Edilizia ricettiva / Il Nuovo Teatro di Montalto di Castro

Struttura polivalente come un grande faro urbano

Il teatro di Montalto di Castro è un parallelepipedo che si conclude con la torre scenica a sviluppo verticale. La costruzione in cemento è caratterizzata da leggere variazioni cromatiche e di texture.

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Il Nuovo Teatro di Montalto di Castro, realizzato da «mdu architetti», si trova nella Maremma laziale, in provincia di Viterbo. L’edificio è situato ai bordi della città, in una zona di confine fra il tessuto più consolidato e quello più rarefatto ai margini urbani. Collocazione, questa, che suggerisce una delle principali vocazioni del teatro: quella di mediazione fra le due aree della città.Si tratta di un’opera pubblica, frutto di un concorso di progettazione internazionale bandito dal Comune di Montalto di Castro. L’obiettivo dell’amministrazione comunale era quello di riqualificare l’area Ex Esso e le aree limitrofe per destinarle alla realizzazione di una struttura teatrale polivalente con utilizzo per attività di spettacolo, congressuali, ricreative, di svago e di gioco – che costituisse un «volano per la crescita culturale della comunità».

Struttura suggerita dal passato
Il teatro, un parallelepipedo che si conclude con la torre scenica a sviluppo verticale, ospita, su una superficie coperta di 963 mq, il foyer, la sala da 400 posti, l’arena all’aperto da 500 posti, locali amministrativi e di servizio, il parcheggio per circa 60 posti auto. Due gli elementi che contribuiscono a dare forma al progetto: le vicine vestigia etrusche e la centrale elettrica Alessandro Volta.
Le prime, in particolar modo il basamento del Tempio Grande di Vulci, ispirano il monolite parallelepipedo, sede del foyer e della platea; la seconda suggerisce l’idea della torre scenica a vetri che sviluppandosi in verticale diventa punto di riferimento e segnale sul territorio.
«Arcaicità etrusca versus estetica della macchina», spiega l’arch. Valerio Barberis di mdu, alludendo a un corto circuito temporale che anima l’architettura e la proietta in una dimensione immaginaria nella quale storia e modernità coesistono e si confrontano. All’interno, il monolite rivela una profonda fenditura che percorre la sua massa da un estremo all’altro: un gesto di erosione che rende l’architettura fluida e aperta, canale d’interazione con la città. In questo modo il teatro si lascia attraversare idealmente dal contesto urbano, diventandone nuovo frammento urbano. Lungo questa sezione il foyer si immerge nella platea senza filtri, senza soluzione di continuità, creando uno spazio liquido attraversabile dall’ingresso fino all’arena estiva. Il teatro diventa una «galleria urbana» che convoglia cultura e la trasmette in città.

I materiali
I materiali principali utilizzati sono il cemento per il monolite, il legno suddiviso in lamelle e appoggiato alle strutture verticali, come a creare una sequenza di tende calde e vibranti, il policarbonato alveolare per la torre scenica che di giorno si smaterializza confondendosi con il cielo, mentre di notte si illumina come un faro a scala urbana.
Il teatro diventa un catalizzatore di attenzione fin dal suo ingresso, attraverso il quale si scorge il foyer. Le gerarchie spaziali si allentano, rilassano le loro classificazioni, cedono a una organizzazione democratica dello spazio, nella quale i vari settori si fondono l’uno con l’altro.
La costruzione in cemento, è caratterizzata da leggere variazioni cromatiche e di texture, sulla quale la torre scenica appare appoggiata in modo etereo: un volume in policarbonato alveolare che si smaterializza di giorno confondendosi con il cielo e che di notte, illuminandosi dall’interno, si trasforma in una grande «lanterna» alla scala territoriale.
Una nuova, allungata piazza in travertino e cemento, concepita come deviazione del tracciato della strada di accesso al centro storico, conduce all’ingresso del Nuovo Teatro individuato da un’imponente copertura a sbalzo. Attraverso di esso lo spettatore viene introdotto in un ambiente continuo in cui foyer e platea fluiscono liberamente l’uno nell’altra.
Le pareti in legno dall’andamento spezzato generano uno spazio che deriva concettualmente dallo scavo del monolite in cemento. Questa pesantezza morfologica è contraddetta dalla vibrazione del materiale che sembra avvolgere lo spazio con una grande tenda e introduce lo spettatore alla magica attesa dell’apertura del sipario.

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