Costruire in Laterizio | Storia e Restauro

Il laterizio nelle abitazioni tradizionali in Iran

Lo studio delle abitazioni tradizionali di Mashhad «città sacra» dell’Iran contribuisce al riconoscimento dei caratteri architettonici, dei materiali vernacolari e delle tecniche costruttive connotanti un patrimonio locale che rischia di scomparire totalmente a causa di iniziative di rinnovamento urbano purtroppo generalizzate e poco selettive.

Cil 181 – La città di Mashhad fu fondata nel 1404 d.C. con il nucleo storico composto dai quartieri abitativi attorno al santuario dellottavo Imam degli sciiti, Ali al-Ridã1, da edifici pubblici o religiosi, moschee, hammams, madrasas2 che si sviluppano ai lati del percorso dei bazar [1,2] e da abitazioni a corte.

Tuttavia, nel corso degli ultimi decenni, un esteso rinnovamento urbano – in generale necessario per la rinascita della città – ha causato la progressiva scomparsa delle residenze tradizionali, colpendo in particolar modo le case costruite fra il XIX e il XX secolo e le abitazioni appartenenti al tardo XVIII, edifici di valore storico-culturale suscettibili di un’accurata conoscenza e di una politica volta alla loro conservazione.

Mashhad, Iran, Casa Nili: pianta del piano terra.

Queste residenze erano formate da un cortile centrale circondato da due o tre volumi, edificati secondo la posizione topografica, la superficie richiesta, le necessità degli abitanti, i precetti islamici e la classe sociale dei proprietari. Questi principi hanno orientato la costruzione delle strutture secondo due direzioni principali: nord-est/sud-ovest (verso Mecca) o nord-ovest/sud-est, in modo da sfruttare la massima luce diurna ed allinearsi ai percorsi e vicoli principali [3]. Tali orientamenti garantivano la possibilità di alternare il soggiorno a seconda della stagione.

Nei casi di studio approfonditi – le abitazioni denominate Nili, Bidari e Tehrani (appartenenti al tardo XVIII secolo) – il fabbricato sud-occidentale era destinato a zona giorno estiva, meno esposta al sole e ai venti del deserto, e la porzione nord-orientale a zona abitativa invernale, essendo posizionata in opposizione alla direzione dei venti freschi dal nord e il nord-est [4].

Internamente gli edifici si compongono di due piani disposti attorno ad una corte rettangolare e comprendono ripostigli e vari ambienti abitativi. Il primo piano, destinato al soggiorno e alla camera per gli ospiti, è costituito da una struttura in terra cruda. Diversamente, il pianterreno, riservato a ingresso, zona notte, cottura e deposito, è caratterizzato da murature in terracotta prive di rivestimenti intonacati, di spessore di circa 76 centimetri nelle pareti portanti.

La presenza delle spesse mura al piano terra, oltre a sopportare il peso delle costruzioni sovrastanti in crudo, serviva per evitare il trasferimento del calore dall’esterno agli spazi interni assegnati come un luogo per la siesta o per conservare gli alimenti nelle stagioni calde.

Mashhad, Iran, Casa Nili: facciata della zona estiva che affaccia sul cortile centrale.

Per lo stesso scopo, la caratteristica di alta durabilità della terracotta ha consentito agli artigiani di costruire le pareti in tre strati: il nucleo centrale è prevalentemente costituito da macerie in cotto o crudo e da una debole malta di fango e calce; i paramenti esterni sono realizzati in laterizi lunghi 23-24 cm, larghi 11,5 cm e 4,5 cm di spessore, tipici nel XVIII secolo [5].

Viceversa, le parti superiori delle murature presentano i mattoni del XIX secolo, di dimensione 19-20 × 19-20 × 4 cm, lasciati in vista, allineati longitudinalmente e orizzontalmente sostenuti da travi portanti in legno, introdotte per fornire un sistema antisismico tradizionale.

Mashhad, Iran, Casa Bidari: a. pianta del piano terra; b. facciata nord-est; c. dettaglio S0.1 delle murature in laterizio osservate nel pianterreno, costituite da mattoni impiegati nel XIX secolo (dimensione 19 × 19 × 4 cm) e travi in legno. Nel dettaglio S0.1 d. si nota l’applicazione della calettatura e perno in acciaio per fornire massima connessione tra i legni orizzontali. Nei dettagli e. e f. si osserva l’uso di laterizi del XVIII secolo (dimensione 23 × 11,5 × 4,5 cm) insieme con travi portanti per creare un sistema antisismico.

Differentemente, in alcune costruzioni, specialmente le zone invernali delle due abitazioni Nili e Tehrani, le murature sono state realizzate su strutture preesistenti con l’uso di mattoni compatti, solidi e resistenti, di dimensioni 23,5 × 11,5 × 5,5 cm, databili al XX secolo [4], fabbricati nelle fornaci moderne, tipo Hoffman [6].

L’osservazione al microscopio ottico dei campioni di laterizi del XVIII e del XIX secolo, evidenzia l’esistenza di micro-frammenti di mattoni e sabbia sottile nella miscela di argilla. Tali tracce sono visibili anche all’interno dell’impasto delle malte, costituite soprattutto dagli aggregati finemente macinati gessosi o sabbiosi con frammenti di fillosilicati e microfossili3.

Alcune analisi in laboratorio hanno inoltre dimostrato che la struttura del cotto del tardo settecentesco è ancora più compatta, con una qualità quindi superiore, rispetto al campione del XIX secolo. L’uso dei materiali di recupero nella fabbricazione dei mattoni deriva dalla richiesta dei padroni delle case di impastare l’argilla delle cave con il terreno scavato per l’abitazione, come dichiarato dagli artigiani locali, e perfino descritto dai viaggiatori europei del XIX e XX secolo4.

«Yate, il colonnello britannico che ha visitato Mashhad nel 1900, ha rappresentato il posizionamento delle abitazioni sotto il livello delle strade, a causa dei succitati scavi nel terreno per creare i mattoni» [7]. Inoltre, «Chardin, viaggiatore francese, nella sua narrazione sull’Iran ha accennato che gli Iraniani dopo aver distrutto un’antica abitazione utilizzano gli stessi materiali per costruire il nuovo edificio nel medesimo sito» [8].

In corrispondenza della mappa della città di Mashhad (1954) sono indicate: le fornaci tradizionali cilindriche (1); il Santuario dell’Imam (2), attorno a cui si sviluppa il nucleo antico della città; le cave di argilla (3) a sud-ovest della città; le abitazioni Bidari, Tehrani e Nili oggetto di questo studio. Inoltre, in una foto aerea del 1956 sono indicate le fornaci tradizionali più estese in prossimità del Santuario dell’Imam.

Le diversità riscontrate nel colore, nell’uniformità degli impasti e nel grado di resistenza tra i campioni di laterizi indagati, ne sottolineano la produzione in fornaci tradizionali cilindriche in cui i crudi essiccati al sole erano posizionati in modo radiale verso l’alto, intorno ai fori rettangolari centrali, dai quali si propagava il fuoco [9]; in questo modo i mattoni disposti nei pressi delle temperature più ardenti presentano una qualità alta e colore rosso, mentre i cotti arrangiati lontani dal fuoco si dimostrano di colore verde-giallo e di minore durabilità [5,9].

Secondo la mappa e la fotografia aerea della città di Mashhad [10,11], le fornaci cilindriche erano situate vicino alle cave di argilla nel sud e sud-est all’esterno delle mura, la maggior parte attiva fino alla sostituzione da parte dei Hoffman Kilns nel 1975. L’impiego dei mattoni si osserva oltre che nella struttura delle pareti, nella costruzione dei pavimenti al pianterreno e nel rivestimento esterno del tetto, in corrispondenza del quale i laterizi, resistenti e durevoli agli agenti atmosferici, sono applicati su strati di terreno, fango e sabbia che coprono le stuoie di paglia a loro volta disposte sull’impalcato ligneo della copertura.

Mashhad, Iran, Casa Bidari: schizzo della tecnica vernacolare e dei materiali impiegati nella costruzione del pavimento del primo piano.

Inoltre, i mattoni cotti sono stati utilizzati per creare le fondazioni delle abitazioni unitamente ad un strato di malta di fango e calce sul terreno artificiale argilloso, misto all’acqua di calce, sabbia e macerie [12]. Questi mattoni sono caratterizzati da color rosso, composti da una quantità di calcare per oltre il 30% del peso, resistenti all’umidità ed assieme alla malta calcarea creano empiricamente delle fondamenta stabili sul terreno vergine.

I caratteri costruttivi descritti dimostrano come il laterizio fosse un materiale di costruzione privilegiato dagli artigiani del posto che frequentemente lo hanno impiegato nella creazione di componenti architettonici delle residenze tradizionali, fornendo una struttura nel complesso resistente e durevole nel tempo.

Mashhad, Iran, Casa Tehrani, edificio invernale: a. facciata sud-est; b. dettaglio della copertura terminata con l’impiego di laterizi. Nel disegno di dettaglio si notano le mensole in legno della copertura tradizionale.

Soltanto in alcuni pilastri il riempimento della parte centrale, realizzato con macerie, ha causato la deformazione o divisione della muratura; in alcuni casi la presenza in quantità elevata di umidità ha portato al cedimento delle malte tra le file dei laterizi. Alcuni fenomeni di erosione hanno reso necessari i primi interventi di conservazione, eseguiti dagli abitanti, che hanno sostituito i laterizi impiegati nel XVIII secolo con mattoni di epoche successive, fra il XIX e il XX secolo, per impedire ulteriori vulnerabilità all’edificio [4].

Conclusione

L’attuale rinnovamento urbano in atto nella città di Mashhad ha causato la distruzione di due dei casi di studio (Nili e Bidari) e l’abitazione sopravvissuta (Tehrani) è parzialmente degradata e a rischio di demolizione; inoltre, nel centro storico, vi sono ancora alcuni edifici tradizionali di significativo valore storico e architettonico che versano in stato di abbandono e meritevoli di tutela, ma non sono state ad oggi definite linee guida specifiche per salvaguardare tale patrimonio architettonico.

Tuttavia, in alcuni casi, sono state condotte, con l’ausilio di questo studio, differenti modalità di intervento per la conservazione delle abitazioni storiche, applicando nella maggior parte degli edifici materiali e tecniche tradizionali; in qualche esempio è stato necessario applicare soluzioni più complesse con l’ausilio di tecnologie più innovative.

Mashhad, Iran, Casa Amiri: a. pianta e prospetto sud-occidentale in cui sono evidenziate le porzione ricostruite secondo il modello originario (tecnica denominata ‘khofte_rastec’); b. taglio e sagomatura dei mattoni recuperati dalle abitazioni storiche demolite per il ripristino della parete sud-occidentale; c. ricostruzione del muro con i mattoni riutilizzati secondo la tecnica tradizionale (il prospetto proviene dall’album n.2, mappatura del degrado di casa storica Amiri, tav.7, in archivio dello studio di architettura Bon a Mashhad).

Nel primo caso, un esempio di intervento è consistito nella ricostruzione di cortine in rovina con mattoni recuperati dalle abitazioni storiche demolite5, allettati con una malta cementizia6 e posti in opera seguendo una tecnica costruttiva tradizionale, denominata «khofte rastec»: mattoni disposti di coltello e di fascia, fra loro alternati, e sfalsati in verticale [13].

Nel secondo caso, gli interventi hanno interessato in modo particolare le fondamenta, che hanno necessitato di un rinforzo dell’apparecchio murario (costituito da laterizi) con elementi in acciaio e calcestruzzo. Inoltre, le pareti in mattoni a vista sono state ricostruite secondo il modello originale, impiegando per lo più mattoni recuperati, simili agli esistenti, e posti in opera in sottosquadro rispetto alle parti preesistenti.

Mashhad, Iran, Casa Darugheh: a. prospetto sud-orientale (disegno e foto) prima dell’intervento di restauro; b. esempio di integrazione di lacuna; c. dettaglio del metodo del sottosquadro per distinguere le parte originarie da quelle restaurate; d. dettaglio del prospetto nord-orientale in cui le porzioni in rovina sono state ricostruite con i laterizi storici recuperati, privi dei motivi decorativi per distinguere i materiali reimpiegati da quelli originari (il prospetto proviene dall’elaborato tav.R-A08, casa storica Darugheh, in archivio dello studio di architettura Bon a Mashhad).

La scelta di riutilizzare, quando possibile, i laterizi storici è stata orientata da un lato dall’elevata resistenza che i mattoni hanno dimostrato di avere nel corso del tempo, dall’altro dall’esigenza di preservare lidentità storica e architettonica della città antica.

Indipendentemente dalle soluzioni di restauro sopra descritte e resesi necessarie per conservare le case tradizionali della città antica di Mashhad, è significativo sottolineare l’importanza della conoscenza dell’architettura storica quale veicolo per sensibilizzare l’intera comunità verso l’apprezzamento e la tutela del patrimonio tangibile ed immateriale.

La comprensione dei caratteri costruttivi tradizionali contribuisce così non solo a riconoscere e a trasmettere alle generazioni future, con opportune misure di tutela, valori monumentali e anche tradizioni dell’artigianato locale, ma anche a contemperare le pulsioni innovative della riqualificazione urbana con la conservazione dei luoghi storici.

Note

(1) Mashhad, la capitale della provincia Khorasan Razavi, si trova sul nord-est dell’Iran; nei primi secoli Islamici era conosciuta come un’area sacra sulla via della seta e comprendeva il luogo di sepoltura dell’imam Ali al-Ridã circondato dalle mura protettive [14].

(2) Seminario.

(3) La mappa geologica di Mashhad e Torqabeh-Shandiz mostra l’ubicazione dei fossili nel sud-ovest della città, vicino alla falda di Sangbast Shandiz [15].

(4) Le varie descrizioni dei viaggiatori russi ed europei del XIX secolo che hanno visitato la città sacra di Mashhad sono state riportate da Etemad al-Saltana nel cui scritto sono state descritte le costruzioni delle murature in laterizio e crudo delle abitazioni [16].

(5) I laterizi accennati sono stati recuperati dalle case tradizionali che presentavano caratteristiche comuni con l’edificio in restauro, in termini di tipologia architettonica e strutturale, di materiali da costruzione ed elementi decorativi. Su tali costruzioni sono stati eseguiti rilievi e sono stati condotti studi prima che venissero distrutti. I materiali e le componenti degli stessi edifici sono stati raccolti in previsione della loro certa demolizione, a causa delle recenti dinamiche urbane o della volontà dei proprietari.

(6) In alcuni interventi è stata utilizzata malta cementizia, poiché sebbene il cemento non sia compatibile con i materiali originali, possiede tuttavia un’elevata resistenza alla compressione ed è un materiale disponibile a basso costo; inoltre, una costruzione integrata con la malta cementizia non subirà l’erosione o il decadimento dei materiali tradizionali a causa dell’umidità.  L’arch. Govahi, supervisore del progetto di restauro delle case storiche a Mashhad, sull’uso della malta cementizia afferma infatti che: «Sebbene il cemento sia considerato un materiale inappropriato per il restauro o per la conservazione di edifici storici-tradizionali, gli edifici costruiti o restaurati con tale materiale durante la prima era di Pahlavi (1925-1941) sono ancora durevoli e resistenti dopo quasi un secolo. Inoltre, il motivo per cui non è stata utilizzata una malta più adatta come quella bastarda è dovuto al suo alto costo in Iran [4]».

di Rana Daneshvar Salehi PhD, Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura (Dsdra), Sapienza Università di Roma

Bibliografia

[1] M. Farahbakhsh, P. Hanachi, M. Ghanaei, Typology of historical houses in the old city fabric of Mashhad, from the early Qajar to the late Pahlavi I era, Journal of Iranian Architecture Studies 1(12) (2018) 97-116.

[2] A. Mahvan, Mashhad al-Reza history, Mahvan (Mahnashr), Mashhad, 2004.

[3] K. Pirnia, Introduction to Islamic Architecture of Iran, Soroush Danesh, Tehran, 2005.

[4] R. Daneshvar Salehi, A study on the architectural features of houses constructed from XVIII to XIX century in the city of Mashhad, tesi di dottorato in Storia, Disegno e Restauro dell’Architettura, Sapienza Università di Roma, A.A. 2017-18. Supervisore: Prof. M.G. Ercolino, Co-supervisori: Arch. E. Giorgi, Arch. H. Govahi.

[5] M. Golabchi, A. Javani Dizaji, Iranian Architecture Technology, University of Tehran Press, Tehran, 2013.

[6] La foto aerea della città di del 1975, in Archivio centrale di Khorasan Cultural Heritage, Handcrafts and Tourism Organization.

[7] C.E. Yate, Khorasan and Sistan; Colonel Yate’s travel to Iran and Afghanistan, G. Roshani, M. Rahbari, (Trans.), Yazdan, Tehran, 1986. (Prima edizione anno 1900).

[8] J. Chardin, Travels to Persia, E. Yaghmai (Trans.), vol.II, Tus, Tehran, 1993-96.

[9] M. Maheronnaqsh, The Iranian Heritage of Brickwork, Soroush, Tehran, 2002.

[10] Mappa della città di Mashhad del 1954, in Archivio centrale di Khorasan Cultural Heritage, Handcrafts and Tourism Organization.

[11] La foto area della città di Mashad del 1956, in Archivio centrale di Khorasan Cultural Heritage, Handcrafts and Tourism Organization.

[12] H. Zomarsheidi, Implementation of Buildings with Traditional Materials, Zomorod, Tehran, 2012.

[13] H. Morasa, H. Govahi, Study on Amiri Historical House, dattiloscritto non pubblicato, 2015.

[14] M. Seyedi, History of Mashhad; From beginning to constitutional revolution, Jami, Tehran, 1999.

[15] Geological map of Mashhad and Torqabeh-Shandiz counties, in Archivio Geological Survey of Iran North-East Territory, Ministry of Industries and Mines, 2013.

[16] M.H. Etemad al-Saltana, Matla al-shams.  M. Peiman, (Ed.), Pishgam, Tehran, 1983.

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