Edilizia rurale | Ovindoli, L’Aquila

Rigenerazione e riuso senza consumo di suolo

Esperimento pilota per la creazione di un modello innovativo e qualitativo di sviluppo sostenibile e integrato di rigenerazione urbana all’interno del centro storico di Ovindoli, paese situato nel cratere interessato dal terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009. Il primo e unico edificio in Italia dove è stata ottenuta una classe energetica B in un centro storico, mantenendo intatta la memoria della preesistenza, ossia senza demolire e ricostruire. All’interno dell’edificio esistente in pietra locale del XIX secolo è stata inserita una struttura in pannelli in X-Lam.

Arch. Alberto Giobbi | Innovazione e memoria

Arch. Alberto Giobbi | Progettista.

«…Ogni novità, mutamento, trasformazione che modifichi radicalmente o provochi comunque un efficace svecchiamento in un ordinamento sociale o politico, in un metodo di riproduzione, in una tecnica, cosi il vocabolario della lingua italiana definisce la parola Innovazione…. Dagli eventi tragici del terremoto de L’Aquila del 2009 sino allo scorso agosto, ottobre 2016, si sono succeduti eventi calamitosi senza precedenti, a memoria d’uomo. Dal recente terremoto del Centro Italia, sono passati sei mesi, in questo periodo abbiamo visto attivarsi, come mai prima d’ora, una presa di coscienza pubblica significativa sulla necessità, ormai improrogabile, della messa in sicurezza del nostro fragile territorio e del nostro patrimonio edilizio architettonico, composto da una miriade di centri storici. L’idea nasce quindi da una domanda ben precisa a cui oggi non possiamo non rispondere: … come possiamo rendere sostenibile il rinnovamento dei centri storici, offrendo nello stesso tempo, soluzioni efficaci alla richiesta di sicurezza (antisismicità), fruibilità, benessere nel rispetto di un’identità storico culturale, senza ‘musealizzare’ gli stessi?. Con quest’intervento, illustrato nelle varie fasi di cantiere, abbiamo voluto dare una risposta efficace e un impulso significativo alla sperimentazione di alcune tecniche costruttive edilizie innovative.
Oggi più che mai, occorre necessariamente percorrere nuove strade metodologiche ed elaborare nuove strategie per coniugare la tradizione con l’innovazione, nell’ottica di uno sviluppo urbano sostenibile e nella cura dell’ambiente in generale. Progetto del nuovo e ristrutturazione dell’esistente non hanno differenze sostanziali se non la diversità di elementi fisici cui relazionarsi: al centro vi è la qualità sociale del vivere, l’appartenenza al luogo geografico e sociale, la salvaguardia dell’intreccio di relazioni stratificatesi attraverso il tempo nelle città storiche e non solo. Costruzioni abbandonate, vissute ma non più congruenti con nuovi usi e nuove necessità, che disegnano paesaggi ordinari dello ‘scarto’ all’interno delle città o a ridosso di strutture ambientali, attività industriali che muoiono, borghi storici e comunità intere che si spostano lasciandosi dietro spazi inutilizzati, tutto questo costituisce l’occasione per progetti di riuso che delineano un paradigma del tutto inedito per il progetto. Dobbiamo superare la logica delle nuove costruzioni con aumenti di cubature ingiustificate e cominciare a ragionare in termini di progettualità del riuso, a questo proposito possiamo dire che, noi di Outstudio abbiamo già iniziato».

L’edificio agricolo abbandonato com’era e com’è dopo l’intervento di ricostruzione sostenibile.

È ormai diffusa convinzione, nel mondo professionale e nella società civile più consapevole, che la partita da giocare per la conservazione della memoria storico-culturale dei centri storici delle città, stia nello sviluppare un’adeguata capacità tecnica del costruire e nel far maturare un pensiero della ricostruzione e della riconnessione del tessuto storico. In un periodo caratterizzato dall’interesse di una “rigenerazione urbana sostenibile”, sempre più diventa attuale il tema del riuso.

Lo studio di architettura Outstudio ha progettato l’intervento rinaturalizzando il sito dismesso e fatiscente con l’inserimento di un edificio autoportante in legno lamellare X-Lam.

Il contesto

Il centro storico di Ovindoli, un paese all’interno del cratere interessato dal terremoto de L’Aquila del 6 aprile 2009, è pieno di architetture agricole abbandonate, del XIX secolo (vedi foto ante operam); una di queste è stata presa a campione per la realizzazione di un intervento senza precedenti e innovativo nella tecnica costruttiva.

Demolizione delle fatiscenze.

Lo studio di architettura romano Outstudio ha progettato e realizzato un intervento di rigenerazione urbana sostenibile ri-naturalizzando un sito dismesso e fatiscente che ha previsto l’inserimento di un edificio autoportante in legno lamellare X-Lam a 5 strati, dello spessore di 10 cm in un involucro originale in muratura portante in pietra locale. Il primo e unico in Italia dove è stata ottenuta una classe energetica B in un centro storico, mantenendo intatta la memoria della preesistenza, ossia senza demolire e ricostruire.

Armatura del cordolo superiore e gettata del calcestruzzo alleggerito nel cordolo di cinta.

Messa in sicurezza statica della muratura

Successivamente alla fase di demolizione delle fatiscenze esistenti, il cantiere è passato a mettere in sicurezza la struttura portante in pietra locale, mediante tre interventi sostanziali:

  1. realizzazione di un cordolo in c.a. alleggerito posto sulla sommità delle mura perimetrali, tale che non fosse più pesante della massa muraria esistente (pietra peso unitario di volume 26/29 kN/mc);
  2. alleggerimento ottenuto inserendo argilla espansa opportunamente idratata all’interno dell’impasto, in modo tale da evitare il galleggiamento sulla superficie della gettata, (calcestruzzo strutturale con argilla espansa dosato a 3 kN/mc d’impasto peso unitario di volume 12kN/mc);
  3. posa in opera di una catena centrale in acciaio opportunamente dimensionata, in corrispondenza dell’arco in muratura la cui presenza rappresentava, in termini statici, un problema, in quanto sollecitava il maschio murario al ribaltamento. Posa in opera di una trave di fondazione perimetrale in c.a. sulla quale è stata innalzata la struttura in pannelli X-Lam. La struttura in muratura così facendo risulta essere messa in sicurezza statica a partire dalle fondazioni fino alla sua sommità, affinché in caso di sisma le pareti portanti di perimetro non implodano o non si aprano all’esterno.
Vista aerea del cordolo.
Trave di fondazione in c.a.

Indagine geologica e rilevamento dell’accelerazione sismica

Essendo Ovindoli un sito ad alto rischio sismico, il problema di questa tipologia di accoppiamento tra strutture portanti diverse è il comportamento reciproco in caso di sollecitazione da terremoto. È stato necessario quindi fare prima una indagine geologica del terreno e successivamente rilevare l’accelerazione sismica al fine di poter calcolare l’eventuale oscillazione della struttura lignea all’interno della struttura in muratura di pietra, al fine di scongiurare il «martellamento» tra le due strutture.

L’accelerazione sismica rilevata attraverso un tromino, sismografo portatile di ridotte dimensioni.

L’accelerazione sismica è stata rilevata con un Tromino ossia un sismografo portatile di ridotte dimensioni messo a punto dall’Università di Bologna, ed è risultata essere di circa 900 m/sec. Teniamo presente che l’accelerazione sismica del terremoto de L’Aquila ha superato in alcuni punti anche i 1000 m/sec. Con questo dato acquisito è stato possibile calcolare il delta di un eventuale spostamento della struttura in legno X-Lam che non deve mai martellare la struttura in muratura di pietra, onde evitare il collasso. In buona sostanza le due strutture autoportanti non devono collaborare tra loro altrimenti collasserebbero entrambe, perché la massa muraria non riuscirebbe a sostenere l’urto della massa lignea, e viceversa. Il delta venuto fuori dai calcoli strutturali è stato di circa 8-10 cm. Quindi è stato deciso di posizionare il perimetro esterno della «scatola di legno» a 10 cm dalla parete in muratura.

Distacco dalle pareti, scatola in legno autoportante e scatola in pietra locale.

Problematiche legate alla presenza di acqua: cordolo di fondazione

Lo strato liminare di superficie raggiunto con lo scavo effettuato mediante utilizzo di un Bobcat dotato di martello demolitore (90 cm sotto il piano stradale) ha evidenziato la presenza di marna, calce per intenderci, questo vuol dire che in caso di pioggia, l’acqua può restare settimane prima di essere riassorbita dal terreno.

Onde evitare che il cordolo di fondazione fosse «disturbato» dalla presenza costante di acqua di drenaggio proveniente dalla parte superiore della strada, è stato adottato un sistema ingegnoso che ha previsto l’utilizzo di un primo strato di ciottoli di granulometria simile a quella che viene impiegata tra i binari ferroviari, successivamente è stato steso un doppio strato di guaina bituminosa dello spessore di 4+4 mm  sulla quale è stato poi in ultimo, improntata l’armatura in ferro del cordolo all’interno del cassero per il getto del calcestruzzo di tipo XS2, impiegato solitamente dove è prevista una perenne immersione in acqua del calcestruzzo stesso.

Drenaggio dell’acqua di scolo della sottofondazione.
Strato di ciottoli di drenaggio.

Solaio e intercapedine orizzontale

Proprio a causa della presenza di acqua in un terreno con poca permeabilità, è stato ritenuto necessario sopraelevare il piano terra su di un solaio a travetti e pignatte con prese di aerazione che convogliasse l’aria e l’umidità all’esterno dell’edificio. Sopra il getto della caldana è stato posizionato il letto di posa degli impianti idraulici di acqua e scarichi dei servizi. Prima della gettata del pavimento industriale, dello spessore di 8/10 cm è stato posato un ulteriore spessore di 5 cm di polistirene ad alta densità come barriera per un corretto isolamento termico dal terreno sottostante.

Guaina bituminosa di sottofondazione.
Gettata della trave di fondazione.
Prese di aerazione dell’intercapedine orizzontale.

Assemblaggio struttura X-Lam

Preventivamente alla posa dei pannelli di legno lamellare, è stato costruito un cordolo in c.a. perimetrale sul quale si è poggiato il sistema di travetti e pignatte del solaio. Successivamente è stata posata la «trave radice» con lo scopo duplice di mettere a bolla la struttura lignea e di evitare la risalita dell’eventuale umidità sottostante. La trave, con le sue fibre lignee disposte orizzontalmente, si oppone validamente a fenomeni di capillarità di risalita dell’umidità.

Tubazioni di scarico dei servizi in c.a. di fondazione.

Tra la trave radice e il pannello X-Lam viene poi posata una fascia in gomma con funzione di giunto e guarnizione di tenuta orizzontale. La fase di assemblaggio delle pareti e dei solai in legno lamellare X-Lam è stata molto veloce e speditiva (15 giorni) questo perché in fase di progettazione è stato sviluppato, con software specifico, il modello tridimensionale della struttura autoportante in legno, dove gli incastri tra le travi e i pannelli avevano una scarto di tolleranza del millimetro, a significare come ormai la tecnologia edilizia non può prescindere da software informatici, se si vuole ottenere qualità nelle costruzioni.

Isolamento in polistirene sotto pavimentazione.
Trave radice per la messa in bolla della struttura lignea ed evitare la risalita dell’umidità.

Il tetto ventilato

Arrivati alla sommità della struttura autoportante in legno lamellare sono stati posizionati millimetricamente nei loro intarsi, le travi portanti del tetto .

Le travi portanti del tetto, precisione dei tagli e degli incastri lignei.
Struttura portante del tetto in legno lamellare di abete.

Successivamente sono stati realizzati i diversi passaggi che compongono la copertura, composta da una stratigrafia così disposta, dall’interno verso l’esterno:

  1. struttura portante in travi in legno lamellare di abete 15×23 cm
  2. assito in tavole di abete tinto color bianco sp. 30 mm
  3. freno al vapore Vapo Control 127
  4. pannello Osb spessore 20 mm
  5. isolante in lana di roccia spessore 16 cm
  6. orditura di travi in legno di abete 12×5 cm, interasse 100 cm
  7. assito di tavole in abete spessore 20 mm
  8. freno al vapore Vapo Control 127
  9. listelli in legno di abete 5×4, camera di ventilazione
  10. pannello Osb spessore 12 mm
  11. guaina impermeabilizzante ardesiata doppio strato 4+4 mm
  12. manto di copertura in coppi e controcoppi

Due sono i dettagli costruttivi peculiari sui quali vale la pena spendere due parole:

  • il primo è la trave di banchina in legno lamellare posta sul cordolo di sommità della muratura portante, la sua istallazione ha accentuato la lettura separata delle due strutture, dando così la percezione visiva che il tetto in legno sia cosa a parte dalla struttura in muratura e che si elevi senza gravare sulla muratura;
  • il secondo è la trave a ginocchio che ha permesso di risolvere un problema di scarto delle pendenze del tetto.

Isolamento e classe energetica B

Oltre all’impiego di legno lamellare X-Lam dello spessore di 10 cm che per sua natura è dotato di forti capacità d’isolamento termico, è stato aggiunto un ulteriore spessore di 10 cm di isolamento in polistirene ad alta densità posto a cappotto esterno della scatola di legno; questo ha dato la possibilità di raggiungere un valore molto alto di isolamento e comfort, tale per cui, parliamo ora di classe energetica B.
Per alzare la temperatura all’interno della casa occorre un’ora per ogni grado di temperatura (ad esempio, accendendo l’impianto di riscaldamento a termosifoni, alle ore 9 del mattino con una temperatura di 9 gradi, alle 20 la casa avrà una T di 20 gradi).

Trave di banchina e trave a ginocchio che ha risolto il problema dello scarto delle pendenze del tetto.

Isolamento a cappotto della struttura lignea.

Riuso di materiali di risulta

I materiali di scarto ottenuti dai tagli delle finestre e delle porte dei pannelli X-Lam è stato intelligentemente e creativamente riusato per ottenere complementi di arredo quali tavoli, panche sedie letti, così come i mattoni delle volte in muratura a copertura della stalla sono stati impiegati per la finitura del camino a camera chiusa, infine anche i gradini della scala sono stati ottenuti dalle assi lignee che facevano da sponda alla mangiatoia degli animali (ben 12 ml di travi in legno di rovere). Quindi la filosofia del riuso è stata estesa non solo al recupero del manufatto edilizio ma anche ai materiali di risulta.

Obiettivi raggiunti con l’intervento

Gli obiettivi raggiunti con questa tipologia innovativa di recupero e rigenerazione urbana sono stati:

  1. Rinnovo e recupero del patrimonio edilizio esistente
  2. Efficientamento energetico
  3. Sicurezza statica
  4. Sicurezza antisismica
  5. Comfort ambientale
  6. Riqualificazione urbana
  7. Recupero area degradata
  8. Miglioramento della qualità architettonica
  9. Mantenimento della memoria storico-architettonica
  10. Rivitalizzazione del tessuto socio-economico
  11. Valorizzazione del patrimonio edilizio storico-architettonico
  12. Sostenibilità mediante utilizzo di materiali a km 0
  13. Recupero e riuso di materiali di scarto delle lavorazioni
  14. Azzeramento dell’uso di suolo (l’edificio non ha modificato la sua originaria impronta al suolo).
Dettagli interni.

Chi ha fatto Cosa

Luogo: Ovindoli (Aq)
Progetto: Outstudio
Progettista
: arch. Alberto Giobbi
Collaboratori:
arch. Paola Di Pietrantonio,
Elena Giancaspro,
Alfredo De Sanctis
Committente: privato
Impresa esecutrice: Tgl di Mericone Tommaso
Fornitori:
L. A. Cost spa
Ceramiche Appia Nuova
Knauf
Globo
Grohe
Marazzi
Edilkamin
Infissi F.lli D’Antimi
Dimensioni: 120 mq
Foto interni: Vito Corvasce
Foto cantiere: Alberto Giobbi

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