lavabile. Queste definizioni sono generiche anche se universalmente accettate. Servono solo a collocare la pittura in una determinata fascia di mercato. S’intende, comunemente, per pittura lavabile, una pittura abbastanza ricca di resina in modo che, sottoposta a prova secondo la norma Uni 10560, sia classificata secondo la norma Uni 10795, come resistente al lavaggio (od ottima resistenza al lavaggio), cioè resistente a un numero di cicli > 1000. La norma Uni 10795 riguarda le caratteristiche importanti che devono essere prese in considerazione per le pitture in emulsione per interno, ai fini di prove comparative. La stessa norma precisa che questa prova non prende in esame eventuali alterazioni d’aspetto, come formazione d’aloni o zone più lucide, e non misura la facilità di allontanare lo sporco, ossia la pulibilità della pittura.

La norma Uni En 13300 classifica i materiali vernicianti all’acqua per pareti e soffitti interni, relativamente alla spazzolatura a umido. Si esegue la prova secondo le modalità riportate nella norma Uni En Iso 11998. In funzione della perdita di spessore che si ha dopo un prestabilito numero di cicli di lavaggio, la pittura è classificata in cinque classi: la classe 1 è la più resistente e la 5 la meno. La norma citata definisce le «modalità di determinazione della resistenza allo strofinamento a umido e della pulibilità di rivestimenti di pittura». In altre parole, molto più correttamente si definisce la resistenza alla spazzolatura a umido, piuttosto che la lavabilità. La pulibilità è poi determinata secondo la norma Uni 11021, appendice b. Tale norma prevede che una pittura, dopo aver superato la prova di resistenza a 5000 cicli secondo la 10560, sia sporcata con un determinato agente sporcante (la detta norma ne da la formulazione) e sottoposta a spazzolatura a umido per 50 cicli, secondo le modalità riportate. La differenza di colore, misurata con spettrofotometro, deve avere ΔE < 3 per essere classificata «pulibile». Da qui si deduce che non tutte le idropitture e pitture definite lavabili, indipendentemente dal loro costo sono pulibili. Bisogna notare anche che i produttori non indicano quasi mai la «pulibilità», la quale, oltre che dalla quantità e dal tipo di resina, è fortemente influenzata dal colore.

La risposta
Risulta quindi molto problematico attribuire la responsabilità all’applicatore  a meno che sia stata fatta da parte del committente, una richiesta di pulibilità. D’altra parte, se il produttore non lo indica espressamente, si deve dedurre che la prova secondo Uni 11021, o non è stata fatta o che non è stata superata. Non è neanche escluso che alcune idropitture possano essere pulibili anche se non dichiarate tali. Tuttavia normalmente, per avere pulibilità occorre applicare pitture semilucide o lucide.

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