Cna Lombardia

Riforma del sistema fiscale, liberalizzazioni e contenimento della spesa pubblica

Per Cna è chiaro come, ben oltre il dovere, nel medio e lungo periodo, di una riforma del lavoro, il significato di tale provvedimento andasse letto nella prospettiva di lanciare un segnale importante ai mercati internazionali, incrementando la credibilità del nostro paese e scongiurando il rischio di una bancarotta.

Se consideriamo che la maggiore flessibilità in uscita rischiava al principio di incrementare i costi economici del licenziamento, e che la contropartita di un mercato del lavoro più fluido in uscita era quella di tendere a limitare gli abusi dei contratti atipici in ingresso, aumentandone i costi contributivi per incoraggiare forme di lavoro più stabile, capiamo come e quanto il nostro comparto fosse spaventato dal progetto di riforma. Cna avrebbe preferito, a ogni ipotesi di irrigidimento in ingresso, un incremento dell’attività ispettiva contro gli abusi della flessibilità”.
Spiega Cacciatori che “la riforma in senso giustamente più universalistico degli ammortizzatori sociali, con l’introduzione dell’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego), ha fin dal principio messo in luce l’esigenza di finanziare tale operazione, sia con un incremento degli oneri contributivi per i contratti a termine, sia con la chiamata in causa, per il comparto artigiano, delle risorse della bilateralità, fino ad oggi la Cig in deroga era pagata dalle risorse della collettività, configurando per noi, senza dubbio, una situazione di obiettivo privilegio”.

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