Edilizia storica | Campanile della Cattedrale di Parma

Restauro della cuspide e ripristino della copertura in rame

Considerata l’importanza storica della cuspide in mattoni maiolicati tardo duecenteschi, giunta fino a noi integra nella sua consistenza materiale, l’intervento di restauro ha ritenuto essenziale recuperare i lacerti della muratura antica come peculiare testimonianza del cantiere medioevale, salvaguardando le strutture murarie originarie nella loro dimensione materiale, statica e costruttiva. L’intervento ha individuato proposte tese a un recupero archeologico del palinsesto murario medioevale della cuspide salvaguardando tutti gli elementi originali e tutti i fattori testimoniali della storia materiale del manufatto.

Le opere di restauro della struttura muraria della cuspide e di ripristino della copertura in rame si sono rese necessarie a seguito del grave incidente del 22 ottobre 2009 quando un fulmine ha colpito la statua sommitale della cuspide innescando un incendio che ha coinvolto tutta la struttura lignea di supporto della copertura in rame danneggiando gravemente anche la struttura muraria sottostante.

Vista della cattedrale di Parma con il campanile oggetto dell’intervento di restauro.
Vista della cattedrale di Parma con il campanile oggetto dell’intervento di restauro.

Nell’immediatezza dell’evento a cura dei Vigili del Fuoco, che avevano provveduto a domare l’incendio nelle ore successive alla caduta del fulmine, si erano poste in sicurezza le parti pericolanti della struttura della cuspide, con la rimozione parziale delle lastre in rame, non più ancorate alla struttura lignea di supporto. Nei primi mesi del 2010 si era allestito un ponteggio di servizio funzionale sia alla completa rimozione delle macerie e delle strutture pericolanti dalla parte sommitale del campanile, con la rimozione della copertura in lastre di rame ancora conservate, lo smontaggio dell’angelo anemografo e dei conci lapidei di supporto perché pericolanti.

I lavori di restauro erano necessari a seguito del fulmine che ha colpito la statua sommitale della cuspide causando un incendio che ha coinvolto la struttura lignea.

I  lavori di restauro erano necessari a seguito del fulmine che ha colpito la statua sommitale della cuspide causando un incendio che ha coinvolto la struttura lignea.

cattedrale parmaValore storico e aspetto tecnico-funzionale della manutenzione. L’intervento sul campanile della Basilica Cattedrale di Parma ha affrontato due aspetti del restauro apparentemente discordanti, ma inscindibili nel progettare il recupero di un edificio di notevole rilevanza storico critica e simbolico identitaria. In particolare il valore storico artistico del manufatto, ha costretto la progettazione dell’intervento a confrontarsi con la sua dimensione materiale storicizzata, mentre l’aspetto tecnico e funzionale, proprio di un intervento di manutenzione, doveva garantirne la conservazione nel tempo delle strutture edilizie storiche, proteggendole dall’azione degli agenti atmosferici.

La struttura medioevale della cuspide a copertura del fusto del campanile con la peculiare invetriatura a fasce bicrome alternate dai conci in laterizio.
La struttura medioevale della cuspide a copertura del fusto del campanile con la peculiare invetriatura a fasce bicrome alternate dai conci in laterizio.

Il ritrovamento della struttura medievale originale della cuspide, eretta agli inizi del XIV secolo a completamento e a copertura del fusto del campanile tardo duecentesco, ancora leggibile nelle sue caratteristiche tipologiche, costruttive e materiche, con la peculiare invetriatura a fasce bicrome alternate dai conci in laterizio, rappresentava l’elemento di maggiore rilevanza critica da salvaguardare. La successione delle manutenzioni documentate dalla fine del XVI secolo mostrava come l’obiettivo primario sia sempre stato quello di preservare la struttura medievale da ulteriori danneggiamenti, mediante la realizzazione di una copertura protettiva. Questo atteggiamento conservativo ante litteram ha permesso alla struttura antica di conservarsi sostanzialmente inalterata fino a oggi, priva dei rimaneggiamenti propri dei restauri storici che hanno invece modificato per gran parte di molte altre cuspidi di area padana, tipologicamente simili a quella del campanile della Cattedrale di Parma.

Particolare delle deformazioni plastiche degli elementi costruttivi causate dall’incendio.
Particolare delle deformazioni plastiche degli elementi costruttivi causate dall’incendio.

La cuspide si presenta come un grande cono formato da mattoni a forma di cuneo, stondati nella parte anteriore con una finitura a maiolica bianca e nera, a fasce alternate a corsi di quattro file. Nella parte terminale un pennacchio in pietra conclude la muratura conica facendo da base d’appoggio per l’angelo d’orato vero e proprio elemento conclusivo del campanile. La struttura muraria bicroma, svelata con l’incendio, si presentava con lesioni diffuse (soprattutto nella parte terminale) e con diversi elementi fratturati o addirittura mancanti. L’incendio inoltre aveva ricotto il paramento murario fino a provocare in alcuni punti delle deformazioni plastiche degli elementi costruttivi.  

Incollaggio dei frammenti identificati. e i nuovi mattoni reinseriti con forma e dimensioni analoghi agli originali ma privi della maiolicatura superficiale.
Incollaggio dei frammenti identificati.
cattedrale parma
I nuovi mattoni reinseriti con forma e dimensioni analoghi agli originali ma privi della maiolicatura superficiale.

Il recupero dei lacerti della muratura antica. Considerando l’importanza storica della cuspide in mattoni maiolicati tardo duecenteschi, giunta fino a noi integra nella sua consistenza materiale, e fortunosamente disvelata all’opinione pubblica dall’evento del 2009, il progetto di restauro ha considerato essenziale recuperare i lacerti della muratura antica, come peculiare testimonianza del cantiere medievale, salvaguardando le strutture murarie originarie nella loro dimensione materiale (statica e costruttiva) e storica, come peculiare esito della secolare vicenda del manufatto. Conseguentemente il progetto ha individuato proposte finalizzate a un recupero archeologico del palinsesto murario medievale della cuspide, salvaguardando non solo tutti gli elementi originari o di restauro, ma anche di tutti i fattori testimoni della storia materiale del manufatto.

Sostituzioni con imperniatura con barra in vetroresina filettata ancorata con resina epossidica.
Sostituzioni con imperniatura con barra in vetroresina filettata ancorata con resina epossidica.

Opere di consolidamento della struttura muraria. Alla ripresa del cantiere sono iniziate le opere di consolidamento della struttura muraria intervenendo sulle lesioni provocate dai punti di fissaggio dell’antica struttura lignea. Le diverse lesioni sono state stuccate sul bordo esterno, previo inserimento di cannule in pvc attraverso cui veicolare malta fluida di calce idraulica naturale per ripristinare la continuità nella struttura muraria, operando dal basso verso l’alto e rispettando il tempo di presa della malta iniettata per evitare fenomeni di estrusione o spanciamento della muratura stessa.

Consolidamento della parte terminale della cuspide divenuto complesso a causa degli elementi lapidei fratturati.
Consolidamento della parte terminale della cuspide divenuto complesso a causa degli elementi lapidei fratturati.

Consolidata l’intera struttura muraria della cuspide si è proceduto poi con la rimozione delle parti di muratura fatiscenti sia per l’implosione dei singoli laterizi, per i conci di qualità scadente, sia per le tamponature eseguite con materiali spuri degli squarci creati nella struttura originaria dal XVI secolo per ancorare prima la struttura lignea di sostegno della copertura in rame, poi per l’inserimento all’intradosso della cuspide della scala di collegamento con lo sportello di uscita ricavato nei pressi della sommità per eseguire le manutenzioni all’angelo anemografo.

. Le condizioni di debolezza strutturale della cuspide e di disgregazione della cuspide hanno reso obbligatoria la necessità di smontare l’intera struttura e di ricostruirla in anastilosi per ripristinare la compattezza strutturale della muratura migliorata nelle condizioni statiche attraverso un’armatura metallica interna.
Le condizioni di debolezza strutturale della cuspide e di disgregazione della cuspide hanno reso obbligatoria la necessità di smontare l’intera struttura e di ricostruirla in anastilosi per ripristinare la compattezza strutturale della muratura migliorata nelle condizioni statiche attraverso un’armatura metallica interna.

cattedrale parmaLa rimozione dei conci è stata fatta con parziale carotaggio ad umido per evitare di trasmettere vibrazioni dannose per la salvaguardia della muratura antica; inoltre per conservare lo strato intonacato all’intradosso della cuspide con malte dal XV sec. la carotatura è stata interrotta a circa 5 cm dal bordo interno per non danneggiare l’antico intonaco della cuspide. In sostituzione delle murature spurie, per assicurare il completo risarcimento della muratura della struttura, si sono reinseriti nuovi mattoni con forma e dimensioni analoghi agli originali, ma privi della maiolicatura superficiale. Oltre ai nuovi laterizi sono state eseguite anche sostituzioni parziali innestando, con imperniatura con barre in vetroresina filettata ancorata con resina epossidica, le teste smaltate antiche su laterizi nuovi opportunamente sezionati fino a raggiungere la dimensione utile all’inserimento nella struttura muraria della cuspide.

cattedrale parma
Lo smontaggio dei conci maiolicati e la successiva ricomposizione hanno rispettato l’esatta sequenza e il posizionamento dei singoli conci nella sua struttura originaria.

Lo smontaggio dei conci maiolicati e la successiva ricomposizione hanno rispettato l’esatta sequenza e il posizionamento dei singoli conci nella sua struttura originaria.

Il ripristino della struttura muraria è stato completato con la stuccatura capillare e minuziosa di tutti i giunti interstiziali tra i conci maiolicati e di restauro, con ripristino delle superfici di appoggio dei diversi laterizi, utilizzando calce idraulica naturale fibrorinforzata. Anche la corniciatura alla base della cuspide è stata recuperata con integrazione delle parti mancanti in laterizio o frammentate con pezzi appositamente realizzati per colore e forma analoghi agli originali.

Consolidamento della finitura intonacata all’intradosso della cuspide. Complementare alla ricostruzione del paramento murario è stato eseguito anche il consolidamento della finitura intonacata all’intradosso della cuspide, caratterizzato per i primi 5 m circa da raffigurazioni graffite e a carboncino, consolidando con iniezioni di calce idraulica naturale micronizzata lo strato d’intonaco al supporto murario, operazione estesa anche nella parte superiore della cuspide con gli intonaci al neutro privi di raffigurazioni. Invece nella parte prossima al culmine, in corrispondenza della parte ricostruita, all’intradosso l’intonaco è stato ripristinato per occultare anche il telaio metallico di ancoraggio della parte culminante della cuspide stessa.

Consolidamento della parte terminale della cuspide. Particolarmente complesso è apparso il consolidamento della parte terminale della cuspide, con gli elementi lapidei che sostenevano l’angelo anemografo completamente fratturati e scomposti in più parti tali da non consentirne un rimontaggio in sicurezza, considerata anche l’altezza del campanile. Analogamente anche il paramento murario della parte terminale della cuspide presentava vistose lesioni strutturali passanti tali da sezionare la stessa cuspide in diverse porzioni autonome. Tale dissesto era stato accentuato dall’apertura in rottura del varco creato in sommità per accedere all’angelo per le periodiche manutenzioni. Le condizioni di totale debolezza strutturale della cuspide e di disgregazione della muratura stessa, in considerazione anche dell’altezza dell’area di intervento, hanno reso obbligatoria la proposta progettuale di smontare l’intera struttura e di ricostruirla in anastilosi per ripristinare la compattezza strutturale della muratura, migliorata anche nelle condizioni statiche con la realizzazione di un’armatura metallica interna, di ancoraggio del sistema terminale dell’angelo anemografo e dell’impianto di captazione delle scariche elettriche.

cattedrale parmaLo smontaggio dei conci maiolicati è stato eseguito con particolare cautela con rilevazione della posizione dei singoli conci e numerazione degli stessi per poi poterli ricomporre rispettando l’esatta sequenza conservando le irregolarità rilevate sulla struttura originaria della cuspide.

L’antico accesso all’estradosso. Preliminarmente alla ricostruzione della parte terminale della cuspide è stata ricomposta nell’esatta dimensione, dedotte da tracce rilevabili nelle strutture superstiti dello stipite sinistro, l’antico accesso all’estradosso, previa demolizione della muratura incongrua presente e ricostruzione della stessa con i pezzi stondati di nuova fornitura. Anche il varco della nuova apertura è stato poi tamponato per conferire adeguata compattezza statica alla muratura della cuspide, mantenendo arretrato il filo della finitura superficiale per salvaguardarne la traccia come memoria storica. Si è realizzata poi la ricostruzione della muratura della cuspide ricollocando i conci precedentemente rimossi e catalogati nella stessa posizione.

All’interno della cuspide la scala lignea a spirale è stata rinforzata negli appoggi alla muratura.
All’interno della cuspide la scala lignea a spirale è stata rinforzata negli appoggi alla muratura.

Piastra metallica di raccordo. Completata la ricostruzione della muratura è stata collocata una piastra metallica di raccordo tra la parte di captazione delle scariche atmosferiche occultato all’interno della statua cava dell’angelo e le calate a terra, posizionate sul nuovo rivestimento in rame. La piastra è stata ancorata alla muratura sottostante con barre filettate in acciaio inox previo carotaggio ad umido della muratura sottostante ancorate parte con resina epossidica e parte in calce bastarda per garantirne nel tempo la tenuta. La parte terminale della cuspide è stata ricostruita in anastilosi con pietra arenaria di Manciano, per omogeneità con l’intervento eseguito sulla facciata del duomo, una pietra non geliva che ha caratteristiche di durabilità e di adeguata resistenza agli sbalzi termici. In fase di cantiere la Soprintendenza ha imposto di non ripristinare la copertura in rame alla parte terminale della cuspide, come era invece nella soluzione tardo rinascimentale.

All’interno del cavo della statua dell’angelo anemografo sommitale del campanile è stato posto un sistema di trasmissione delle scariche atmosferiche.
All’interno del cavo della statua dell’angelo anemografo sommitale del campanile è stato posto un sistema di trasmissione delle scariche atmosferiche.

Il restauro dell’angelo anemografo sommitale. Anche l’angelo anemografo sommitale del campanile è stato oggetto di restauro con pulitura dai depositi di particellato atmosferico, ripresa delle dorature dell’aureola e ripristino della croce, caduta a terra a causa del fulmine. All’interno cavo della statua è stato realizzato un complesso sistema di trasmissione delle scariche atmosferiche, il cui captatore è stato inserito in corrispondenza della croce, e di un meccanismo che ne consente la rotazione.(foto 045)

Scala lignea a spirale. All’interno della cuspide la scala lignea a spirale è stata rinforzata negli appoggi alla muratura con l’innesto di nuove porzioni di travatura in rovere con perni in fibra di vetro filettati in sostituzione delle teste delle travature originarie danneggiate dalla combustione dell’incendio. A completamento delle opere di recupero della struttura lignea della scala queste, dopo la rimozione delle polveri e del guano, sono state lavate con acqua addizionata con tensioattivo e con prodotto biocida tixotropico.

Ricostruzione della struttura lignea. Terminate le opere murarie, i lavori sono proseguiti con la ricostruzione della struttura lignea estradossale di supporto della copertura in lastre di rame. La scelta del ripristino della copertura in rame è apparsa una scelta obbligata in considerazione delle strutture murarie medievali particolarmente erose ed esposte all’azione disgregatrice degli agenti atmosferici, notevolmente intensi alla quota della cuspide. La scelta progettuale adottata nella ricostruzione della copertura estradossale si è orientata a riproporre gli schemi tipologici storici (impalcato ligneo e lastre di rame), ma adottando al contempo quegli accorgimenti tecnologici che consentiranno di procrastinare il più possibile nel tempo gli interventi manutentivi, considerando in particolare la difficoltà di operare in quota e la necessità di allestire costose e imponenti opere provvisionali.

Per la posa dell’assito superficiale sono state utilizzate travi in legno multistrato marino di conifera a incollaggio fenolico, di notevole spessore per migliorare la stabilità della struttura evitando gli effetti negativi delle fessurazioni connesse al ritiro delle fibre in dipendenza alla notevole escursione termica a cui è sottoposta la struttura posta in quota.
Per la posa dell’assito superficiale sono state utilizzate travi in legno multistrato marino di conifera a incollaggio fenolico, di notevole spessore per migliorare la stabilità della struttura evitando gli effetti negativi delle fessurazioni connesse al ritiro delle fibre in dipendenza alla notevole escursione termica a cui è sottoposta la struttura posta in quota.

cattedrale parma

Le prime lavorazioni eseguite hanno riguardato la ricostruzione in anastilosi della struttura lignea portante in legno di rovere riproponendo lo schema tipologico antico. In particolare l’impalcato ligneo ha compreso la posa di morali ancorati alla muratura e di un sistema secondario di distanziatori con soprastante assito, a cui fissare le lastre in rame della copertura. I morali, considerando la difficoltà di movimentazione in quota, sono stati sezionati in pezzi di ridotte dimensioni e assemblati in opera con ferramenta di ancoraggio in acciaio inox. Anche i traversi orizzontali di fissaggio sono stati ancorati ai morali con ferramenta in inox per evitare gli effetti negativi dell’ossidazione. Solo per la posa dell’assito superficiale non è stato utilizzato legno massello, ma tavole in legno multistrato marino di conifera ad incollaggio fenolico, di notevole spessore per migliorare la stabilità della struttura, evitando gli effetti negativi delle fessurazioni connesse al ritiro delle fibre in dipendenza alla notevole escursione termica cui è sottoposta la struttura posta in quota. Nella posa in opera dell’impalcato ligneo si sono riproposti anche i perni di ancoraggio alla struttura muraria, riprendendo lo schema storico, ma utilizzando ferramenta inox e molle stabilizzatrici all’intradosso, per evitare di danneggiare la struttura muraria negli alloggiamenti dei perni di ancoraggio con gli sfridi connessi all’azione dei venti sull’intera copertura: la presenza delle molle stabilizzatrici contribuisce ad attenuare i movimenti causati dai venti in quota. Nei punti di appoggio dei montanti alla struttura muraria è stato inserito uno spesso strato in feltro (di spessore variabile da 5/6 a 12/15 cm, in funzione della distanza dei morali dalla struttura muraria) per non danneggiare ulteriormente la muratura medievale con lo sfrido dell’impalcato ligneo sulla superficie maiolicata.

cuspide parma
Copertura in lastre di rame.

Posa della copertura in lastre di rame.L’ultimo intervento ha riguardato la posa della copertura in lastre di rame. La disposizione dei tagli orizzontali ha ripreso la sequenza degli strati cromatici della cuspide maiolicata (altezza di circa 33 cm), mentre la disposizione delle lastre in corrispondenza dei tagli verticali, rivoltati alternativamente a destra e sinistra degli spigoli dell’esadecagono della copertura della cuspide, come suggerito dagli organi periferici del ministero dei Beni Culturali tende ad attenuare la linea netta di separazione fra le facce contigue, recuperando in parte idealmente la dimensione continua della superficie conica originaria della cuspide medievale. (foto 047b-finito)

cattedrale parmaArch. Alberto Bordi | La gestione del cantiere
«Il cantiere è stato avviato procedendo con lo smontaggio della parte sommitale della cuspide con la statua dell’angelo perché non ancorato stabilmente alla struttura muraria della cuspide, e alla raccolta e catalogazione dei frammenti di laterizio con maiolica invetriata rinvenuti sul terrazzo sommitale del campanile. Le prime opere eseguite hanno riguardato le verifica minuta e puntuale di tutto il paramento in laterizio maiolicato, operazione fatta su ogni singolo laterizio, per verificare la sua reale consistenza rimuovendo, previa catalogazione, di tutti i frammenti in distacco. Si è eseguito quindi un trattamento biocida (benzalconio cloruro) su tutte le strutture murarie della cuspide, trattamento dato a più passaggi, provvedendo poi a rimuovere le parti non pertinenti al recupero e le parti devitalizzate di muschi e licheni con un delicato lavaggio ad acqua a bassa pressione, previa stuccatura superficiale provvisoria delle lesioni murarie passanti, per evitare l’infiltrazione dell’acqua nelle murature. Si è proseguito poi con un lavoro lungo, meticoloso e capillare alla ricerca dell’alloggiamento originario dei frammenti caduti, posizionandone provvisoriamente gran parte. Successivamente si è proceduto con il posizionamento definitivo dei frammenti identificati. L’incollaggio dei frammenti è stato eseguito secondo modalità differenti: se i frammenti di ridotte dimensioni combaciavano perfettamente con la parte del laterizio rimasta in sito si è utilizzata solo resina epossidica, mentre i frammenti di maggiore dimensione sono stati imperniati con barre in vetroresina filettata ancorati con resina epossidica. Successivamente il cantiere è stato sospeso per la pausa invernale dopo aver provveduto a riparare la struttura muraria della cuspide con un’idonea copertura provvisoria in tessuto non tessuto e nylon, che comunque non ha neutralizzato gli effetti distruttivi del ciclo del gelo e disgelo sulla struttura muraria della cuspide».

I mattoni a forma di cuneo della cuspide.
I mattoni a forma di cuneo della cuspide.

Chi ha fatto Cosa

Gli architetti Bordi, Rossi, Zarotti
Gli architetti Bordi, Rossi, Zarotti

Progetto di restauro e direzione lavori:
Studio di architettura Bordi, Rossi Zarotti: arch. Alberto Bordi, arch. Sauro Rossi, arch. Marco Zarotti con arch. Silvia Piccioni, ing. Giovanni Scauri; ing. Gualtiero Savazzini (Fabbriceria della Basilica Cattedrale)
Progetto opere in ferro: ing. Giuliano Vezzani
Progetto impianto protezione scariche atmosferiche: studio tecnico Power Technology, periti industriali Andrea Chierici e Marco Piazza
Coordinatore per la sicurezza: ing. Giorgio Avanzini
Rilievo stereofotogrammetrico: Antonio Belli, Fo.a.r.t. srl
Consulenza strutturale e diagnosica: UniversitĂ  degli Studi Di Parma, prof. Carlo Blasi, prof. Ivo Iori, prof. Giampiero Venturelli, prof. Eva Coisson, dott. Elisa Adorni, dott. Matteo Carobbi
Consulenza chimica dei materiali: UniversitĂ  degli Studi di Parma, prof. Angelo Montenero, prof. Antonella Casoli, dott. Michela Berzioli
Consulenza metallurgica: UniversitĂ  degli Studi di Ferrara, Tecnopolo di Ferrara, laboratorio Teknehub
Petrografia e Geochimica: prof. Carmela Vaccaro, dott. Elena Marrocchino
Metallurgia – Scienza dei metalli: prof. Gianluca Garagnani, ing. Reyna Vasquez Aguilar, ing. Chiara Soffritti
Corrosione dei metalli – Scienza dei materiali: prof. Cecilia Monticelli, dott. Andrea Balbo
Opere di restauro: Archè Restauri snc, di Silvia Simeti & C., Parma; Silvia Simeti, Stefano Volta, Andrea Boschi, Francesca Cerri, Matteo Chiandussi, Fausto Grossi, Dario Guerini, Nicola Loda, Lorenzo Volta
Opere da marmista: Tecnomarmo Fratelli Santini
Opere di falegnameria: Falegnameria Berziga Mauro, Mezzani; Mauro Berziga, Oronzo Ciardo
Opere di lattoneria: Bianchi & Lavezzini srl, Roccabianca; Stefano Lavezzini, Carlo Agnani, Marco Fanunza, Marcello Bianchi; Tecnogronda srl, Collecchio (opere d’emergenza)
Opere da elettricista: ditta Bezzi Massimo, Felino
Opere provvisonali: Grossi Edilnoleggi srl, Sorbolo; Vittorio e Florio Grossi, Arnaldo Cattaneo, Gianmarco Pagliari, Daniele Alberici, Paolo Biacca, Paolo e Andrea Calderone, Alessandro D’Abramo, Angelo Mazza, Massimo, Giuseppe e Vincenzo Pagano
Finanziamenti: Diocesi di Parma, comune di Parma, Cattolica assicurazioni, fondazione Cariparma, Chiesi farmaceutici spa

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