Edilizia storica | Forte di Exilles

Tecnologia del filo diamantato

Per la realizzazione del corridoio di accesso all’ascensore del Forte è stato necessario eseguire due tagli di grandi dimensioni: 35 metri di altezza per 45 di profondità. La tecnologia del filo diamantato ha permesso di tagliare le rocce dure presenti senza l’uso di esplosivi, senza vibrazioni e con ridotta emissione di polveri.

Il Forte di Exilles è già documentato nei secoli a partire dal 1155, quando i conti d’Albon esercitavano il controllo strategico, militare e mercantile, sulla strada del Monginevro, ed Exilles, rappresentava il confine estremo orientale del principato. Fatto radere al suolo dai francesi in seguito al trattato di Parigi del 26 floreale Anno IV (15 maggio 1796), il Forte venne ricostruito nell’assetto odierno tra il 1818 e il 1829 dal Re di Sardegna tornato in possesso dei suoi territori.
Il Forte fu attivo fino alla Seconda Guerra Mondiale e poi abbandonato. Dopo 1978, quando fu acquisito dalla Regione Piemonte, vennero programmati interventi di restauro e di recupero che furono eseguiti antecedentemente la sua riapertura avvenuta nel 2000. Successivamente la Direzione Patrimonio – Tecnico della Regione Piemonte ha emanato il bando per l’assegnazione della progettazione e la direzione lavori degli “Interventi di restauro e recupero funzionale del fabbricato del Cavaliere” al Forte di Exilles.

Pareti costituiti da blocchi di pietra
Il Forte è stato posto in corrispondenza di un restringimento della conca, arroccato su un blocco roccioso situato tra il torrente e la vecchia strada che sale verso il Monginevro. Il suo aspetto è considerevolmente mimetizzato con l’intorno: le strapiombanti pareti costituite da blocchi di pietra proseguono il naturale profilo della montagna e da questa se ne distaccano solo per le rare aperture sguanciate nelle profonde murature e per la presenza del vallo artificiale che rende la simbiosi tra il costruito ed il suo intorno ancora più assoluta.
Dal vasto piazzale ricavato sulla spianata ai piedi del Forte si accede a un varco aperto diagonalmente nella parte inferiore del blocco roccioso. Il passaggio, ampio cinque metri e lastricato con spezzoni di pietra e ciottoli, dopo una cancellata in ferro, si insinua per un breve tratto in una galleria.
Proseguendo si esce di nuovo all’aperto percorrendo la base del profondo taglio ricavato nella roccia per raggiungere il corpo degli ascensori di collegamento con il bastione. Dopo il breve tratto scuro corrispondente al piede del muro del bastione di sbarco, si giunge sotto la copertura di un edificio in conci di pietra e lastre ossidate e da qui il percorso prosegue in lieve pendenza verso il cortile del Cavaliere.
Ai primi piani si aprono, con affaccio sul loggiato ad anello che funge da percorso coperto di raccordo, l’alloggio del Comandante e quelli degli ufficiali, le camerate e le celle. Sulle pareti sono conservate tracce e testimonianze della vita del Forte e dei suoi occupanti, sbiadite scritte riportanti alcune regole del vivere militare e singolari coloriture pastello con decorazioni floreali.

Innovazione: taglio a filo diamantato
L’intervento si è distinto da altri analoghi per la scelta di realizzare il percorso ascensore con un lato aperto e affiorante sul versante
. Sotto l’aspetto strutturale, questa scelta imponeva la soluzione di due difficili problemi: come realizzare i grandi tagli necessari e come rendere stabili le pareti verticali di roccia che ne risultano senza realizzare un rivestimento di sicurezza in calcestruzzo.
Il primo problema è stato risolto con una scelta tecnologicamente avanzata: quello dell’utilizzo del taglio a filo diamantato, applicandolo a una scala che costituisce un’innovazione assoluta.
Questa tecnologia viene utilizzata nelle cave di marmo per l’estrazione di blocchi di dimensioni limitate e consiste nell’infilare nella roccia, mediante un foro verticale e uno orizzontale posti ad angolo retto, un filo dotato di perline di diamante. Facendo poi scorrere il filo mantenuto in trazione si ottiene il taglio della superficie di roccia compresa tra i fori e il lato libero del versante.
Per realizzare il corridoio di accesso all’ascensore del Forte è stato invece necessario eseguire due tagli di grandi dimensioni: 35 metri di altezza per 45 di profondità. Questo ha posto una serie di problemi, a cui si è dovuto dare soluzione prima in fase di progettazione e poi di esecuzione: ottenere che le lunghe perforazioni verticale ed orizzontale si incontrassero all’estremità per poter inserire il filo diamantato, far fronte all’intersezione con le numerose fratture dell’ammasso, che spesso provocavano la rottura del filo, fronteggiare le venute d’acqua proveniente da tali fratture (e la formazione di ghiaccio durante l’inverno).
La tecnologia a filo è stata utilizzata anche per i restanti tagli in roccia: la parte di sommità del percorso dell’ascensore (in pozzo), la galleria di collegamento con l’antica polveriera. In quest’ultima è stata applicata un’altra tecnologia avanzata: effettuati a filo i quattro tagli (le due pareti, quella superiore ed inferiore), l’intero blocco di roccia risultante, del peso di circa 100 tonnellate, è stato spinto verso l’esterno mediante martinetti oleodinamici e qui poi ridotto in frammenti.
La tecnologia del filo diamantato ha consentito di tagliare le rocce dure presenti (micascisti, quarzo micascisti e quarziti) senza l’uso di esplosivi, senza vibrazioni e con ridotta emissione di polveri, producendo una superficie di taglio regolare e idonea a rimanere a vista.

Tiranti profondi disposti a maglia regolare
Il secondo problema, quello della stabilità delle alte pareti verticali di roccia risultanti dopo il taglio, ha richiesto uno studio specifico assai complesso, poiché il sistema di fratture dell’ammasso roccioso si è in corso d’opera rivelato assai più grave di quanto fosse deducibile dalle indagini preliminari.
Per la conoscenza delle condizioni della roccia in profondità sono stati utilizzati metodi geofisici avanzati consistenti in tomografie soniche orizzontali dell’intero versante, in base alle quali è stata progettata un’opera di stabilizzazione consistente in tiranti profondi disposti secondo una maglia regolare, per garantire la stabilità globale, e in numerose cuciture di piccola profondità per assicurare la stabilità dei frammenti locali.
Grazie a questo sistema di stabilizzazione è stato possibile lasciare a vista la superficie di taglio, evitando ogni rivestimento di sicurezza in calcestruzzo.

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