Regione Lombardia | Manutenzione straordinaria

A Monza entro il 2017 conclusi i lavori di ammodernamento dell’impianto di depurazione di San Rocco

Si tratta di un impianto risalente agli anni ’70 che depura le acque comunali prima di immetterle nel fiume Lambro, consentendo un graduale recupero del corso d’acqua. L’intervento iniziato da pochi mesi prevede la chiusura delle vasche maleodoranti, la sostituzione delle vecchie apparecchiature e l’applicazione della tecnologia ‘a fasi alterne’.

L’impianto di depurazione delle acque della provincia di Monza e Brianza è situato nel quartiere San Rocco ed è stato realizzato tra gli anni ‘70 e ‘80 sulla sponda sinistra del fiume Lambro su un’area di 12 ettari. La lunga rete di collettori fognari intercomunali e il grande impianto di depurazione servono per allontanare da 36 centri abitati le acque inquinate raccolte dalle fognature comunali e per depurarle prima di immetterle nel fiume Lambro, consentendo anche un graduale recupero del corso d’acqua.

Impianto di San Rocco di BrianzAcque spa
Impianto di San Rocco di BrianzAcque spa

L’impianto di proprietà di BrianzAcque,  tratta una portata media di 170 mila mc di liquami al giorno e dispone di una rete di 152 km di collettori, che dal nord Brianza canalizzano i reflui e li collettano fino all’impianto dove, al termine del processo depurativo (formato da una linea acqua, una linea fanghi e una linea gas) vengono restituiti all’ambiente, attraverso le acque del fiume Lambro.
Serve una popolazione di  650 mila abitanti, 350 insediamenti produttivi, distribuiti su 27  comuni della provincia di Monza e Brianza ed alcune porzioni di territorio della provincia di Como e Lecco.

L’impianto. Formato da macchine e di strumenti sofisticati (sistema centralizzato di monitoraggio e telecontrollo delle diverse operazioni eseguite) l’impianto riceve ogni giorno una notevole quantità di acqua inquinata che, dopo una serie di trattamenti depurativi, viene immessa nel fiume.

I resti solidi rimasti in superficie proseguono con la 'linea dei fanghi'
I materiali sedimentati costituiscono i fanghi primari e verranno trattati nella «linea fanghi».

Come funziona. L’impianto depura annualmente 75 milioni di mc di acqua e produce 15mila tonnellate di fanghi di depurazione. La grande quantità di acqua che giunge dall’impianto contiene sostanze inquinanti che ha ricevuto nelle case e negli stabilimenti del territorio: l’impianto provvede a trattenere e a trasformare le sostanze inquinanti per mezzo di una serie di trattamenti fisico-meccanici, biologici e chimici.
Dapprima le sostanze solide vengono bloccate da 6 griglie (2 a maglie larghe e 4 a maglie strette), dopo l’acqua raggiunge delle profonde vasche rettangolari dove la velocità di flusso si riduce. Qui i materiali pesanti si depositano e gli olii restano in supeficie: in questa fase avviene la disabbiatura e disoleatura. Quindi arriva ripulita in due grandi vasche circolari sempre a velocità di flusso minore, mentre i materiali sedimentati costituiscono i fanghi primari e verranno trattati nella «linea fanghi».
A seguire l’acqua è raccolta in 16 grandi vasche, dove viene effettuato il trattamento di ossidazione biologica, tramite microrganismi aerobi, unicellulari che crescono solo in un ambiente ricco di ossigeno. Per fornire ossigeno vengono vengono utilizzati 4 potenti ventilatori che immettono aria nelle vasche attraverso un sistema di tubi forati immersi attivando così il proliferarsi di funghi che provvedono alla pulizia da microorganismi. Seguono i processi di filtrazione: l’acqua diviene così priva di sostanze solide in sospensione, trasparente, ma contiene ancora batteri e virus: prima di essere immessa nel Lambro viene sottoposta ad un ultimo trattamento, la disinfezione, che in questo impianto di depurazione, avviene con l’uso di ipoclorito di sodio. Al fiume arriva un’acqua non potabile ma assolutamente priva di sostanze inquinanti, secondo quanto prescritto delle leggi attualmente in vigore, anzi, per alcuni parametri, migliore dei limiti indicati dalle stesse.
Recupero dell’impianto di San Rocco. Il progetto è stato avviato nel 2014 da BrianzAcque, proprietaria e soggetto gestore dell’impianto.

Progetto di ammodrnamento del depuratore brianzolo.
Progetto di ammodernamento del depuratore brianzolo.

Opere di ammodernamento. L’intervento sull’infrastruttura idrica ha previsto due distinte opere di alto impatto ingegneristico:

  • la copertura delle due vasche di sedimentazione primaria per eliminare i cattivi odori dalle aree circostanti l’impianto
  • la riqualificazione della sezione d’ossidazione finalizzata al risparmio energetico e all’adeguamento della struttura al rispetto dei limiti introdotti dal Regolamento di Regione Lombardia (n.3/2006) che entrerà in vigore il 31 gennaio 2016.

I lavori sono iniziati il 19 dicembre dello scorso anno e la maggior parte dei lavori sarà completata entro fine 2016. I cantieri interesseranno solo le strutture esistenti e saranno eseguiti con l’impianto in funzione, così da assicurare continuità al servizio di depurazione dei reflui, senza disagi per la popolazione.

La copertura delle vasche
Saranno le vasche coperte più grandi d’Italia e tra le più grandi d’Europa.

La copertura delle vasche. Per risolvere il problema delle esalazioni moleste che colpiscono i dintorni del depuratore, BrianzAcque coprirà i due grandi sedimentatori circolari (diametro di 60 e 52 m) situati all’aperto, al cui interno vengono separati i fanghi misti. Uno dopo l’altro, gli invasi, profondi 6,5 m con una superficie totale a contatto con l’aria di 5mila mq, sono destinati ad essere chiusi e sigillati con una struttura a raso in vetroresina, sostenuta da travi reticolari radiali a vista di acciaio zincato. Dentro gli edifici, l’aria verrà aspirata e trattata con un sistema di biofiltri in grado di assorbire i miasmi maleodoranti prima che vengano immessi in atmosfera.
Saranno le vasche coperte più grandi d’Italia e tra le più grandi d’Europa. La prima vasca sarà chiusa entro luglio 2016 e la seconda entro febbraio 2017. La spesa prevista per questa prima fase è di euro 4.596.574 euro.

Nuovo comparto di ossidazione. La riqualificazione della sezione di ossidazione biologica prevede l’applicazione della tecnologia «a fasi alternate» alle 16 vasche. Quest’intervento massimizzerà le prestazioni diminuendo i costi energetici con un risparmio valutabile attorno ai 700 mila euro all’anno, ma soprattutto consentirà di rispettare i limiti regionali più restrittivi imposti dal nuovo Regolamento regionale.
Tutte le apparecchiature risalenti agli anni ‘70 verranno sostituite con nuovi sistemi di adduzione dell’ossigeno alle vasche e con strumentazioni e software specifici. Al posto dei 4 ventilatori che immettono ossigeno nei 16 invasi rettangolari  profondi 5 m, saranno introdotti dei compressori e un sistema di diffusione in grado di distribuire una più alta concentrazione di ossigeno nelle vasche garantendo così una maggiore efficienza nel trattamento biologico.

La durata dei lavori è stimata in 600 giorni. L’importo dei lavori aggiudicati con gara d’appalto è di  3 milioni 668.850. L’ottimizzazione del comparto permetterà di ridurre i valori di azoto totale. I lavori saranno eseguiti su due vasche alla volta con l’obiettivo di non interrompere il ciclo depurativo.

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