Puliture

Omogeneità di tecniche e materiali utilizzati

Sono stati riportati alla luce gli affreschi presenti nel piano nobile di villa Imperiale di Terralba a Genova.

Pulitura di dipinti non coperti da scialbi. Queste superfici non presentavano patine di sporco e depositi particolarmente tenaci. In questi casi è risultata sufficiente una pulitura leggera, realizzata con solventi inorganici, sali di carbonato d’ammonio in soluzione al 50 % in acqua demineralizzata su carta giapponese, con tempi di contatto variabili dai cinque ai venti minuti a seconda dello stato conservativo della pellicola pittorica e dell’origine dei pigmenti presenti.
Pulitura su superfici più delicate e sugli incarnati. In questi casi sono stati utilizzati solventi inorganici, sali di carbonato d’ammonio in soluzione al 50 % in acqua demineralizzata su carta giapponese, con tempi di contatto non superiori ai cinque minuti. Operazioni post-pulitura. Una volta rimossi gli impacchi utilizzati per le puliture, si è provveduto all’asportazione dello strato di sporco, costituito da depositi e polveri grasse, con tamponi di cotone imbevuti di acqua demineralizzata. Ad asciugatura completa, sono stati applicati impacchi d’acqua demineralizzata per eliminare eventuali sottoprodotti di trasformazione del carbonato d’ammonio.

Pulitura dalle ridipinture
1. Eliminazione degli strati a tempera. Per l’eliminazione delle ridipinture nelle pareti dell’ambiente 4.11 sono bastati semplici impacchi di acqua demineralizzata su carta giapponese, lasciati a contatto per cinque o dieci minuti. Una volta ammorbidita la tempera questa è stata eliminata con una pulitura a tampone: sono stati effettuati piccoli impacchi in modo da controllare accuratamente l’asportazione del materiale idoneo e conservare lo strato originale e le eventuali finiture a secco. In presenza di residui di scialbatura, è stato necessario ammorbidire lo strato con acqua demineralizzata e operare per la successiva rimozione con bisturi e spazzolino in nylon.
2. Eliminazione degli strati acrilici. Nella sala 4.09 (cappella) gli strati acrilici superficiali (1° e 2° strato) sono stati rimossi dalla volta e dalle pareti con spatole e bisturi. In questo caso l’asportazione si è rivelata piuttosto veloce e poco problematica.
3. Eliminazione degli strati a calce. Maggiori difficoltà si sono avute nell’eliminazione dei sottostanti strati a calce (sempre nella sala 4.09). In questo caso si è resa necessaria un’operazione, preliminare all’azione meccanica, per ammorbidire la patina di cristallizzazione della scialbatura. A tal fine sono state utilizzate, alternativamente, le resine a scambio ionico di tipo cationico (descialbanti) e impacchi di polpa di cellulosa e seppiolite, in proporzione 3:1, in acqua demineralizzata. Gli impacchi sono stati mantenuti costantemente umidi con tempi piuttosto lunghi, in alcuni casi anche per alcuni giorni. Nella maggior parte gli impacchi hanno risolubilizzato lo strato carbonatato favorendone la rimozione a bisturi; in alcuni punti, però, si sono rivelate più efficaci le resine a scambio cationico. Considerato lo spessore rilevante dello strato da rimuovere, le resine sono state applicate a diretto contatto. I risultati ottenuti sono stati mediocri, ma hanno permesso di «rompere» la superficie vetrificata intervenendo, poi, meccanicamente con il bisturi.

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