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Nuove funzioni per il Castello di Ugento: ottimizzato il sistema di percorribilità

Il progetto di restauro del Castello di Ugento, la sua riconversione, oltre a valorizzare il manufatto, permette di rivisitare l’esistente con il linguaggio dell’architettura contemporanea, creando una stratificazione con le architetture del passato che conduce verso gli interventi del futuro. La proposta progettuale ha previsto la realizzazione di una struttura museale dove le nuove funzioni vanno a inserirsi nella preesistenza storica ottimizzando il sistema di percorribilità, garantendo l’invito, l’accoglienza e la necessaria apertura dell’intero complesso.

L’edificio castellano è una compatta struttura in muratura di tufo locale, realizzata in tempi diversi, una volta al margine estremo nord dell’abitato, disposta su una vasta area a pianta quadrangolare.

Vista aerea del castello da nord-ovest.

La sua riconversione in residenza gentilizia, deve ascriversi ai d’Amore che acquistano il feudo nel 1643, quando ormai l’immobile aveva perso la funzione difensiva. Ritenuto uno dei manieri più importanti di Terra d’Otranto, nei cui confronti i sovrani angioini mostrarono sempre una particolare predilezione, l’edificio conserva il suo carattere organico e unitario di polo di difesa, tipico delle grandi fabbriche edificate in età premoderna.

Vista della corte grande e della balconata a lavori finiti.

L’organismo architettonico si sviluppa su un lotto di 4900 mq occupando una superficie di 2712 mq al piano terra e 1790 al primo livello per complessivi mq 4500. È costituito da un piano terra e un primo piano con due corti comunicanti dalle quali si accede ai locali del piano terra e allo scalone che conduce al primo livello. Al piano terra si trovano i locali adibiti a deposito, due grandi stalle e il locale una volta adibito a frantoio.

In armonia con i criteri classici di edificazione delle architetture dei secoli XVII e XVIII, gli ambienti hanno forma rettangolare allungata, impostati su sequenze di singoli spazi posti in continuità l’uno con l’altro messi in comunicazione con aperture ad arco ribassato e delimitati da robuste murature di tufo.

La corte piccola a lavori finiti con il nuovo sistema d’illuminazione a led.

Il primo livello dell’edificio segue lo schema planimetrico del piano terra, con l’unica eccezione degli ambienti posti sul lato sud-est e nord-est oggetto dei crolli e della torre crollata in epoca più recente e di alcuni ambienti costruiti sull’area destinata a terrazzo.

Il loggiato dello scalone a lavori terminati.

Gli ambienti sono tutti con volte a botte con unghie, a padiglione, a padiglione con unghie negli angoli ed a stella. Diversi ambienti del primo piano esibiscono volte affrescate con motivi di notevole interesse, tali da richiedere il restauro di queste testimonianze pittoriche.

Stato di conservazione

Le facciate esterne realizzate quasi interamente in tufo a facciavista presentavano un avanzato stato di degrado dovuto principalmente all’azione degli agenti atmosferici e alla mancata manutenzione. Erano coperte da depositi superficiali con macchie di alterazione cromatica, interessate da fenomeni di erosione superficiale e presentavano in alcune zone mancanza di materiale. Le cornici, i rilievi e le bordure erano interessate da una copertura estesa di patina biologica (in particolare muschi e licheni).

La grande balconata che affaccia sul cortile, composta da mensole a voluta ornate da motivi fitomorfi che sorreggono colonnine scolpite alternate a pilastrini si presentava in avanzato stato di degrado e gli elementi decorativi scolpiti originali a noi pervenuti risultavano fortemente deteriorati, e già in gran parte sostituiti nel tempo da semplici blocchi di tufo al fine di garantire la sicurezza statica della balconata.

Le corti e il percorso di accesso allo scalone, pavimentate con basolato, erano in cattive condizioni con andamento irregolare della superficie (avvallamenti e dossi) e assenza di elementi in alcuni punti. Lo scalone d’ingresso, così come il loggiato, caratterizzato da pregevoli decorazioni con stucchi con la presenza degli antichi stemmi della famiglia d’Amore, presentava uno stato di conservazione degli stucchi pessimo in quanto erano interessate da diffuse infiltrazioni di umidità provenienti dalle coperture.

L’acqua infiltratasi dai tetti nel tempo aveva impregnato le murature portanti determinando fenomeni di distacco e disgregazione delle finiture in stucco. Questi erano coperti da numerosi strati di tinteggiatura a calce e presentavano diffusi fenomeni di efflorescenze saline che determinavano lo sbiancamento e la formazione di tenaci concrezioni delle superfici in stucco. Gli infissi esterni in legno presentavano avanzato degrado dei montanti e delle ante, con alcuni vetri rotti.

I locali al primo piano si presentavano in generale in cattive condizioni di conservazione. Le pavimentazioni presentavano lacune in vari punti e le pareti perimetrali tutte intonacate mostravano in diverse zone lesioni di diversa natura. La maggior parte delle stanze è caratterizzato dalla presenza di volte affrescate in stato di conservazione pessimo con notevoli tracce di infiltrazioni e quadro fessurativo da verificare.

Lo stato di conservazione dei dipinti murali giunti a noi appariva pessimo poiché tali superfici risultavano interessate da diffuse infiltrazioni di umidità provenienti dalle coperture. L’acqua infiltratasi dai tetti ha nel tempo impregnato i rinfianchi delle volte e le murature portanti a sacco determinando fenomeni di scagliamento e disgregazione e alterazioni cromatiche della pellicola pittorica e il suo conseguente distacco.

Diffusi fenomeni di efflorescenze saline determinavano lo sbiancamento delle superfici policrome. Inoltre alcune stanze si presentavano integralmente scialbate con numerosi strati di pittura a calce fortemente adesi alle superfici policrome. Lo stato di conservazione degli orizzontamenti era mediocre e presentava il degrado del tempo, con qualche lesione nelle volte ma senza particolari segni di dissesto a eccezione dell’unico solaio in legno che presentava alcune travi principali spezzate e panconcelli deteriorati.

Le coperture erano costituite da parti piane a terrazzo e da tetti realizzati da coppi e canali poggiati su una caldana modellata sull’estradosso della volta a formare la pendenza delle falde. Tale antica tipologia richiedeva una continua e rapida manutenzione in quanto il solo rovesciamento di una tegola per il vento provocava infiltrazione dell’acqua e quindi la diffusione dell’umidità alle volte sottostanti. I servizi igienici e gli impianti erano carenti e fatiscenti; in alcuni locali totalmente assenti e comunque completamente inadatti a qualsiasi previsione di ripristino funzionale.

Linee guida e metodologia d’intervento

Il progetto di restauro del Castello di Ugento, la sua riconversione, oltre a valorizzare il manufatto, permette di rivisitare l’esistente con il linguaggio dell’architettura contemporanea, creando una stratificazione con le architetture del passato che conduce verso gli interventi del futuro.

Rifacimento coperture: pulizia estradossi volte, stilatura dei giunti.

La proposta progettuale prevede la realizzazione di una struttura museale dove le nuove funzioni vanno a inserirsi nella storica preesistenza ottimizzando il sistema di percorribilità, garantendo l’invito, l’accoglienza e la necessaria apertura dell’intero complesso.

Da un punto di vista rigorosamente tecnico, gli interventi sono stati individuati, descritti e rappresentati in riferimento alle varie tipologie di manufatti esistenti (murari, lignei, in acciaio e calcestruzzo armato…), in riferimento ai vari materiali (lapidei, lignei, metallici…) e in riferimento al particolare stato di conservazione (dissesti, degradi e alterazioni…).

Un ruolo importante nella scelta delle tipologie tecnico-operative da privilegiare, è stata attribuita al criterio del minimo intervento, alla compatibilità dimostrata e collaudata dei prodotti da impiegare, alla reversibilità ove perseguibile.

Consolidamento volte: cappa in fibranet.

L’obiettivo strategico prescelto è stato quello di non alterare l’opera e la sua consistenza costruttiva, optando preferibilmente per tecniche non distruttive e non invasive, nella considerazione realistica del rapporto fra mezzi e scopi e delle istanze di sicurezza e conservazione del costruito.

L’intervento edilizio

La direzione dei lavori del Castello di Ugento ha presentato molte difficoltà per via della complessità dell’intero impianto architettonico. Essendo il castello il risultato di numerose aggiunte e trasformazioni, alle operazioni di restauro architettonico si sono aggiunte le indagini di carattere archeologico che hanno interessato una vasta area del cantiere.

Realizzazione tetto ventilato e posa in opera tegole.

Inoltre la presenza di affreschi di rilievo in molte delle stanze ha suggerito l’utilizzo di esperti che controllassero le operazioni di restauro dei dipinti, degli stucchi e dei lapidei. Per affrontare le operazioni di restauro è stato dunque costituito un ufficio di direzione lavori comprendente molteplici figure (strutturisti, impiantisti, restauratori, geologo e archeologi) di cui lo Studio associato Carafa e Guadagno è stato il coordinatore.

Intervento architettonico

Dal punto di vista architettonico gli interventi sono stati pensati ed eseguiti mirando all’indispensabile riqualificazione e riorganizzazione funzionale degli ambienti interni, senza alterare la materia costruita. In presenza di parti crollate, distrutte o notevolmente alterate si è posta la necessità, per motivi funzionali o d’igiene, di assicurare efficienza e affidabilità ai manufatti.

Interventi di restauro dipinti: preconsolidamenti e pulizia.

In tal caso l’intervento si è tradotto nell’adeguamento tecnologico e realizzazione di opere (tramezzature, pavimentazioni, controsoffittature e altro) che introducono nuovi elementi nella compagine interna ed esterna dell’opera.

In questo caso, come per ogni altra tipologia d’intervento, vale il principio della diversa durabilità dei prodotti moderni rispetto a quelli del passato pre-moderno e quindi della necessità di eseguire interventi di dotazione tecnologica senza apportare distruzioni della materia antica. In particolare sono stati eseguiti:
– chiusura di alcuni vani, apertura di nuovi e la rivisitazione di quelli manomessi nel tempo;
– ripristino degli intonaci interni;
– restauro e integrazione di cornici e ornie sulle aperture;
– realizzazione dell’ascensore;
– posa in opera dei pavimenti nuovi e dei rivestimenti;
– posa in opera di infissi in legno;
– raccolta e smaltimento delle acque meteoriche;
– impermeabilizzazione e integrazione dei manti con coppi e canali;
sistemazione delle coperture già a falde e di quelle di ripristino, mediante la realizzazione di tetto ventilato poggiato su frenelli, con pannello coibentato (sistema “tetto freddo”) e manto di tegole con coppi e canali. Nelle restanti coperture piane è stato realizzato un intervento che ha migliorato le condizioni di impermeabilizzazione mediante la canalizzazione delle acque meteoriche riorganizzando le pendenze sui camminamenti, convogliando le acque in discendenti in rame in sostituzione di quelli di plastica e alimentando le cisterne del maniero ripristinate. Inoltre sempre in copertura sono stati revisionati i muretti e i parapetti esistenti e recuperati e revisionati i comignoli esistenti;
sono stati oggetto d’intervento tutti i paramenti murari del Castello mediante rincocciatura di muratura con pietra di Cursi, revisione generale di cortine in pietra, pulitura di superficie lapidea (pietra leccese) interessata da diffuso attacco biologico (licheni) consistente nell’asportazione meccanica delle incrostazioni, pulitura delle superfici interessate da croste nere mediante l’applicazione, da ripetere in più cicli, di compresse di cellulosa, preconsolidamento e consolidamento delle superfici lapidee, stilatura sottile dei giunti fra i conci, patinatura di pareti di pietra calcarea, eseguita con preparati a base di collanti sintetici e colori terrosi, Trattamento idrorepellente protettivo corticale di superfici;
– a seguito dei saggi archeologici si è valutato con la Soprintendenza Beni architettonici di ripristinare l’antico fossato e operare la “cucitura” tra la zona crollata e la torre utilizzando le tracce rinvenute. Qui trova così ubicazione un locale tecnico e la scala di servizio che smonta al piano terra in prossimità del vano dell’ascensore e dello scalone. Per quanto concerne gli interventi di restauro delle superfici dipinte, degli stucchi e dei lapidei, sono stati eseguiti i seguenti interventi:
affreschi. Il restauro ha richiesto le fasi conservative di consolidamento degli intonaci e della pellicola pittorica previa garzatura degli intonaci in fase di distacco. Le tecniche pittoriche di restauro consentono l’assoluta reversibilità degli interventi eseguiti. L’intervento è stato seguito e controllato dalla Soprintendenza Bap di Bari;
stucchi. Gli interventi di restauro sono stati preceduti da saggi stratigrafici di pulitura che hanno evidenziato strati di malta colorata in pasta di colore grigio-azzurrato sui fondi delle specchiature delle volte per esaltare, in contrasto, la colorazione chiara degli stucchi in aggetto. L’integrazione cromatica delle lacune dei fondi grigio-azzurrati è stata eseguita a tavolozza con colori reversibili, mentre gli stucchi in aggetto sono stati tinteggiati con pittura alla calce.

Interventi di restauro dipinti: velatura e ritocchi.

Intervento strutturale

Trattandosi di un edificio monumentale, è stato scelto il consolidamento migliorativo, così come richiesto dalla normativa vigente, il che comporta l’esecuzione di opere riguardanti i singoli elementi strutturali dell’edificio, con lo scopo di conseguire un maggiore grado di sicurezza senza peraltro modificare in maniera sostanziale il comportamento globale del manufatto.

Si è pertanto provveduto a individuare le linee di modificazione del complesso edilizio nel tempo, introducendo interventi correttivi indirizzati di volta in volta a ripristinare comportamenti strutturali preesistenti ora alterati da fattori diversi e a integrare il funzionamento statico attuale intervenendo sulle debolezze riscontrate.

Interventi di restauro dipinti: pulizia meccanica delle scialbature e scoperta di un dipinto nascosto.

In particolare sono stati eseguiti:
consolidamento di archi e volte, con la sigillatura delle lesioni e apposizione sugli estradossi delle volte di cappe di calce idraulica;
apposizione di piattabande con coppia di putrelle e tiranti nelle aperture (vani porte e finestre);
nuovo solaio in legno. Il solaio, in sostituzione di quello in legno ammalorato esistente, è stato realizzato con una doppia orditura di travi in legno di castagno, nel pieno rispetto della tipologia materica e strutturale degli elementi preesistenti: le travi principali hanno sezione 25×30 cm poste a un interasse di circa 1,35 m; le travi secondaria hanno sezione 10×10 poste a un interasse di circa 70 cm. Al disopra delle travi secondarie sono messi in opera dei panconcelli, sempre in legno di castagno, con sovrastante solettina armata in calcestruzzo alleggerito, agganciata alle travi secondarie a mezzo di connettori metallici. La solettina è stata ancorata ai muri perimetrali al fine di evitare distacchi dagli stessi con formazioni di lesioni nelle finiture;
ricostruzione della copertura nella stanza con volta crollata al primo piano di cui rimanevano le tracce dell’imposta su due lati. L’intervento ha proposto la ricostruzione di un solaio piano in acciaio e lamiera grecata incassato in un cordolo metallico che cerchia la stanza. Le travi e la lamiera in acciaio non sono state lasciate a vista ma nascoste da un controsoffitto in cartongesso;
consolidamento volta Frp. Durante il corso dei lavori e la pulizia dell’estradosso delle volte, quella dell’ambiente 11, ha evidenziato lesioni estradossate non visibili in fase di progetto, che ha reso necessario il consolidamento mediante materiale in Frp ancorato all’estradosso della volta.

Interventi sugli stucchi dello scalone: pulizia dei sette strati di scialbatura.

Intervento impiantistico

Tutti gli impianti sono stati progettati tenendo conto dei principi di conservazione del bene. Infatti essi sono stati realizzati utilizzando tracce e canalizzazioni già esistenti. Gli interventi classificabili come impianti eseguiti sono i seguenti: opere fognarie, impianti idrici, impianti elettrici, impianti speciali, impianto geotermico, impianti termici, impianto antincendio, impianto ascensore.

Sono stati modificati in maniera sostanziale sia i tracciati delle linee di alimentazione elettrica sia i quadri elettrici, che le utenze e l’illuminazione esterna-interna, a causa dei rinvenimenti archeologici al piano terra nella zona privata e la presenza di dipinti sulle pareti al primo livello. Per gli identici motivi di cui sopra sono stati adattati gli impianti idrico-fognante-gas-antincendio climatizzazione e impianto geotermico alla conformazione degli scavi archeologici.

Interventi sugli stucchi: le volte, il rinvenimento e il restauro del marmorino originale.

Di concerto con la Soprintendenza di Lecce si è deciso di collocare tutte le apparecchiature occorrenti per il funzionamento dell’impianto di climatizzazione e geotermico in un nuovo vano realizzato nell’area di sedime della torre crollata. Come richiesto in fase di approvazione del progetto dai Vigili del Fuoco è stato necessario realizzare ex-novo una vasca di accumulo della corte grande per il sistema antincendio.

L’impianto di climatizzazione è stato realizzato con pompe di calore geotermiche (sono stati realizzati ben 21 pozzi geotermici), cioè con sistemi adibiti a funzioni di riscaldamento in inverno e raffrescamento in estate che sfruttano, in maniera indiretta, l’energia solare che viene accumulata a terra.

Interventi di restauro della superficie lapidea: la balconata, rifiniture successive alla sostituzione degli elementi danneggiati.

Tutti gli impianti sono muniti di sistema di controllo integrato per il collegamento di sistemi di climatizzazione Vrv e unità per la ventilazione con recupero di calore a sistemi di gestione dell’edificio (BmsMS).

È stato realizzato un impianto d’illuminazione delle facciate principali che implementa lo standard di comunicazione Dmx (un sistema di gestione dei corpi illuminanti che consente di controllare numerose luci ed effetti da una console di regia), per evitare la classica illuminazione piatta, che non permette la lettura delle rilevanze architettoniche, nei pieni e nei vuoti e che non esalta la pietra, caratterizzante l’architettura del castello e l’identità del luogo.

CHI HA FATTO COSA

Committente: Comune di Ugento (Lecce)
Gruppo di progettazione: Progetto di restauro (Studio Associato di architettura Carafa e Guadagno); Progetto impianti (Morciano Ingegneria srl); Progetto strutture (Aires Ingegneria srl, ing. Antonio De Luca); Light designer (Marco Tremigliozzi); Collaboratori (arch. Federica Alberga, arch. Pierluca Capurso)
Ufficio direzione dei lavori: Direzione lavori (Studio Associato di Architettura Carafa e Guadagno); Direttore Operativo impianti (ing. Ippazio Antonio Morciano); Direttore Operativo strutture (ing. Giovanni Bleve, ing. Ivan Contrino); Direttore Operativo restauri affreschi, stucchi e lapidei (Restauri del sole srl); Geologo (dott. Gianluca Miggiano); Coordinatore per la sicurezza (ing. Ippazio Antonio Morciano); Rilievi laser scanner: Insynchlab soc. Coop.
Impresa esecutrice: Nicolì srl, Lequile (Lecce)
Fornitura elementi lapidee decorati: PI.MAR srl, Cursi (Lecce)
Impianti di climatizzazione: Daikin Air Conditioning, Bari
Consolidamento estradosso volte: Fibre Net srl, Pavia di Udine
Intonaci: Fassa Bortolo srl, Spresiano (Tv)
Illuminazione facciate esterne: Griven, Mantova
Illuminazione corti: Arena Luci, Mantova
Illuminazione saloni interni: Exenia, Calenzano (Firenze)

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