Pmi | Manifestazione a Roma

Rete Imprese Italia: «Senza impresa non c’è Italia. Riprendiamoci il futuro»

Questo è stato il… grido di battaglia delle cinque organizzazioni di Rete Imprese Italia che a Roma, in una piazza del Popolo gremita, hanno manifestato chiedendo interventi urgenti tesi a favorire i consumi, lo sviluppo delle imprese, la riforma fiscale.

Ieri a Roma, in piazza del Popolo, si è tenuta «Senza Impresa non c’è Italia», la mobilitazione generale delle imprese promossa dalle cinque organizzazioni aderenti a Rete Imprese Italia (Confartigianato, Casartigiani, Cna, Confcommercio e Confesercenti) che ha visto la partecipazione di oltre 60mila manifestanti.Rete imprese italia roma

 Carlo Sangalli | Presidente Confcommercio
«Se per la prima volta nella storia d’Italia i nostri imprenditori sono qui in piazza così numerosi vorrà pur significare qualcosa. Siamo qui perché questa crisi ha lasciato e continua a lasciare cicatrici profonde sulla pelle delle nostre imprese. Troppi posti di lavoro sono stati persi e tanti colleghi e amici non ci sono più. Le persone che sono in questa piazza non si arrendono e non vogliono tirare i remi in barca ma non ci possono chiedere di remare sempre controcorrente. I nostri problemi sono sempre quelli che ricordiamo: lavoro, credito, consumi.
Carlo Sangalli Roma 2014Dobbiamo abbassare di un punto l’Irpef e abolire l’Irap. Ridiamo fiato ai consumi e ridiamo fiducia agli imprenditori riaprendo i rubinetti del credito.
Dobbiamo combattere l’abusivismo e la contraffazione, serve un nuovo sistema fiscale che venga incontro ai contribuenti. Ci sono alcuni momenti, come le elezioni, dove noi siamo ricordati come il motore del Paese e dopo, improvvisamente, passata l’emozione elettorale, ritorniamo nel congelatore. Noi chiediamo rispetto perché meritiamo più rispetto. Ma come dobbiamo dirlo che non abbiamo più tempo e che è a rischio la pace sociale perché è pericoloso lasciare famiglie e imprese sull’orlo della disperazione. Alla politica diciamo: fate i governi, la legge elettorale e le riforme costituzionali ma fate anche quelle riforme che servono alle imprese. Dobbiamo fare in modo che fare impresa non diventi una missione impossibile. Qualcosa è cambiato, la politica non può più fare finta di niente. Non va dimenticato che se non riceveranno adeguate risposte dal nuovo Governo gli imprenditori sono pronti a scendere nuovamente in piazza, più numerosi e determinati di oggi».

La protesta dei 60mila
Erano piccoli imprenditori, artigiani e commercianti che a Roma hanno promosso la manifestazione per esprimere il proprio dissenso verso la politica del Governo sinora presieduto da Letta. Un grido d’accusa è stato lanciato anche al nuovo Governo per procedere con la riduzione della spesa pubblica improduttiva.
Le motivazioni illustrate dal presidente Sangalli hanno spiegato ampiamente il perché di questa protesta. In particolare i manifestanti hanno chiesto di farla finita con una pressione fiscale, la più alta in Europa, e con la burocrazia più soffocante.
In molti hanno paragonato questa manifestazione alla famosa marcia dei quarantamila, a Torino nel 1980, manifestazione dei quadri della Fiat e di altre numerose aziende, che modificarono il corso delle relazioni sindacali. Oggi a Roma dietro gli striscioni c’erano anche i possessori di partita Iva che, insieme agli imprenditori e agli artigiani, chiedevano di togliere i vincoli alle imprese e di tagliare i costi che pesano sul lavoro per poter assumere i giovani, chiedendo con forza una politica di valorizzazione del lavoro, anche manuale e soprattutto giovanile.rete imprese italia roma2
È stato chiesto un sostegno forte all’iniziativa privata attraverso una ripresa del credito alle imprese e alle famiglie: in sostanza, che le banche ricomincino ad investire sull’economia reale e soprattutto che lo Stato saldi i suoi debiti con le imprese in tempi brevissimi.
Non va dimenticato che la situazione di liquidità di molte imprese è vicina al dramma: strette tra la non possibilità di incassare le fatture emesse entro i termini contrattuali e le condizioni sempre più restrittive di accesso al credito bancario. Del resto, il panorama delle imprese che hanno chiuso i battenti è quanto mai desolante: in cinque anni si è avuta la perdita di un milione di posti di lavoro e di ben 700mila imprese.
Dall’ultima grande mobilitazione nazionale delle imprese sono passati trentun anni (il 19 gennaio 1983), quando 33mila artigiani provenienti da tutto il Paese si riunirono a Roma in piazza S.S. Apostoli per manifestare contro la manovra economica varata dal Governo di allora. Oggi la situazione è addirittura peggiorata.
La burocrazia costa alle piccole imprese 5 miliardi l’anno e 47 giorni di lavoro, tanto che i costi sono definiti una tassa nascosta. Il costo del lavoro non rende più competitive le imprese e, nello stesso tempo, i lavoratori dipendenti ricevono salari troppo bassi e perdono potere d’acquisto. Solo la Grecia fa peggio di noi: e aggiungiamo a questa situazione che, a cinque anni dall’inizio della crisi, l’Italia non da ancora segni di ripresa e latitano i provvedimenti.

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