Consiglio di Stato | Parere n. 1121/2017

Sollecitazioni al ministero delle Infrastrutture per le opere incompiute

Il Consiglio di Stato nella comunicazione al ministero delle Infrastrutture rileva come il blocco dei lavori sia dipeso da molteplici cause con la conseguenza che il mancato rispetto dei tempi di consegna e un aumento dei costi ha reso impossibile alla collettività di godere del bene comune. In Italia sarebbero più di 800 le opere ancora incompiute.

Dall’adunanza della Commissione speciale del Consiglio di Stato al ministero delle Infrastrutture il via libera al decreto sulla programmazione triennale in tema di infrastruttura.

In particolare sul tema delle opere incompiute di cui il ministero delle Infrastrutture cura l’anagrafe attraverso il Sistema informativo di monitoraggio delle opere incompiute (Simoi) che raccoglie tutte le opere pubbliche incompiute di competenza delle amministrazioni statali, regionali e locali, il Consiglio di Stato evidenzia come il blocco dei lavori sia dipeso da molteplici cause, tra queste la mancanza di fondi, il fallimento delle imprese esecutrici, lo scarso interesse per il completamento delle opere e il ritardo nell’ultimazione di lavori. Resta il fatto che sono più di 800 le opere incompiute di competenza delle amministrazioni.

I magistrati hanno evidenziato che tutto questo ha determinato il mancato rispetto dei tempi di consegna unitamente a un rilevante aumento dei costi con un uso poco efficiente delle risorse pubbliche.

Il Consiglio di Stato ha stigmatizzato la prassi dell’inizio dell’opera pubblica sia finalizzata, in alcuni casi, al solo scopo di ottenere una corsia preferenziale per l’accesso ai fondi pubblici per poterli portare ad ultimazione facendo intenzionalmente lievitare i costi di ultimazione lavori.

Il Consiglio di Stato, per questi motivi, ha evidenziato ai legislatori che l’articolo n.21 (comma 2) del dlgs n.50/2016  prescrive l’obbligo per le amministrazioni che hanno chiesto finanziamenti di effettuare una ricognizione delle opere rimaste incompiute per poterle includere nei prossimi piani triennali.

I giudici esprimono parere favorevole sugli schemi tipo per la programmazione ma evidenziano che l’impostazione di massima dell’istituto, il quale ha previsto una programmazione triennale per scorrimento con aggiornamenti annuali, postula forme di verifica circa lo stato di attuazione degli interventi programmati.

Di qui l’invito del Consiglio di Stato al ministero delle Infrastrutture affinché espliciti più chiaramente in che modo operino le forme di verifica e in che modo si traducano non solo nella predisposizione e nell’aggiornamento di strumenti di programmazione, ma pure nella sanzione in caso di opere rimaste ingiustificatamente incompiute e di incapacità  a rispettare tempi previsti.

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