Integrazioni

Ripristino della quadratura

Sono state oggetto di restauro le superfici dipinte con decorazione ad affresco di un palazzo del centro storico genovese sito in Vico Valoria 8.

L’edificio, che si affaccia in parte su piazza Valoria e in parte su piazza Veneroso, risulta essere compreso all’interno del centro storico genovese e con le costruzioni del centro storico ha molti aspetti in comune. Esso, infatti, presenta molte tracce e segni di interventi effettuati a più riprese nel tempo.

L’intento principale è stato quello di permettere una lettura storica di queste trasformazioni subite dal caseggiato nel corso dei secoli, mettendo in evidenza le fasi della sua evoluzione e limitando gli elementi nuovi, messi in opera nell’intervento di restauro di cui si dà breve cenno nella presente scheda. Conformemente a questo principio, l’intervento sull’apparato decorativo è consistito nel recupero dei soli decori originali, senza procedere all’integrazione pittorica delle parti mancanti. In sostanza, nelle parti pittoriche ancora presenti si è provveduto alla pulitura e alla valorizzazione dei dipinti, negli spazi nei quali non erano più visibili le decorazioni si è invece limitato l’intervento a una ricostruzione puramente grafica dell’architettura. In questo modo si sono contestualizzati i dipinti autentici lasciandoli però ben distinti e riconoscibili rispetto alle campiture prive di decori originali. 

Degrado e problematiche
La sovrapposizione di un intonachino più recente, la picchettatura e la formazione di nuove porzioni di intonaco avevano condotto alla perdita di alcune zone decorate. Le decorazioni superstiti presentavano evidenti distacchi della pellicola pittorica, con conseguenti fessurazioni, rigonfiamenti e infiltrazioni causati dagli agenti atmosferici. Inoltre l’edificio aveva subito nel corso del tempo notevoli modifiche strutturali, come l’innalzamento di un piano e le modifiche delle bucature, con la conseguente perdita di alcuni elementi dell’apparato decorativo. In particolare l’intonaco dell’ultimo piano è risultato essere assai differente per composizione e grana rispetto a quello presente ai piani inferiori. Esaminando poi il prospetto sul retro si sono trovate tracce di due falde disposte un piano sotto rispetto a quelle attuali. All’ultimo piano del prospetto su piazza Valoria le finestre sono della stessa larghezza e alla stessa altezza, cosa che non si verifica ai piani sottostanti, evidentemente originati dall’unione di due corpi di fabbrica diversi. Per questi motivi si è ritenuto che si trattasse di una nuova edificazione eseguita unitariamente su un edificio derivato dalla precedente fusione di due elementi.

Strategia d’intervento
L’intervento di restauro si è posto l’obiettivo di documentare e valorizzare gl’interventi subiti dall’edificio nel corso della sua storia. Osservando il prospetto su Piazza Valoria prima dei lavori si sono notate la probabile presenza di archetti sopra le odierne bucature rettangolari e una differenza di colorazione dell’ultimo piano il quale, si è poi verificato come precedentemente detto, è stato realizzato in tempi più recenti. La scelta effettuata è stata quella di riportare alla luce gli archetti in mattoni e mantenere la tonalità diversa della tinta all’ultimo piano per indicare la presenza delle diverse fasi successive al primo impianto del Palazzo.

Analisi eseguite
Sono stati effettuati alcuni prelievi di campioni di intonaci e tinte preesistenti, che sono stati analizzati dal laboratorio di analisi Lara. L’esame dei campioni al microscopio ha permesso di stabilire che è presente un intonaco di fondo caratterizzato da un legante carbonatico (calce bianca) e da una frazione sabbiosa che trova riscontro con le sabbie dell’arenile tra Sampierdarena e Cornigliano, impiegate nell’edilizia del centro storico genovese dagli inizi del XVI secolo in poi. In superficie è presente invece una finitura bianca spessa mediamente 2 mm, a base di grassello di calce con granuli quarzosi. Sono state poi rilevate tracce di vari materiali, anche a base cementizia, impiegati evidentemente nel corso del tempo in occasione degli interventi successivi.

Soluzione operativa
Gli apparati decorativi originali presentavano un coeso strato di polveri. Per l’asportazione di queste ultime si è utilizzato un ciclo di impacchi di polpa di carta con soluzione di carbonato d’ammonio. Nelle zone che presentavano distacchi si sono eseguite iniezioni di maltine consolidanti; sulle fessure più evidenti la chiusura è stata effettuata con malta a base di grassello di calce, opportunamente pigmentata per imitare la colorazione dell’intonachino preesistente. In seguito sono stati rilevati gli elementi leggibili e, di quelli ripetibili sul prospetto, sono stati eseguiti cartoni da spolvero. La reintegrazione pittorica dell’apparato decorativo è stata eseguita con la tecnica del restauro a velature.

Fasi operative
1. rilievo fotografico della decorazione;
2. rilievo grafico degli elementi decorativi;
3. studio delle gamme cromatiche sulle tracce delle cromie originali;
4. stesura di fissativo e colori di fondo;
5. antichizzazione dei fondi;
6. preparazione dei cartoni da spolvero per i motivi ripetibili e relativa esecuzione;
7. esecuzione grafica della decorazione come da rilievo originale;
8. esecuzione pittorica della decorazione.

Aspetti tecnici pittorici
La decorazione originale presente sul prospetto dell’edificio era stata realizzata ad affresco. Nell’intervento di restauro le integrazioni pittoriche sono state eseguite dipingendo a secco, con prodotti a base di silicati di potassio che hanno la caratteristica di penetrare nell’intonaco e cristallizzarsi in esso per mezzo di una reazione chimica. Il principio della tecnica dei colori ai silicati si basa infatti sulla proprietà di silicizzazione del colore con il fondo trattato. Si forma un legame minerale inscindibile fra colore e supporto. Al contempo nell’intonaco si verifica un processo di mineralizzazione, conosciuto anche come processo di aggregazione. L’alto grado di permeabilità dei colori ai silicati permette la completa traspirazione dell’umidità presente nei muri. Ciò rappresenta un grande vantaggio dal punto di vista strutturale: non si formano accumuli o ristagni d’acqua tra il colore e il sottofondo che normalmente provocano fessurazioni e sfaldamenti. Il sottofondo rimane integro potendo traspirare liberamente. Il fissativo usato è silicato liquido di potassio. Le maltine consolidanti utilizzate sono a base calce per coerenza con l’intonaco di fondo caratterizzato da un legante carbonatico (calce bianca). L’antichizzazione delle superfici è stata eseguita con successive velature, utilizzando colori diluiti con silicato liquido di potassio al fine di ottenere una lavorazione simile alla tecnica dell’acquarello. 

Esitfinale
Il completamento grafico delle aree prive di decorazione è stato facilitato dalle evidenti partiture orizzontali e verticali della struttura architettonica dipinta, per cui è stato sufficiente prolungare le linee residue o duplicare i decori rilevati a spolvero per ricostruire le parti mancanti. Alcuni disegni sono state rilevati grazie alle tracce dell’incisione presente sull’intonaco. La tecnica utilizzata, infatti, prevedeva di tracciare graficamente sull’intonaco fresco i contorni degli elementi decorativi, lasciando così un leggero solco che si è conservato nel tempo e che nel caso specifico è stato molto utile per ricostruire il disegno complessivo nell’intervento di restauro. Nelle porzioni dove la decorazione è stata eseguita solo graficamente, la cromia è stata volutamente scelta in sottotono rispetto a quella originale, per il concetto, precedentemente esplicato, di differenziare gli interventi di restauro rispetto alle parti originali.

Riflessioni a margine dell’esperienza
In questo restauro vi è stato un assoluto rispetto della materia e questa decisione ha portato alla semplificata ricostruzione delle linee del disegno, utili per una visione complessiva dell’immagine presente sui prospetti. Anche per la scelta dei materiali da usare nelle zone «ad immagine ricostruita» è stato utilizzato un materiale, compatibile con quello preesistente nelle aree limitrofe, ma differente come tipologia, per non cadere nel rischio di mimetizzare l’intervento di restauro. La scelta del silicato, ottimale per diverse ragioni, ma tecnica «non reversibile», è stata qui limitata alle parti di nuova integrazione e di conseguenza risulta essere salva la coerenza di tutto l’intervento.

Glossario

Cartone è il disegno preparatorio dell’opera da eseguire, solitamente tracciato con carboncino o gessetto su carta di grammatura consistente. Strumento propedeutico alla realizzazione dello spolvero che permette di trasferire il disegno direttamente sul muro.

Spolvero o metodo dell’incisione diretta prevede l’esecuzione del disegno su carta resistente. Lungo i contorni del disegno vengono eseguiti piccoli fori ravvicinati. Appoggiato il cartone sull’intonaco, nel punto esatto in cui è previsto il disegno, con un tampone imbevuto di polvere colorata, si batte lungo le linee forate. Sull’intonaco rimane una linea di puntini colorati, traccia del disegno che verrà effettuato.

Incisione a chiodo la linea di puntini di polvere colorata (vedi «spolvero») può essere resa continua, se l’intonaco è fresco, con un chiodo. Questa incisione determina una vera e propria soluzione di continuità nell’intonaco, anche se sulla parte superficiale di quest’ultimo. L’incisione è più profonda dell’incisione indiretta, i bordi dell’incisione sono frastagliati.

«Incisione» a pennello la linea di puntini di polvere colorata (vedi «spolvero») può essere resa continua, con un pennello.

Incisione indiretta si esegue ricalcando il tracciato del disegno nel cartone con una punta in metallo o stiletto. Tale punta deve essere fine e piuttosto arrotondata in modo da non danneggiare il foglio. L’incisione è riconoscibile a causa del tipico arrotondamento dei bordi ammorbiditi dalla carta da spolvero che fa da tramite e dalla minore profondità del solco.

Battitura dei fili nella costruzione della griglia architettonica, laddove siano presenti molto linee rette, si possono utilizzare sia la battitura dei fili che l’incisione diretta. Sulla superficie finale dell’intonaco si può tracciare uno schema preciso della composizione architettonica utilizzando una cordicella intrisa di polvere colorata tenuta in tensione nelle sue estremità con dei chiodi o a mano, facendola battere successivamente sulla superficie, tirandola prima verso di sé. Per quanto riguarda la costruzione delle linee verticali, queste vengono tracciate con l’ausilio del filo a piombo.

Quadratura l’apparato decorativo di un monumento si compone di tre parti fondamentali: la quadratura, l’ornato e la figura. La quadratura comprende tutti gli elementi lineari geometrici della decorazione cioè l’intelaiatura strutturale (cornici, cornicioni, marcapiani lesene, paraste, colonne.

Chi ha fatto Cosa
Progetto e direzione lavori arch. Ibleto Fieschi
Impresa esecutrice Gr Restauro Conservativo srl
Restauratori Decorarte sas
Analisi Lara snc
Consulenza storico-artistica dott. Alessandra Cabella
Supervisione Sezione tutela e pianificazione del paesaggio arch. Ivana Sciutto, dott. Rita Zino

Autori
Ibleto Fieschi, architetto, libero professionista
Daniela Pittaluga, Dsa Facoltà di architettura di Genova

 

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