Eventi sismici | Testimonianze

Terremoto del Centro Italia: la casa in muratura che ha resistito al sisma

Sono state raccolte due testimonianze particolarmente significative relative agli eventi sismici del centro Italia. La prima è una coinvolgente intervista ad un cittadino di Amatrice che ricorda come ha vissuto il terremoto dell’agosto 2016. Segue, il racconto dell’esperienza, non solo professionale, di un ingegnere impegnato nelle verifiche di agibilità delle costruzioni nel cratere sismico.

(tratto da Costruire In Laterizio 171)
La sequenza sismica 24 agosto 2016 – 18 gennaio 2017

Localizzazione dei 4 terremoti principali della sequenza sismica del centro Italia (fonte Ingv).

La sequenza sismica che ha interessato il Centro Italia dal 24 agosto 2016 ha colpito i territori di quattro Regioni – Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria – con oltre 65.800 eventi sismici registrati fino a oggi. La prima scossa distruttiva di fine agosto, di magnitudo M6.0, con epicentro ad Accumoli (RI) ha causato nei centri vicini 299 vittime, immensi danni alle abitazioni e molteplici crolli alle aziende agricole. Altro fortissimo scuotimento di magnitudo M 5.9, dopo 2 mesi, a Castelsantangelo sul Nera (Mc), a cui è seguito, a Norcia (Pg) il 30 ottobre, il più violento terremoto nel nostro Paese degli ultimi 30 anni con una magnitudo pari a M 6.5; i danni crescono esponenzialmente, ma non sono censite vittime. Nel nuovo anno, il 18 gennaio la terra continua a tremare a Capitignano (Aq) con scosse fino a magnitudo M 5.5 (fig. 1), si contano altre 34 vittime.

In quest’articolo sono state raccolte due testimonianze particolarmente significative relative ai disastrosi eventi sismici del centro Italia. La prima è una coinvolgente intervista a un cittadino di Amatrice che ricorda come è sopravvissuto al terremoto dell’agosto scorso. Segue, il racconto dell’esperienza, non solo professionale, di un ingegnere impegnato nelle verifiche di agibilità delle costruzioni nel cratere sismico.

Da Amatrice, il ricordo di chi si è salvato grazie alla sua casa in mattoni: intervista al signor Franco Di Giacomo

Il sig. Franco Di Giacomo davanti alla sua casa di Sommati, nel Comune di Amatrice (Ri) a 12 km dall’epicentro del devastante terremoto del 24 agosto 2016, di magnitudo M6.0.

Il 24 agosto dello scorso anno, alle ore 3.36 Amatrice è stata colpita dalla prima di una serie di violente scosse sismiche, ripetutesi poi nei mesi successivi fino a gennaio 2017, che ha distrutto il centro abitato riducendolo in macerie e procurando numerose vittime. Signor Franco, lei che ha vissuto quella terribile notte, cosa ricorda? La mattina, con la luce del giorno, qual è stato lo scenario a cui ha assistito?
Ero a casa con mia moglie, mio figlio e mia figlia con i suoi due bambini. Io ero sveglio, non riuscivo ad addormentarmi quella notte. Stavo per alzarmi dal letto e ho sentito il rumore di una «bomba atomica sorda». Il boato del terremoto è stato fortissimo, anzi i boati. La prima scossa me la ricordo per il rumore, che è stato assordante, e per le oscillazioni verticali che potevo sentire distintamente. Ho capito in quel momento cosa stesse succedendo. Non appena la prima scossa ha cominciato a calmarsi, e il rumore si è fatto meno acuto, ho tentato di alzarmi dal letto. A quel punto, la seconda scossa. Questa volta, le oscillazioni sono diventate orizzontali, tutti i mobili hanno cominciato a spostarsi per la stanza. Ricordo il comodino del lato del letto di mia moglie, ha percorso 4 metri dalla testata del letto, per arrestarsi all’altezza della porta della camera. Ho pensato ai miei nipotini, che dormivano al piano di sotto rispetto al mio. Senza pensarci due volte mi sono alzato, e ho fatto per accendere la luce, che chiaramente era saltata a causa del terremoto. Dunque a tentoni, cercando di creare un percorso tra gli oggetti che ho riconosciuto come familiari, ho raggiunto prima l’uscita della stanza dove eravamo io e mia moglie, poi mi sono diretto alle scale che portano alla cantina, per recuperare una luce a batteria. Fortunatamente, una volta tornato indietro, mi è stato chiaro che nessuno era ferito o in pericolo. Ho preso tutta la mia famiglia, e siamo andati al campetto di calcio allestito qualche ora più tardi ad Amatrice, da dove, con la luce del mattino, guardandomi attorno, ho capito che la città, la mia città, era distrutta.

Continua a frequentare la zona? Cosa pensa che succederà ad Amatrice nel futuro, ai suoi residenti, agli attrattori della città?
Certo che la frequento. O meglio frequento quello che resta di Amatrice. In effetti io sono di Sommati, che ne è una frazione. Il problema è che proprio la mia casa, sebbene abbia resistito bene al terremoto, è nella cosiddetta zona rossa, per la presenza di alcuni edifici limitrofi pericolanti. Ho cercato in tutti i modi di tornare a casa, e di procedere a piccoli interventi su alcune lievi fessure, ma pare che per ora sia impossibile. Per quanto riguarda i residenti, ormai non c’è più nessuno. Si sono trasferiti tutti quelli che sono riusciti a trovare una soluzione. Un episodio che mi ha fatto capire che non potremo più tornare indietro è il fatto che prima, nei pressi della piazza principale, c’erano tanti ristoranti tipici, e con tutti questi ognuno dei residenti aveva un rapporto intimo e confidenziale. La nuova organizzazione logistica dei ristoranti in quello che resta della città è fatta in modo da scoraggiare qualsiasi socialità. Le attività sono state disposte in fila una dopo l’altra, e chiaramente adesso nessuno di noi vuole più mangiare fuori, per paura di ferire uno o l’altro conoscente, se si andasse a cenare in un ristorante diverso dal suo. Tutte queste dinamiche, accompagnate dall’umore generale legato alla perdita delle proprie abitazioni, fanno presagire un futuro tutt’altro che roseo.

Un’azienda associata Andil ha condiviso con noi una bellissima lettera che lei ha inviato per complimentarsi con quest’ultima in quanto la sua abitazione, costruita 18 anni fa con blocchi portanti,è l’unica rimasta in piedi ad Amatrice dopo quel devastante terremoto. Lei che ha potuto riscontrare l’ottima resistenza della sua casa, raccomanderebbe anche per la ricostruzione del Centro Italia il sistema costruttivo utilizzato per la sua abitazione?
Ricordo bene il giorno che ho chiamato il titolare dell’azienda per ringraziarlo del lavoro svolto per la mia casa. Avevo casualmente ritrovato il dépliant dell’azienda, con su scritti i contatti. Allora ho pensato di provare a telefonare. Sono stato felice di poter raccontare di come la mia casa abbia resistito alle scosse, sia quelle di agosto sia quelle di ottobre, uscendone solo con qualche graffio. La casa di Sommati l’ho avuta in eredità dai miei nonni, e quasi 20 anni fa ho deciso di abbatterla completamente e di ricostruirla con materiali scelti da me. Ho lavorato come camionista e trasportato materiali edili per una vita. So di cosa sto parlando. Volevo il meglio per la mia casa, e ho deciso di costruirla con pareti in laterizio e solai in latero-cemento. Ho chiesto in giro quale azienda fosse la migliore in termini di qualità dei materiali, e tutti mi hanno indirizzato dall’azienda associata Andil, che si è anche occupata della valutazione sismica della mia abitazione, garantendo la massima sicurezza per i piani che avevo previsto (3+1 sotterraneo). È chiaro che qualsiasi cosa bisogna poi saperla lavorare, occorrono tecnici e operai con esperienza per la giusta messa in opera di tutti i materiali. Ma sui prodotti non ho mai avuto dubbi. E il fatto che io sia qui a raccontarlo dimostra che avevo ragione. Stessa cosa ha pensato mio nipote, a Voceto (ndr: a pochi km di distanza da Amatrice), costruendo casa sua con gli stessi materiali. E quello è un altro esempio di casa che ha retto bene ai colpi del terremoto.

Nella consapevolezza di vivere in una zona ad alto rischio sismico, secondo lei quanto conta sentirsi sicuri nella propria casa?
È la fiducia che manca. Non ci fidiamo più delle case che abitiamo. Il Centro Italia è sempre stato caratterizzato da terremoti. Ricordo anche il terremoto del 1954, a seguito del quale abbiamo ricostruito un’altra abitazione nelle vicinanze di Amatrice, sempre in laterizio. E nonostante sia in piedi da più di 60 anni ha resistito anche agli ultimi episodi sismici. Certo, ha risentito maggiormente dell’accaduto, ha bisogno di ristrutturazione, ma le strutture portanti hanno reagito bene. È chiaro che la sicurezza di una casa viene prima di tutto. Io sono stato molto fortunato, ma comunque non riesco più a dormire da mesi ormai. Purtroppo non è solo una questione tecnica, siamo tutti sconvolti emotivamente. Sicuramente, sapere di essere sopravvissuto a quel terribile episodio è già un gran regalo.

Inquadramento panoramico su via Centrale, Sommati frazione di Amatrice (Ri): scenario catastrofico post-sisma, dove il solo edificio totalmente indenne è casa Di Giacomo.

Ci può dare qualche dettaglio in più della sua casa, può descriverla?
Ho deciso quasi tutto io, con l’aiuto di un progettista che mi è stato vicino dall’inizio. È una casa che si sviluppa su tre piani di altezza, più un piano interrato. Per i materiali, l’azienda di laterizi ha fatto per me una verifica sismica preliminare della mia abitazione, garantendomi che i blocchi scelti per erigere la mia abitazione fino all’altezza che avevo scelto avrebbero retto. E così è stato. Prima di ricostruirla come l’avevo immaginata, era un fienile in stato disastroso. Ho deciso quindi di abbattere tutto, scavare dove serviva e ricostruire. Non è stato nemmeno troppo facile, io avevo chiaro da subito che si sarebbe trattato di una casa costruita in muratura di laterizio, con cordoli, solai e fondazioni in calcestruzzo armato. C’era chi voleva convincermi a utilizzare altri materiali o altre metodologie costruttive, ma ero sicuro della mia scelta.

Da quando l’abitazione è stata costruita, ha mai avuto bisogno di manutenzione? Che tipo d’interventi sono stati necessari?
Mai. È una casa che non mi ha mai dato problemi in 20 anni.

A livello di consumo energetico, direbbe che i costi sono contenuti? Ha mai notato condense o segni di muffa? Considera la sua casa confortevole?
Sul consumo energetico non ho ricordi di esborsi particolarmente alti. È sempre stato tutto nella norma di un’abitazione con quel tipo di caratteristiche. L’unico difetto – se possiamo chiamarlo così – che ho riscontrato riguarda una leggera condensa tra il soffitto e il muro della cucina esposto a nord. È dovuto ai vapori che vanno verso l’alto, e la differenza di temperatura tra l’interno e l’esterno. Ma nel peggiore dei casi va via in mezz’ora con la varichina.

Se dovesse scegliere le caratteristiche migliori della sua abitazione, quali sceglierebbe?
Lo abbiamo detto. È una casa che ho deciso in autonomia. Sono sicuro della sua struttura, vorrei tornare a viverci quanto prima nonostante la situazione.

Se dovesse decidere in che materiale costruire la prossima abitazione, la sua preferenza ricadrebbe ancora sui laterizi?
Chiaramente. Squadra che vince non si cambia. Io mi sono trovato molto bene con quei materiali. Continuerei a fare come ho fatto.

Continua a pensare – anche a seguito delle scosse ad Amatrice – che la sua abitazione sia un bene patrimoniale di valore?
Per me lo sarà sempre. Quella casa ,che ho praticamente costruito a mia immagine e somiglianza, è una delle mie soddisfazioni più grandi. È chiaro che molto dipende dal valore che si riuscirà a restituire ad Amatrice, sia per quanto concerne la sicurezza sismica sia guardando all’economia della città, che se è vero che si reggeva sulle sue architetture antiche e sui prodotti gastronomici tipici, avrà bisogno di una strategia di lungo periodo che valga la ripresa. Rispetto a quello che dicevamo prima, se l’unica soluzione che possiamo avere ora è una fila di pochi ristoranti disposti uno accanto all’altro, allora non ci siamo.

Dalla sua lettera capiamo che le abitazioni nelle vicinanze della sua sono andate quasi completamente distrutte. Come mai, secondo lei? Ha avuto modo di confrontarsi con gli altri residenti della zona?
Non quasi, sono tutte distrutte. E quello che ho trovato allo stesso tempo curioso e doloroso è vedere le abitazioni sventrate tutte nello stesso modo: una «X» che segna le facciate intere degli edifici. Chiedendo ad alcuni esperti ho capito che si tratta proprio dell’effetto delle scosse. Sono andate distrutte perché la maggior parte di queste erano costruite in tufo, o in pietra. Nessuno di quelli che conosco, a parte parenti stretti a cui ho consigliato di procedere in un certo modo, hanno utilizzato gli stessi criteri di costruzione. Ecco che le loro case sono crollate come pedine del domino.

Esito del rilievo post-sisma di casa Di Giacomo, Amatrice (Ri)

Casa Di Giacomo, ubicata nella zona rossa di Sommati frazione del Comune di Amatrice (fig. 4) a circa 12 km dall’epicentro della prima scossa di agosto (tab. 1), ha subito un’accelerazione di picco al suolo (Pga = 0,51g1) di gran lunga superiore alla relativa derivante dai parametri di pericolosità sismica2 del sito, per azioni di progetto corrispondenti allo Stato Limite di salvaguardia della Vita – Slv (agS = 0,383g3). Tale condizione, secondo l’approccio delle vigenti Norme tecniche per le costruzioni (Ntc, di cui al dm 14/01/20084), avrebbe potuto procurare crolli di elementi non strutturali e danni significativi alla struttura principale, con conseguente esito di grave inagibilità e potenziale demolizione. Fortunatamente, lo scenario verificatosi nella realtà è stato totalmente diverso da quello atteso, su base normativa. Di fatto, dall’osservazione dei luoghi, il fabbricato non ha presentato danni apprezzabili anche a seguito delle successive forti scosse; si è potuto costatare, quindi, un’ottima risposta sismica che ha garantito la piena sicurezza dei suoi abitanti e tutelato il valore economico della costruzione stessa.     

L’esperienza di un tecnico agibilitatore: «c’è muratura e muratura!» di Andrea Ciorba, ingegnere strutturista

Andrea Ciorba, laureato in Ingegneria Strutturale e Geotecnica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha partecipato alle campagne per i rilievi di agibilità dei fabbricati nel post-emergenza sismica dell’Italia centrale del 2016, coordinati dalla Di.Coma.C (Direzione comando e controllo) della Protezione civile nazionale. Libero professionista con studio in provincia di Avellino, operativo nelle 4 Regioni interessate dagli eventi sismici registrati tra l’agosto 2016 ed il gennaio 2017.

Il sisma che diversi mesi fa ha colpito il cuore dell’Italia ha confermato ancora una volta che una progettazione fatta da tecnici competenti, la qualità dei materiali e una posa in opera a regola d’arte sono requisiti fondamentali, dai quali una buona attività edificatoria non può e non deve prescindere.
Lo scenario di danno in Umbria, Marche, Lazio e Abruzzo ha fatto registrare perdite patrimoniali storiche per il nostro paese e, molto probabilmente, quello che trapela non è ancora un quadro chiaro e ben definito dello sforzo economico necessario per riportare tutto alla normalità. Sempre che una normalità in quelle zone si possa riavere!
È noto ai più che l’Italia è una nazione con un patrimonio immobiliare dall’enorme valore storico-architettonico ed è anche palese che la sequenza sismica che ha interessato l’Italia Centrale è stata caratterizzata da scosse tra le più potenti dell’epoca moderna. Dai numerosi sopralluoghi che ho avuto la possibilità di eseguire, prima nel Maceratese e poi nel Reatino, è risultato evidente che il danneggiamento ha interessato prevalentemente edifici in muratura obsoleti, realizzati con tecniche ormai superate e con materiali e tessiture murarie scadenti. Nella quasi totalità dei casi il quadro fessurativo è risultato riconducibile a una cattiva qualità dei paramenti murari (realizzati con elementi in pietra irregolare e legante di bassa qualità), sicuramente aggravata dalla scarsa o inesistente manutenzione periodica. Non si fa riferimento a crolli oppure a danni rilevati sulle chiese o edifici di culto in genere, i quali, come è risaputo, sono caratterizzati da luci e snellezze molto importanti e quindi da elevata flessibilità, bensì al danno registrato su edifici a uso residenziale o rurale realizzati diversi decenni fa. Ovviamente si parla di fabbricati vecchi, che sono stati pensati e realizzati in un’epoca diversa e con conoscenze ingegneristiche limitate. Pertanto non sarebbe corretto considerarli come edifici mal costruiti ma vanno semplicemente contestualizzati agli anni in cui sono stati fabbricati. Spesso, secondo l’opinione pubblica, quando si manifestano eventi calamitosi, nella gerarchia delle responsabilità i primi due posti sono occupati rispettivamente dalle istituzioni e dai tecnici. Ahimè, non posso che confermare. Infatti è molto frequente imbattersi in edifici gravemente danneggiati in cui la causa principale del dissesto sono gli sconsiderati interventi edilizi eseguiti durante la vita utile del fabbricato. Non è affatto raro periziare edifici in cui la struttura muraria sia stata completamente «tritata» da sproporzionati cordoli di collegamento in c.a., da coperture imposte da questo o quel decreto post-sima poggiate su setti murari già fatiscenti o, cosa ancora più grave, da scellerate sopraelevazioni. Ben diverso è invece il discorso per gli edifici costruiti in epoca più moderna, siano essi in muratura o intelaiati. Si può dire che gli edifici progettati e realizzati con criteri più recenti hanno risposto in maniera egregia alla sollecitazione sismica, tanto da far registrare in alcuni casi un danneggiamento pressoché nullo, sia sugli elementi strutturali che non strutturali.
Un palese esempio di edificio ben realizzato lo si può trovare spostandosi di circa 7 km a Nord dal centro di Amatrice, ed esattamente a 980 m slm nella frazione di Sommati, piccola località composta da un centinaio di edifici prevalentemente in muratura.
Giunti a Sommati e percorrendo quella che fino al 24 agosto era la strada principale del borgo, ma che oggi si è ridotta a uno stretto sentiero fiancheggiato dalle macerie delle case crollate, s’incontra l’abitazione di proprietà del sig. Franco Di Giacomo. Il colpo d’occhio è notevole: in uno scenario che si potrebbe definire catastrofico, è l’unica struttura totalmente sana e che non manifesta alcun segno provocato dal sisma, nonostante la stretta vicinanza alle zone epicentrali e le notevoli accelerazioni sismiche registrate in loco (fig. 5).

Nel dettaglio, casa Di Giacomo è un edificio costruito verso la fine degli anni ’90, composto da 3 livelli in elevazione più un piano interrato, di circa 40÷45 m2 a piano, estremamente regolare sia in pianta sia in elevazione, posto all’estremità di ciò che resta una cortina di fabbricati. Il piano interrato è stato costruito con pareti in calcestruzzo armato poggianti su una fondazione a travi rovesce, mentre la struttura in elevazione è realizzata in muratura ordinaria da 45 cm di spessore in laterizio, con cordoli perimetrali in calcestruzzo armato, solai in latero-cemento e copertura a falde della stessa tipologia dei solai. Risulta subito evidente la presenza di un giunto sismico tra l’edificio in esame e l’edificio adiacente oltre che la presenza di piattabande in calcestruzzo armato (ben dimensionate e soprattutto ben ammorsate alla struttura di muratura) sui vani esterni. Dalla visita interna non si sono rilevati danni alla struttura, se non qualche lieve e fisiologica lesione orizzontale all’interfaccia tra il cordolo di piano e la muratura sottostante e sulle tramezzature al piano terra e al piano primo.

Planimetria della zona rossa Amatrice, dettaglio sulla frazione di Sommati.

In altre parole la casa del sig. Di Giacomo è la prova evidente e tangibile che una progettazione ragionata e razionale e una fabbricazione secondo la regola d’arte e nel rispetto delle norme sono sempre premianti.
Non è possibile generalizzare e va tenuto in conto che ogni struttura è un discorso a se stante e quindi va indagata con cura e senza pregiudizi. È lecito però affermare che ci sono fattori intrinseci alla struttura che possono fornire un’idea preliminare delle condizioni in cui versa il fabbricato e che diventano fondamentali durante un sopralluogo basato solamente su un’ispezione visiva. Non è possibile generalizzare, proprio per rafforzare il concetto, anche a causa degli effetti in sito e della caratterizzazione degli strati superficiali del terreno, in quanto è nota l’importanza che tali parametri rivestono nell’amplificazione dell’onda sismica. Quanto detto finora trova un minor riscontro pratico nelle zone epicentrali; zone dove l’azione del terremoto ha evidenziato anche il minimo difetto strutturale generando effetti davvero devastanti e dove anche le attuali normative hanno mostrato enormi limiti in termini di quantificazione dell’azione sismica. Non è mio compito e non rientra nella mie competenze sbilanciarmi su cosa si dovrebbe o non si dovrebbe fare nel prossimo futuro per migliorare l’approccio ingegneristico, quali siano le manovre da adottare per la gestione dell’emergenza post-sismica o su quali azioni intraprendere per evitare lo spopolamento dei centri urbani; ho voluto semplicemente raccontare tecnicamente la mia esperienza umana e professionale in quelle terre e tra quella gente che tanto mi ha insegnato; in quelle terre dove, insieme alla paura, regna sovrana la dignità e la voglia di andare avanti.

di Alfonsina Di Fusco Ingegnere, Andil
e Marina Bassi Comunicazione, Andil

Note

  • Mappe di scuotimento – legge 122/2012. Shakemap Ingv Accel. Map (in %g) relative alle scosse dei quattro principali terremoti del centro Italia: (Ri) 24/8/2016 03:36:32 M6.0; (Mc) 26/10/2016 21:18:05; (Pg) 30/10/2016 07:40:17; (Aq) 18/01/2017 11:14:09.  
  • Mappa Ingv di pericolosita sismica del territorio nazionale espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido con probabilità di superamento del 10% in 50 anni.
  • Spettri-Ntc ver.1.0.3, documento xls che fornisce gli spettri di risposta rappresentativi delle componenti (orizzontali e verticali) delle azioni sismiche di progetto per il generico sito del territorio nazionale.
  • Dm 14/01/2008, Norme tecniche per le costruzioni (Ntc 2008), GU n. 29 del 14/02/2008 – S.O. n.30, Roma, Italia, 2008 – Tabella 1 dell’All. B.
  • Di Fusco A, Mosele F. (2013), Edifici moderni in laterizio. Esiti dei rilievi post-sisma in Emilia, Structural 183 – novembre 2013, paper 28 Issn2282-3794 ©Delettera Wp.

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