Guida Pratica | Conservazione

Ripristino della muratura faccia a vista

L’intervento oggetto della scheda riguarda un edificio storico in via Adorno 6 nel Ghetto di Genova. Si tratta di un intervento inserito in un piano più ampio di riqualificazione dell’intero quartiere.

Per le caratteristiche dell’isolato ricalca problematiche assai diffuse nel centro storico genovese, per le particolarità architettoniche risulta essere, allo stato attuale, un elemento unico nel suo genere. Nella scheda verranno descritti solo alcuni degli interventi eseguiti e più specificatamente quelli che hanno interessato il fronte Nord.

01 GUIDA PRATICA CONSERVAZIONE N 63 600

Note storiche. Con gli ampliamenti della città di Genova effettuati tra il 1320 e il 1347, la cinta muraria si è allargata a ponente sino a racchiudere il borgo di San Tommaso. I luoghi di cui si sta trattando sono collocati immediatamente a ridosso di queste mura, poco distante dalla porta occidentale chiamata Porta dei Vacca.

La zona è contrassegnata da caruggi quasi privatizzati con spazi avari di cortili e di vicoli ciechi o fondaci dai quali, un tempo, si aveva accesso alle volte mercantili, cioè magazzini che si trovavano al piano terra e/o nei seminterrati per le mercanzie provenienti dal porto antistante.

Ancora oggi si trovano esempi di tale destinazione d’uso nei locali di vico Untoria e di vico delle Cavigliere, a pochi metri da vico degli Adorno dove è sito l’edificio oggetto di questa scheda. Già dal XII – XIII secolo la zona è soggetta al controllo degli Alberghi nobiliari, e in particolare tra il XIV e il XV secolo la zona era sotto il controllo dei Savignone.

L’edificio di vico degli Adorno, 6 sembra inserirsi nel contesto degli Alberghi, come domus parva di una certa considerazione. I due piani superiori (compresi nella parte di volume maggiore), sono dotati di due ordini di trifore e contraddistinguono la parte abitativa dell’edificio da quella strettamente a uso commerciale e di apoteca.

L’ampliamento volumetrico, secondo alcuni autori (si veda note di approfondimento a fine scheda) eseguito con uno sporto ligneo poggiante su elementi lapidei in aggetto, ricorda le tipologie costruttive della domus lignamina, di cui le maestranze dovevano ancora conservare le conoscenze costruttive, se per una ragione a noi non nota, è stato riproposto nel XIV secolo.

Tale tipologia architettonica pur essendo piuttosto comune in diverse zone d’Italia quali la Romagna, la Toscana, l’Umbria, le Marche e il Lazio, allo stato attuale delle conoscenze non risulta presente nel territorio genovese. In mancanza di notizie storiche specifiche, si può solo notare che tale archetipo risulta, a oggi, unico in tutto il centro storico genovese.

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Stato di conservazione. Sul prospetto nord erano presenti vistose lesioni dovute a un distacco, per tutta l’altezza del fronte, di questa prospetto dal restante volume dell’edificio.
A livello di finiture il prospetto si presentava in parte ricoperto da un intonaco cementizio in parte distaccato, fessurato e con efflorescenze saline che causavano avanzati stati di disgregazione e in parte con rappezzi eseguiti in tempi diversi e con caratteristiche leggermente differenti.

Rimosso l’intonaco cementizio era emersa una muratura in mattoni pluristratificata e uno sporto ligneo. Entrambi gli elementi sono caratterizzati da condizioni di conservazione precario.

Lo sporto ligneo era caratterizzato principalmente da rinsecchimento del legno. In alcune parti erano altresì presenti attacchi xilofagi pregressi. La parte lignea più deteriorata era quella afferente ai puntoni diagonali di cui alcuni erano totalmente danneggiati dagli attacchi xilofagi.

Lo spazio tra puntone e puntone, inoltre, era costipato di materiale di recupero tenuto insieme da abbondante malta cementizia che aveva contribuito nel tempo al degrado ulteriore degli elementi lignei.

Nella muratura erano presenti localizzate mancanze e fessurazioni diffuse in parte legate anche ai problemi strutturali di cui sopra. Nella presente scheda non viene trattato il tema del consolidamento strutturale ma quello affrontato successivamente relativo alle operazioni effettuate sul fronte.

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Interventi in cantiere. La muratura del primo e del secondo piano. La zona soprastante lo sporto è costituita da un paramento murario in mattoni pieni che si alza rispetto allo sporto di 8,50 metri circa, sino alla linea di gronda.

Tale altezza era divisa originariamente in due piani sovrapposti, di cui il primo di altezza maggiore, caratterizzati da bucature costituite da trifore, come ben visibili dai i rilievi eseguiti del fronte nord. Attualmente gli orizzontamenti presenti sono in numero di tre e le attuali bucature sullo stesso fronte hanno completamente modificato la morfologia architettonica del prospetto.

L’attuale proprietà ha consentito due sole analisi propedeutiche alla datazione: l’analisi mensiocronologica dei mattoni ha datato gli stessi a circa il 1350 (+/- 25). La seconda analisi storica relativa alla datazione dell’unico capitello presente porta alla data del 1325.

Le due datazioni, molto simili tra loro confermano l’autenticità del ritrovamento medievale. Lo sporto ligneo è emerso a seguito della rimozione dell’intonaco cementizio. Tale operazione ha evidenziato lo sporto ligneo eseguito successivamente alla parte basamentale dell’edificio che ospita lo stesso sporto; infatti tale sporto è inserito in rottura sulla muratura in mattoni del primo impianto dell’edificio e in parte su porzioni di muratura successive e su travi di castagno a sostegno probabilmente di aperture frutto di trasformazioni. La sporgenza di questo sporto dal filo della facciata a pino terra, è di circa 50 cm.

Strutturalmente è caratterizzato da travi lignee di castagno di sezione media di 19×15 cm accostate l’una all’altra con una distanza minima di 3 cm. Inferiormente a queste travi e con funzione di puntello sono stati ritrovati puntoni lignei, posti in diagonale, di sezione media di 8×10 cm, alloggiati nella parte bassa in appositi incavi ricavati nella struttura in mattoni del muro perimetrale, rompendo anche se in maniera molto precisa i mattoni costituenti la muratura del basamento. Alle estremità laterali dello sporto, che caratterizzano anche i limiti fisici dell’unità edilizia in questione, vi sono due beccatelli in calcare marnoso piuttosto compatto.

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Metodologie d’intervento. Interventi sulla muratura. Si è voluto privilegiare il paramento di mattoni, lasciandolo a vista, con eccezione di quelle parti manomesse, soprattutto in prossimità delle bucature «a polifora», che comunque sono state sottolineate con un diverso spessore d’intonaco di 1- 2 centimetri. Sono stati messi in evidenza gli archi e le colonne presenti nella zona compresa tra il piano terra e lo sporto.

La rimozione dell’intonaco cementizio è stata completata utilizzando una micro sabbiatrice di precisione. Si tratta del sistema di sabbiatura Ibix, apparecchio aeroabrasivo che consente di effettuare una pulitura controllata e selettiva dei manufatti di pregio storico e artistico. Tutte le stuccature delle mancanze sono state effettuate con malta a base di calce romana (Calce idraulica naturale pura Nhl2) e polvere di marmo e sabbia. Per quanto riguarda la pulitura degli elementi marmorei, questa è stata eseguita prevalentemente a bisturi con limitati impacchi dove necessario.

Interventi sullo sporto ligneo. Prima di ogni intervento è stato necessario eliminare gli abbondanti residui cementizi, resti delle gettate delle solette interne, presenti tra gli elementi diagonali dello sporto ligneo.

Per quanto riguarda la parte lignea è buona norma eseguire preventivamente una serie di interventi per eliminare eventuali residui di xilofagi ancora attivi attraverso iniezioni di prodotti ad azione insetticida e fungicida quali Xilamon, Legnosan, Arbezol, Inprahgf, Sadovac individuando il più idoneo a seguito di campioni preventivi eseguiti in loco.

Successivamente si potrà intervenire attraverso impregnazioni plurime di impregnante Legnotex neutro trasparente, diluito al 15% con essenza di trementina, per facilitarne la penetrazione; includendo un 3% di biocidi; stesura di almeno altre tre mani dello stesso prodotto sempre meno diluito con pigmento uguale a quello ancora presente.

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Interventi sul prospetto di ponente. Il prospetto verso ponente, è stato rivestito con un intonaco dello stesso tipo e colore di quello applicato nel fronte nord, nelle zone dove non si è lasciato a vista il mattone. L’intonaco è realizzato con grassello di calce stagionato due anni, metacaolino, aggregati policromi simili a quelli originali e polvere di marmo fina quali pigmenti in pasta dell’intero paramento intonacato.

Riflessione a margine dell’esperienza. L’esempio riportato porta a fare alcune considerazioni. Il Ghetto a Genova risulta essere una delle zone più antiche del centro storico. Di conseguenza è facile trovarsi con edifici pluristratificati che hanno subito trasformazioni più o meno consistenti dal medioevo a oggi.

In questi casi è molto facile, ma anche molto pericoloso, cercare di andare alla ricerca dello strato più antico. Spesso, infatti, non solo non si ritrovano, se non molto frammentarie, le parti più antiche ma si perde anche la testimonianza più recente. Nel caso specifico è stato rimosso l’intonaco a base cementizia perché ammalorato e incompatibile dal punto di vista dei materiali con la struttura sottostante e non semplicemente in quanto «recente».

A seguito di questa rimozione sono emerse diverse tracce: dalla variazione di volume del XIV secolo (parte soprastante lo sporto ligneo) alle variazioni di quota dei solai percepibili dai differenti livelli di aperture, alle modifiche delle finestre con tracce di polifore e archi ribassati.

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La scelta che è stata compiuta è stata quella di lasciare a vista tutte queste tracce inserendo solo in alcuni punti limitate e visibili integrazioni (stese sottofilo rispetto alle preesistenze) di modo da rendere leggibile l’intervento di restauro.

Per ragioni diverse legate in parte anche allo stato di conservazione non è stato reso altrettanto integralmente lo sporto ligneo; di questo, e in particolare dei puntelli lignei è stata lasciata solo una traccia a testimone.

Non sempre però un elemento singolo può dare l’idea corretta dell’insieme e comunque è preferibile adoperare tutte le risorse che la tecnica e la scienza mettono a disposizione per garantire la massima conservazione degli elementi storici, quando possibile.

Un’altra considerazione che questo esempio porta a fare riguarda il paramento in mattoni. Spesso a seguito di una rimozione d’intonaco da una facciata si assiste al mantenimento a vista della muratura sia essa in pietra sia essa in mattoni senza alcuna preoccupazione di comprendere se questa era stato concepita per essere faccia a vista o no. La questione non è semplicemente di comprensione culturale ma anche di natura tecnica.

Se un paramento non era stato pensato per essere lasciato a vista ha in sé delle vulnerabilità che lo rendono più esposto agli agenti atmosferici. Nel caso specifico la muratura medievale in mattoni era eseguita con cura, con un impiego di mattoni ben cotti e con giunti di malta lisciati atti a impedire infiltrazioni nell’interno della muratura. Di conseguenza la scelta effettuata è in linea anche con le esigenze conservative.

Chi ha fatto Cosa
Progetto e direzione dei lavori Arch. Ibleto Fieschi
Progetto di conservazione e di consolidamento Arch. Claudio Montagni e arch. Elena Leoncini
Diagnostica di cantiere Arch. Claudio Montagni
Pratica di vincolo Arch. Claudio Montagni
Imprese esecutrici Impresa Artemisia (restauro pietre e laterizi); Impresa Cesag (consolidamenti strutturali); Impresa Maurizio Rivotti (restauro elementi lignei); Impresa Edile 2000 di A.Myrtaj (lavori edili)
Alta Sorveglianza Arch. Giuliano Peirano, funzionario della competente Soprintendenza

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