Punto di Vista | Giovanni Maria Vencato, Ala Assoarchitetti

Semplificazione e complessitá: professionisti, imprese, territorio

«… Ritorna il nodo di quale sia la natura prevalente del lavoro del progettista del territorio, ossia se egli debba essere un «solutore di problemi» oppure un «identificatore di problematiche». Questa divaricazione comporta la distinta natura di chi esercita la professione sentendosi «tecnico» puro, ovvero problem solver, e di chi invece interpreta il proprio ruolo come problem identifier ossia come identificatore dei problemi e gestore del processo».
Giovanni Maria Vencato | Ala Assoarchitetti.

La semplificazione dei procedimenti è un obiettivo strategico che incide sulla capacità competitiva del Paese e che vede una coincidenza d’interessi tra professionisti e imprenditori, ma l’esperienza che ne abbiamo fatto nell’ultimo decennio nel settore delle costruzioni, è stata ricca di ombre più che di luci; anche se, come vediamo con il recentissimo riordino della Scia2, si tratta di un processo attivo che incide sul Codice dei contratti (dlgs. 163/2006), sul Testo unico edilizia (Dpr 380/2000) e sul Testo unico ambiente (dlgs. 153/2006), veri e propri cantieri aperti.

Per dialogare sulla semplificazione possibile, dobbiamo partire dalla considerazione della complessità.

Gestire la complessità

In primo luogo, occorre distinguere tra complessità e complicazione: se pianto un chiodo di metallo nel terreno, devo essere consapevole che, così facendo, innescherò una serie di reazioni chimiche e fisiche che indurranno ripercussioni sulla qualità e la composizione del terreno, della falda acquifera e dell’atmosfera: in una parola sull’ambiente in cui viviamo. Questo è un caso che attiene alla complessità; se invece fossi costretto a presentare un’istanza per poter piantare quello stesso chiodo, ecco che mi troverei in un caso d’inutile complicazione.

Credo che possiamo concordare sul fatto che nei sistemi complessi come la società, il territorio e l’ambiente, la complessità sia ineliminabile e che pertanto ci si debba confrontare con essa per saperla accettare, comprendere e gestire. Ebbene, questo è il compito che i progettisti del territorio devono assumersi, a fianco del più tradizionale e condiviso ruolo di problem solver; alla committenza evoluta, imprenditoriale o pubblica, spetta dunque il compito di richiedere un servizio di tale natura.

In questa cornice, s’inseriscono le questioni che riguardano in special modo le pratiche ambientali laddove, con la Valutazione ambientale strategica e la Valutazione di incidenza ambientale, dobbiamo tradurre in forma di matrice l’interconnessione prevista degli effetti contestuali che si verranno a manifestare sulle singole componenti del territorio e, nel loro insieme, sull’ambiente che ci proponiamo di modificare con varianti urbanistiche o interventi infrastrutturali ed edilizi.

Passaggi che possono essere virtuosi per tutti

Non vorrei apparire troppo benevolo nel giudicare che questi passaggi possono divenire occasioni virtuose anche per il promotore immobiliare e l’impresa di costruzioni, in quanto si tratta di operare delle valutazioni scientifiche precoci, tali da rendere realmente efficaci gli accordi e le convenzioni con gli Enti pubblici, poiché consentono fin dal principio di essere in grado di computare gli oneri per gli interventi di mitigazioni e compensazioni, necessari per annullare o ridurre gli effetti indesiderati sull’ambiente.

Il piano finanziario per l’investimento risulterà in tal modo assai più prossimo al bilancio consuntivo dell’opera da realizzare. Sono precauzioni che andrebbero anche a tutto vantaggio del buon esito del business permettendo di aggiungere gli obiettivi di un «bilancio verde», purché non si tramutino in ennesime verifiche formali, finendo così col comportare solamente dei costi aggiuntivi a carico dei promotori, senza alcun concreto beneficio per la società.

Territorio e ambiente, terreno di gioco per crescere

Sappiamo tutti, per esperienza diretta, che la progettazione architettonica e ingegneristica e la valutazione ambientale non si possono tradurre in processi lineari e consequenziali e, dunque, quello della complessità è l’autentico campo di gioco per il territorio e l’ambiente e, ancor più, per la crescita del ruolo del progetto e dell’industria delle costruzioni.

Intendo dire che, a fronte della domanda: «che senso ha tutto questo?», che spesso siamo costretti a porci nella vita quotidiana così come in campo lavorativo, servono delle figure in grado di leggere e interpretare le molteplici e contemporanee interrelazioni che sono l’essenza, come nel nostro caso, del territorio e dell’ambiente. Questo è un ruolo che i progettisti devono rivendicare per sé e rendere disponibile per la committenza, al fine di fornirne un’accurata descrizione dei sistemi complessi, come il territorio, sotto forma di progetto, il quale è il documento di sintesi che individua uno tra i possibili significati di strutture così articolate.

Ritorna il nodo di quale sia la natura prevalente del lavoro del progettista del territorio, ossia se egli debba essere un «solutore di problemi» oppure un «identificatore di problematiche». Questa divaricazione comporta la distinta natura di chi esercita la professione sentendosi «tecnico» puro, ovvero problem solver, e di chi invece interpreta il proprio ruolo come problem identifier ossia come identificatore dei problemi e gestore del processo.

Giovanni Maria Vencato, Ala Assoarchitetti

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