Federcomated | Ascomed Milano

All’annuale incontro dell’Ascomed di Milano è stato chiaro per tutti che la ripresa dell’edilizia è tutta da costruire

O si consolida la ripresa o il prossimo anno sarà ancora più duro animare il comparto delle costruzioni. Un comparto che deve preoccuparsi di allineare la domanda e l'offerta proponendo un prodotto innovativo a costi minori e a garanzia del cittadino. E per il 2016 l'obiettivo è discutere di casa in una nuova ottica che si ricolleghi a 60 anni di distanza al Piano Fanfani.
Giuseppe Freri | Presidente Federcomated
Giuseppe Freri | Presidente Federcomated

Giuseppe Freri, presidente di Federcomated, ha messo per l’ennesima volta attorno al tavolo del convegno annuale dell’Ascomed di Milano i principali protagonisti delle associazioni che rappresentano il comparto delle costruzioni in Italia. Freri ha stimolato un dibattito che, a partire dalla rivisitazione del ruolo della distribuzione di materiali per l’edilizia, sempre più integrata nella filiera edile e capace di far incontrare domanda e offerta in un ottica di servizio al cittadino con la collaborazione delle professioni tecniche, ha prodotto il disegno di uno scenario condiviso di approntamento di una sinergia fra gli operatori capace di generare i cambiamenti richiesti dal mercato.
Da quello che potremmo definire il “Freri Day” è quindi emerso un panorama fatto di inviti, vivi suggerimenti e speranze affinché tutta l’edilizia «possa rianimarsi a breve anche perché siamo di fronte a una linea Maginot: o si consolida la ripresa o la legge di stabilità del prossimo anno rischia di essere ancora più restrittiva» (Claudio De Albertis).

A partire da sinistra, Leopoldo Freyrie, Giuseppe Freri, Riccardo Nencini, Giorgio Squinzi, Claudio de Albertis, Mario Verduci.
A partire da sinistra, Leopoldo Freyrie, Giuseppe Freri, Riccardo Nencini, Giorgio Squinzi, Claudio de Albertis, Mario Verduci.

Partiamo da un dato: l’anno si sta per concludere con prospettive economiche peggiori rispetto a quelle con le quali si era aperto. Eppure doveva essere l’anno della ripresa. Onestà vuole che si dica che un rimbalzo degli indicatori economici c’è stato (per lo più nei primi sei mesi dell’anno) ma ora dall’Istat c’è la segnalazione di una fase di peggioramento con il fatturato dell’industria che due mesi fa ha registrato il -0,1%. Avevamo sempre sostenuto che era latitante il mercato interno, invece questo è cresciuto dello 0,6% a fronte di quello estero calato dell’1,6%. A compiere passi avanti è stata la grande distribuzione che in un anno ha visto gli scontrini salire del 3,2% mentre per i piccoli negozi la variazione è stata nulla. Con il risultato che l’Italia non è ancora riuscita a consolidare le basi del suo sviluppo neppure nel mercato interno. Con le cifre che abbiamo riscontrato si sta allontanando l’incremento del Pil allo 0,9% su base annua che era stato ipotizzato dal Governo. Ora c’è il rischio di confrontarci con la stagnazione che l’enorme creazione di liquidità avvenuta su scala internazionale da anni non è riuscita a debellare.
Dagli interventi dei relatori al convegno dell’Ascomed di Milano è emerso un dato inconfutabile: «la ripresa c’è ma è lenta e facciamo fatica ad agganciare la ripresa completa. La ricetta? Si deve metter mano a riforme concrete». Eppure tra i presenti si respirava un’aria di fiducia, c’è, ed è tangibile, la voglia di rimettere in moto le forze dell’economia reale (soprattutto del comparto delle costruzioni in tutta la sua poliedricità) ma ancora non si sa come fare se non si attua un piano condiviso e supportato pienamente dal Governo.
Carlo Sangalli, presidente Confcommercio «… è importante sapere che finalmente abbiamo messo da parte anni difficili, 7 anni che sono pesati moltissimo su famiglie e imprese. Ora è ritornata la fiducia, c’è una notevole vivacità nei consumi ma occorre essere prudenti. Il Governo deve intervenire e vincere la scommessa di trasformare questa lenta ripresa in crescita diffusa e consistente. Sono dell’idea che occorre metter mano al taglio della spesa pubblica improduttiva per cominciare a liberare risorse e arrivare a una riduzione generalizzata delle aliquote Irpef. Per quanto concerne i prossimi mesi la crescita potrebbe attestarsi al 2%: se però il governo metterà mano alla riduzione delle tasse e la Legge di Stabilità si caratterizzerà per gli effetti espansivi. Basta dunque con le politiche restrittive degli anni scorsi…».
Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria «… C’è la ripresa ma è lenta: mi auguro diventi sempre più veloce ma senza un programma di sostegno agli investimenti nelle infrastrutture e la liberalizzazione dei mercati il paese non potrà intercettare la ripresa ai massimi livelli. Solo dal Governo può arrivare una spinta decisiva e progressiva per cambiare il paese e rimetterlo in marcia…».
Claudio De Albertis, presidente Ance: «… occorre avviare una seria politica industriale di settore e questo è il momento per definirla ma occorre mettersi d’accordo sul significato di alcune questioni di fondo. Per esempio, deve’essere chiaro che sostenibilità vuol dire intervenire sull’intero ciclo di vita del prodotto edilizio. Ringrazio il Governo per aver introdotto nell’ambito della direttiva appalti il concetto di Bim ma bisogna intendersi su cosa vuol dire bim. Non è certo la capacità di progettare tridimensionalmente ma è un modello organizzativo che risponde a quelle logiche di politica industriale che occorre implementare e risponde a quel modello d’interoperabilità necessario fra tutti gli attori della filiera edilizia. Su questo Ance con Confindustria ha fatto un grande lavoro dando vita al progetto Innovance mettendo insieme gli assemblatori, i produttori di componenti e la ricerca universitaria. Oggi bisogna recuperare centralità nella filiera delle costruzioni, ovvero collocarsi dove si crea valore aggiunto e questo vuol dire creare un rapporto di fidelizzazione e lavorare insieme per processi innovativi».
Leopoldo Freyrie, presidente Consiglio nazionale architetti «… E’ dal 2011 che parliamo di rigenerazione urbana perché riteniamo che sia una questione che riguardi l’intero paese. Su circa dodici milioni di edifici in Italia ce ne sono otto sui quali si deve mettere mano. Quell’edificato è la garanzia del nostro debito pubblico perché il 5% del risparmio privato sta in immobili e se questo comparto va male abbiamo un serio problema di garanzia del debito pubblico. Bisogna dotarsi quindi di strumenti e strategia. Con tutti i difetti che ha la norma sul consumo di suolo è importante per disegnare uno scenario. Non c’è più suolo da consumare e dobbiamo liberare energie per creare servizi eliminando una montagna di burocrazia (densità, sostituzione edilizia…) e diseconomie. C’è uno sforzo che tutta la filiera deve fare per innovarsi e diventare più bravi e se lo facciamo insieme facciamo meno fatica. La declinazione della rigenerazione urbana, la declinazione del nuovo fronte dell’architettura nel nostro paese per i prossimi 50 anni passa dall’integrazione di filiera, passa dall’innovazione tecnologica, passa dall’innalzamento, e di molto, dell’asticella della qualità abbassando i costi. Se siamo bravi riusciamo a costruire modelli innovativi più leggeri e più integrati che hanno come fine far vivere meglio il cittadino».
Claudio Nencini, vice ministro alle infrastrutture «… bisogna provare a impostare la questione casa in un altro modo. Qui io prendo l’impegno che passata la Legge di Stabilità, ciò che non si è stati in grado di assolvere bisogna affrontarlo non solo per ciò che resta fuori dalla Legge di Stabilità ma per provare a impostare una sorta di Piano Fanfani a 60 anni di distanza. Un nuovo piano che riguardi la casa e che prenda in considerazione di modificare valori e normative, il riposizionamento dell’housing sociale, in una logica che metta tutto in relazione con le politiche per le città riunendo a partire da gennaio tutti i soggetti responsabili coinvolti».

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