Federbeton | Rapporto Sostenibilità Aitec

La filiera del cemento verso l’economia circolare

Aitec ha presentato il Rapporto Sostenibilità relativo al periodo 2015-2017. In questo triennio il settore del cemento e del calcestruzzo ha investito 87.5 milioni di euro a favore di tecnologie innovative per l’ambiente, solcando i sentieri dell'economia circolare. Il documento è stato realizzato sulla base delle informazioni delle aziende associate ad Aitec (19 aziende cementiere con 57 impianti produttivi).

Antonio Buzzi | Coordinatore Commissione Ambiente ed Economia Circolare Federbeton

«L’economia circolare applicata alla filiera del cemento e del calcestruzzo è il miglior veicolo per contribuire al contenimento dei cambiamenti climatici. L’attuazione di azioni volte al recupero di materia, al recupero energetico, all’ottimizzazione dei processi produttivi e al dialogo con i territori, sono fondamentali per realizzare un virtuoso modello economico circolare. Ogni azione compiuta in questa direzione oltre a essere sostenibile ambientalmente e socialmente, può generare valore economico. Ecco dunque che l’economia circolare diventa un fattore di competitività determinante, oltreché distintivo».

Rapporto sostenibilità Aitec

Aitec Rapporto Sostenibilità.

Il Rapporto Sostenibilità (2015-2017) di Aitec, associata a Confindustria Federbeton, evidenzia che la filiera del cemento sta partecipando attivamente alla fase di transizione verso l’economia circolare.

Il documento è stato realizzato sulla base delle informazioni raccolte presso le aziende associate ad Aitec, ampiamente rappresentative dell’industria italiana del cemento.

Nel 2017 risultano operative in Italia 19 aziende cementiere con 57 impianti produttivi. A fronte di una produzione di 19,3 milioni di tonnellate di cemento (in linea con il dato 2016), i consumi nazionali registrano un andamento sostanzialmente piatto (+0,3%).

I risultati positivi di effettiva re-immissione di materiali di recupero nel ciclo produttivo, quali risorse riutilizzabili, derivano dal sostanziale impegno sul fronte degli investimenti in tecnologie innovative: nel triennio analizzato, e malgrado la congiuntura di crisi, sono stati investiti 87,5 milioni euro.

Le imprese cementiere, nel solco dell’economia circolare e dell’impegno alla mitigazione dei cambiamenti climatici, hanno progressivamente aumentato i tassi di sostituzione di combustibili fossili e materie prime naturali, a favore di un crescente recupero di rifiuti urbani e industriali (favorendo la chiusura del ciclo della raccolta differenziata) e del riutilizzo di materiali di scarto, provenienti da altri cicli produttivi e da demolizioni.

La sostituzione calorica per la produzione di cemento è passata dal 14,9% del 2015 al 17,3% del 2017 per un totale di quasi 360.000 tonnellate di combustibili alternativi sottotratti alla discarica o a recuperi energetici meno virtuosi. L’Italia resta indietro rispetto alla media europea, che si attesta al 40% di sostituzione calorica, con la Germania che esprime un tasso del 66% e l’Austria del 76%.

Aumenta anche il tasso di sostituzione delle materie prime naturali: +1,2% con  materie residuali, derivanti da altri processi industriali.

Nel solo 2017, il settore della filiera del cemento ha recuperato oltre 1,84 milioni di tonnellate di materie prime residuali, derivanti da altri processi industriali: il tasso di sostituzione di materie prime naturali si attesta in Italia al 7,4%, superiore alla media europea del 4,4% (dato 2016).

La filiera del cemento ha conseguito importanti traguardi di riduzione delle emissioni, grazie agli investimenti in tecnologie innovative e all’utilizzo di combustibili a biomassa sostitutivi di quelli fossili. I dati, riferiti alle emissioni specifiche (per singola unità di prodotto), riportano:

  • 12,4% emissioni Co2 grazie all’impiego di biomassa
  • 29,4% emissioni polveri Pm10
  • 29,7% emissioni ossidi di azoto
  • 32,6% emissioni ossidi di zolfo.

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